9 Ottobre 2024
Controstoria

Indoeuropei e Semiti nell’opera di Daniel Ramèe

Vari anni or sono leggendo un libro di non troppo valore, uno dei primi sull’ inesauribile tema dell’ “esoterismo” nazista chi scrive trovò pagine che riguardavano un autore di cui non aveva mai udito parlare. Vale la pena di citare: da Rene Alleau “Le origini occulte del Nazismo” (Mediterranee, Roma, 1989, pagg.138-139):
“In Francia molti storici non hanno sufficientemente notato quelle differenze che distinguono l’opera di Gobineau, troppo spesso citata senza essere veramente conosciuta, da un’altra di portata ben più profonda e generalmente ignorata: “Théologie cosmogonique ou Recontitution de l’ancienne et primitive Loi” di Daniel Ramée, opera pubblicata nel 1853 che svolge un’importante azione in certi circoli esoterici d’architetti e d’artisti francesi e tedeschi.

L’autore vi illustra tutta una teologia di governo fondata sulla superiorità dell’uomo di “razza caucasica” (celti, franchi, germani, inglesi e americani) sulla “razza semitica mediterranea”, “razza d’iniquità” che “opprime il popolo” sotto “la tirannia dell’interesse e della cupidigia”. Ramée rimprovera ai rivoluzionari del 1848 di non aver affatto compreso la nuova sintesi sociale e le forme che essa avrebbe dovuto assumere, d’essere partiti dalla ”concezione ebrea dell’individuo” e di aver commesso l’errore di “dibattersi perpetuamente a loro insaputa con reminiscenze cristiane” poi sfociate in “irrealizzabili idee socialiste”. Perciò bisogna tornare all’ ”alta scienza”. alle “tradizioni dell’antichità greca” e del paganesimo. Sarebbe necessario consacrare uno studio particolare all’opera di Ramée e, particolarmente, compararla a numerosi passaggi del Mein Kampf in cui si ritrovano singolari somiglianze, fino alla ripetizione di certe stesse formule. E ciò è ancora più straordinario se si considera che con ogni verosimiglianza Hitler ignorava questo libro. Al contrario non è da escludersi che qualche società segreta razzista, particolarmente tra i circoli d’artisti e d’architetti austriaci, abbiano conosciuto queste teorie sociali e cosmologiche, elaborate a partire da un esoterismo pseudo-pitagorico,
Un tratto caratteristico del pensiero di Ramée, ad esempio, consiste nello stretto legame tra riforma delle istituzioni e razzismo, tra lotta contro la borghesia (che è sempre schierata “contro l’interesse generale” e la cui natura “trafficante alle spese dei principi di virtù, dell’amore del bene e del bello” si approssima a quella della “razza semitica” e “si trasmette attraverso il sangue” e bisogno di un’ideologia razzista, al di fuori della quale “l’Europa non riuscirà a compiere la sua sintesi sociale”. In questo sistema la legge deve legare l’uomo e divenire “chiara come un assioma”. Essa si propone di far cessare un’ “assurda eguaglianza” fra i talenti e ristabilire un’ “aristocrazia delle capacità” simile a quella che si osserva nella natura, secondo le funzioni ognora diverse dei numeri, dei regni e degli astri. “L’universo fisico e le sue leggi sono lo status e il codice della città divina; così il governo e l’amministrazione della famiglia domestica sono il tipo, il modello in miniatura, di quello dello Stato. Se ne deve dedurre .che essendo Dio “il Padre dell’universo”, il capo dello Stato a immagine del divino deve essere “Padre” e “Dio” dello Stato. I legami dello stesso sangue e dello stesso nome, costituendo le famiglie, sono anche i principi di quelli che costituiscono la comunità nazionale. E’ alle “nature forti” che spetterà infine di far regnare l’ordine nel caos sociale dell’Europa”.
Al Ramée fece cenno anche Edoardo Longo nel suo “Conflitto razziale” (Serarcangeli, Roma, 1994, pag.64) che scriveva di “..culto della razza .che sommariamente potremmo definire religioso – più propriamente gnostico – sapienziale, lo possiamo leggere anche in un’opera misconosciuta quale la “Theologie cosmogonique ou Reconstitution de l’ancienne et primitive loi” di Daniel Ramée che…..svolse un ruolo notevole nei circoli esoterici… propugnando una rivalutazione delle specificità razziali, uniche a permettere all’uomo di accostarsi al mistero del Sacro secondo la visione “plurale” dei culti e dei riti tipica dell’antichità pagana: il Nume deve parlare a ciascuno nella propria lingua (cioè attraverso la percezione umana del Sacro conforme alle prerogative di ogni razza) perché altrimenti il dialogo tra l’uomo e il divino si interromperà, poiché verrà distrutto il “daimon” di ciascuna etnia, lo spirito atavico della stirpe ….”.
Le pagine dell’Alleau non mancarono di suscitare la curiosità di chi scrive toccando temi che lo hanno sempre appassionato: l’opposizione tra i popoli indoeuropei e quelli semitici, la necessità di un ritorno alle vere origini e radici dell’Europa, l’auspicato avvento di “nature forti” che intraprendessero una lotta contro le forze del caos e della decadenza. Peraltro, in tutti questi anni non sono riuscito  a trovare molto di altro sul misterioso autore: fu uno storico dell’architettura, scrisse vari libri su questa materia  (al servizio del “grande architetto dell’Universo”?). Oggi, in ogni caso sono, facilmente reperibili copie anastatiche delle sue opere e in tal modo mi è stata possibile la lettura della “Théologie cosmogonique…” e di una altra opera del Ramée “Action de Jesus sur le Monde ou Consequences du Christianisme”
Dico subito che non posso condividere certe considerazioni dell’Alleau: proprio per certe fumisterie esoteriche e per il limitarsi alla lotta tra Indoeuropei e semiti, l’opera del Ramée ci pare meno interessante e meno valida di quella del Conte De Gobineau. il punto più notevole mi pare un altro: potremmo cioè vedere nel libro del Ramée delle tendenze presenti anche in altri autori : la sensazione che l’ uomo europeo avesse commesso un errore adottando una religione nata in un popolo estraneo, che con tale sc
elta avesse corrotto la sua anima e imboccato una via che non poteva che sfociare nella sua estinzione. Per salvarsi non sarebbe rimasta altra strada che il ritorno alle origini dei popoli veramente europei, il recupero delle loro radici, il fare del passato più remoto un modello per l’avvenire (ricordiamo il ruolo della “grecità” in Nietzsche). Dato che allora gli studi sugli “Indoeuropei” erano ai loro inizi, il Ramée era privo di un terreno solido su cui basarsi, il che, se vogliamo, rende ancora più interessanti certe sue intuizioni.
L’opera “maggiore” del Ramée “Théologie Cosmogonique, ou Reconstitution De L’Ancienne et Primitive Loi” venne pubblicata nel 1853 da Libraire D’Amiot- Garnier Frères di Parigi .
L’autore esordisce, ed è codesta per chi scrive la parte più indigesta del libro, tentando di delineare, seppur a grandi linee, quale sarebbe stata, a suo parere la prisca saggezza dei popoli “europei” (o almeno dei loro “sapienti”); rifacendosi, tra l’altro, ai Pitagorici e facendo gran uso di simbologie numeriche e geometriche, e di dare un’idea di questa fantomatica legge primitiva che reggerebbe tutto il cosmo e che le civiltà antiche avrebbero avuto come base e fondamento, da essa, infatti, sarebbero state tratte le regole per edificare dei regni terrestri modellati su quello “celeste”. L’ordine vigente tra gli uomini dovrebbe essere modellato su quello cosmico, ordine che “per noi è uno status in cui tutti gli uomini vengono a trovarsi felicemente nel circolo in cui la loro organizzazione e le leggi naturali li avranno messi. Solo la vera scienza può produrre tale ordine”(III). La religione deve essere basata sulla conoscenza di tale legge primitiva, ma se si riduce a non esser altro che “una questione di sentimento, un’astrazione priva di scienza, …puramente nominale… la religione si affianca alla barbarie e all’ignoranza e diventa così l’implacabile nemica di tutte le civiltà progressive e del ristabilimento di ogni giustizia sulla terra”(IV) e questo sarebbe il caso, come vedremo, delle religioni di origine semitica. Disgraziatamente le antiche civiltà, secondo il Ramée sarebbero rovinate soprattutto a causa dei contatti e delle mescolanze con una razza non solo inferiore ma, a suo dire carica di molte caratteristiche negative. Le elucubrazioni del Ramée sull’antica saggezza appaiono, almeno a chi scrive, alquante nebulose; più interessanti, anche se indubbiamente “esagerate”, le pagine che dedica a quello che per lui è il grande nemico degli Europei: il mondo semitico!
A pag.43 leggiamo “La scienza moderna che chiamiamo storia naturale dell’uomo ha constatato… che la razza umana si divide in cinque varietà differenti: la caucasica, la mongolica, l’etiopica, l’americana e la malese”. Il Ramée non manca di citare a suo appoggio i maggiori scienziati dell’epoca dal Cuvier al Pritchard. E continua (pag44) “Noi ci occuperemo solo della famiglia caucasica dalla quale sono nati i più grandi imperi, le arti più nobili e le religioni più vere, come le più tenebrose”. Come è a tutti noto si riteneva allora che la “Razza Bianca” fosse originaria delle regioni del Caucaso, Il nostro proseguiva (ibidem) “Ma nell’ambito di codesta razza bianca vi sono due varietà che si distinguono soprattutto riguardo alle facoltà intellettuali. La prima, la più elevata, laboriosa positiva, razionale, amante e ricercatrice, con successo, della verità, si riflette negli indiani, negli Egizi, nei popoli germanici, nei Celti e soprattutto nei Greci e negli Etruschi (1) Il Ramée classifica tra i popoli indoeuropei anche gli Etruschi e i Pelasgi, senza volermi addentrare nella vexata quaestio delle origini e della natura di codesti popoli, mi limito qui a citare dall’enciclopedia on line Wikipedia. Riguardo agli Etruschi “Un contributo, peraltro non risolutivo, alla problematica delle origini degli Etruschi ci viene anche dalla genetica delle popolazioni.[ Nel 2004 il professor Guido Barbujani del dipartimento di biologia dell’Università di Ferrara ha analizzato il DNA di alcuni scheletri provenienti da tombe etrusche dislocate in varie zone dell’antica Etruria[. Dallo studio è emerso che il DNA degli antichi etruschi sarebbe abbastanza simile a quello degli attuali abitanti dell’Anatolia, mentre non risulterebbero particolari affinità con quello dell’attuale popolazione delle zone d’Italia che furono abitate dagli Etruschi. Nel 2007, un’equipe guidata dal professor Antonio Torroni dell’Università di Pavia ha raffrontato il DNA degli abitanti viventi da almeno tre generazioni nei centri di Murlo, Volterra e della Valle del Casentino con quello di altre popolazioni italiane ed estere. Dalla comparazione è emerso che il codice genetico degli individui di Murlo, Volterra e del Casentino è molto più simile a quello degli abitanti del Medio Oriente ed in particolare dei Palestinesi e dei Siriani. Un altro studio condotto dall’equipe del professor Paolo Ajmone Maran dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha analizzato il DNA dei bovini toscani (di razza Chianina e Maremmana), che è risultato geneticamente simile a quelli dei bovini dell’Anatolia.”.            
  E  riguardo ai Pelasgi “Partendo dal nome di una tribù, sia gli storici classici che gli attuali archeologi hanno preso l’abitudine di chiamare Pelasgi tutti gli abitanti delle terre intorno al Mar Egeo ed i loro discendenti prima dell’arrivo delle ondate di invasori che parlavano greco durante il II millennio a.C. I risultati degli scavi di Çatalhöyük realizzati da James Mellaart, nel 1955 e da Fritz Schachermeyr, nel 1979 portano a concludere che i Pelasgi sono migrati dall’Asia Minore nel bacino dell’Egeo nel IV millennio a.C. Altri studiosi hanno attribuito ai Pelasgi un certo numero di caratteristiche culturali e linguistiche non indoeuropee:”
  Comunque, continua il Nostro, “Codesta varietà della razza caucasica ha fondato gli Stati più stabili, ha posseduto le scienze più profonde, ha manifestato il bello e il buono sotto le forme più diverse. Laboriosa, tranquilla, dolce, obbediente, pronta a sacrificarsi, essa ha coltivato l’agricoltura, ed è ancora nel suo ambito che vennero fatte tutte le scoperte più necessarie e utili per gli uomini” (E’ da dubitare che tutti gli “indoeuropei”) vogliano riconoscersi in tale idilliaco quadro!)
Ma alla luce si contrappongono le tenebre e così(ibidem) “La seconda varietà della razza caucasica… è di grado inferiore. ”Essa odierebbe ogni lavoro “serio” sia manuale che intellettuale, portata alla promiscuità, al misticismo, alla superstizione, all’ignoranza, al fanatismo e perciò alla barbarie, alla ferocia e alla stupidità! Essa mancando di facoltà sintetiche nutrirebbe idee false soprattutto in campo religioso. Portata alla vita errante nel deserto “è stata il flagello delle popolazioni pacifiche, decenti e dolci, laboriose e soprattutto nemica di ogni ordine politico razionale basato sui risultati dell’osservazione e della scienza. A questa varietà appartengono i popoli semitici separatisi dalla matrice indo persiana fin dai tempi più remoti della storia.”(Pag.45)(2)
A proposito dei “Semiti” citiamo ancora da Wikipedia: “Al di fuori della linguistica il termine è usato per identificare il gruppo etnico che storicamente ha parlato lingue del ceppo semitico. Sono in corso studi di analisi genetica per cercare di identificare gli eventuali progenitori comuni ai popoli semiti. Benché, finora, le ricerche sulla compatibilità mitocondriale non abbiano dato risultati, le correlazioni del cromosoma Y tra popoli del Vicino Oriente – come Palestinesi, Siriaci ed Ebrei – mostrano come questi popoli dovrebbero discendere da comuni antenati”
E qui si delinea un vero e proprio “mistero di iniquità” in quanto per il Ramée i popoli semitici, dotati di libero arbitrio “Per uno spirito selvaggio di indipendenza e di odio verso ogni disciplina, hanno scelto il male, il laido, il brutto secondo il loro gusto; come, invece, la varietà nobile delle razza caucasica loro sorella, ha scelto secondo il proprio gusto il buono e il bello.”(pag.45) Così(ibidem) dal momento in cui le razze semitiche, beduini, hyksos, arabi, fenici, cartaginesi etc, hanno acquisito una certa preponderanza nella regioni vicine al Mediterraneo,nella grande famiglia indo-persiana, si sono diffuse le tenebre, la verità ha subito una eclisse, l’immaginazione e l’errore hanno portato al disordine materiale ed intellettuale, il male è aumentato .e l’egoismo e l’ignoranza hanno fatto i loro danni”( 3)


Il fosco quadro manicheo tracciato dal Ramée è certamente esagerato(4), tuttavia altri autori hanno creduto di vedere come costante nel corso dei secoli l’ostilità tra i popoli semitici e quelli europei Ernest Renan nella sua “Storia del Popolo d’Israele” in “Studi di Critica e di Storia delle Religioni” Bompiani, Milano, 1948, pag. 138) scriveva: “Il risultato essenziale della filologia moderna è stato quello di mostrare nella storia della civiltà l’azione di una doppia corrente prodotta da due razze profondamente diverse, per costumi, per lingua, per spirito: da una parte la razza indo–europea, abbracciante i popoli nobili dell’India, della Persia, del Caucaso, dell’intera Europa¸ dall’altra la razza chiamata col nome incertissimo di semitica comprendente i popoli indigeni dell’Asia occidentale e meridionale oltre l’Eufrate”. Pag. 141. “Razza incompleta per la sua stessa semplicità, essa non ha né arti plastiche, né scienza razionale, né filosofia, né vita politica, né organizzazione militare. La razza semitica non ha mai compreso la civiltà nel senso che noi diamo a questa parola.” Da parte sua H. G. Wells nella sua “Breve Storia del Mondo” (Later
za, Bari, 1930, pag. 84) scriveva: “L’argomento della storia dal nono secolo a.C. in poi è per sei secoli la storia del modo onde questi popoli ariani divennero potenti e intraprendenti e soggiogarono alla fine tutto il mondo antico, il semitico, l’egeo e l’egiziano. Per la forma, i popoli ariani furono nel complesso vittoriosi, ma la lotta di idee e metodi ariani, semitici ed egiziani continuò ancora per molto tempo dopo che lo scettro fu passato in mano degli Ariani. Ed è una lotta che si prolunga per tutto il resto della storia e in un certo senso continua anche oggi.”.

J. Michelet nella sua “Storia di Roma” (Rusconi, Rimini, 2002 pagg. 195-196 riassume: “Non senza motivo il ricordo delle guerre puniche si impresse tanto universalmente e vivamente nella memoria degli uomini. Dall’esito di quel duello, non dipendeva soltanto il destino di due città o di due imperi bensì quello di due razze: l’indogermanica e la semitica, che si contendevano il dominio del mondo… Queste due razze nemiche si scontrarono un po’ dovunque. Leggiamo nell’antichissima storia dei Persiani e dei Caldei le continue lotte dei primi contro i loro industriosi e perfidi vicini…. Ripetutamente si combatterono su tutte le spiagge del Mediterraneo i Greci e i Fenici. I Greci soppiantavano dappertutto i loro emuli nell’Oriente, come fecero poi i Romani in Occidente.

Si noti il furore con cui i Fenici, protetti da Serse, attaccarono la Grecia presso Salamina, nello stesso anno in cui i Cartaginesi, loro fratelli, sbarcavano in Sicilia quel prodigioso esercito che Gelone sbaragliò e distrusse presso Imera.

E i Greci, per porre fine alla partita, mossero a loro volta ad assalire i loro eterni nemici in casa loro. Alessandro procurò maggior danno a Tiro che non Salmanasar o Nabuccodonosor; non pago della distruzione della città, fece sì che non potesse più risorgere contrapponendole Alessandria e cambiando per sempre la via del traffico del mondo. Durava tuttavia Cartagine e il suo impero,…Roma lo annientò. … Molti secoli passarono prima che il duello tra le due razze si riaccendesse, prima che gli Arabi, formidabile retroguardia del mondo semitico, uscissero a ondate dai loro deserti. Lo scontro delle razze divenne allora scontro di religioni. Per fortuna, quegli audaci cavalieri si imbatterono in Oriente, nelle ….mura di Costantinopoli; in Occidente, nell’azza di Carlo Martello e nella spada del cid Rodrigo.

Le crociate furono la naturale ritorsione alle incursioni arabe, e l’ultimo tempo di quell’immane duello fra i due più importanti gruppi del genere umano”. Di certo non fu l’ultimo! (5)

Più che le guerre tra popoli indo-europei e semitici al Ramée peraltro interessavano quelli che per lui erano gli effetti della mescolanza fra le due razze. Leggiamo a pag.47 “E’ l’immissione di una razza che per propria colpa ha deviato, di una razza inferiore, che invece di tendere a nobilitarsi, si è degradata; è l’immissione di codesta razza beduina… fra le razze nobili… che ha generato tra queste ultime il male e la barbarie.” E ancora (pagg49-50) “E la tribù semitica, distruttrice di ogni bene morale, di ogni felicità terrestre, diffuse la sua oscurità sull’Occidente, e infettò le popolazioni pelasgiche, etrusche, iberiche, celtiche e infine germaniche”. Mescolanze etniche e diffusione di idee semitiche vanno per il Nostro di pari passo.
E ancora (pag.52) “La razza del deserto, la razza fenicia, dopo aver pervertito la Grecia, propagò il suo sangue e i suoi principi nel Nord dell’Africa, essa aveva anche “visitato” l’Italia. Quando Alessandro Magno legò per mezzo della lingua greca più intimamente i popoli fra di loro, tutta la Grecia venne inondata di principi e personalità sensuali egoistiche e anarchiche. Dopo la distruzione di Cartagine, il sangue fenicio passò in grande quantità a Roma, qui si scoprì apparentato con il patriziato capitolini; qui si manifesterà più tardi nelle guerre sociali … Ovunque giunsero l’arabo o il fenicio, essi mutarono profondamente attraverso il sangue e le idee le popolazioni …”
 Scrive a questo proposito V. Manfredi in “I Greci d’Occidente”(Il Giornale, Milano, 1996 pag-74) “..la componente semitica non si eclissò mai completamente né in Africa né in Sicilia né in Spagna. Il fatto che queste terre ricevessero in seguito e assimilassero con profonda adesione la cultura pure semitica, degli Arabi, in una sovrapposizione geografica quasi identica a quella dell’antica espansione cartaginese, non può essere considerata semplicemente come una delle tante bizzarrie della Storia.” E’noto, poi. come le comunità ebraiche della Spagna ebbero a favorire la conquista islamica.
Comunque, aggiungiamo, “La distruzione di Cartagine fu un’impresa estremamente importante dal punto di vista della storia delle razze: per essa anche la più tarda cultura dell’Europa centrale e occidentale fu preservata dagli influssi di questo focolaio pestilenziale. Ma certo la storia avrebbe preso forse un’altra strada, se insieme alla distruzione di Cartagine fosse riuscita interamente anche la distruzione di tutti gli altri centri siriaci e semitico-asiatici”Alfred Rosenberg “Il Mito del XX Secolo” cit da Giulio Cogni “Razzismo” Bocca, Milano, 1936, pag. 190.
Proseguendo l’esame dell’‘opera del Ramée s’incontra poi quello che pare essere stato uno dei maggiori errori del Nostro: nella Roma antica egli difende la monarchia (etrusca) contro un patriz
iato che considera già semitizzato, analogo imperdonabile errore egli commette riguardo a Dori e Spartani. (6)
Quello che scrive sulla “semitizzazione” dell’antica Grecia e del mondo romano può, comunque, essere accostato alle pagine che poco tempo dopo avrebbe dedicato a tale argomento il Conte De Gobineau (cfr,il capitolo “Roma semitica” nel V libro del “Saggio sulla Disuguaglianza delle Razze Umane” Rizzoli, Milano, 1997, pagg 699 e segg.) 
Tra i popoli semitici il Ramée dedica spazio ai Fenici – Cartaginesi il contatto con i quali avrebbe contribuito all’imbastardimento razziale della parte meridionale dell’Italia. E poi si passa al popolo ebreo (pag.167) “Il popolo ebreo non ebbe la minima importanza nel mondo antico e Apollonio Molone… (7) citato da Giuseppe Flavio, disse molto giustamente che gli ebrei non hanno mai inventato la minima cosa che fosse d’utilità agli uomini.”(8) “L’importanza data agli ebrei non la si deve che agli autori cristiani: essi furono totalmente ignorati dalle altre nazioni dell’antichità confusi con le altre tribù arabe” Per lui Mosè avrebbe copiato dagli Egizi le concezioni religiose impregnandole di ignoranza, odio e collera”.Il che viene incontro alle teorie che vedono nel capo dell’ipotetico “esodo” ebraico(di cui mancano prove archeologiche e testimonianze storiche) un sacerdote egizio traditore.
Dato per scontato che il contatto e la mescolanza con i popoli semitici abbia provocato il declino del mondo antico e il Nostro giunge  a scrivere (pag.230) “Se Roma avesse limitato le sue conquiste al nord, non si sarebbe mai persa. Furono le conquiste effettuate in Oriente e all’altra sponda del Mediterraneo che la persero: il Nord continuava a fornirle legionari per la sua stessa salvezza … mentre in Oriente Roma non trovò mai che moltitudini mutevoli, di idee anarchiche, individualiste e sensuali. Le conquista orientali dei Romani ebbero l’influenza più perniciosa sui loro costumi e il loro spirito” Per il Nostro già ai tempi di Augusto(pag.238) “l’influenza meridionale aveva già troppo pervertito la società romana perché fosse possibile un’opera di rigenerazione” Considerazioni che saranno già familiari a chi abbia letto il famoso “Saggio” del Conte di Gobineau.
Nell’ambito del giudaismo nacque in quel tempo il cristianesimo (pag.250) “..il cristianesimo, continuazione del mosaismo, come dichiarava il suo stesso fondatore, non era che una sorta di ampliamento del codice di una tribù araba, che aveva Abramo come antenato”.La nuova religione poté affermarsi nell’ambito di una generale orientalizzazione del mondo romano  “ ..il sangue meticciato dei Romani da una parte, i costumi orientali – arabo-ebraici dall’altra, avevano incancrenito da tempo” l’Impero “Questa orientalizzazione, del popolo romano permise ad un elemento nuovo della stessa natura orientale,… proveniente dalla Fenicia e dalla Giudea di introdursi e diffondersi…”(pag.260) Su di un piano generale “La diffusione dei culti orientali va considerata nel quadro del generale processo di orientalizzazione del mondo antico, e non ne è che un aspetto. Questo processo si era già iniziato nell’epoca ellenistica, quando sotto le monarchie dei Diadochi la civiltà greca era, è vero, sopravvissuta e si era propagata, ma corrompendosi ed arrendendosi alla mentalità orientale. Esso era poi continuato ai danni della Romanità, quando tra la fine della Repubblica e il principio dell’Impero, Roma aveva preso stabile possesso delle provincie orientali; era infine diventato sempre più aggressivo nel corso dell’Impero. In proposito occorre non dimenticare la progressiva alterazione etnica e sociale verificatasi nella compagine dell’Impero per la graduale scomparsa della vecchia classe dirigente romano-italica decimata dalle proscrizioni e dal terrore del dispotismo, accompagnata da una corrispondente sostituzione di una nuova classe di Orientali, in massima parte militari, schiavi e liberti, onde venne a poco a poco cancellate ogni traccia del vecchio tipo patrizio romano, i cui ultimi eredi continuatori si esaurirono in fiacchi e sfortunati tentativi di difesa. La storia dell’Impero non sarà infatti che la storia della progressiva invadenza dell’Oriente sull’Occidente, storia di progressiva decadenza e corruzione. Perché, malgrado tutto,…,noi persistiamo a credere che la Grecia classica e la Roma repubblicana furono i più alti esponenti  della civiltà antica, e che quando Greci e Romani furono portati, sia pure come conquistatori, a convivere con l’Oriente,essi ebbero a subire contagi degradanti, il cui risultato fu un tipo umano nel complesso  infinitamente inferiore al tipo che era stato realizzato nell’Atene di Pericle e nella Roma degli Scipioni” Panfilo Gentile “Storia del Cristianesimo dalle origini a  Teodosio”Rizzoli,Milano1969,pagg.20-21
Riguardo all´affermazione della nuova religione nell´Impero Romano si può qui citare anche Valerio Manfredi “Capitale del Tramonto” in “Il Giornale” 5 II-1990:” Quando, a partire dal III secolo (i Barbari) cominciarono a premere sul grande vallo l´Impero dovette sostenere uno sforzo militare ed economico spropositato per centocinquant´anni ininterrottamente: Nessuna potenza moderna potrebbe reggere a un simile sforzo per più di cinque anni, ma l´Impero sarebbe forse riuscito  a salvarsi articolando abilmente la propria difesa, se non fosse stato lacerato all´interno (oltre che dalla crisi economica) dal crollo dell´antica fede religiosa e civile e del sentimento patriottico per il diffondersi del cristianesimo. I cristiani stessi, che pure, a modo loro, si erano fatti sostegno dello Stato cristianizzato….finivano per accettare passivamente le invasioni barbariche come un evento fatale a cui era inutile opporsi: i membri della classe dirigente che un tempo sarebbero divenuti comandanti di legioni, questori, pretori, governatori di provincia, preferivano, come fece Ambrogio, divenire sacerdoti e vescovi. Alcuni di loro anzi ritenevano provvidenziali le invasioni, che permettevano a tanti popoli di avvicinarsi all´insegnamento di Cristo, che altrimenti mai avrebbero conosciuto.   “Anche Louis Rougier in “La Sovversione Cristiana e la  Reazione Pagana sotto l’Impero Romano” (I Libri del Graal- Roma s.i.d.Pag. 4) sostiene: “Col fatto del loro rifiuto delle magistrature politiche e del servizio militare, dovuto al timore dell’idolatria, i cristiani fomentavano, facendo secessione, una sorta di immenso sciopero in tutto l’Impero, nel momento stesso in cui la pressione dei Parti e dei Barbari sulle frontiere necessitava la devozione di tutti i cittadini.”
Comunque, scrive il Ramée  “E’
stupefacente che  più di cento milioni  di uomini di sangue caucasico non abbiano rovesciato il dominio esercitato su di loro da una dottrina tanto inconsistente e tanto funesta per l’ordine sociale..”(pag.253) In effetti “codesta dottrina ebraica essena araba non è e non sarà mai che un mezzo per uccidere lo spirito umano allo scopo di sfruttare gli uomini indebolendoli perché non siano mai in grado di rovesciare tale giogo”(pag.256)
Il cristianesimo fu un fenomeno sovversivo: a pag.262 possiamo leggere “I nuovi ebrei, qualifica che gli si dava allora e che si deve dare ancor oggi ai cristiani, rovinarono innanzi tutto l’ordine sociale esistente distruggendo tutte le gerarchie.” Si ricordi che per il Ramée la dottrina cristiana è, per sua natura, incapace di costituire il fondamento stabile per una società.
Particolarmente nefasti furono per il nostro, gli effetti del monachesimo “Il ritiro dal mondo e il rifugiarsi nei chiostri  è una follia politica, una delle più grandi  anormalità sociali e fisiologiche” Si sottraevano elementi anche validi alla società attuando così, anche sul piano biologico, una vera e propria “selezione alla rovescia” fenomeno che noi oggi possiamo vedere essere stato una costante nella storia dell’Occidente cristianizzato (9)
Contro la marea crescente della nuova religione venuta dall’Oriente a nulla valse l’eroico tentativo dell’Imperatore Giuliano cui il Nostro non manca di tributare i giusti elogi. In effetti Egli “fu un filosofo, un generale, un tenace riformatore, un restauratore della paganità e per molti aspetti una delle personalità più affascinanti del mondo antico” Così Sergio Romano “Giuliano,l’imperatore che restaurò il paganesimo” in “Il Corriere della Sera”4 IV 2007
Il Ramée trae da tutte codeste vicende riflessioni ancor oggi interessanti(pagg.271-272) “E’ per aver  trascurato lo studio dei caratteri morali delle razze e delle nazioni, per non aver visto le loro reciproche influenze e le grandi differenze  che li distinguono, le loro lotte sul piano materiale come su quello morale soprattutto la preponderanza … acquisita dalla razza araba nel mondo occidentale,.. che gli storici si limitano a riportare dei fatti senza poter risalire alle cause” .
Ritornando al suo excursus storico, l’Autore rilevava come dopo aver conquistato l’Europa meridionale ormai razzialmente imbastardita, il cristianesimo avesse incontrato delle resistenze tra i popoli dell’Europa settentrionale. Leggiamo a pag.272 “Se esso incontrò una certa resistenza, e una resistenza  anche tenace al centro e al Nord dell’Europa, fu perché in quelle regioni regnavano ancora  la pace, la felicità e i lumi futuri che avrebbero poi illuminato gli uomini, l’elemento sociale e teologico tracio indo-germanico, che aveva saputo dapprima respingere, e vigorosamente, il mondo romano. e che lo respinse ancora quando questo fu cristianizzato. Vi era un’ antipatia razziale tra  la sintesi (sapienziale) che dominava ancora tra in popoli del Nord e il disordine, le tenebre e lo spirito anarchico che portavano e offrivano i diffusori del  cristianesimo. Rimarchiamo, en passant, che è ancora dal Nord e del centro dell’Europa che  sorgono e fioriscono  quasi tutte le scoperte e le più salde concezioni sulle cose di questo mondo e utili per l’ordine sociale, il mezzogiorno non produsse quasi niente. e quanto ha prodotto non è dovuto che a individui provenienti da famiglie celtiche, pelasgiche(!?)o franche. E qui il Ramée si dimostra anche un precursore del più fanatico,e insostenibile , “nordicismo”.
 Da parte mia rilevo che probabilmente  deve ancora essere scritta una storia “obiettiva” della cristianizzazione dell’Europa e, soprattutto,delle disperate resistenze opposte dai “pagani”(non solo d’Europa!) a chi voleva imporre  loro la nuova religione  venuta dai deserti del medio Oriente. “ Per propagare il verbo dalla pace di Gesù, i Cristiani hanno fatto più morti di Attila, e Gengis Khan messi assieme” così scrisse  Indro Montanelli in  “Il Giornale” 10/7/1990.
Nell’ambito dell’affermazione del cristianesimo il Ramée non si stanca di deplorare la distruzione dei monumenti (specialmente le biblioteche) dell’antichità da parte dei seguaci della nuova fede. A pag.278 possiamo leggere “Ripetiamolo ancora una volta, se noi conosciamo tanto superficialmente, tanto erroneamente e tanto imperfettamente tutto il mondo antico, il suo ordine sociale e il suo spirito animatore, è perché i primi cristiani, vescovi, principi, preti, e semplici fedeli, ne hanno distrutto i più preziosi monumenti storici che, nelle mani di nature forti e superiori, collaboravano alla lotta contro quel diluvio di astrazioni pericolose per la pace e la felicità degli uomini, covate in un angolo oscuro e ignorato del Mediterraneo, in seno a razze tristi e sognatrici”.
Il predominare dei popoli nordici segna l’inizio di un nuovo periodo della storia europea. Tra le lodi che il Nostro rivolge a codesti popoli ve n’è anche una riguardo al loro sistema sociale a carattere aristocratico (pag.294) “i popoli germanici avevano, al pari dei Celti, una nobiltà, che però non costituiva un’ aristocrazia oppressiva o tirannica. In effetti, non esiste eguaglianza assoluta nella natura, e non può esservene tra gli uomini”. Possiamo qui notare che il Ramée oltre che un “bieco” razzista, antisemita e anticristiano, si dimostra nelle sue pagine (orribile a dirsi!)anche un “maschilista”: a pag.217 si può leggere “L’uomo come maschio, è il capo della donna, e ha il diritto di comandarla” e in alcuni luoghi si possono leggere passi favorevoli alla poligamia, mezzo che è stato più volte auspicato per consolidare  e/o migliorare una razza(cfr.ad es.A. Carioti “E Hitler disse: solo la poligamia può contrastare il calo delle nascite” In Corriere della Sera 28 III 2010 “ La restaurazione in chiave maschilista di un patriarcato in crisi rappresenta un valore fascista pressoché universale” R.O.Paxton “I cinque stadi del Fascismo”in A.Campi ( a cura di ) “C
he cos’è il Fascismo?” Ideazione,Roma,2003pag.282
Ma anche i popoli del Nord dovevano soccombere all’ avanzata del cristianesimo. A pag.316 possiamo leggere a proposito della Gallia “Grazie alla trasfusione di sangue cananeo, fenicio e cartaginese nelle popolazioni della Gallia, il cristianesimo poté introdurvisi con più facilità che nella Germania, ancora immune da ogni contato col mondo mediterraneo.” Ma le resistenze pagane erano destinate a crollare.
Giungiamo a Carlo Magno e qui il Ramée osserva (pag.322) “E’alla influenza della religione cattolica sullo spirito di Carlo Magno che si deve  quella divisione tra autorità e potere temporale e potere spirituale che ha rovinato la felicità e la quiete delle nazioni occidentali tenendole sempre in agitazione” : si avvicinano le grandi lotte tra papato ed Impero. Intanto l’imperatore franco lancia le sue campagne di cristianizzazione con le conversioni più o meno forzate, il massacro dei Sassoni pagani e via elencando. L’Aurore non trascura la presenza nel Regno franco degli ebrei “I negozi più attivi sotto Carlo Magno erano esercitati dagli ebrei”(pag,331) questi si sarebbero distinti soprattutto nel traffico degli schiavi “Questi schiavi erano dei prigionieri fatti dai saraceni o Arabi d’Asia. Così fu soprattutto verso la Spagna che gli ebrei li inviavano dato che gli Arabi avevano fatto di alcune zone del paese dei deserti”.Inoltre gli ebrei avrebbero sempre cercato di procacciarsi  ragazze germaniche come concubine.
Anticipando ancora una volta il De Gobineau il Ramée traccia poi un quadro degno di essere riportato (pagg.333 e segg) “E’ ben evidente che i Germanici, i Franchi, non entrarono nella Gallia in numero sufficiente per fondarvi uno stabile dominio e che essi vennero neutralizzati e ostacolati nella loro azione.  1) dalla razza gallo-romana, pervertita e anarchica… 2) dall’abbruttente (abrutissante) azione cristiana dei vescovi e del clero. Costoro, come continuano a fare anche oggi, minavano la società temporale … abbiamo sotto gli occhi l’azione di dissolvimento delle tradizioni, della famiglia e corruttrice dei costumi che esercita il celibato dei preti, non considerando per nulla il focolare paterno e materno. né di quello maritale, distrugge tale focolare per tramite la circonvenzione, il sequestro e la sottrazione delle donne al loro legittimo ambiente” (pag.334) “Il male è sempre stato che la Gallia non fu completamente conquistata, almeno nelle terre del meridione, dai Germanici Se vi fosse stata .. una più forte immigrazione di Germanici, della stessa razza e della stessa famiglia dei Celti.., il cristianesimo avrebbe incontrato più difficoltà a stabilirsi e, perciò, le idee semitico fenicie si sarebbero propagate con più difficoltà nella loro opera di sviamento della ragione degli abitanti.”
Qualche decennio dopo un altro francese (Jules Soury “Campagne Nationaliste 1899-1901”Plon, Paris, 1902, pag.9.)avrebbe scritto “Il più grande misfatto d’Israele è dì aver infettato le nostre razze ariane d’Occidente con il suo monoteismo, con la credenza in un Dio creatore del cielo e della terra, nomenclatore di specie di piante ed animali. Codesta cosmogonia ebraica l’eterno scandalo della ragione ariana quale è fiorita nell’India vedica o nell’Ellade, come tra i popoli germanici, gli Scandinavi, gli Slavi ed i Celti”. Infezione “totale”? qualcuno ne ha sempre dubitato, ad esempio Nicola Marselli nel suo “Le grandi razze dell’Umanità “(Loescher, Torino1880,pag-260) scrisse “Sin dai primitivi tempi la nostra razza dimostrò una invincibile ripugnanza a lasciarsi conquistare da quell’astratto monoteismo dei semiti, che è non pure un elemento deleterio dell’arte, ma anche la negazione di  una scienza che voglia essere positiva e vivente.”Per certi versi il cristianesimo europeo e specialmente il cattolicesimo fu un “compromesso”!
Posso a questo punto rimarcare che il Ramée doveva conoscere, lo nomina anche, le opere di Henri de Boulavilliers(1658-1722)a proposito del quale cito da un (un tempo) famoso e indigeribile polpettone marxista: Già al principio del secolo XVIII il conte di Boulanvilliers scrive un libro (1727) in  cui cerca di dimostrare  che in Francia la nobiltà rappresenta i discendenti dell’antica razza franca, mentre il resto della popolazione sarebbe formato dai discendenti dell’elemento celtico che era stato sottomesso. Sarebbero quindi di fronte due razze qualitativamente diverse e la superiorità dei Franchi non si potrebbe eliminare senza distruggere la civiltà” Gyorgy Lukas “La distruzione della Ragione” Einaudi, Torino, 1959, pag.674. (10)
Dando, poi, un’occhiata alle altre nazioni europee, il Ramée scrive(pag.335) “L’Italia di cui molte delle popolazioni erano guastate dal contatto con il sangue e le idee fenicie, si mise, pur protestando ogni tanto vigorosamente, sotto il giogo sacerdotale che vi mandò in rovina ogni potere temporale. La Germania, vergine di ogni mescolanza col sangue mediterraneo, …lottò per secoli per la propria indipendenza intellettuale contro il dispotismo sacerdotale ed anarchico che sedeva al Vaticano di Roma. Proseguendo il suo excursus, il Ramée tratta delle “false decretali” sulle quali il Papato cercò di fondare il proprio dominio, dell’Impero di Bisanzio, delle Crociate per ritornate alla lotta degli Imperatori contro i papi, si può notare che per il Nostro(pag.418) “le crociate avevano impoverito le classi nobili e guerriere che avevano dovuto vendere a vil prezzo le loro proprietà per procurarsi i mezzi per recarsi in terra santa” Ci si può chiedere chi fu ad arricchirsi!
A pag.353 Possiamo leggere che tale lotta “fu quella del germanesimo, dello spirito ragionevole, pratico e giusto, della ragione di Stato, contro il semitismo, la stravaganza, l’orgoglio ignorante, il vuoto misticismo, lo spirito turbolento, anarchico e foriero di miseria rappresentato dal papato.” Per il Ramée (pag.354) quasi tutti i papi e molti gerarchi della chiesa erano di origini semitiche. “L’introduzione del sangue e delle idee delle razze deviate del deserto nei grandi centri commerciali e marittimi dell’Italia nell’antichità, e che si erano perpetuate e che continuano a perpetuarsi, doveva per forza manifestare la sua perniciosa influenza sull’ordine soci
ale durante il medio evo. Il papa spinse al fanatismo molte città e utilizzò contro l’influenza dell’Impero e il potere temporale, lo spirito individualista e anarchico della borghesia cittadina che, sotto la bandiera dei Guelfi, lottò per la supremazia del vescovo di Roma.”
Purtroppo con la morte di Federico II iniziò la decadenza dell’Impero, poi contro Roma iniziò i moti ereticali. Seguono pagine sulla “crociata” contro gli albigesi, la cupidigia della corte romana, la conversione della Gran Bretagna e dell’Irlanda.  Il nostro, peraltro, al pari di tanti altri autori paganeggianti e nordicisti, non spiega sufficientemente come mai anche i popoli del settentrione, ancora relativamente puri almeno sul piano della razza “del corpo”, siano caduti sotto il dominio di una religione semitica!
La chiesa, inoltre, per il Ramée, avrebbe per tutto il Medio Evo impedito lo sviluppo delle scienze; per fortuna, poi, apparvero i primi albori del Rinascimento. A pag.412 si legge “la sorgente dell’ignoranza che ha regnato per tutto il medio evo risale alla povertà dello spirito semitico, alla sua avversione per la ricerca del vero e per l’amore del bene generale che si è perpetuata nelle concezioni cristiane”. Ora tutto ciò iniziava a crollare anche grazie alla riscoperta dell’antichità pagana. Poi(pag.434) “La storia moderna non rappresenta che la lotta dello spirito umano, la lotta della libertà e della dignità umane, contro le tradizioni cristiane, puramente ebraico-semitiche …”
Giungiamo alla riforma protestante Le idee dei riformatori, per il Nostro (pag.435), in fondo erano le stesse dei primi cristiani che avevano distrutto molto di quello che vi era ancora di positivo nel mondo greco e romano … ”Con la Riforma si sviluppa “Lo spirito borghese di mercantilismo, di individualismo e di dissoluzione della famiglia ,.conseguenza inevitabile della dottrina giudeo-cristiana” A codesta il Ramée attribuisce dunque, nell’ ambito della sua visione razzial-manichea, fin troppe, colpe, senza spesso dimostrarlo adeguatamente le sue accuse . Inoltre per lui (pag.440) “La natura borghese trafficante anche alle spese dei principi delle virtù, dell’amore del bene e del bello, si trasmette attraverso il sangue. ”Dunque sarebbe sorta e continuerebbe ad espandersi  una “razza borghese” anche sul piano biologico!
Arrivano poi i tempi (Luigi XIV, Richelieu etc) nei quali si accelera il tramonto delle antiche aristocrazie anche a causa delle lotte che le oppongono al clero  “In codesta lotta, la nobiltà ha la peggio a causa dei metodi perversi adoperati dal clero suo nemico, la predicazione di uno spirito individualista di falsa e malvagia democrazia, che scatena tutte le passioni di un amor proprio spinto negli individui fino alla bestialità, che demolisce tutte le gerarchie, e la nobiltà perde in tale conflitto tutte o quasi i suoi individui d’elite e un gran numero di famiglie si estingue”(pag 443).Il “Re Sole”, da parte sua, svirilizza la nobiltà chiamandola a corte e, ancor peggio, inizia la vendita dei titoli nobiliari a coloro che di nobile non hanno né il sangue né l’animo.            
Toccando la “Rivoluzione francese” il Ramée pare anticipare chi, come il Nietzsche, veda il ciclo della “sovversione” nascere con il profetismo giudaico, continuare con il primo cristianesimo, riaffermarsi con la riforma ed esplodere catastroficamente nel 1789 (11)
L’egualitarismo contro natura si è affermato con il cristianesimo e il Ramée può scrivere (pag,450) “Esaminando bene la storia, si può scoprire che tutte le grandi idee anarchiche, tutti i cattivi sistemi sociali sono stati quasi tutti ideati da preti spinti e incoraggiati da vescovi e papi” e anche qui, indubbiamente, il Nostro avrebbe fatto meglio a portare degli esempi a sostegno delle sue asserzioni, invece si limita a citare un paio di nomi di “distruttori che non riescono a ricostruire  nulla.”
A pag 458 possiamo leggere delle argomentazioni che paiono anticipare le polemiche nate in territorio germanico contro il “diritto romano”: “Se i legisti e gli scrittori di cose giuridiche avessero avuto una qualche base filosofica, si sarebbero certamente accorti che, nelle epoche passate, prima della rivoluzione del 1789, vi erano due sistemi legislativi. Vi era il sistema basato sui costumi e quello basato sulla legge scritta. Il primo era, in generale, quello dei Franchi, dei popoli germanici, degli uomini del Nord, della Razza Caucasica…” Invece “Il sistema basato sul diritto scritto fu quello dei latini della Gallia, delle razze del Mediterraneo, fenicie o delle più svariate origini, del livellamento, dell’individualismo, dei distruttori della famiglia.”Inutile dire per quale dei due sistemi simpatizzi il Ramée!                    E il nostro ribadisce :  “la chiesa ha sempre camminato … sulle vie della città romana, contro i costumi, i principi e le regole morali, sociali, gerarchiche … della città germanica”(pag.460) ne è nata una legislazione artificiale in cui (pag.461) “L’uomo è costantemente e ovunque  asservito …. a profitto della donna. E colmo di empietà il maschio è posto contro natura sotto la dipendenza delle donna ”Per l’autore, in effetti, le leggi matrimoniali toglierebbero al marito il dominio esclusivo dei suoi beni a vantaggio della moglie! Ma la grande colpevole è sempre la stessa: la razza cartaginese di sangue fenicio e arabo (pag.461) “razza tanto spregevole tanto deviata dall’ordine naturale delle cose che ha  sempre continuato a degradarsi per generazioni con traffici di aggiotaggio e di mercanzia da rigattieri”. Degenerazione dunque sia morale che fisica!
Dando una scorsa alla storia di Francia il Ramée tratta brevemente della Restaurazione e del Regno di Luigi Filippo per giungere alle rivoluzioni del 1848 E qui scrive (pag.466) “Le intelligenze superiori videro subito che la rivoluzione del 1848 era una delle tappe che lo spirito umano compie nella sua corsa penosa ma perseverante, per abbattere il più presto possibile malaugurate tradizioni nate da un errore radicato da molto tempo nella società che esso ha gettato in uno stato di anarchia e infelicità, in cui essa continua a imputridire e da cui essa compie sforzi inauditi per uscir
e.        E’ mancato ai rivoluzionari del 1848 ciò che non avevano avuto neppure i protagonisti della grande rivoluzione: la scienza, le conoscenze pratiche e l’idea di una sintesi sociale nuova e delle sue forme. Finché il movimento impresso alla ragione dalla Rinascenza ha svolto un ruolo distruttivo, ha abbattuto il nulla, il vuoto e l’immobilità cioè la fede religiosa contraria all’indole delle razze più attive del Nord. Però quando ha voluto svolgere un ruolo costruttivo, quando ha preso l’offensiva, è rimasto impotente. Dibattendosi sempre, anche a propria insaputa, nell’ambito delle reminiscenze cristiane, i capi delle scuole socialiste che abbiamo visto sorgere,hanno tutti fatto piroette su delle pure astrazioni create dai loro cervelli e dalle quali hanno ,tuttavia, dedotto. Con una logica rigorosa, tutte le possibili conseguenze. Ma essendo la loro base al di fuori della realtà, la società si rifiuta di sottoporsi all’eventuale sperimentazione delle idee socialiste. Partendo da una idea ebraica, araba, partendo dall’individuo …. per arrivare a conoscere la natura di Dio(quando non giungevano a negarne l’esistenza).. e il governo della società, i capi delle scuole socialiste hanno volteggiato e continuano a volteggiare nel vuoto ….,in quanto non  tengono  conto delle leggi che reggono il mondo fisico, né delle tradizioni dell’antichità”(pag.466)
La grande maestra è per il Ramée la natura (in cui l’eguaglianza non esiste), e mostrando di ritenere che  sia  l’ambiente “che fa l’uomo”, fa dei semiti delle “vittime” dell’ambiente in cui furono costretti a vivere, il che, se vogliamo, parrebbe in contraddizioni con le sue concezioni razziali.(pag.468) “il cananeo, l’ebreo e l’arabo primitivo, avendo vissuto nei deserti, senza mai aver vissuto grazie all’aratro  e alle relative industrie, non possiede la sintesi nel proprio spirito …”. Questa mal definita “sintesi” che avrebbero posseduto gli antichi europei, la sola capace a far da fondamento a società stabili cosa che la dottrina cristiana come il Ramée non si stanca di ripetere, è incapace di fare. Il libro si avvia alla conclusione ritornando alle critiche rivolte alla “razza” semitica. Leggiamo ancora a pag.470 “Il sangue semitico arabo in Europa ama tutto quanto è aleatorio, non ama che le cose incerte. Quelle che non lo sono, quelle il cui prezzo è stabile, egli opera per renderle vacillanti. Ciò che affligge gli spiriti sensati, le nature penetranti e giuste, le convulsioni sociali, le rivoluzioni, i cambiamenti in bene o in male, nella politica o negli affari civili lo attirano ”Si potrebbe richiamare qui quello “spirito di irrequietezza” che alcuni antisemiti hanno voluto vedere nell’ebraismo anche moderno. Proseguendo (pag.472) ricorda che  le nazioni mediterranee “si lasciarono assorbire e corrompere per la razza esclusivamente mercantile e individualista della Fenicia e di Cartagine, ammettendo senza sosta nella loro popolazione tutti gli individui e tutte le famiglie di tale funesta popolazione che venivano a stabilirvisi”. Il che, se vogliamo, è già un attacco alle immigrazione degli extra europei nel nostro continente !
A codesto punto parrebbe che, secondo il Ramée, non vi sia più possibilità di rigenerazione di salvezza per gli europei(specie quelli “meridionali”!)corrotti e imbastarditi spiritualmente e fisicamente dal connubio con i semiti. Ma qui il Nostro fa appello agli “spiriti forti” perché ritrovino una via di uscita da una situazione che parrebbe irrisolvibile. (Pag.473) “Spetta agli uomini che si dedicano agli studi e alla meditazione …. di trovare i rimedi alla rottura della fondamentale legge di sintesi, e ai vizi politici e sociali”. Senza questa sempre  mal definita legge di sintesi che dovrebbe regolare gli affari umani sul modello dell’ordine dell’Universo(pag.474).da parte mia  sottolineo che oltre agli spiriti ”forti” dediti agli studi occorrerebbe anche una rude razza pagana di guerrieri (le “genti eroiche” del Vico) che imponga l’ “ordine di Sparta”, magari con una divisione su basi etniche analoga a quella tra Spartiati, perieci ed iloti e la…Crypteia !
 

Si può senz’altro, infine, riconoscere che il Ramée abbia riconosciuto nell’egualitarismo il veleno che conduce al crollo finale l’Occidente: “Non vi sono leggi sulla terra, la giustizia non può regnarvi se non vi è nello Stato una gerarchia delle intelligenze, come la si trova tra tutti i membri di ogni famiglia”(pag..475). La salvezza dunque non può essere che nel ritorno alle radici indo-europee e in un sistema gerarchico ad esse ispirato.

Confidando nella pazienza del lettore, possiamo dare una occhiata anche ad una altra opera dello stesso autore “Action de Jesus sur le Monde ou Consequences du Christianisme” edita nel 1864 da E.Dentu editeur a Parigi. Il nostro vi ribadisce le tesi già espresse nell’opera precedente, Il lettore vorrà perdonarci perciò se passando in rassegna anche questo secondo volume cadremo, inevitabilmente, .in alcune ripetizioni. Per il Ramée (pag.384) gli ebrei sono solo “una piccola tribù araba che non ha mai avuto alcun rapporto di lingua, di costumi, di aspirazioni e di idee con le grandi razze che discendono dagli Ariani”. Perciò “sarebbe auspicabile che non si facesse più perdere tempo preziosi alla gioventù insegnandole la storia immorale e mostruosa degli ebrei perfettamente inutile alla nostra educazione politica e nociva alla morale!”. Georges Batault scriveva (“Aspetti della Questione Ebraica” AR, Padova, 1984, pag. 17).”Senza il trionfo del cristianesimo la storia del popolo di Israele ci sarebbe più estranea, più sconosciuta e più indifferente di quella di popoli dell’Asia Minore, come i Lidi, i Fenici o gli Ittiti, che hanno svolto, senza dubbio, nel mondo antico un ruolo infinitamente più importante di quello degli Ebrei, piccola popolazione priva di cultura, costantemente vinta e conquistata, sottomessa e dispersa. In definitiva, quanto ci viene insegnato sotto il nome di “Storia Sacra” non si colloca affatto in una dimensione o sul piano della Storia tout court”. Oggi, inoltre, sappiamo che le narrazioni del cosiddetto “Antico Testamento” non trovano riscontri né in campo storico né in quello archeologico. Già su “Il Giornale”del 9-3-1993 si poteva leggere un interessante breve articolo dal significativo titolo “Probabilmente sono inventati i primi 10 libri della Bibbia”, vi si poteva leggere: “P
ersonaggi dell’Antico Testamento popolarissimi fra la gente… come Mosè, Abramo, Giacobbe, Davide e lo stesso Salomone, non sono probabilmente mai esistiti, è quanto sostiene il professor Thoms Thompson, autorità mondiale in archeologia biblica, nel libro “The Early History of the Israelite People”. Thompson ritiene che i primi dieci libri della Bibbia siano sicuramente frutto di fantasia dal momento che, stando ai risultati dei suoi studi, furono scritti “fra 500 e 1500 anni dopo i fatti che pretendono di descrivere”. Secondo il docente dell’Università americana Marquette la totale mancanza di prove storiche e archeologiche su molti eventi citati nella Bibbia porta alla conclusione fra le altre cose che: l’esilio israeliano in Egitto, l’esodo e la conquista della Terra Promessa non sono mai avvenuti”. (12)

Gli ebrei, come si è visto, per il Ramée fanno parte della “razza araba” la quale(pag.26) “.. non è perfettibile come quella ariana, destinata a diffondersi su tutta la terra e a mantenervi l’ordine, mentre la stirpe di Abramo e di Ismaele è destinata ad abitare solo i deserti” D’altra parte “Il Dio dei cristiani(pag.154) è la continuazione di Jehova e la loro religione è una continuazione di quella ebraica con poche modifiche…..”

Per il nostro, Gesù non sarebbe stato altro che un predicatore di massime morali da cui nei secoli seguenti” si sono tirate delle  conseguenze del tutto insufficienti a formare la base sulla quale governare le società”.Infatti (pag.56) “Quando si studia seriamente la dottrina di Gesù, come viene riportata nei Vangeli, non vi si trova che dei sentimenti, non dei dogmi e nessuna scienza riguardo alle cose reali di un dato che “Gesù non possedeva alcuna sintesi, alcuna scienza, alcuna nozione riguardo alla vera natura di Dio, sulla creazione del mondo e sulle leggi che governano gli uomini e le cose, le dottrine che ha lasciato, o piuttosto le sentenze morali, vere per la sua epoca e per il popolo tra cui viveva, non poterono venire ..usate per costituire quel regno temporale, che non è che l’immagine o la deduzione del regno del cielo, come hanno insegnato i sapienti poeti dell’alta antichità ariana…”.

Non è certo qui il luogo per trattare della figura del Cristo, mi limito a citare ancora Panfilo Gentile (“Storia del Cristianesimo…”cit.pag.80) “Per quanto riguarda Gesù, uno dei pochi risultati sicuri della moderna critica, ed oggi quasi universalmente accettato, s’intende tra i critici non vincolati a punti di vista confessionali e apologetici, è che il profeta di Galilea non volle fondare e non fondò alcuna nuova religione, e che la sua opera e il suo insegnamento,…..,non uscirono …dai limiti dell’ortodossia giudaica.” e a pag. 92  leggiamo: “Pochi passi dei Sinottici sono così sicuramente autentici come quelli che ci mostrano che  Gesù non pensava  punto che la sua missione dovesse andare oltre i confini di Israele. Anche se la istituzione apostolica dei Dodici presso le dodici tribù di Israele vuol essere ritenuta come una invenzione posteriore, basta l’episodio della donna cananea, episodio la cui paternità non può essere affibbiata al redattore, che aveva interessi polemici opposti. Quando la donna Cananea aveva chiesto in grazia la guarigione della propria figliola, Gesù, opponendo in principio un rifiuto, aveva formalmente avvertito che egli intendeva mantenere in vigore nelle propria missione, la distinzione fra Israele e il resto dell’umanità. “io non son stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele”, ed aveva aggiunto: “Non è ben fatto prendere il pane dei figlioli e gettarli ai cagnolini” (Marco, VII, 24-27-Matteo, XV, 24-27) Per Gesù dunque i Gentili erano semplicemente dei cani, come per ogni giudeo”.  Notiamo che negli ultimi tempi vi sarebbe una tendenza, condivisa anche dalle chiese cristiane, a riscoprire e rivalutare  l’ebraicità di Gesù(13)
Il Ramée rilevava poi(pag.61) che furono “i migliori capi di stato,..che colsero le cause della decadenza dell’Impero(Romano) e i modi per frenarla, che  divennero i persecutori più accaniti della fede uscita dalla Galilea”. Citando ancora P, Gentile(cit,pag,329) “..tutti gli imperatori, che più energicamente  attesero a difendere e riordinare l’ impero, Decio, Valeriano, Aureliano, Diocleziano, Galerio intuirono senza incertezze l’aspetto dissolvente del cristianesimo. Tra l’altro (pag.322) “Le comunità(cristiane)di recente fondazione, ancora prossime in spirito al giudaismo, raccolte intorno alla speranza dell’imminente Regno, potevano facilmente trascorrere a manifestazioni sediziose .e rendere sospetto il nuovo movimento agli occhi dei Romani. La presenza di un sentimento antiromano ci è testimoniata  dalle invettive contro Babilonia dell’ “Apocalisse” di Giovanni, con evidente allusione a Roma, ed un identico sentimento fa pure capolino nella “II Petri”, dove pure Babilonia sta per designare Roma”. Sotto le vesti cristiane continuava la eterna guerra tra Roma e Gerusalemme!” E’, poi, ormai noto che le cosiddette “persecuzioni” e il numero dei cosiddetti “martiri” che ne furono vittime sono stati grandemente esagerati dai  “cronisti”cristiani.
E torniamo all’opera del Ramée, L’autore rileva, anche qui, come, a suo giudizio, il cristianesimo contribuisse a distruggere ciò che rimaneva della sapienza antica(una delle sue “bestie nere” è l’ “africano” Agostino)e preparasse quella che per lui era solo una’età di tenebre: il Medioevo. A questo contribuì anche il monachesimo “una delle piaghe della società attiva e laboriosa”(pag.139). Rimanendo il cristianesimo legato alle sue origini ebraiche(pag.148) “Il dominio intellettuale della razza semitica comportava naturalmente la distruzione delle opere del pensiero ellenico e una serie di persecuzioni e lotte religiose…Rinnegando le tradizioni nazionali, Costantino  affrettò la caduta di Roma.”Inoltre (pag.151) “Per un popolo che abbia rinnegato le sue tradizioni, le testimonianze della pietà, dell’eroismo e del genio degli avi sono dei rimorsi visibili la cui presenza infastidisce.”
Dopo aver attribuito un ruolo positivo ai cosiddetti “barbari”, il Ramée passa a quell’età di tenebre che, come abbiamo visto, per lui è il Medioevo, sottolinea il ruolo prevaricatore dei pontefici nei riguardi dell’autorità imperiale, le aberrazioni del culto delle reliquie, le  dispute sull’Eucarestia, la nascita dell’Inquisizione e delle tendenze anticlericali quando non anticr
istiane di molti autori. “l’intelligenza indoeuropea si era stancata delle dottrine e delle pretese semitiche della Chiesa giudeo-cristiana il cui capo sedeva a Roma”(pag.248)
Il nostro non si stanca di ritornare più e più volte sulle origini non ariane del cristianesimo e riguardo ai rapporti di questo con l’ebraismo e l’Islam scrive delle righe di un certo interesse (pag.199 e segg) “Non si può che stupirsi di un fatto che pare straordinario nel corso della storia del cristianesimo: si tratta dell’inimicizia dei cristiani verso gli ebrei. La religione cristiana non è che un prolungamento del mosaismo emendato di qualche tratto, tra popoli appartenenti a una razza opposta al genio e al carattere degli ebrei. Si comprende bene l’antagonismo naturale che esiste tra la razza indo-europea e quella semitica, la cui morale, le attitudini, le tendenze, le aspirazioni e i costumi differiscono così profondamente da quelli della prima; ma l’inimicizia che esiste tra la religione dell’una e dell’altra razza a partire dalla fondazione del cristianesimo, è inesplicabile, illogica e inconseguente. Le due religioni hanno una sorgente comune, una stessa origine: il loro fondo è lo stesso, la loro ignoranza riguardo al mondo e agli accadimenti fisici ed intellettuali è simile: lo stato di oscurantismo sviluppato e mantenuto con la violenza da parte della Chiesa durante il Medio Evo ne è una prova … irrefutabile. Solamente per gli uni il Messia promesso dalle profezie ebraiche è venuto, mentre gli altri lo attendono ancora.”
Probabilmente gli avvicinamenti tra le chiese cristiane, specialmente quella cattolica, verso i “fratelli maggiori” ebrei avvenuti negli ultimi tempi potrebbero essere interpretati anche come una conferma delle tesi del Ramée!(14.)
Passando all’Islam il Nostro scrive(pag.200) “Si può anche stupirci dell’inimicizia e dell’odio della Chiesa verso l’islamismo, religione della razza della quale gli ebrei non sono che una emanazione ….; solo che la religione di Maometto è la pura espressione delle credenze religiose dei figli del deserto; gli idiomi semitici si distinguono nettamente dalle lingue indoeuropee…”E ritornando all’ebraismo(pag.201) “la religione ebraica, le cui fondamenta sono oscure e miserabili, è una mescolanza fra tali fondamenti e i “prestiti” ricevuti successivamente dalle nazioni che avvicinavano il popolo di Israele”(15)
E continua “Si è peraltro ancor più stupiti dell’inimicizia del cristianesimo verso il mosaismo anche per il fatto che il primo per darsi una patente di nobiltà non cessa di invocare come prova ed appoggio i libri della religione ebraica.”
Continuando il suo excursus storico il Ramée scrive: (pag.214.) “Il modo  di sentire giudeo-arabo non può mantenersi che grazie a quello spirito di persecuzione che noi vediamo regnare con furore nei sinistri secoli del medio evo, periodo in cui ogni manifestazione del genio, germanico, celta o cimrico, ogni sforzo della ragione alleata alla virtù e alla scienza erano condannati, sotto la taccia di eresia, alla morte o al silenzio.”
Finalmente inizia poi il periodo della Rinascenza e possiamo leggere(pag.297) “l’edifico innalzato dall’infecondo spirito giudeo- semitico si trova, per la prima volta, di fronte al genio fecondo, gioioso, indipendente e progressivo della razza che aveva visto nascere nel suo seno le religioni più profonde e più sapienti, l’eroismo più disinteressato, l’ordine civile e politico più perfezionato, gli Stati di maggior importanza, le arti e le letterature più compiute. In una parola, lo spirito del deserto che, dall’inizio del mondo, rimane lo stesso nella sua immutabilità, si trova finalmente faccia a faccia con un genio attivo, costantemente perfettibile, e che, riconoscendo  lo straniero nel suo seno, gli domanda conto della sua presenza usurpatrice e della sua gestione degli affari spirituali e temporali: gli chiede conto delle rovine che ha causato tanto nel mondo fisico quanto in quello morale, del vuoto che ha gettato nelle anime, dei cuori che ha sconvolto e straziato!”Insomma per il Ramée si tratta  sempre dell’eterna ed universale lotta tra Ariani e  semiti!.
Vengono poi la “Riforma” e le conseguenti lotte di religione, intanto si assiste all’ascesa della borghesia(pag.314) “ …sorta di casta finanziaria, dalle vedute ristrette, meschine e conseguentemente egoiste ed anti-sociali, che  distrusse le tradizioni per gelosia verso la nobiltà, verso i migliori, l’aristocrazia di nascita, dotata di capacità e virtù, e iniziò a dare ai commerci un impulso mai visto in precedenza.”Si può qui pensare a quella “regressione delle caste” di cui scrisse Julius Evola a cui probabilmente si sovrapporrà una “regressione delle razze” con la fine del “mondo bianco”e la riduzione del pianeta ad un immondezzaio popolato da una putrescente massa di bastardi senza razza e senza patria.
Non mancano, peraltro, nel Ramée le lodi alla Gran Bretagna e al suo sistema di governo, un luogo comune a quei tempi, per coloro che avevano avversato gli eccessi della Rivoluzione del 1789. Ciò malgrado “la malattia principale(dell’Inghilterra) che consiste nella diffusione della Bibbia”(pag.346)
Il nostro non cessa  di vedere nel cristianesimo uno dei responsabili del grande sconvolgimento rivoluzionario che per lui, dopo aver distrutto non seppe edificare nulla, infatti la religione cristiana (Pag.348) “Enunciando la libertà e l’eguaglianza degli uomini, il cristianesimo non aveva proclamato che due sentimenti senza dare le più elementari nozioni politiche affinché essi potessero essere messi in pratica.” Ma il genio maligno dell’egualitarismo correva ormai per il mondo provocando rovina e devastazioni
Riassumendo(400) “Distruggendo ….il mondo antico, il cristianesimo non ha portato nulla di migliore che ne potesse prendere il posto. Esso ha stabilito un antagonismo conflittuale e irreconciliabile tra il potere spirituale e quello temporale. Ha
introdotto l’ignoranza e come conseguenza il disordine in Europa.”.
E a pag.405 possiamo leggere: “Nel veloce esame che abbiamo tracciato delle lotte tra la fede giudeo-cristiana contro la ragione e la scienza, i suoi due irreconciliabili nemici, si è potuto cogliere il loro costante antagonismo. Queste lotte sono sorte e sono continuate in seguito alla preponderanza di principi delle due razze umane, la razza araba e quella degli Ariani o indoeuropea, sui cui la prima ammette il fattore miracoloso e il sovrannaturale mentre la seconda si fa guidare dalla ragione, l’esperienza e la scienza”. Naturalmente  si può dubitare che l’autentica “visione del mondo” degli indoeuropei debba essere ridotta al razionalismo e allo scientismo (16)
Queste note hanno solo in parte soddisfatto la curiosità suscitata in chi scrive, parecchi anni or sono, dalla lettura del libro dell’Alleau, piacerebbe sapere qualche altra cosa sull’Autore, la sua vita e le altre sue opere, comunque, da quanto qui riportato, si può ritenere che possa aver avuto una certa sua importanza nella storia di un certo filone di idee manifestando, tra i primi, una visione della storia razzista, antisemitica, anticristiana e antiegualitaria, il che può venire inserito fra le varie correnti che, in un modo o nell’altro, prepararono l’ “esplosione” dei movimenti nazionali rivoluzionari del secolo seguente. “I fascismi furono l’ultimo tentativo storico fatto dall’uomo ancora in piedi per rialzare la testa dopo quasi due millenni di cristianesimo. Fu l’europeo che volle essere di nuovo se stesso- quindi paganesimo di fondo dei movimenti fascisti, che pure non ebbero scontri frontali con le chiese cristiane” S. Lorenzoni “La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi”pag.88
Possiamo concludere codeste note sui rapporti tra Europa e mondo semitico, visti attraverso l’opera di questo ormai dimenticato e per tanti versi, sconosciuto autore con queste parole, probabilmente troppo ottimistiche, di G. Batault (“Aspetti della questione giudaica”) “I valori giudei e i valori greco-romani coesistono nel mondo contemporaneo, si oppongono gli uni agli altri, non si mescolano e per ora sono i valori giudei a dominare l’evoluzione delle società. Mentre il Rinascimento si fondava sulle tradizioni greco-romane, la Riforma risalì alle tradizioni giudaiche di cui essa favorì il trionfo. Ma la Storia non è statica e i destini mutano: se oggi trionfa l’ideale giudaico-puritano con la sua visione del mondo basata sul materialismo e l’economia, con la sua morale utilitaristica e le sue concezioni umanitarie, non è detto che domani sia lo stesso. Una diversa civiltà quella che noi auspichiamo, impenetrabile a qualsiasi stimmung giudaico-puritana, raccolta intorno a nuove espressioni della humanitas ellenico-romana, rimane sempre possibile”. Specialmente oggi, quando l’occidente giudeo cristiano sprofonda nella putrefazione, nessuno può rimanere neutrale nell’eterna lotta dell’uomo ariano contro Cartagine, Gerusalemme, La Mecca  e Jew York.
ALFONSO DE FILIPPI

NOTE

(1) Si possono dedicare alcune considerazioni alle origine della civiltà egizia di cui,oggi,va di moda il rivendicarne il carattere africano se non negroide. Cominciamo con l’autore(italo americano )che si firma C.Marcus Ideus :nel suo “The Imperian Manifesto”( a cura dell’autore,USA,2011) leggiamo alle pag.298-299 “ Il famoso egittologo Walter B.Emery(1903-1971) scavando a Saqqara negli anni 30 ,trovò le tracce di una razza pre-dinastica di individui dal cranio estremamente lungo(dolicocefali) con cappelli chiarì, più alti e di più massiccia corporatura  rispettò alla popolazione indigena egizia. Dopo ulteriori studi l’Emery concluse che codesta razza non era indigena dell’Egitto ma che aveva costituito una casta governante di origini straniere. Lo studioso giunse a identificarla con gli Shemsu Hor o “discepoli di Horus”.Considerati come appartenenti ad una casta dominante sacerdotale nell’Egitto predinastico….”ma al di là di questa pur suggestiva ipotesi vi sarebbe ben altro. Marco Pizzuti nel suo “Scoperte archeologiche non autorizzate”(Il Punto d’Incontro,Vicenza,2010)scrive (pag.49) “Le prove fin qui raccolte circa l’esistenza di un’antica casta dominante di diverso ceppo razziale.,…. sono sufficienti a ribaltare completamebnte l’attuale orientamento ortodosso sulle  origini della civiltà egizia. Il professor Carleton Coon .di Harvard,nel suo libro “The Races of Europe” ci informa …. che anticamente tutti i più importanti funzionari,cortigiani e sacerdoti che rappresentarono la casta superiore della società egizia possedevano sorprendenti crani nordici,in particolare del tipo comune in Scandinavia,Gran Bretagna,Olanda e Germania settentrionale” Forse qui si esagera un poco comunque codesto autore riporta vari esempi di raffigurazioni di antichi egizi dalle caratteristiche nettamente “europee”…  “ i germanomaniaci   dell’Ahnenerbe  avevano visto  l’Egitto come un punto di arrivo  di una migrazione europea effettuatasi almeno 5.000 anni prima di Cristo. e a osservare con attenzione le statue dei faraoni  o dei dignitari delle primissime dinastie presenti al Museo del Cairo o in altri musei,c’è ancora oggi  da rimanere stupiti nel riscontrare dei volti le cui fisionomie s’incontrano tutti i giorni normalmente nel Nord Europa .Occhi azzurri,volti regolari e  fini,struttura dolicocefala della testa ,portamento elegante e così via”.Così Marco Zagni in La Svastica e la Runa- cultura ed esoterismo nella SS Ahnenerbe”(Mursia, Milano,2011 pag.379) Su codesto e simili altri temi si potrà,comunque,ritornare in futuro.

(2) Potrebbe anche essere significativo quanto scriveva la rivista  “Focus”n. 95 del settembre 2000 sotto il titolo “Il DNA avvicina ebrei e Palestinesi”: “Ebrei, Palestinesi e altri popoli
arabi della regione (Siriani e Libanesi ) sono, dal punto di vista genetico, molto vicini . E 4 mila anni fa erano ancora un’unica popolazione. …..Lo ha scoperto Harry Ostrer, direttore del programma di genetica umana all’università di New York studiando il cromosoma y di 1371 persone…Lo studio pubblicato su <Proceedings of the national academy of science> prova anche che gli ebrei hanno mantenuto quasi intatto per 4 mila anni il loro patrimonio genetico.”(. Cfr anche “Gli ebrei, gli Arabi e il dna comune”in “Il Corriere della Sera”10 v-2000) Scriveva il  Ramée (pag.405) “L’ebreo è e resterà di razza semitica.”. “Il tipo semitico si ritrova negli antichi Assiri,Siri,Fenici,Cartaginesi,e nei moderni Arabi ed Ebrei”Nicola Marselli “Le grandi razze dell’Umanità”Loescher,Torino,1880m,pag,231.”

(3) Si può notare che gli Hyksos sarebbero stati meno “barbari”di quanto li abbiano fatti passare gli antichi egizi, Oggi,infatti, si riconosce che  essi si integrarono in fretta nella zona occupata e con gli Egizi condivisero ben presto usanze e tradizioni. La più importante fu l’introduzione del cavallo e del cocchio che diventò fondamentale nella futura storia del paese; introdussero anche nuovi tipi di pugnali e spade, l’arte della lavorazione del bronzo e il robusto arco a lunga gittata. Probabilmente in gran parte semiti  sarebbero stati guidati da una aristocrazia guerriera almeno in parte di origini indo-europee.

(4)“Essere manicheista significa credere e affermare i due  principi …,ne deriva una geografia dualistica per cui i due principi sono concepiti come due regioni separate da una frontiera più o meno ideale,in continuo movimento e simmetricamente antitetiche:la regione del bene a nord e quella del male al sud.”Alain Besançon “Le origini intellettuali del leninismo”Sansoni,Firenze,1978,pag.11

  (5 ). C. Letourneau in “La guerra nelle diverse Razze Umane”(Voghera ed.,Roma,1897 pag. 318 )scrive:“I popoli barbari di tutti i paesi sono insieme avidissimi degli averi e molto prodighi della vita altrui.

Tuttavia, presso nessun’altra razza bianca, questa doppia caratteristica è così spiccata come lo è presso i Semiti in generale. Del pari nessun popolo Ariano  ebbe il fanatismo così forsennato, così feroce e così tenace quanto gli Assiri, i Giudei e gli Arabi, senza neppure parlare di Tiro, di Cartagine e del culto di Moloch, il divoratore di bambini  Sembra davvero che ci troviamo di fronte ad un’impronta particolare a tutta intera la razza. Tuttavia quest’impronta è ancora imperfettamente visibile presso gli Arabi primitivi o rimasti tali. Gli Arabi anteislamici ed i Beduini sono mediocremente religiosi e se uccidono volentieri, per lo meno non si compiacciono nelle carneficine. Gli è in uno stadio posteriore della loro civiltà che la sete di sangue e di saccheggio si è esaltata presso i Semiti ed ha seguito passo passo lo sviluppo del fervore religioso …… Le divinità semitiche, create ad immagine dei loro adoratori, hanno incoraggiato gli istinti cupidi e sanguinari, anzi li hanno giustificati. A partire da questo punto, tutti i popoli aventi un culto diverso sono, davanti agli occhi degli ortodossi una preda da divorare. Sterminarli, saccheggiarli è fare cosa pia. Su questo punito Assur, Jeova ed Allah sono d’accordo e i loro seguaci li ubbidiscono con ardore instancabile.” Silvano Lorenzoni (“Ricordando i nostri Avi Pagani” in “Primordia” A. VIII N. XV Equinozio d’Autunno 1999) sosteneva: “Gli indoeuropei si presentarono sempre e ovunque quali tempre di signori e di conquistatori, aureolati da un’uranica – anche se occasionalmente sinistra – grandezza: essi sicuramente furono spesso odiati, ma era impossibile disprezzarli. Ben diverso fu il caso dei semiti: ladri del deserto, si presentavano come predoni, che utilizzavano la tecnica partigiana di colpire e scappare oppure che si infiltravano nella società civile offrendosi come inservienti e avviando le loro donne alla prostituzione ( fin dai tempi molto antiche è documentato come in Sumeria ci fosse una popolazione di iloti semiticofoni)-oppure come mercenari, grandi conoscitori dell’ambiente desertico. Se gli indoeuropei finirono invariabilmente con l’arricchire culturalmente le zone da loro conquistate, la prevalenza semitica, fu, del pari, invariabilmente, foriera di decadenza e imbarbarimento.”
Si può per un inquadramento  generale del problema rimandare a “Tre Aspetti del Problema Ebraico”limitandoci qui a citare da codesto testo a pag. 189 :“Che cosa caratterizza la spiritualità delle civiltà semitiche in genere? La distruzione della sintesi ariana di spiritualità e virilità.

 Fra i Semiti abbiamo da una parte una affermazione crassamente materiale e sensualistica, ovvero rozzamente e ferocemente guerriera (Assiria)del principio virile; dall’altra, una spiritualità devirilizzata, un rapporto “lunare”  prevalentemente sacerdotale rispetto al divino, il pathos della colpa e dell’espiazione, tutto un romanticismo impuro e incomposto e, a lato, quasi come una evasione, un contemplativismo a base naturalistico- matematica.”

Riportiamo infine quanto scriveva l’Evola in “Sintesi di Dottrina della Razza”(pag. 112-113 dell’ed. AR, Padova, 1994), delle “civiltà ariane”: “si può dire che l’elemento semitico, ma poi soprattutto quello giudaico, rappresentò l’antitesi più precisa, per esser, tale elemento, una specie di condensatore dei detriti razziali e spirituali delle varie forze scontratesi nell’arcaico mondo mediterraneo.”

(6) “…,è un punto di svolta fondamentale della storia quello della rivolta di Roma patrizia(509 a. C.) che,ucciso Servio, caccia il Secondo Tarquinio,pone fine alla dinastia straniera e spezza il vincolo della precedente civiltà-quasi co
ntemporaneamente alla cacciata dei tiranni popolari e alla restaurazione dorica in Atene(510 a.C.)”J.Evola “Rivolta contro il Mondo Moderno”Bocca,Milano,1951,pag.362

(7)  Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Apollonio Molone (a volte semplicemente chiamato Molone), fu un maestro di retorica greco, attivo verso il 70 a.CEra nativo di Alabanda, una città della Caria, nella moderna Anatolia, ed allievo di Menecles. In seguito si stabilì a Rodi. Visitò due volte Roma come ambasciatore di Rodi e presero lezioni da lui sia Marco Tullio Cicerone – che lo visitò anche durante il suo viaggio in Grecia del 79-77 a.C. – che Gaio Giulio Cesare. Alcuni attribuiscono agli insegnamenti di Apollonio Molone il loro successo come oratori, Cicerone ancor più di Cesare. Si pensa che citasse gli insegnamenti di Demostene quando diceva ai suoi allievi che le tre cose più importanti nell’arte della retorica erano «La dizione, la dizione ed ancora la dizione». Nei tribunali di Roma godeva di una grandissima reputazione, e gli fu anche concesso di rivolgersi al Senato romano in greco, un onore che non sempre veniva accordato neppure agli ambasciatori stranieri. Cercò di attenuare il ricco ed elaborato stile retorico proveniente dall’Asia e si sforzò di sostenere la tendenza all'”atticizzazione”. Si dedicò alla scrittura di commentari alle opere di Omero e, secondo Giuseppe Flavio, si abbandonò a violenti attacchi contro gli ebrei.”

(8) Già il Conte di Gobineau ebbe a scrivere degli antichi Ebrei “Questa nazione, malgrado quello che ha potuto pretendere, non possedette mai, non più dei Fenici, una civiltà propria”(cfr.<Essai sur L’Inegalitè des Races Humaines>Libro II Cap. IV( cfr. l’Edizione Belfond, Paris 1967, pag. 269. ) .In seguito il famoso poligrafo francese Gustave Le Bon scrisse (“Le Prime Civiltà”, Sonzogno, Milano, 1890 pag. 603) “gli Ebrei non possedettero né arti, né scienze, né industrie, né nulla infine di quanto costituisce una civiltà. Essi non portarono mai la benché minima contribuzione all’edificio delle cognizioni umane, né mai oltrepassarono quello stato di semi/barbarie dei popoli che non hanno storia. Se essi finirono per possedere delle vere e proprie città, ciò devesi ascrivere al fatto che, per le condizioni dell’esistenza in mezzo a vicini giunti ad un grado d’evoluzione superiore, era per essi una necessità l’averne; ma le loro città, i loro templi, i loro palazzi, gli Ebrei erano assolutamente incapaci di edificarli essi stessi, e nel tempo del loro maggiore potere, sotto il regno di Salomone, è dai paesi stranieri che furono obbligati a far venire gli architetti, gli operai e gli artisti di cui nessun emulo esisteva allora in seno a Israele”e poco oltre(pag. 611). “Durante i suoi lunghi anni di storia, Israele non produsse che un libro, l’Antico Testamento, e di quel libro solo alcun e poesie liriche meritano seria considerazione. Il resto si compone di visioni di allucinati, di fredde cronache e di racconti osceni e sanguinosi.”.
Pochi anni dopo l’italiano Pietro Ellero in “La Vita dei Popoli”(Utet, Torino, 1925, vol. pag. 397 ) scriveva: “E molto probabilmente … non furono che un regolo scellerato e un regolo, scostumato di un oscuro cantone dell’Asia il suo David e il suo Salomone, cotanto da essi magnificati e di cui il mondo neppur si accorse”.(Seppur Davide,Salomone etc, siano mai esistiti!)
Giustamente lo stesso Evola ebbe a scrivere in “Importanza dell’idea ariana” in “La Stampa” 13 XI-1942(ora in “I Testi de “La Stampa”” AR, Padova, 2004 pag. 32) “… assurda l’idea che l’antica civiltà ebraica abbia rappresentato qualcosa di privilegiato e di superiore, tanto modesta appare la statura di Israele di fronte all’etica e alla spiritualità comune alle antiche stirpi ario-elleniche, indo-arie, ario-romane, ario-iraniche.”
Citiamo ancora Georges Batault (“.Aspetti della Questione Ebraica”AR, Padova, 1984, pag. 17) “Senza il trionfo del cristianesimo la storia del popolo di Israele ci sarebbe più estranea, più sconosciuta e più indifferente di quella di popoli dell’Asia Minore, come i Lidi, i Fenici o gli Ittiti, che hanno svolto, senza dubbio, nel mondo antico un ruolo infinitamente più importante di quello degli Ebrei- piccola popolazione priva di cultura, costantemente vinta e conquistata, sottomessa e dispersa. In definitiva, quanto ci viene insegnato sotto il nome di “Storia Sacra” non si colloca affatto in una dimensione o sul piano della Storia tout court.”. “

(9)Nel curioso,e ormai obsoleto,libro di Emilio Bossi “Gesù Cristo non è mai esistito”,edito nel 1903  e riproposto nel 1976 da La Fiaccola di Ragusa,si legge in nota a pag.163 “Il cristianesimo infine,nella sua forma …. Cattolica produce,come notava e dimostrava Galton ,una selezione a rovescio,eliminando o distraendo le forze più vive e più utili dall’opera sociale, sì che anche oggi  vediamo dei fenomeni spiccati di decadenza dovuta a tale malefica azione ,operante per la legge di eredità”. E numerate le vittime della Inquisizione spagnola l’Autore ne deduceva “Ciò deve produrre  un grave deterioramento della razza”. Si può dissentire su alcuni punti ma il fenomeno è innegabile e sarà bene ritornarvi in futuro.

(10)Per risparmiare al lettore l’eventuale “fatica”di farlo lui, ricorriamo ancora una volta a Wikipedia : “.Anne Gabriel Henri Bernard, marchese di Boulainvilliers (Saint-Saire, 11 ottobre 1658Parigi, 23 gennaio 1722) è stato uno storico e politologo francese.                 Fu educato al collegio di Juilly e militò nell’esercito fino al 1697. Pubblicò numerose opere, tutte uscite dopo la sua morte, di cui le più importanti sono:Histoire de l’ancien gouvernement de la France (La Haye, 1727) Etat de la France, avec des memoires sur l’ancien gouvernement (London, 1727) Histoire de la pairie de France (London, 1753) Histoire des Arabes (1731).                                 La sua visione della politica è incentrata sull’esistenza di due “razze” all’interno della Francia feudale: quella aristocratica (costituita dagli eredi del popolo franco) e quella popolare (composta dagli eredi della componente gallo-romana). Essendo un fervente aristocratico, le sue analisi sulle strutture del potere monarchico, erano tese sia a delimitare che a delegittimare la figura del re, in particolare quella del re come sovrano assoluto, perfettamente incarnato nella figura di Luigi XIV. Per de Boulainvilliers non esiste diritto naturale che tenga: lo Stato si fonda essenzialmente su uno stato di guerra permanente: la stessa concezione di libertà per de Boulainvilliers è quella del più forte che è libero di opprimere la libertà di un secondo, contrariamente a qualunque principio di uguaglianza. Per lui infatti solo nella disparità è possibile la libertà, poiché la storia mostra chiaramente che non c’è alcuna possibilità di dividere il potere equamente tra tutta la popolazione: ogni volta che ciò è avvenuto c’è stato un crollo del sistema amministrativo. Quindi il sovrano che vorrà
eliminare l’aristocrazia per avere un potere più diretto, assoluto, andrà incontro alla necessaria fine del suo Stato. Ciò avverrà essenzialmente poiché la distinzione tra
aristocrazia e plebe è necessaria: i primi pensano alla guerra, i secondi a produrre. Nel momento in cui questo meccanismo salta, gli aristocratici non sono più sostentati dal popolo, dunque l’esercito deve essere mantenuto monetariamente. Ciò comporta due cose: un apparato fiscale pesantissimo e l’istituzione di un esercito mercenario: il primo pesa gravemente sulla popolazione e la fa diventare insofferente, il secondo è composto da persone che non combattono per proprio diretto interesse e che quindi possono essere facilmente dissuase dal combattere per il paese da cui sono state assoldate. Tutto ciò è avvenuto, secondo de Boulainvilliers già con l’Impero Romano. proprio all’epoca dell’invasione dei Franchi in Gallia.”

(11) Si può qui far cenno ad alcune intuizioni di Federico Nietzsche come le riassume Domenico Losurdo nel suo fondamentale “Nietzsche, il ribelle aristocratico”(Bollati Boringhieri,Torino,2002,pag497.(Considerazioni simili,a ben vedere le si trova anche in certi scritti di Julius Evola) “Oltre che nel mondo greco,l’influenza nefasta dell’ebraismo si fa sentire anche nel mondo romano.  L’antichità classica su cui riesce a trionfare la religione ebraico-cristiana è una Roma che ha smarrito la sua autenticità,è una “Roma giudaizzata”,già profondamente intrisa di ebraismo,già contaminata  da una presenza estranea e ostile. Un’antitesi netta attraversa in profondità la storia dell’Occidente,ed essa può essere così sintetizzata: “Roma contro Giudea, Giudea contro Roma”.Dopo aver conseguito una decisiva vittoria prima con l’infiltrazione e sopraffazione giudaiche del mondo antico(con la rivoluzione ebraico-cristiana),poi con la Riforma e con la Rivoluzione francese. Giudea continua ad essere ispiratrice dello stesso movimento socialista il quale,con i suoi sogni di palingenesi sociale,non fa altro che riprendere e agitare la “spregevole frase ebraica del cielo sulla terra”Il ciclo della sovversione  é iniziato col profetismo ebraico così che (pag.498) “da oltre due millenni sempre la stessa rivoluzione che continua in tutto il mondo ebraico-cristiano”.

 (12) Un testo che riteniamo utilissimo per questo tipo di “revisionismo storico”è quello di Giovanni Garbini “Storia e Ideologia nell’Israele Antico”(Paideia, Brescia, 1986), a pag. 37 vi si può leggere: ” L’impero di Davide e di Salomone, il potente regno del nord, il lungo regno del sud con la sua dinastia davidica non ci hanno lasciato neppure un documento, uno solo, della loro esistenza. Nessuno dei quaranta re, da Saul a Sedecia, ci ha lasciato una traccia diretta del suo nome; del famoso tempio di Salomone non si ha alcuna iscrizione votiva, come se ne hanno di tutti gli altri templi antichi.”E a pag. 40: “..dopo l’esilio non c’ è una sola fonte extra/ebraica che parli degli Ebrei fino ad Alessandro magno, e anche dopo Alessandro le notizie degli scrittori greci sono tanto rare quanto vaghe e tratte comunque da qualche opera scritta in greco dagli stessi Ebrei-” . Più recentemente è stato scritto “ Nel corso degli ultimi 2 secoli la critica biblica ha dapprima smantellato la storicità della creazione e del diluvio, poi quella dei patriarchi, (poi sempre seguendo l’ordine cronologico) quella dell’Esodo e della conquista di Mosè e Giosuè, del periodo dei Giudici e della “Lega delle 12 Tribù”arrestandosi al regno unito di David e Salomone considerato sostanzialmente storico … La più recente critica al concetto stesso di regno unito ha messo in crisi totale il racconto biblico”(Mario Liverani “Oltre la Bibbia-Storia antica di Israele” Laterza,Bari, 2009 pagg VII-VIII) Vien da pensare che la “Sacra Scrittura”base delle “religioni abramitiche”sia solo un (brutto)romanzo!

(13) Si ricordi che secondo alcuni il vero fondatore del cristianesimo sarebbe Paolo il quale avrebbe travisato la figura di Gesù,che ,tra l’altro non aveva mai conosciuto,alcuni hanno voluto vedere nel Cristo “storico”(non quello, ritenuto falsificato, dei Vangeli)un esponente della resistenza ebraica anti romana forse figlio e successore del capo partigiano Giuda di Gamala  (Cfr Samuel Brandon “Gesù e gli Zeloti”Rizzoli,Milano,1983 e anche Giancarlo Tranfo “La Croce di Spine”Chinaski,Genova,2008)

(14)Molto probabilmente da varie parti si  è dato all’antigiudaismo cristiano (e cattolico)una dimensione ed una intensità esagerati si può,peraltro, citare da una nota autrice di libri sulla “guerra occulta”: Nesta H.Webster che nel suo “Secret  Societies and Subversive Movements”(Christian Book Club of America,USA,s.i.d.,ma il tetso risala al 1924)pag.381 “Consideriamo quello che la cristianità ha realmente fatto per gli ebrei. E’stato detto molto intorno alle persecuzioni che hanno sofferto,ma  che cosa è stato detto dalla straordinaria indulgenza che si è mostrata verso di loro a causa del rispetto dei cristiani verso la Bibbia? . per centinaia di anni gli scolari cristiani sono stati allevari con la storia dell’Antico Testamento e le concrezioni cristiane hanno ascoltato con partecipazione il racconto delle sofferenze di Israele e delle sua speranze di una restaurazione definitiva. Tutto il sostegno dato al sionismo nasce da questa tradizione. Il cristianesimo …… ‘ha costituito la maggior protezione per gli ebrei. Se la cristianità crollasse,tutta la storia che gli ebrei sono stati il popolo eletto,per quanto concerne le popolazioni gentili,crollerebbe  insieme ad essa…”

(15)Si potrà ritornare in futuro sia sull’inconsistenza storica e archeologica delle “sacre scritture”ebraiche sia dei “prestiti” che la religione ebraica ebbe da Cananei,Egizi,e soprattutto riguardo agli elementi di ordine superiore,dalla Persia dominata dagli Arii. “Anche lo Zoroastrismo persiano ebbe ripercussioni sulla concezione religiosa ebraica(i concetti di male e bene, Dio e Satana, Giudizio universale e Resurrezione dei morti) ” AAVV “Enciclopedia delle religioni”Garzanti, Milano1989, pag.320.

(16) “..non si può ignorare che vi sono taluni per i quali la tradizione europea si identifica con quel razionalismo che occupa appena  due o tre secoli della millenaria storia europea e che rappresenta solo un aspetto particolare della aspirazione alla chiarezza insita nella vocazione apollinea della razza bianca. Adriano Romualdi “Sul problema di una Tradizione Europea”Vie della Tradizione,Palermo s.i.d.,pag.6 

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2 Comments

  • Jaio 18 Novembre 2012

    Interessante analisi del Ramée sul suo libro che in Francia é poco conosciuto (Si veda la sua biografia
    alla pagina http://www.inha.fr/spip.php?article2505
    )o comunque é caduto nell’oblio. Ramée avrebbe potuto lavorare come architetto perché aveva imparato l’architettura da suo padre. Invece nel 1850 fu licenziato per negligenza dei cantieri dalla comissione per le arti e gli edifici religiosi che lo aveva incaricato di costruire, su un suo progetto, una torre e un’ala nella cattedrale gotica di Beauvais che pensava rifare in neogotico nello stile del 1600. Cosa che Delacroix, nel suo diario criticava ironicamente il 27 febbraio 1850.

  • Jaio 18 Novembre 2012

    Interessante analisi del Ramée sul suo libro che in Francia é poco conosciuto (Si veda la sua biografia
    alla pagina http://www.inha.fr/spip.php?article2505
    )o comunque é caduto nell’oblio. Ramée avrebbe potuto lavorare come architetto perché aveva imparato l’architettura da suo padre. Invece nel 1850 fu licenziato per negligenza dei cantieri dalla comissione per le arti e gli edifici religiosi che lo aveva incaricato di costruire, su un suo progetto, una torre e un’ala nella cattedrale gotica di Beauvais che pensava rifare in neogotico nello stile del 1600. Cosa che Delacroix, nel suo diario criticava ironicamente il 27 febbraio 1850.

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