«…fino a a che non avrà superato il livello della vita psico-mentale, l’uomo potrà solo formulare congetture circa gli stati trascendentali che saranno il premio della scomparsa della coscienza normale…» (1)
In un’importante e fondamentale opera di Massimo Scaligero (2), si accenna ad una problematica di natura sottile e tecnico-operativa di non poco conto nell’ambito dello spiritualismo contemporaneo, attinente alla dimensione della cosiddetta pratica del respiro. Nei riferimenti esotici, così di moda nella società contemporanea, circa la trasposizione in Occidente di pratiche respiratorie ad opera di sedi- centi santoni orientali (lama, guru e presunti risvegliati vari) oppure di occidentalissimi yoghin autorealizzati, con l’ovvia commercializzazione a stelle e strisce, si diffonde sempre più la profonda ed erronea convinzione che una certa ascesi possa essere attuata senza alcun aggiornamento e adattamento in terra d’Europa, non considerando la necessaria diversità di fisiologia occulta esistente tra l’uomo d’Occidente e l’uomo d’Oriente.