Il piacere del “Tempo terrestre”.
Mi piacciono quelle “cose” le quali nel “Tempo terrestre” rimangono immutabili.
Una di queste è lo “stato-golem” costituito con i brandelli di altre nazioni a ridosso della Prima Guerra Mondiale. E sto parlando della Polonia.
Il “Tempo terrestre” non mente, mai. Cerchiamo di alterarlo, di dilatarlo, di lavarlo a 90° per restringerlo, ma lui, imperterrito, è meglio d’una barretta d’iridio: immutabile.
A seguito della Prima Guerra Mondiale, nell’ambito del “Trattato di Versailles” (firmato il 28 giugno 1919), si crea a tavolino la repubblica di Polonia, dando per la sua formazione, ma soprattutto per lo sbocco sul Mar Baltico, le terre tedesche con parte della Slesia, della Posnania e della Prussia Occidentale. Così facendo si separa il territorio nazionale della Germania in due parti tra loro non comunicanti, dove a ovest si ha la parte principale con capitale Berlino, ad est la Prussia Orientale e al centro le terre date alla Polonia che vengono generalmente indicate con il nome di “corridoio di Danzica”.
La stagione venatoria polacca dura poco più di vent’anni.
Alla fine del 1918 la Polonia attacca la Repubblica Nazionale dell’Ucraina Occidentale, con la sconfitta di quest’ultima.
Nel febbraio del 1919 la Polonia attacca la Russia e invade la Bielorussia, la Lituania e l’Ucraina; la guerra durerà un paio d’anni.
Sempre nel 1919, nella provincia di Posen e nell’Alta Slesia, i tedeschi sono attaccati da organizzazioni polacche appoggiate dallo Stato; molti civili sono ammazzati, torturati, feriti, internati e chi può scappa in Germania. Violenze e soprusi sono perpetrati dallo stesso governo polacco.
In pratica già dal 1919, ma taluni sostengono che il tutto è già avviato alla fine del 1918, i polacchi danno la caccia ai tedeschi.
Esercizi pubblici condotti da tedeschi sono fatti chiudere e così aziende tedesche più che fiorenti sono costrette a fare altrettanto. Le terre di proprietà di tedeschi sono arbitrariamente espropriate, anche e soprattutto grazie a una piratesca “riforma agraria” che innanzitutto mira a togliere le terre ai cittadini di madrelingua tedesca per darle a polacchi.
Successivamente, durante gli Anni Venti e Trenta, talune organizzazioni estremiste civili polacche e le forze militari fomentano la guerra contro la Germania. Ad esempio, nel 1929, si parla e si scrive sui quotidiani di muovere guerra contro la Germania per la conquista di nuove terre e l’annientamento («non ci saranno prigionieri») della popolazione tedesca; nel 1931 si approntano i piani d’invasione della Slesia e il 6 marzo 1933 la Società delle Nazioni deve intervenire per bloccare l’invasione polacca della Città Libera di Danzica e della Prussia Orientale. Difatti il generale Józef Pilsudski, massone, (1867 – 1935) vuole convincere il governo francese ad una “guerra preventiva” per annientare la Germania che si sta riprendendo economicamente.
Nel marzo 1936 è la volta del colonnello Józef Beck (1894 – 1944), ministro degli Esteri polacco: costui ripropone la “guerra preventiva” contro la Germania, nell’ambito di un articolato piano appoggiato anche dal governo d’Inghilterra.
La “vexata quaestio” di Danzica
La Polonia, nel marzo 1939, si prepara ad attaccare la Germania e le varie armate prendono posizione nel territorio: «Il Comando supremo polacco aveva impartito il 21 marzo gli ordini di dislocazione. (…) L’esercito polacco agli ordini di Rydz-Smigly si articola in 30 divisioni di fanteria (più 9 di riserva), 11 brigate di cavalleria, 3 brigate da montagna, 2 brigate meccanizzate – la 10a del colonnello Stanislaw Maczek e la Warszawa del colonnello Stefan Rowecki-Grot – per un totale di 52 divisioni» (Marco Patricelli, Le lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra, Utet, Torino 2004, p. 236).
Poi il tutto, nel “Tempo terrestre”, pare velocizzarsi. Seguiamone brevemente le tappe che portano alla Seconda Guerra Civile Europea.
-15 giugno. Germania, legge sulla Reichsbank: lo Stato tedesco ha finalmente moneta propria, senza signoraggio bancario; inglesi e statunitensi se ne hanno parecchio a male.
-23 agosto. Firma del patto di non aggressione tra Germania e Russia (“Patto Ribbentrop – Molotov”).
-25 agosto. Firma del trattato tra Inghilterra e Polonia che vincola le nazioni al soccorso militare in caso sia di minacce sia d’attacco.
-28 agosto. Proseguono gli sconfinamenti e gli attacchi militari nella Prussia Orientale da parte dei Polacchi.
-29 agosto. Le divisioni polacche si preparano per attaccare e occupare lo Stato Libero di Danzica, la Prussia Orientale e attaccare la Germania ad ovest.
-30 agosto. Forze polacche bloccano il traffico ferroviario verso la Prussia Orientale.
La morte del golem
E così, tra la finta indifferenza mondiale, giungiamo al giorno 1° settembre 1939. Poco dopo la mezzanotte la Polizia di Danzica si presenta all’Ufficio Postale polacco della città intimando agli occupanti la resa. Dentro vi sono una settantina di agenti polacchi che da tempo si fanno passare per impiegati. Costoro aprono il fuoco e per una quindicina di ore sostengono l’intervento dei poliziotti e dei reparti militari di Danzica che nel frattempo sono stati mobilitati. Quando lo scontro ha termine i superstiti polacchi sono fucilati in quanto dichiarati spie e autori degli attentati terroristici che da mesi si verificano a Danzica.
Le cose vanno più o meno allo stesso modo nel forte polacco che controlla il porto di Danzica. Tranne che la guarnigione militare di Westerplatte si arrende, invece, ricevendo l’onore delle armi. Difatti, il comandante, maggiore Hernyk Sucharsky, può tenere la propria spada e con essa si fa fotografare. I militari polacchi verranno avviati in campo di prigionia, in ottemperanza alle leggi di guerra vigenti.
Sempre il primo settembre 1939 le truppe tedesche attaccano la Polonia, come da Dichiarazione di Guerra, stornando così la conquista della Città Libera di Danzica da parte dell’esercito polacco e prevenendo di poche ore l’attacco delle forze polacche contro la Germania.
La definizione della trappola
Il Regno d’Italia dichiara la propria neutralità, ovvero la “non belligeranza”, il giorno 2 settembre. Impeccabile come sempre nel cominciare la guerra con una nazione e terminarla con quell’altra, lo stato Sabaudo con il Partito Nazionale Fascista disattendono quanto si è firmato il 22 maggio 1939 nell’accordo con la Germania, ovvero nel denominato “Patto d’Acciaio”.
Francia, Gran Bretagna, Australia, India e Nuova Zelanda dichiarano guerra alla Germania il giorno 3 settembre.
Ha così inizio la Seconda Guerra Mondiale. Ovvero quella che io denomino “Seconda Guerra Civile Europea”, da subito trasformatasi in Guerra Mondiale. Difatti, tanto per ricordarne un’altra, di nazione non europea, il 6 settembre il Sud Africa dichiara guerra alla Germania.
Oggi, ovvero adesso, siamo alla fine del terzo (o forse devo dire undicesimo?) anno di guerra con l’attacco proditorio della Russia all’Ucraina. Tutti si dolgono, il popolo europeo al solito dorme, le banche e le industrie fanno soldi a palate. I civili ucraini muoiono a getto continuo.
Non sono un economista e pertanto non vi dispenso cifre e stime, ma una cosa è certa: tutti i maggiori “interessati” si fregano le mani perché possono vedere gli effetti delle nuovissime armi in uno scenario da “prima guerra mondiale”.
Talvolta mi pare la replica, ma in scala decisamente maggiore”, del conflitto tra Iran e Irak. Anche allora le armi quasi gliele regalavano, ai due contendenti, pur di poterne vedere gli effetti reali direttamente sul campo di battaglia.
Il dispiacere del “Tempo terrestre”.
Quando le vicende umane vanno male il piacere del tempo che si potrebbe trascorrere sulla Madre Terra si tramuta in dispiacere, ma ancora una volta qualche cosa non muta.
Le informazioni dei primi due anni di guerra sono sapientemente pilotate dalle agenzie di comunicazione inglesi. E già qui, a qualcheduno, avrebbero dovuto sorgere lecite domande e chiari sospetti.
Oggi, ovvero anche adesso, la Polonia vuole la guerra. E nuovamente contro la Russia, tanto per cominciare…
Quello che mi sconcerta è come i tanti, tantissimi “smemorati di orwelliana memoria”, si siano dimenticati della storia polacca e di come compiacentemente tale “nazione” si sia prestata ad innescare una guerra costata all’incirca cinquanta milioni di morti. Difatti in molti oggi acclamano questa nazione per i suoi bellicosi propositi antisovietici.
Una cosa è certa: la Polonia non ha mai fatto e ad oggi non fa gli interessi del Popolo Europeo.
Dubito fortemente che le cose siano cambiate e certamente se il golem è stato buono buono per parecchio tempo, alla bisogna lo si ritira fuori. Basta riscrivergli sulla fronte d’argilla la parola AEMET, ovvero “vita”.
P.S.: A proposito, quasi lo scordavo: ancora adesso la Prussia Orientale è in mano alla Polonia e alla Russia. Vogliamo continuare a dimenticare anche questo?