7 Ottobre 2024
Metapolitica

Adriano Romualdi ed il superamento dell’umano

Ricorre quest’anno il 51° anniversario della tragica e prematura morte di Adriano Romualdi, figlio di Pino, uno di fondatori del MSI e nome di spicco nell’ambito del panorama ideologico della destra radicale italiana ed europea. Una morte prematura e tragica, abbiamo detto. Il fatto è che, quella di Romualdi è stata una riflessione che ha spaziato un po’ per tutti gli ambiti della riflessione metapolitica e filosofica. Cominciamo con il dire che essa prende lo spunto da quella galassia culturale rappresentata dalla Konservative Revolution Germanica, rappresentando, in un certo qual modo, una deviazione da quello che era il proprio ambito di provenienza, ovverosia quello del confusionario neofascismo missino. Il percorso intellettuale di Adriano Romualdi si accompagna al tema dell’approfondimento delle Origini Indoeuropee.

A conferire maggior valore ed incisività alla sua ricerca sarà, però, l’incontro con Julius Evola, di cui diverrà il più fedele esegeta, tanto che questi gli autorizzerà la redazione della propria biografia. Limitare però il percorso e la figura di Romualdi alla sola figura di un Evola, quasi a farne una specie di “remake” intellettuale di quest’ultimo, ci sembra però essere esercizio frutto di letture frettolose e confusionarie. Questo perché, se è vero che il Romualdi parte dall’esperienza del Fascismo e dei suoi successivi tentativi di rielaborazione post bellica, è anche vero che egli si fa promotore di un’opera di attualizzazione ideologica, ponendo, di fatto, le basi per una forma di superamento di quest’ultimo. Questo, sia inserendosi sulla falsariga di quanto iniziato da un Evola, con la radicale critica della Modernità e dei suoi prodotti ideologici che, tramite lo studio delle origini indoeuropee, con la ricerca di quell’ “urgrund/origine” tutta a fondamento di una tipologia umana che, ben lungi dal rimanere ancorata a degli schemi rigidi e prefissati, va invece adeguandosi in un moto di continuo autoperfezionamento.

Pertanto, il volersi richiamare all’archetipo di un’origine mitica in Età Moderna , costituisce motivo di insanabile rottura non solamente con i parametri progressisti della Modernità, ma anche quelli con un certo conservatorismo di maniera, legato alla visione guideo cristiana del mondo. La stessa adesione di Adriano Romualdi ai parametri di pensiero nicciani, fa di quest’ultimo uno dei protagonisti di punta di quella istanza culturale eterodossa, volta a superare i limiti dell’umano che, in tal modo, troverebbe spunto e riferimento in quella scaturigine mitica data dall’ “urgrund” indoeuropeo. Questo, ripetiamolo, sia di contro alla unilineare narrazione progressista volta a conferire alla Storia ed all’uomo una valenza di finalistico materialismo che, di contro, anche a quella rappresentata dall’unilineare finalismo escatologico giudeo cristiano e monoteista in generale.

Romualdi è pertanto parte di un filone di pensiero che, oltre agli autori della già citata Konservative Revolution Germanica, annovera personaggi come Nietzsche, Stirner, Evola, Marinetti, sino ad un Giorgio Locchi ed un Alain De Benoist, nei quali si possono rinvenire in nuce, i fondamentali per addivenire ad un vero e proprio superamento dell’umano. Tutti questi nomi sono parte di un identico filone di pensiero che non parte unicamente dalle istanze del 19° secolo o dalle elaborazioni “fuori dalle righe” dello Stift di Jena di Herder e soci, ma da molto più lontano. Esso è connaturato all’Occidente stesso, inteso come processo di perenne contraddizione e trova le proprie radici nel mito di Prometeo, nella primeva narrazione filosofica ed alle successive elaborazioni dei Sofisti, volte a conferire all’uomo la capacità di superare i propri limiti per addivenire a dimensioni “altre”.

Oggi siamo davanti ad un bivio. Se da un lato, è vero che la tecnologia offre all’uomo una gamma di possibilità assolutamente inedite, è altrettanto vero che, quella stessa tecnologia ora affiancata al più sfrenato economicismo, sta portando il genere umano verso l’abisso dell’alienazione e della perdita di spiritualità. Ed a tal proposito, non può non sovvenirci l’ultima, perversa sfida, tutta a ridosso di una tentazione antica quanto l’uomo, rappresentata da quella tendenza oggi definita quale “transumanesimo”. Essa consiste nella possibilità di arrivare al perfezionamento dell’essere umano, attraverso una pratica di continuativo innesto di tecnologia sul corpo di quest’ultimo, tale da trasformarne e stravolgerne radicalmente la natura. Una trasformazione, si badi bene, che anche se inizialmente volta a toccare solo l’aspetto fisico, finirebbe inevitabilmente con il coinvolgere anche quello spirituale, rendendo l’uomo integralmente dipendente dalla tecnologia e facendo così di questo, un perfetto “cyborg” senz’anima.

Un progetto questo, la cui pericolosità, tra l’altro, è rappresentata dal fatto che, non pochi ritengono pretestuosamente di poter accostare il pensiero di un Nietzsche o di un Heideggero di uno stesso Giorgio Locchi a questa distopia, confondendo non poco, le già agitate acque del pensiero occidentale. Ed allora, mai come adesso, in questo momento di grande confusione ed incertezza e di difficile risveglio dalle illusioni dello stile di vita occidentale, mai come in questo momento, gli scritti di Adriano Romualdi costituiscono uno stimolo di potente riflessione ed un invito a spingersi veramente “oltre” gli angusti limiti del pensiero di una arida Post Modernità.

UMBERTO BIANCHI

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