Sabato 3 ottobre presso la libreria “Hamletica” del comune di Maddaloni, Caserta, si è tenuto un interessante incontro tra il gruppo metapolitico “Altro Popolo” e la rivista “Il Guastatore”. Per Altro Popolo è intervenuto Maurizio Asprino, sul ruolo della cultura come fondamento della comunità e della politica, mentre per Il Guastatore sono intervenuti Luca Lezzi, Gherardo Marenghi e Clemente Ultimo.
La cultura tra la politica e la comunità
Non vi è politica sana senza un progetto culturale, e non vi è cultura “vera” se non si riesce ad incidere nella vita dello Stato e dell’individuo!
Con questo carattere squisitamente metapolitico, si svolge il convegno, oltre che l’attività stessa dei due gruppi. Ovvero la politica intesa come slancio verso un’idea, una Weltanschauung, e l’attività culturale, sociale, economica nei contesti “esterni” alla politica, ma con ricaduta concreta e pragmatica “verso” la politica.
È la battaglia per l’egemonia societaria, il percorso di lungo termine che inevitabilmente tutte le forze che hanno a cuore il principio di sovranità dell’Italia, della sua economia e della sua identità culturale, devono compiere per forza di cose.
Una sfida da compiere al fianco della politica, alla testa della politica, e al di là della politica! Per “accompagnare”, “influenzare” e “dirigere” l’attività di tutti i partiti e movimenti politici maggioritari, che in questo momento storico si battono per l’“Italia sovrana” in antitesi al globalismo e ai suoi centri di potere nevralgici.
Altro Popolo e la necessità di una Campania rinnovata nell’epoca del sovranismo
Il movimento metapolitico Altro Popolo nasce sulla base di due spinte.
La prima è di inserirsi nel fermento politico-culturale della nostra epoca, volto al recupero del principio di sovranità per lo Stato italiano, vuoi in ambito economico, che istituzionale, culturale e antropologico.
La seconda è di portare questa battaglia all’interno del tessuto sociale e comunitario locale, nel cuore della Campania Felix, investendo sul lungo termine, per la rinascita e la crescita di una sana classe dirigente.
Nel suo manifesto leggiamo della necessità storica della battaglia per le idee, e del dovere dello Stato di dirigere la propria politica economica, mettendo in accordo le forze produttive per il “bene comune”, in una concezione “non economicista” della società e della realtà.
«Il nostro appello è verso chiunque possegga e sostenga genuinamente un’“idea”, tenendo conto di un fondamentale fattore, cioè che il fronte globalista dominante oggi si presenta come un sistema “neototalitario”, caratterizzato da una forte dequalificazione dell’idea portante, rispetto a sistemi novecenteschi quali fascismo, comunismo e la stessa ideologia liberale. Di conseguenza oggi il vero pericolo è il “nichilismo”. Nichilismo inteso non in senso filosofico, ma proprio di “annullamento”, del “nulla che avanza” come nel romanzo di Michael Ende “La storia infinita”. E’ contro questo “nulla” che un “nuovo tipo umano”, a qualunque categoria sociale appartenga, deve combattere la sua battaglia per l’affermazione di un nuovo ordine fondato sul “bene comune”.»
E ancora:
«Secondo il nostro pensiero il lavoro deve servire al cittadino per trasformarlo in un vero ed autentico elemento organico dello Stato, oltre che per il suo sostentamento. Sono considerati lavori anche quelli non remunerati. Disdegniamo ogni deriva economicista che veda nel lavoro il fine ultimo della vita e non veda nel lavoro l’unico strumento di partecipazione alla vita dello Stato. Avversiamo ogni eccesso iperproduttivistico.»
Il Guastatore: dare gli strumenti culturali alla destra per governare
La rivista Il Guastatore invece nasce per «demolire i mostri sacri edificati sull’ipocrisia del politicamente corretto e della narrazione omologata, non in un anelito nichilista, quanto, piuttosto, come presupposto per costruire una discussione libera ed aperta sui temi fondamentali del nostro tempo. Nella convinzione che solo il confronto fondato su solide basi culturali e senza falsi tabù possa favorire la crescita dell’individuo e della comunità in cui vive ed opera.»
Dunque, il motivo essenziale di quest’opera editoriale e culturale è quello di ricostruire una sana “visione del mondo”, utile all’azione politica pratica e governativa.
Troppo spesso, infatti, viene fuori l’assenza di questa “visone” da parte del personale politico della destra o del centro-destra, e i risultati delle ultime elezioni regionali in Campania sono la rappresentazione massima di questa “assenza”.
Errori che si pagano, sia nel presentare una squadra vincente al momento elettorale, sia nell’atto del governo stesso, o, peggio ancora, nei confronti di tutto quell’insieme di apparati burocratici, governativi, mediatici, accademici e lobbistici, oggi volgarmente definiti Deep State.
Se non si opera a fondo, con lungimiranza e assoluta precisione in ambito culturale e metapolitico, se non si penetra fin dentro i meandri di tali apparati, anche il governo politico dello Stato potrebbe risultare inutile!
E questa è sicuramente la riflessione più importante da portare a casa da questo convegno, ovvero come scalzare il potere della “sinistra globalista” dai gangli vitali dello Stato, e come ricostruire un’idea di Stato, “vera”, “sovrana” e “partecipata”!
Roberto Siconolfi