I processi alchemici che presiedono alla mutazione interna devono necessariamente sostare nella parte destra dell’apparato cerebrale preposta alle funzioni immaginative, la zona antica del cerebro (cervello primordiale). Qui vengono registrate tutte le sensazioni captate dai cinque sensi fisici. Questa matrice, una sorta di lastra fotografica sulla quale viene impressionata ogni esperienza corporea ed extracorporea, è identificabile come Corpo Lunare, Mediatore Plastico o “doppio eterico”.
Il Corpo Sidereo – altro nome con cui è conosciuto questo elemento sottile appartenente all’uomo evoluto (quindi già iniziato) – raccoglie in sé ciascuna emozione e la trasmuta per adattamento alla nuova corrente energetica che scaturisce dalla sensazione ricevuta, e alla reazione che ne
consegue. Il lavoro alchemico, volto a mutare la natura fallace dell’uomo, senza per questo rifiutarla o estinguerla allontanando le emozioni interne, deve primariamente agire sulla qualità emotiva emessa. Tale fase coincide con una presa di coscienza e con l’espansione della coscienza stessa che dilata la percettività dell’alchimista.
La dilatazione prescinde dalla qualità delle percezioni, poiché queste devono ancora subire un lavoro di armonizzazione che consente di uniformare il nuovo stato interiore con la vecchia personalità. Ciò significa che una scarica emozionale veicolata dalla paura, dalla rabbia, da una passione amorosa squilibrata viene tramutata di modo che l’impatto psichico sia attenuato e gradualmente l’emozione negativa si cambi in una qualità positiva, sostituendo la reattività incontrollata con una reazione controllata.
Il distacco prodotto dal processo trasmutativo non va interpretato come una rinuncia, ma, al contrario, come un atto consapevole che permette di vivere le esperienze della propria esistenza in maniera cosciente, senza alterazioni di sorta o distorsioni della realtà presente. Qualunque esagerazione è lontana da quello stato mentale che permette di godere delle gioie della vita o altresì dei dolori che sovente ci riserva, senza lasciarsi divorare dalla paura e dalle consuete sensazioni, emozioni forti che purtroppo ci fanno regredire. Sotto questo aspetto, i sensi di colpa fanno parte di quei meccanismi deleteri che inficiano la vitalità, originando una corrente energetica stagnante e negativa che impedisce di assaporare ciò che la vita ci offre, veri e propri doni che noi rifiutiamo.
Perché respingere un dono che la natura, il destino o la nostra evoluzione ci concede? Si comprende così come nella ricerca di una condizione svincolante che affranchi dalla corporeità, si concentri in noi un coacervo di pensieri emozionali che distolgono dall’autentica visione del vero. Attenzione però, quando si opera nell’ambito dell’alchimia totale le cose cambiano, giacché nel corso di questo cammino nulla può essere disperso e di conseguenza tutto deve essere ritenuto. Questa ritenzione è tanto fisica quanto psico-emozionale e allude alla chiusura ermetica dell’Atanor, il fornello alchemico.
– Stefano Mayorca – riproduzione riservata