Quando, nel lontano 1949, i paesi del Nord America e dell’Europa Occidentale sottoscrissero il Patto Atlantico, questo rispondeva ad una logica ben precisa: creare un’alleanza militare difensiva per dissuadere l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche dalla tentazione di invadere uno o più Paesi europei. Nacque così la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), struttura militare oggettivamente egemonizzata dagli Stati Uniti: i soci minori ‒ tra cui l’Italia ‒ lo sapevano perfettamente, ma accettavano questa diminutio a fronte dell’indubbio vantaggio di poter contare su una formidabile struttura di difesa comune.
All’epoca ‒ non v’è dubbio ‒ l’Unione Sovietica rappresentava una minaccia concreta: era guidata dal saldo braccio di Stalin, poteva contare su un’alleanza militare che riuniva le nazioni dell’Europa Orientale ‒ poi consacrata nel Patto di Varsavia ‒ e si giovava della solidarietà di forti partiti comunisti, soprattutto in Italia e in Francia. Ai nostri giorni, però, la situazione è totalmente cambiata: l’Unione Sovietica è scomparsa fra i conati della perestrojka, il Muro di Berlino si è sbriciolato, il Patto di Varsavia si è dissolto e i partiti comunisti sono stati socialdemocratizzati e guadagnati alla causa dei “mercati”.
Dunque, dal 1° luglio 1991(data dello scioglimento del Patto di Varsavia) la NATO ha perduto la sua funzione e la sua stessa ragion d’essere. La Federazione Russa, infatti,non coltiva alcun proposito aggressivo, non minaccia nessuno e, come massimo della bellicosità, difende dalle aggressioni altrui le popolazioni russe che si trovano immediatamente al di là dei propri confini. ieri nell’Ossezia del sud (aggredita dalla Georgia), oggi nel Donbass (aggredito dall’Ukraina). Al riguardo, v’è da tener presente qualche piccolo particolare: sia nel caso della Georgia che nel caso dell’Ukraina, ad indurre gli aggressori a provocare i russi sono sempre stati gli USA; ufficialmente o ufficiosamente, con le minacce dei suoi Presidenti o con i miliardi delle associazioni “filantropiche”, pilotando incredibili “rivoluzioni colorate” o finanziando rivolte armate per abbattere i poteri legittimati dal voto democratico. Stando così le cose, dunque, la NATO doveva essere sciolta vent’anni fa. O, in alternativa, doveva essere riprogrammata: si doveva, cioè, sostituire una strategia antirussa oramai superata con una nuova strategia, volta a fronteggiare un altro potenziale nemico. E non occorreva essere esperti in alta strategia per immaginare che il pericolo per la “prima linea” atlantica ‒ cioè per l’Europa ‒ sarebbe potuto venire soltanto da sud, da un mondo arabo e mediorientale in grande fermento. La Russia non era ‒ e non è oggi ‒ un nemico per l’Europa, ma un prezioso partner economico, oltre che un alleato naturale nella lotta contro il fondamentalismo islamico: se dovesse crollare la robusta “diga” antifondamentalista che la Russia di Putin ha eretto nel Caucaso, le conseguenze per l’Europa sarebbero disastrose.
Ma, se così fosse stato ‒ se cioè la NATO fosse stata riprogrammata ‒ si sarebbero dovute riscrivere regole e competenze. I Paesi europei, i Paesi euromediterranei soprattutto, essendo praticamente a contatto con il potenziale aggressore, avrebbero dovuto assumere un ruolo più incisivo, avrebbero dovuto dettare ‒ loro ‒ la linea da seguire in Libia o in Tunisia, in Siria o in Egitto, avrebbero dovuto decidere ‒ loro ‒ quali erano i paesi amici e quali i paesi da cui potesse giungere una eventuale minaccia.
Invece non è stato fatto nulla di tutto questo. Anzi, si è sancito che la NATO è una struttura americana cui i sudditi europei devono obbedienza; una obbedienza, peraltro, piuttosto salata, perché ‒ come ha ammannito il maestro Obama agli scolaretti europei ‒ «la libertà non è gratis».
Quindi, la NATO deve continuare ad osteggiare la Russia, e deve obbligare le nazioni europee ad una politica sanzionistica che non è per loro conveniente, al solo scopo di favorire gli interessi commerciali degli Stati Uniti. Quanto al teatro mediterraneo, poi, gli europei dovranno soltanto fornire truppe e bombardieri, seguendo la politica che in quelle zone hanno determinato altri alleati degli Stati Uniti: per la precisione, Israele ed Arabia Saudita.
Così, dal nulla, i soldi di una certa provenienza hanno fatto nascere l’ISIS, uno Stato terroristico che ha il compito di sovvertire gli assetti territoriali dell’intero Medio Oriente. Così come si è abbattuto Gheddafi per favorire in Libia gli jahidisti che vogliono creare un Califfato anche li, a poche braccia di mare dalle nostre coste. Così come si sta assistendo inerti, in Africa, al tentativo di spingere a sud la frontiera dell’islamismo, utilizzando Boko Haram e i rapitori di ragazzine. In questa ottica, naturalmente, l’ISIS non deve essere distrutto ma soltanto ricondotto entro certi confini, evidentemente stabiliti da Qualcuno. Obama lo ha ammesso candidamente: «La mia priorità è assicurarmi che le posizioni guadagnate dall’ISIS in Iraq siano riportate alla situazione precedente.» Avete capito? Le truppe jahidiste non devono essere bombardate a tappeto, ma soltanto colpite ai fianchi, quel tanto che le costringa a non farsi prendere dall’entusiasmo e a non andare a decapitare la gente oltre una certa linea. Una NATO “riprogrammata” avrebbe potuto dire la sua, avrebbe potuto magari suggerire di fronteggiare la minaccia jahidista. Questa NATO, invece, al guinzaglio degli americani, deve fingere di non accorgersi del grave pericolo che minaccia l’Europa, e in primo luogo l’Italia. Questa NATO al guinzaglio degli americani deve prepararsi a una “guerra santa” contro la Russia di Putin, al solo scopo di favorire gli interessi petroliferi degli americani e dei loro alleati mediorientali.
Intanto, da pochi giorni a questa parte, un primo paese NATO è coinvolto nel conflitto ukraino: si tratta del lontano Canada (ma che cacio c’entra?), che ha annunziato l’invio di attrezzature militari di supporto alle forze di Kiev. Certe cose non avvengono per caso, e nemmeno per un colpo di sole di qualche governante sprovveduto. E ciò, soprattutto, quando riguardano un soggetto che “non ci azzecca”. Ma il Canada fa parte della NATO. Qualcuno, evidentemente, lavora per estendere il conflitto.
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