a cura di Francesco G. Manetti
Architettura e Fascismo, marmo e Fascismo, aeronautica e Fascismo… Ne parliamo con Paolo Camaiora, architetto toscano e saggista di lungo corso, uno dei maggiori esperti italiani sui materiali lapidei usati durante l’Era Fascista per le costruzioni architettoniche e per le opere artistiche. Con l’occasione dell’uscita del suo nuovo libro forniamo all’autore cinque spunti di riflessione…
1) Paolo Camaiora prima di “Ali sul Golfo”: pubblicazioni, lavori, attività…
“Ali sul Golfo l’Aeronautica Militare e l’Aeroporto di Cadimare” è il mio terzo libro come autore: il mio primo libro è stato “Le colonie marine del Littorio sulla costa Apuo-Versiliese” pubblicato nel 2011, mentre nel 2013 è stato pubblicato il mio secondo libro, “Apuania Provincia di Fondazione”. L’idea di pubblicare libri nasce dalla mia grande passione sulla ricerca storico-architettonica e storico-militare che corre parallelamente al mestiere dell’architetto e della libera professione che svolgo ormai da vent’anni. Da sempre sono stato affascinato dalle costruzioni e dagli edifici realizzati durante il regime Fascista: i 23 anni di regime – gli anni a cavallo tra il 1928 e il 1937 – vedono realizzarsi in Italia le maggiori e più importanti opere pubbliche dello Stato; sono gli anni in cui si realizza compiutamente lo Stato Italiano e lo stato moderno. Dal 2000 a oggi ho partecipato a più di trenta convegni, conferenze e dibattiti sulla storia dell’architettura razionalista, e ho pubblicato 20 articoli su riviste specialistiche del settore lapideo e 32 articoli in rete sulla mia pagina personale di Facebook. Dal 2015 sono membro del Comitato Scientifico della rivista internazionale “L’Informatore del Marmista” di Verona (Giorgio Zusi Editore), una rivista di prestigio sulla quale vengono pubblicati i miei articoli di matrice architettonica su edifici che hanno al loro interno o nei paramenti esterni pavimenti e rivestimenti di marmo. Ogni articolo è coadiuvato da un validissimo e preparatissimo Geologo (il Dott. Sergio Mancini) con il quale ricostruiamo la filiera del marmo utilizzato nel tale edificio o nella tale scultura, eccetera. Tuttavia, non ci interessiamo solo e soltanto di Architettura Razionalista ma anche di Architettura Rinascimentale, Barocca e Liberty – pur privilegiando la Razionalista. Negli anni, poi, ho svolto diversi corsi di docenza per la scuola media, per il liceo e corsi di formazione presso le sedi degli Ordini Professionali – illustrando sia la parte architettonica degli edifici, sia la parte legata alla storia dei materiali lapidei, alle loro applicazioni, posa e restauro.
Ho dato vita a una banca dati delle principali opere architettoniche realizzate in Italia – catalogandone l’ubicazione, le caratteristiche, i materiali utilizzati, i progettisti e, in particolar modo, soffermandomi sull’utilizzo dei materiali lapidei, oltre a eseguire studi e ricerche anche sui materiali autarchici. La catalogazione degli edifici realizzati negli anni Trenta, e l’individuazione dei materiali utilizzati per i rivestimenti, diventa così elemento determinante nei casi di interventi di recupero e/o restauro, oltre che elemento base sul quale poter proporre seminari, studi, convegni, visite guidate dedicate, nell’ottica della divulgazione storico–architettonica e artistica, con la possibilità di creare possibilità di ricerca continuativa per chi fortemente interessato e appassionato ai temi specifici, oltre alla possibilità di istituire convegni e seminari presso gli ordini professionali e laddove venga richiesto.
Dal punto di vista professionale, in venti anni di attività ho viaggiato, lavorato e vissuto in diverse città d’Italia e all’estero; da Milano a la Spezia, da Lucca a Parma, a Salsomaggiore Terme, Genova e Roma. All’estero ho lavorato in Francia a Cannes e Colmar (Alsazia). Mi sono sempre occupato e mi occupo di progettazione, arredamento e architettura di interni (interior design), con la progettazione di elementi di arredo fissi su misura per abitazioni, uffici, bar e ristoranti; ristrutturazioni edilizie, disegno industriale (industrial design), ingegnerizzazione del prodotto (engineering), restauro e recupero architettonico di edifici, ville, monumenti e manufatti lapidei, direzione dei lavori, consulenze. Negli anni ho approfondito la conoscenza dei materiali lapidei, le loro caratteristiche, qualità, e lavorazioni, mettendomi in grado di collaborare con diversi studi professionali, garantendo e fornendo loro rilievi e restituzione di casellari per la posa dei materiali, scelta dei materiali lapidei da utilizzare e assistenza nella fase delicata e critica della posa in opera, oltre ad aver acquisito una profonda conoscenza delle tipologie di intervento di restauro delle opere marmoree. Sono consulente fiduciario per il Genio della Marina Militare e consulente tecnico d’ufficio per il Tribunale e la Procura di Massa.
2) Come, con chi e perché nasce il libro “Ali sul Golfo”
L’idea di realizzare un libro sulla storia dell’Aeroporto di Cadimare della Aeronautica Militare non nasce dal sottoscritto, bensì da un mio collega spezzino, diversi anni fa… che poi, per problemi di salute, non riuscì mai a realizzare. Nel 2014, con l’Associazione Culturale Circolo La Sprugola di La Spezia, che ha sponsorizzato l’intervento, ho materialmente restaurato con le mie mani il Gazebo dei Trasvolatori, ovvero una struttura posta a fianco dell’attuale Palazzina Comando del compendio militare ove insiste, cementato a pavimento, l’unico stemma rimasto in Italia dei Trasvolatori, stemma coniato per tale impresa nel lontano 1933. Unitamente a questo intervento, ho restaurato anche una scultura di marmo Statuario raffigurante il Comandante Umberto Maddalena, colui al quale è dedicata l’ONFA (Opera Nazionale Figli degli Aviatori), nata negli anni Trenta per volontà di Benito Mussolini e Italo Balbo, che ha sede proprio a Cadimare, dopo esser stata trasferita da Firenze nel 1958 quando l’aeroporto perse l’operatività a causa dell’abbandono degli idrovolanti da parte dell’arma aerea. Da questo intervento è nata una sincera collaborazione e amicizia con il Comandante del compendio militare ed è emersa alla fine del 2015 la volontà di realizzare ciò che il mio collega spezzino aveva in mente di fare. Così, abbiamo iniziato a raccogliere testimonianze, documentazioni storiche e fotografie dell’archivio storico dell’aeroporto, e pian piano abbiamo realizzato il libro, al quale hanno partecipato fattivamente svariate persone, ciascuna delle quali ha apportato il proprio contributo: Il Generale Settimo Caputo, Sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica e Comandante della Prima Regione Aerea, che, nel dare il proprio benestare, ha scritto una bellissima prefazione; così come ha fatto il Comandante dell’aeroporto, il Colonnello Giuseppe Lauriola; mentre il Generale di Brigata Aerea Sergio Cavanna ha curato la parte storica dei velivoli che operarono nello scalo spezzino; il Presidente del Circolo La Sprugola Gianfranco Pietrobono ha sponsorizzato la pubblicazione; il grafico Paola Ceccotti ha sapientemente amalgamato il tutto, realizzando un ottimo lavoro di impaginazione grafica riconosciuto da tutti; non va poi dimenticata la gentilezza e la cortesia del Luogotenente Primo Maresciallo Sergio Paris, che ha messo a disposizione tutto il materiale archivistico sul quale studiare; infine la mia parte architettonica, relativa alla Palazzina Ufficiali, alle infrastrutture e materiali e ai riferimenti con il Movimento Futurista di Marinetti, assiduo frequentatore della città di la Spezia e dell’aeroporto (o idroscalo come veniva chiamato allora in diverse riviste dell’epoca).
3) Non solo Cadimare: le architetture militari durante il Fascismo
Le architetture militari durante il Fascismo sono opere eccezionali. Quelle che si sono salvate dai bombardamenti terroristici indiscriminati sperimentati dai cosiddetti “liberatori” angloamericani comunicano con la loro magniloquenza ed eleganza la volontà dell’epoca tradotta nello spazio: perché questo è il compito dell’architettura. Nel caso specifico, fu proprio la Regia Aeronautica (l’arma più giovane) a privilegiare delle maggiori opere architettoniche militari. Basti pensare al Palazzo dell’Aeronautica a Roma, a Castro Pretorio, un edificio fortemente voluto da Italo Balbo, realizzato in 300 giorni nel 1931 e all’avanguardia per l’epoca: disponeva di 33 km di tubazione per la posta pneumatica, aveva (e ha ancora) gruppi di ascensori chiamati “pater noster”, che si prendevano di corsa in quanto sempre in movimento (da qui il soprannome), e aveva inoltre zone-uffici completamente a vista, cioè “open space”; è rivestito di preziosissimi materiali lapidei e legni nazionali. Balbo prese spunto dalla visita che fece negli Stati Uniti l’anno prima e quando rientrò in Italia chiese di realizzare un edificio con queste caratteristiche, partendo innanzitutto dal largo utilizzo delle strutture in cemento armato che, come sappiamo, iniziarono a svilupparsi dagli anni Venti in poi. Ma anche la Scuola di Guerra Aerea di Firenze, realizzata all’interno del Parco delle Cascine per meglio mimetizzarsi e celarsi dagli attacchi aerei. Nata sul progetto dell’Architetto Raffaello Fagnoni è un capolavoro di architettura e arte….. (dico arte perché Fagnoni disegna tutto: ringhiere, corrimani, maniglie, scale, tavoli, posate, forchette, bicchieri, tazzine, porta uovo… così come del resto fece Costantino Costantini per la Palazzina Ufficiali di Cadimare….) arte anche nella sapiente conoscenza dei materiali da costruzione, quali il laterizio, la pietra e il marmo, il legno, il vetro e le ceramiche. Per concludere (tralasciando tutto l’impianto militare dell’aeroporto di Guidonia Monteceli, Città di Fondazione, dove fu costruita una avveniristica galleria del vento; o l’aviorimessa di Pierluigi Nervi a Pantelleria, costruita sotto terra e rinforzata da reticoli di travi in cemento armato di elevatissimo spessore), possiamo accennare al Palazzo di Comando della Prima Regione Aerea (ex 1° ZAT) di Milano in Piazza Novelli, realizzato su progetto dell’ingegnere carrarese Luigi Lorenzo Secchi: un opera imponente che, al contrario della Palazzina Ufficiali di Cadimare, che trasmette leggerezza e movimento, trasmette imponenza e forza con la sua forma squadrata scandita dalle aperture delle grandi finestre.
4) Il marmo e il Fascismo
Il marmo e il Fascismo sono state due entità assolute e inscindibili: il marmo, essendo una materia prima e materiale da costruzione, rientrò nell’elenco dei materiali autarchici di cui l’Italia volle dotarsi già all’indomani della crisi mondiale del 1929. È infatti sciocco e capzioso (per non dire “partigiano”) pensare che i materiali autarchici venissero introdotti in Italia all’indomani delle inique sanzioni a seguito della conquista dell’impero da parte nostra, per via dell’utilizzo dei gas durante la guerra d’Etiopia…come se gli inglesi e gli olandesi fossero stati dolci e teneri contro gli indigeni locali quando conquistarono loro porzioni d’Africa…
Il marmo venne utilizzato per lo scopo e con lo scopo di andare a realizzare rivestimenti dell’enorme mole di edifici pubblici che furono eretti nel periodo 1928-1938: edifici postali, stazioni ferroviarie, stazioni aeroportuali, stazioni marittime, caserme, ospedali, uffici pubblici, eccetera. Il marmo ebbe lo scopo quindi di essere utilizzato come materia prima, ma altresì come elemento di arredo e di decoro (e quindi di valore aggiunto) nelle succitate realizzazioni… Il marmo è un materiale destinato a durare in eterno… Se si osservano gli edifici pubblici costruiti negli anni Trenta si vedrà un massiccio utilizzo di materiali lapidei nazionali (marmi, graniti pietre e travertini) a forte spessore; ciò permise alle aziende estrattive nazionali, disseminate su tutto il territorio (e in prevalenza nel comparto apuo-versiliese), di poter arginare in parte la crisi del settore sopraggiunta dopo le sanzioni, che tuttavia durarono poco e paradossalmente colpirono principalmente proprio il comparto lapideo per via del blocco temporaneo delle esportazioni verso gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia.
Indubbiamente Renato Ricci, essendo carrarese di nascita, contribuì, e non poco!, a che il comparto lapideo potesse riprendersi dalla crisi del ’29 prima e del ’36 poi, ma di certo non se ne approfittò mai personalmente, come risultò alla fine del processo a fine guerra dove fu ingiustamente incriminato per via dei soliti delatori trinariciuti.
5) Il futuro (non solo editoriale) di Paolo Camaiora
Il futuro di Paolo Camaiora, arrivato a 52 anni di età, è quello innanzitutto di iniziare a preservarsi fisicamente, e subito dopo di continuare nel mestiere che ha scelto di fare sebbene oggi sia diventato difficile, farraginoso, iper burocratico e di scarso guadagno rispetto a 10 anni fa.
Nell’immediato – pensando a quest’ anno che si sta per chiudere oramai, e che mi ha visto realizzare il restauro e la conservazione preventiva della marmoteca più antica d’Italia (che si trova a Carrara all’interno dell’Accademia di Belle Arti e fu realizzata nel 1934), dove sono custoditi 210 campioni di materiali lapidei nazionali di rara bellezza – ho diverse idee e progetti in mente a riguardo della ricerca storico-scientifica sull’architettura e le arti applicate, ma anche sulla progettazione e realizzazione di una serie di oggetti di marmo per arredo, una nuova pubblicazione sulle colonie marine (un “colonie marine 2.0” per intenderci), e altre idee… che però al momento non dico!
Su tutto, comunque, vige sempre il motto che ho fatto stampare ovunque, che prediligo, e che mi contraddistingue: “La Cultura è l’arma più forte”. Contro l’ignoranza, la supponenza, il pressapochismo dilagante e la mancanza di umiltà e professionalità che riscontro sovente nel mio specifico settore.