di Giovanni Sessa
Che l’esoterismo sia un momento, a tutti gli effetti, essenziale della cultura, è cosa ormai acclarata. Sempre più numerosi e significativi sono gli studi accademici, ma non solo, che si occupano di gruppi esoterici, di tradizione ermetica e delle implicazioni pratiche che queste tematiche presentano. Esempio rilevante, in questo senso, è dato dalla recente pubblicazione del volume di Zam Bhotiva (alias Cesare Accomani), Asia Mysteriosa, nelle librerie per i tipi delle edizioni Arkeios (per ordini: 06/3235433; ordinipv@edizionimediterranee.net). Si tratta di un’opera, come ricorda nella esaustiva introduzione Marco Zagni, da leggersi in continuità con Missione dell’India in Europa di Saint-Yves d’Alveydre e con Bestie, uomini e Dei di Ossendowski, testi peraltro presenti nel catalogo della stessa casa editrice. Nel libro si narra del sorgere della Confraternita dei Polari, della sua azione in Francia ed in Europa e, soprattutto, si presenta l’Oracolo della Forza Astrale, che gli affiliati al gruppo interrogavano.
Quella che recensiamo è la prima edizione italiana di questo testo, che fu pubblicato in Francia oltre ottanta anni fa. Essa è arricchita da documenti di assoluta rilevanza esegetica quali gli articoli, inediti nella nostra lingua, tratti dai Bulletin e dai Cahiers della Confraternita, usciti a Parigi tra il 1930 e il 1940, o la prefazione al libro scritta da Guénon, mai pubblicata in quanto lo studioso di Blois si allontanò presto dai Polari, come attesta la recensione negativa che egli approntò ai primi numeri della rivista della Confraternita, comparsa su Le Voile d’Isis nel 1931, anch’essa ora resa disponibile per i lettori italiani. Impreziosisce il testo, inoltre, la presentazione di Gianfranco de Turris che contestualizza storicamente i rapporti tra Polari e Gruppo di Ur, in quegli anni operante in Italia sotto la guida di Evola.
La Confraternita fu uno dei gruppi esoterici più influenti degli anni Trenta, idealmente si collocava all’interno della tradizione rosacrociana. Fu fondata da due esoteristi di origine italiana, Mario Fille e Cesare Accomani, che si erano conosciuti in uno dei luoghi d’elezione dell’ermetismo, l’Egitto. I Polari contribuirono non poco alla diffusione del mito del Graal pirenaico e diffusero gli ideali sinarchici, ritenendo reale la tesi dell’esistenza di un governo esoterico di portata mondiale. Molti personaggi illustri del mondo della cultura si avvicinarono alla Confraternita, alla quale si accedeva per iniziazione, in un periodo in cui in Europa si riaccendeva la passione per Thule e l’Agarttha. L’Oracolo che essi interrogavano, era fondato su una serie di combinazioni matematiche e richiamava aspetti dell’Ars di Lullo. Va segnalato che, su di esso, Evola a più riprese, mostrò un certo scetticismo, ritenendo i suoi responsi risultato di forze emergenti dal basso, dall’inconscio collettivo o individuale. In ogni caso, il metodo divinatorio sarebbe stato trasmesso al Fille da “Padre Giuliano”, eremita di Bagnaia nel viterbese. Cittadina, ricorda opportunamente de Turris, in cui sorge Villa Lante, mirabile antropocosmo pitagorico. In seguito l’Oracolo, chiamato in causa sulla fine di Padre Giuliano, avrebbe rivelato che questi si era ritirato in un convento himalayano, nel quale risiedevano i Saggi che avevano stabilito di favorire l’avvento dello Spirito sotto il segno della Rosa e della Croce. Allo scopo, questi si servivano della Confraternita. Quindi i Polari, e il nome ben lo rivela, si presentavano come i continuatori della Tradizione boreale. I tre Saggi d’Oriente, infatti, si dicevano al servizio di un Capo supremo definito “Colui che attende”, un Rosa-Croce, un occidentale.
Tra i personaggi che furono vicini alla Confraternita dobbiamo ricordare tale Vivian Postel, pseudonimo di un collaboratore dei servizi francesi che, già nel 1920, aveva ospitato Rudolf Hess a Parigi, introducendolo nel milieu iniziatico della capitale transalpina. Per non parlare dell’orientalista Jean Marquès-Rivière, collaboratore del SD, i servizi delle SS o dello scrittore Maurice Magre, all’inizio vicino ad ambienti teosofici, particolarmente interessato al passaggio, attraversi i Catari, del potere del Graal nel castello di Montségur. Egli a Parigi fu la guida spirituale, in questo particolare settore della ricerca esoterico-archeologica, di Otto Rahan. Fu Rahan a trasferire in Germania l’Oracolo dei Polari, pertanto la spedizione dell’Ahnenerbe in Tibet assume, nuova luce: non può più essere ridotta alla esclusiva dimensione antropologico-archeologica. Inoltre, la ricerca di contatti tra esoteristi occidentali e Saggi tibetani, come ricorda Zagni, non va attribuita alla Società di Thule, ma ai Polari parigini. Ciò non deve, comunque, trarre in inganno: la Confraternita non fu, sic et simpliciter, uno strumento al servizio del nazismo. Se vi fu nel gruppo che individuò in Hitler “Colui che attende”, altri lo indicarono nel pedagogo Aïvanhov o, addirittura, in Krishnamurti. Dalla metà degli anni Trenta nella Confraternita cadde in disuso l’Oracolo e nell’ambiente cominciarono a circolare personaggi ambigui. Dal 1939 i Polari vennero per così dire, messi “in sonno”.
Essi si erano attribuiti il merito di aver favorito gli accordi di Monaco e di aver sempre operato per la pace. Evola nel 1968, la cosa è ricordata in un suo scritto dall’esoterista Parvulesco, attribuiva ai Polari, a circa trent’anni dall’apparente scomparsa della Confraternita, grandi capacità di influenza “sottile”. La cosa ha trovato recente conferma nel volume L’altra Europa (Hobby & Work, 2010) di Paolo Rumor. Lo studioso tratta del lavoro “sotterraneo” che portò alla nascita dell’Unione Europea, nel quale si distinse Victor Blanchard, già Gran Maestro Polare. Il libro che abbiamo brevemente presentato consente, perciò, non solo di ricostruire le vicende e i rapporti internazionali di un gruppo esoterico degli anni Trenta, ma permette di gettare uno sguardo “dietro le quinte” della storia ufficiale. La cosa può risultare particolarmente utile ed interessante, a patto però che ciò non faccia venir meno quella che a noi pare idea essenziale e irrinunciabile: la storia come inesausta apertura, luogo in cui l’azione umana realizza, oltre ogni scolastica di filosofia della storia, nuove “imboscate al presente”. In una parola la storia come il luogo del sempre possibile.
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