Contro delle uova e sottoterra.

L’eccellenza della difesa protettiva consiste nel nascondersi sotto nove strati di terra[1]
Chiunque possegga una ancorché mediocre conoscenza e pratica di uno sport di combattimento come il pugilato o la lotta sa benissimo che non vi è proprio differenza alcuna assoluta ma bensì relativa tra l’attacco e la difesa!
L’attacco insomma nella pratica del combattimento non si distingue dalla difesa. Ciò accade semplicemente perché c’è un arbitro che fa sì che la guerra sia come un duello.
Per l’etimologia corrente bellum = duellum.
Resta a considerare il prima del combattimento allora e non il durante!
Prima di combattere i combattenti penseranno a come difendersi ed a come attaccare e si alleneranno ad attaccare e a difendersi.
Per pensare a come difendersi immagineranno l’attacco dell’avversario, senonché così facendo si attaccheranno da sé stessi immaginandosi come il nemico.
In questo gioco di specchi è proprio l’immaginazione che conta.
Si dovrà immaginare l’attacco per disporci alla difesa in modo efficace per poi contrattaccare lasciando all’avversario l’iniziativa dell’attaccare.
Ma se l’avversario volesse indefinitamente protrarre il momento dell’attacco sapendoci così pronti alla difesa per aspettare quel momento in cui non saremo pronti a difenderci … che fare?
Parità o disparità?
Si racconta di due superiori samurai i quali si sfidarono un giorno e si posero uno difronte all’altro nell’attesa del momento migliore per sferrare l’attacco.
Come andò a finire?
Finì che svennero ambedue nell’attesa del momento propizio, tale era la loro reciproca perfezione che così non duellarono. Attesero ambedue l’occasione per il colpo d’incontro.
Sarebbe questo forse il mezzo migliore per porre fine alle guerre cioè sviluppare nei contendenti una eguale capacità d’attacco e difesa.
Sarebbe questo il risultato ottenuto con l’armamento atomico.
L’armamento nucleare avrebbe infatti paralizzato ogni progetto di difesa ed attacco per cui i nemici che si sfidano nella loro reciproca perfezione distruttiva, come i due mitici samurai prima del loro reciproco omicida confronto. sveneranno uno difronte all’altro mantenendosi intatti .
E’ dunque possibile che l’umanità trovi la pace svenendo, sopraffatta dal peso della sua intelligenza e capacità omicida senza più distinguere la difesa dall’attacco.
Rimarrà soltanto il rimpianto di non aver utilizzato tante risorse materiali e spirituali per niente. Ma qui però la faccenda si complica se è vero come taluni ritengono che la guerra promuova l’intelligenza di contro alla pace che renderebbe gli umani bolsi, pigri e flaccidi.
E’ questo un preambolo alla questione della differenza tra l’attacco e la difesa che si pone a premessa paradossale.
Guerra e battaglia.
La difesa e l’attacco non possono comunque porsi sincronicamente, cioè nello stesso tempo ed è questa la verità insormontabile dalla quale non si può proprio prescindere.
Non è possibile attaccare mentre ci si difende e difendersi quando si è attaccati potrebbe essere troppo tardi.
Dovrà pertanto esserci un prima ed un dopo e chiamarsi il prima l’attacco e il dopo la difesa. Non si può insomma attaccare e difendersi nel contempo per cui anche il contrattacco sarà un attacco che seguirà per difendersi dall’attacco nemico e pertanto in quanto contrattacco assumerà la forma di un attacco difensivo.
E’ questo il caso di operare una differenza che da sempre si pone nell’arte bellica tra guerra e battaglia.
La guerra è costituita da battaglie ma non è detto che una guerra non possa condursi anche senza battaglie per altra via. In tal caso si attua la guerra come metafora e si avranno guerre economiche, commerciali e così via senza morti massicce ma soltanto sconfitte economiche.
La così detta guerra fredda, che a quanto pare è sempre perdurata, è quanto stava accadendo prima che si provvedesse alle guerre attuali e presenti.
I morti di una guerra fredda sono disoccupati, impoveriti o scontenti ed invidiosi della sorte del nemico contro cui concorrono.
L’attacco sarebbe prima della difesa mentre la difesa si compirebbe dopo.
Qui si dovrebbe banalizzare dicendo che se è il vincitore colui che ha ragione per rispetto al perdente, che ha senz’altro torto in quanto perdente, sarà conveniente difendersi contrattaccando e non attaccare come c’insegnano le ultime due guerre mondiali e prima di quelle la campagna di Russia di Napoleone..
Si può credere veramente ad una tale semplificazione?
Meglio difendersi che attaccare se si vuole vincere!
Una tale semplificazione è opera degli storici i quali non se n’intendono più di tanto dell’arte del combattere per vincere e cioè della guerra, dal momento che operano con il loro sapere e la loro intelligenza dopo e non prima di un conflitto.
Non esiste finora una storia del futuro e pare che non possa mai esistere nemmeno per il futuro.
In guerra necessariamente avrà allora un peso formidabile l’ immaginazione.
Colui che si difenderà da un attacco dovrà dapprima immaginarlo, che se la sua difesa dovesse fallire sarà ciò stato sicuramente un difetto della sua immaginazione nella forma della previsione, perché anche la previsione è una forma dell’immaginazione a differenza della storia che non immagina proprio niente.
Non intendo adoperare il soggetto Europa per parlare di difesa dell’Europa perché il soggetto così come si usa nella parola espressa e in questa bandiera patetica di stelle è quanto di più precario si possa consentire. L’Europa comunitaria non è una struttura diplomatica, territoriale e nemmeno giuridica certa, ma appartiene al folclore consumista dei buoni propositi.
Non ha finora veramente né storia passata, né lingua comune imposta, né vigore di propositi o giuramenti di sangue, non ha comunione religiosa o ideologica che non siano, è il caso dirlo, una insalata russa di etnie disparate e marmellate buoniste dove stanno insieme rigore islamico, scientismo d’accatto e cattolicesimo eclettico, condito il tutto in una salsa libertario democratico economista.
La difesa è un tema strategico e non tattico.
Stupisce veramente che se ne tratti da questo punto di vista e ci si chiede quale sia mai la competenza di coloro che si onorano di una divisa.
Non sono le armi il problema da sempre ma coloro che le impugnano.
Le armi che oggi s’impiegano, tranne l’armamento atomico finora non dispiegato, sono le stesse a quanto pare da una parte e dall’altra ed anche lo sono i morti e quei vivi che alla morte si candidano. Si tratta indipendentemente dalla difesa e dall’attacco di stabilire quali e quanti debbano essere quei morti e quei vivi che che sopravviveranno all’attacco e alla difesa.
Se il tema da tattico vuole farsi strategico come organizzare allora la difesa? Perfezionando la provvista di quelle armi che saranno più o meno le stesse di quelle che userà il nemico per aggredirci? Questa non può che essere una difesa industriale di pescecani in cerca di vantaggi economici.
Chi si riterrà di essere un difensore di valori imprescindibili dovrà immaginare una difesa industriale diversa da quella che si adegua all’immagine stereotipa di un nemico invasore.
Il nemico invasore è un modello superato ed estraneo di nemico specie ora.
Ma non è nemmeno questo il punto dirimente strategico.
Si ritorni pertanto all’inizio.
Contrattacco e colpo d’incontro.
Nella boxe quel che mette fine all’incontro scontro è il knock out.
Quel che si cerca qualora si competa ad un livello alto, specie nei pesi massimi, è pertanto quel colpo che giunge a colpire l’avversario privo di ogni protezione. Quel che si cerca è la mancanza di protezione nell’avversario. Ovviamente per non essere colpiti laddove non si ha protezione occorrerà essere consapevoli della propria debolezza per tutelarla, difenderla o nasconderla. Il compito del difensore e dell’attaccante è al riguardo però lo stesso.
Difesa ed attacco non possono veramente distinguersi.
Sun Tzu per definire la difesa ricorre come per definire l’attacco a delle iperboli.
L’attacco dev’essere per Sun Tzu un accumulo di forza sull’obbiettivo nemico pari a una macina da mulino contro delle uova. Questa è la condizione dell’attaccare, se non si provvede ad una tale dismisura sarà meglio aspettare! L’iperbole è frequente nel Sun Tzu. Altra iperbole è quella che definisce la difesa. La difesa è per Sun Tzu nascondersi, celarsi sotto le nove pieghe della terra, semplicemente fare in modo che il nemico non sappia dove ci troviamo.
Sono queste le previsioni operanti di una nostra difesa?
Dove nasconderci e che cosa nascondere?
C’è dell’altro ancora!
Quand’è che il knock out attinge la sua efficacia?
L’efficacia del knock out si realizza nel cosiddetto colpo d’incontro e ciò vale anche per la lotta.
L’essenza del colpo d’incontro si riassume nella formula giungere prima sul bersaglio partendo dopo.
E’ all’attaccante che va lasciata l’iniziativa.
Egli assumendo l’iniziativa del colpo si scoprirà in quel dove, nel punto da cui muove e sarà quello il bersaglio, la meta, il goal del contrattacco che perverrà a colpirlo laddove non se lo sarebbe aspettato.
Ovviamente tutto questo è più facile a dirsi che a farsi ma la struttura strategica è questa e così funziona.
Tutto questo però presuppone una guerra esplicita e dichiarata la cui forma sia in definitiva quella del duello.
Non saranno queste sicuramente le guerre future.
Le guerre del futuro non saranno guerre sportive tra compagini statuali che attaccano e si difendono , perdono o conquistano territori, ma guerre interne di disgregazione rivoluzionaria per cui quanto si propaganda a difesa da parte dei governi in tema di difesa e riarmo sa di affare, perché non è dato sapere prima che cosa sia attacco e difesa, ma di volta in volta si dovrà immaginare il prima e il dopo della Morte …
… il che somiglia dannatamente a una roulette russa …
Renato Padoan
NOTA
[1] L’edizione traduzione del Sun Tzu, quando lo tradussi per la prima volta in italiano dal cinese, è ancora quella che consiglierei di questi tempi, per il suo valore profetico rimasto intatto e non solo. Può darsi se ne trovi copia in rete in vendita. Per chi conosca l’inglese e il cinese il non plus ultra si può scaricare dalla rete ed è la prima edizione moderna ad opera del grande Lionel Giles. Molto di quel che è stato pubblicato è moda furbesca.