9 Ottobre 2024
Storia

A Salonicco. La sfilata dei contingenti italiani ammiratissimi dalla popolazione e dalle truppe alleate.

All’inizio della grande guerra, quando l’Italia non era ancora scesa in campo, la strategia dell’impero britannico mirava al controllo, oltre che del canale di Suez, anche dei pozzi petroliferi dell’Arabia, dell’Iraq e della Persia, quindi ritenne utile che lo stretto dei Dardanelli, quale accesso al Mar Nero, dovesse essere conquistato. Sottraendo i Dardanelli al dominio turco, le forze dell’Intesa avrebbero avuto passaggio libero per i rifornimenti alla Russia che, conseguentemente, avrebbe potuto incrementare la pressione sul fronte orientale ai danni di Austria e Germania.

Lo stretto dei Dardanelli era una roccaforte delle difese turche e Churchill, allora in carica come primo Lord dell’ammiragliato inglese, inviò per la battaglia, un corpo di spedizione della Royal Navy denominato ANZAC, dalla nazionalità dei componenti tutti soldati australiani e neozelandesi. Il contingente sbarcò nei Dardanelli per quella che fu una delle più sanguinose pagine della guerra: la campagna di Gallipoli.

I soldati ricevettero una pessima accoglienza dalle mitragliatrici e dalle mine turche e caddero a migliaia sulla spiaggia nel tentativo di prendere terra, il resto lo fecero le condizioni ambientali e climatiche; il caldo e la scarsità d’acqua causarono disidratazione, dissenteria e un’epidemia di colera. La battaglia si concluse dopo 259 giorni col reimbarco delle truppe inglesi e dopo aver lasciato sul campo 205.000 caduti.

Resosi impossibile conquistare i Dardanelli e venuti a mancare i rinforzi provenienti dalla Russia, le truppe dell’Intesa si concentrarono in uno sforzo unanime nei territori dell’Epiro greco a sostegno degli alleati ivi impegnati. Si rese necessario dunque sollecitare l’Italia, appena scesa in guerra, all’invio di aiuti e il nostro esercito approntò un corpo di spedizione di 44.000 uomini che sbarcò a Salonicco ai primi di agosto del 1915.

Salonicco

Negli anni successivi molti furono i bersaglieri che si fecero onore in terra di Macedonia. Desidero ricordare, uno su tutti, il Maggiore Tonti Ulrico, di Forlì del Sannio (IS), un molisano che venne insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: «In aspro combattimento preparava una colonna d’assalto di forza superiore alle competenze del suo grado con ammirevole calma e grande riflessività, infondendo fiducia in tutti, e, alla testa di essa, percorrendo terreno scoperto e sconvolto dal violento tiro nemico, con meraviglioso slancio e magnifica opera personale, brillantemente occupava gli obiettivi assegnatigli. Si poneva poi, di sua iniziativa, alla testa di un’ulteriore ondata d’assalto formata di due sole compagnie, per la conquista delle seconde linee e delle artiglierie nemiche, dando fulgida prova di coraggio, e, nel momento in cui raggiungeva lo scopo, rimasto colpito a morte, noncurante di sé, continuava ancora ad eccitare i suoi uomini, fin quando cadde esanime. Eroico esempio di suprema virtù militare ». — Nord Meglenci (Macedonia), 9 maggio 1917

La nostra discesa in guerra a fianco delle potenze dell’Intesa, col Trattato di Londra, prevedeva come condizione finale il ritorno di parte della Dalmazia all’Italia, l’occupazione di zone minerarie in Anatolia (Smirne),oltre ai possedimenti delle isole del Dodecanneso e della Libia. Con l’entrata in guerra della Grecia, a metà 1917, e degli Stai Uniti, che non ci riconobbero la validità di quanto firmato, tutti gli “accordi preliminari” saltarono e finì come sappiamo…

Franca Poli

4 Comments

  • Accad 21 Settembre 2014

    Mi consenta una mia valutazione, La concessione della Dalmazia era uno specchietto per le allodole; mai e poi mai l’Inghilterra avrebbe concesso all’Italia ne di trasformare l’Adriatico in una sorta di mare chiuso ne, tanto meno, le avrebbe concesso di mettere piede nell’antemurale balcanico. Un Italia protesa nel Mediterraneo (dalla Sardegna al Dodecanneso) era già troppo, figuriamoci un ingresso nei Balcani. I fatti di Albania e di Fiume furono emblematici e lo sviluppo delle crisi nel primo dopo guerra i segnali di allarme per la IIa GM.

    • Franca Poli 22 Settembre 2014

      Niente di più vero, la ringrazio per il suo competente intervento, servirà ad arricchire il mio pezzo che, come avrà letto nella premessa pubblicata la settimana scorsa, non ha velleità di fare approfondimenti storici, ma tende a riportare alla vita uomini e gesta, raccontando con semplicità episodi sconosciuti ai più. Spero che nel prosieguo dei miei appuntamenti avrò il piacere di trovare ancora le sue interessanti osservazioni. Franca Poli.

  • Accad 21 Settembre 2014

    Mi consenta una mia valutazione, La concessione della Dalmazia era uno specchietto per le allodole; mai e poi mai l’Inghilterra avrebbe concesso all’Italia ne di trasformare l’Adriatico in una sorta di mare chiuso ne, tanto meno, le avrebbe concesso di mettere piede nell’antemurale balcanico. Un Italia protesa nel Mediterraneo (dalla Sardegna al Dodecanneso) era già troppo, figuriamoci un ingresso nei Balcani. I fatti di Albania e di Fiume furono emblematici e lo sviluppo delle crisi nel primo dopo guerra i segnali di allarme per la IIa GM.

    • Franca Poli 22 Settembre 2014

      Niente di più vero, la ringrazio per il suo competente intervento, servirà ad arricchire il mio pezzo che, come avrà letto nella premessa pubblicata la settimana scorsa, non ha velleità di fare approfondimenti storici, ma tende a riportare alla vita uomini e gesta, raccontando con semplicità episodi sconosciuti ai più. Spero che nel prosieguo dei miei appuntamenti avrò il piacere di trovare ancora le sue interessanti osservazioni. Franca Poli.

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