di Mario M. Merlino
Ho una particolare predilezione per i mercati rionali, fatti di banchi ed edicole, di massaie vocianti, di extracomunitari, di bambini in carrozzina, di zingari che alternano l’elemosina e la mano lesta. Mi piacciono gli odori forti di spezie, di foglie di cavolo, di fragranza di pane, dei corpi trasudanti (che schifo, diranno i lettori, ma confido nella loro sopportazione!) lavoro e terre esotiche, di tutto quanto sa di selvatico primitivo forestiero. E le tonalità del verde delle insalate, il rosso il giallo di mele e pere, il sangue rappreso di carne e pesce. E, a volte, mi accontento del discount, dove la merce è impilata su scaffali e in scatole di cartone.
Ricordo una sera in Romania, a Bucarest, con mio figlio Emanuele, allora bimbetto, ci attardammo e, quando arrivammo al ristorante nei pressi della stazione, non c’era più nulla da mangiare. Si era prossimi alla caduta del muro di Berlino e del conseguente rovinio dei paesi ‘socialisti’. Ceaucescu ancora s’illudeva d’imperare, ma già i fucili del plotone d’esecuzione si preparavano per quella sceneggiata ignobile che sarebbe stata trasmessa dalle televisioni di tutto il mondo, annunciando la libertà e la democrazia, immagini così prossime al ‘radioso’ 25 aprile (in verità cadeva una pioggia sottile e il cielo era grigio, il grigio colore della vergogna) e allo scempio di piazzale Loreto. Fu una vecchia zingara che, infilando l’unica forchetta, con cui imboccava due o tre suoi omaccioni scuri e baffuti, in un barattolo pieno di pezzi di fegato, ne fece dono di alcuni ad un Emanuele stupito ed anche sconvolto e disgustato.
Le idee, annotava Brasillach in Lettera a un soldato della classe ’40, ormai consapevole che le sbarre e i chiavistelli del carcere di Fresnes erano il preludio al palo dei condannati a morte, non appartengono al mondo delle astrazioni, esse nascono a contatto con gli altri uomini, con coloro con cui condividiamo le ragioni della mente e le emozioni del cuore. Condivido e aggiungo come le metropolitane affollate, le vie rumorose, appunto i mercati siano lo spazio dove mi rassereno e mi distraggo e, al contempo, il luogo ideale ove maturano i miei libri, gli scritti, la forza rinnovata per le mie idee i motivi di lotta e per quella scelta a cui sono andato incontro, in modo lesto e volentieri, Amor fati, liberamente.
Io credo che vivere da libertario e possedere una visione spirituale della vita possano, anzi debbano, trovarsi in stretta confidenza. (Altre modalità ben vengano e siano patrimonio del buongusto personale). Basta dare alle parole il giusto significato e farne modelli di comportamento. E questa mia convinzione non ha pretese e giustificazioni che si esauriscano in una sorta di teoretica. Diceva Ortega y Gasset di ‘vivere, vivere con intensità’.
Ad esempio Giuseppe Bottai riteneva che il Fascismo fosse lo strumento più efficace per i suoi tempi, autoritario quanto si voglia e si necessitasse allora, per trasformare l’Italia in una potenza competitiva ed industriale (ed ecco l’importanza assegnata all’istruzione tecnica e professionale in evidente contrasto con la pretesa superiorità del liceo classico auspicata da Gentile. Gaetano, amico e camerata, formidabile cultore di materiale cinematografico, ha scoperto in archivi polverosi e abbandonati ai topi come Bottai, ministro dell’Educazione Nazionale, avesse acquistato macchinari e documentari USA per dotare ogni singola scuola di una sala di proiezione). Altresì riteneva che il Fascismo avesse quale compito la ‘nazionalizzazione delle masse’ sia per renderle un popolo consapevole della propria identità e unità di destino e sia per concedere, in prospettiva, un ampliamento di libertà civili morali ed anche politiche.
Un’antica massima tedesca recita: ‘Il vento e l’onda sono nelle mani di Dio, ma la vela e il timone sono nelle nostre mani’… Si potranno trovare tutte le ragioni economiche di egemonia e dominio, fare sfoggio di una ‘concezione materialistica della storia’ e della condizione umana, tutto vero, ma… non ci si potrà mai negare la sfida l’avventura il gioco l’andar oltre sognare in grande e ad occhi aperti. E questo è Spirito.