9 Ottobre 2024
Storia

Atrocita’ commesse sul popolo Herero durante la repressione della loro rivolta del 1904-1907 nell’Africa del sud-ovest tedesca?

Un analisi delle recenti accuse contro la Germania e un’inchiesta sulla credibilità e sulla giustificazione delle richieste di “aus Nordbruch”

Organizzatore dell’evento: European American Culture Council

Luogo e data dell’evento: Sacramento (California), 25 Aprile 2004

Gentili Signore e Signori,

è un piacere per me ringraziare coloro che hanno avuto il coraggio di organizzare questa magnifica conferenza. In particolar modo desidero ringraziare coloro che hanno reso possibile la mia presenza qui. E’ un grande onore per me essere ospite in mezzo a donne e uomini che si sentono consapevolmente impegnati a ricercare la verità storica e, facendo ciò, disposti a farsi carico della relativa incombenza di rischio personale e finanziario e, spesso, persino di attacchi fisicamente duri alla loro salute e alla loro incolumità.

Oggi vorrei parlarvi delle recenti accuse mosse alla Germania: le presunte atrocità commesse sul popolo Herero nell’Africa del Sud Ovest tedesca nel 1904. Secondo le accuse le Kaiserliche Schutztruppe (truppe coloniali imperiali) avrebbero massacrato gli Herero dopo “una battaglia di accerchiamento” a Waterberg l’11 Agosto 1904 costringendoli “sistematicamente e spietatamente” a scappare verso il deserto privo di acqua di Omaheke, facendo in modo che non ne uscissero e, quindi, condannandoli a morire atrocemente di fame e di sete. Si ritiene che decine di migliaia di Herero siano stati uccisi. In una qualche misura, i sostenitori di questa accusa affermano che questo “genocidio” sarebbe stato provocato “dall’infame bando” del Generale Lothar von Trotha, comandante in capo delle truppe coloniali nell’Africa tedesca del Sud-Ovest. Queste accuse sono basate sulla verità storica? Esaminiamo i fatti!

Alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo, la Discriminazione Razziale, la Xenofobia e Intolleranze Collegate tenutasi in Sud Africa, a Durbam, il 1° di Settembre 2011, Joschka Fischer, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania, proclamò: “Il più terribile crimine del 20° secolo, comunque, ebbe luogo nel mio paese: il genocidio di sei milioni di Ebrei europei, Rom e Sinti. La memoria di questo evento, che non può essere in alcun modo relativizzato e la responsabilità derivante, modellerà per lungo tempo la politica tedesca” (1) Davanti ad un simile assegno in bianco non c’è da sorprendersi che le richieste di “riparazioni e compensazioni” nei confronti della Germania rappresentino ancora oggi un buona natura lucrativa. Perciò non c’è da meravigliarsi nel vedere costantemente nuove richieste basate su presunti incidenti che si suppone abbiano avuto luogo in un passato remoto, per essere precisi, tra il 19° ed il 20° secolo in Africa. Nel Settembre 2001 tale richiesta fu fatta per conto del popolo Herero dell’Africa del Sud Ovest (ora Namibia), dal controverso capotribù Kuaima Riruako. Tramite un’azione legale davanti ad una corte americana, intendeva richiedere quattro miliardi di dollari americani per danni dalla Repubblica Federale Tedesca e da due società tedesche per schiavitù, genocidio e furto. Egli riteneva che le possibilità di successo fossero “fattibili perché stiamo seguendo la stessa strada degli Ebrei. Il genocidio contro il nostro popolo fu un precursore dell’Olocausto” (2). Riruako sostiene “che siccome la Germania ha pagato riparazioni agli Ebrei per la loro sofferenza nell’Olocausto nazista, anche la sua tribù dovrebbe ricevere la compensazione da parte tedesca” (3). Questa forte dichiarazione merita di essere analizzata nei dettagli, in particolare per via del fatto che Riruako ha già minacciato pubblicamente che, nel caso al suo popolo non fossero pagate “le riparazioni per i crimini commessi contro di esso durante l’era coloniale”, si sarebbero “reimpossessati” con la forza delle aziende agricole. “La Germania ci deve delle riparazioni, altrimenti l’unica strada rimasta per noi africani sarà quella percorsa dallo Zimbabwe” (4).

Nella storiografia dobbiamo chiaramente distinguere fra i due principali gruppi antagonisti: da una parte coloro che accusano qualcuno e sostengono affermazioni o persino dogmi di presunti genocidi e, dall’altra parte coloro che non lo fanno. Questi ultimi in genere tendono a confutare queste accuse avvalendosi della ricerca, preferibilmente tramite ricerca empirica e pubblicazioni accademiche. Lo stesso principio vale per la storiografia dell’Africa del Sud Ovest tedesca. Per semplificare il complesso, chiamiamo i sostenitori della tesi del genocidio degli Herero con nome di “sterminazionisti” . Quelli della controparte li chiameremo “revisionisti” , poiché tentano scientificamente di valutare o di correggere la storiografia predominante. Nell’ambito dell’attuale clima del politicamente corretto, questo status quo può causare problemi, Gunter Spraul, un insegnante tedesco di storia alle scuole superiori, capì chiaramente questo argomento e ammise: “Fin dalla seconda guerra mondiale, la parola GENOCIDIO evoca particolari emozioni e associazioni. Le immagini che evoca sono determinate dalle pratiche dei Nazional Socialisti, così che ogni paragone deve poi sia confrontarsi che competere con esse” (5) Ma in questo modo, signore e signori, la discussione viene abilmente indirizzata in un predeterminato angolo fuori dal quale una libera e reale discussione non è più possibile, perché viene soffocata fin dall’inizio.

Quando nel Luglio 2011, sul giornale Windhoek Observer apparve un articolo che parlava di una recente tesi di laurea di Klaus Lorenz all’Università di Amburgo (6), gli sterminazionisti si allarmarono. Lorenz mise in dubbio le accuse del cosidetto genocidio Herero. Proprio come fece l’archivista del Windhoek National Brigitte Lau nel suo articolo: Uncertain Certainties (certezze non certe) nel 1989. Secondo gli sterminazionisti quei tipi di pubblicazioni critiche erano una prova di storiografia “di destra” o comunque “apologetica” (7). La libreria svizzera Basler Bibiolgraphie, nota per sostenere “movimenti di liberazione” come l’African National Congress (ANC) oppure il South West African People’s Organisation (SWAPO), riconobbero presto che quegli articoli furono pubblicati in giornali piuttosto conservatori che furono perciò diffamati come “scritti revisionisti” , i quali vennero interpretati come “di destra” e quindi non scientifici. Bene, ma perché gli articoli pubblicati su giornali non marxisti o su giornali non di regime dovrebbero essere considerati meno validi scientificamente degli articoli pubblicati sui media “di sinistra” o anti-tedeschi?

 Accuse e Rivendicazioni

Molte pubblicazioni sterminazioniste sono sature di parole abusate e strausate che tendono a zittire, come “genocidio” . “brutalità” , “fascismo” , “tirannia tedesca” , “politiche di sterminio” e, naturalmente, “Olocausto” . Non c’è da meravigliarsi se persino nei cosìdetti libri scolastici trovate frasi come questa ad esempio: “Per von Trotha la sommossa non era altro che un’orda di negri selvaggi la cui ribellione non poteva essere che punita con lo sterminio” . (8) Secondo il settimanale cattolico tedesco DAS SONNTAGSBLATT, il “L’Afrikakorps” (sic!) imperiale tedesco, commise il primo genocidio del 20° secolo. Le truppe coloniali obbligarono gli Herero a scappare nel deserto senza acqua, dove quattro quinti del popolo Herero sarebbero poi morti di sete. (9) Il Fronte di Unificazione Africano descrive il livello di questa presunta atrocità: “Le donne le ragazze Herero e Nama furono internate in campi di concentramento e stuprate dalle truppe tedesche, mentre gli uomini e i ragazzi venivano torturati e ammazzati. Questo trattamento nei confronti degli africani fu più tardi riservato agli Ebrei e altri nemici del regime nazista in Germania e dalle stesse unità militari che praticarono i loro esercizi di morte in Africa” . (10).

Enzo Traverso, che insegna scienze politiche in Francia, sostiene: “Il popolo Herero composto da oltre 80.000 persone all’inizio del 1904 fu ridotto a 8.000 individui alla fine dello stesso anno in seguito a sistematiche azioni di persecuzione, distruzione e deportazione nel deserto, il che fu classificato da alcuni storici come: politica deliberata di genocidio” . (11) Peter Carstens dell’Università di Toronto è totalmente d’accordo, sebbene i suoi numeri differiscono in modo significativo: “Quando la ribellione fu soppressa nel 1907, il loro numero era stato ridotto da 100.000 a 25.000” (12) L’associazione con base a Londra Peace Pledge Union (Unione Impegno per la Pace) asserisce che i soldati tedeschi erano ben pagati per cacciare gli Herero in quella infida landa desolata. Fu loro ordinato di avvelenare le poche pozze d’acqua presenti. Altri misero dei posti di guardia lungo il confine di 150 miglia: ogni Herero che tentava di ritornare veniva ucciso. (13)

Nessuna affermazione sembra essere troppo grottesca, nessuna accusa troppo assurda. Nel 1998, il noto giornalista americano del DALLAS MORNING NEWS, Todd Bensman, scrisse senza alcuna vergogna: “Dal 1904 al 1915 (!), le truppe del Kaiser sterminarono sistematicamente 80.000 Herero, un massacro poco noto di teutonica efficienza che creò campi di lavoro forzato, schiavitù sessuale e i primi ‘studi’ accademici sulla presunta superiorità Ariana” . (14) Lo scrittore socialista Tom Sanders afferma: “Storie raccontate dicono che gli uomini tagliavano le gole ai capi di bestiame per berne il sangue. Degli Herero aprivano le pance delle bestie morte per berne il liquido dello stomaco. Gli uomini che fuggivano dal deserto venivano linciati nello stile del Ku Klux Klan” . (15) Sebbene questa affermazione sia puramente soggettiva, non trovò mai alcun sostegno da parte dei media schierati. Un paio di anni fa la BBC affermò con serietà che “I tedeschi trascinarono gli Herero nel deserto di Omaheke, sigillando le ultime pozze d’acqua e alzando una rete attorno per tenerli lontani” . (16) I sostenitori della tesi dello sterminio affermano che lo “sterminio degli Herero” fu invece “il primo genocidio del 20° secolo” . E’ chiaro che si sta facendo più evidente l’idea che “questi spietati tedeschi in Namibia piantarono i primi semi dai quali Adolf Hitler avrebbe raccolto i frutti per i suoi esperimenti razziali contro gli Ebrei nell’Olocausto Nazista che ebbe luogo 40 anni più tardi” (17). Non stupisce quindi che il movimento per i diritti umani “Società per i Popoli Minacciati” (Society for Threatened Peoples in inglese, oppure, Gesellschaft fuer bedrohte Voelker in tedesco) potesse affermare: “Giudicati con tutti i criteri storici, la rivendicazione degli Herero è la stessa di quella degli Ebrei” . (18).

Come avviene in molti altri casi circa le richieste di “risarcimento” , anche in questo caso il numero delle presunte vittime sembra essere troppo ambiguo. Riruako calcola in modo avventuroso: “Secondo la ricerca, oggi saremmo stati un popolo di 2 milioni di anime, anziché essere invece dai 400 ai 500.000” . (19) Accidenti, è sorprendente! Secondo le rilevazioni ufficiali, la Namibia oggi conta una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, dei quali, solo circa 100.000 sono Herero. (20) Nel Gennaio del 2004 Riruako diffuse persino la notizia che un numero di “circa 500.000 persone di origine Herero viveva in Germania” . (21) Non c’è mai stato un censimento ufficiale della popolazione prima della rivolta degli Herero. Cento anni fa, il missionario Friedrich Bernsmann stimò la quantità degli Herero, prima della loro rivolta, in 35.000 unità. Egli inoltre stimò che di questi, dai 23.000 ai 25.000 sopravvissero alla rivolta (22). Sebbene queste cifre sono basate solo su stime, le affermazioni di Bernsmann sono abbastanza vere. Secondo le dichiarazioni fatte dalla RHEINISCHE MISSION, la principale missione cattolica nell’Africa tedesca del Sud Ovest, nell’intero territorio Herero/Damaraland, alla fine del 1901 furono battezzati circa 4.400 nativi, 3.000 dei quali erano Herero. (23) Se si da credito alla relativa documentazione che indica che al tempo della rivolta circa il 10% della popolazione locale era stata convertita al cristianesimo, il calcolo porta ad un totale di circa 30.000 individui del popolo Herero. Inoltre, l’ex Giudice della Corte Suprema dell’Africa del Sud Ovest, Israel Goldblatt, valuta, nel suo libro History of South West Africa del 1921 cioè 15 anni dopo la guerra, il numero della popolazione Herero appena sopra le 31.000 unità. Nei quattro successivi decenni il numero aumentò superando appena le 35.000 unità. (24) Questo naturale tasso di crescita dimostra chiaramente che era biologicamente impossibile per gli “Herero sopravvissuti” triplicarsi o addirittura quadruplicarsi nel giro di meno di una generazione, ciò che comunque potrebbero aver fatto se i numeri dati dagli sterminazionisti fossero giusti. Basandoci su dati demografici di cui poterci fidare, nel 1904 c’erano al massimo 30.000 Herero. Non tutti parteciparono alla rivolta. A Waterberg si adunarono circa 22.000 Herero, incluse donne e bambini. Queste sono le cifre reali con le quali dobbiamo confrontarci e non le accuse astronomicamente esagerate e politicamente motivate, presentate dai sostenitori della leggenda del genocidio.

 L’azione legale da parte della Herero People’s Reparations Corporation

 (Ente per gli Indennizzi al Popolo Herero)

Tuttavia il capo tribù degli Herero, Kuaima Riruako, sostiene sfacciatamente che la soppressione della rivolta sarebbe stata “una guerra di genocidio” nella quale più di 80.000 Herero furono decimati in una “mattanza stile Nazista nei confronti degli Ebrei” . Senza esitazione paragona questo, ciò che lui definisce “crudeltà tedesca” , all’Olocausto e dichiara: “Noi siamo come gli Ebrei che furono distrutti. I tedeschi hanno pagato per aver versato il sangue ebraico. Noi diciamo: risarcite anche noi! E’ tempo di guarire la ferita” (25) Nel Settembre del 2011, una richiesta di indennizzo fu ufficialmente consegnata dal cosidetto Ente per gli Indennizzi del Popolo Herero che è presieduto da Riruako. In tribunale “l’ente” è rappresentato dallo studio di avvocati con base a Washington Musolino and Dessel i quali sostengono: “Presagendo con impressionante precisione l’imperdonabile orrore dell’Olocausto Europeo soltanto qualche decade più tardi, gli imputati e la Germania imperiale crearono un’impresa commerciale tedesca che si avvalse di sterminio a sangue freddo esplicitamente sanzionato, la distruzione dell’organizzazione sociale e della cultura tribale, campi di concentramento, lavoro forzato, esperimenti medici e lo sfruttamento di donne e bambini in modo da favorire i loro comuni interessi finanziari” . (26) I sostenitori della tesi del genocidio furono sorpresi. Sidney Harring, un “esperto legale” americano di sinistra, ad esempio, confermò rapidamente che queste accuse erano vere. “La richiesta di indennizzo degli Herero è direttamente motivata nella caratterizzazione della storia della Germania come particolarmente violenta e come una ex potenza coloniale imperialista e razzista; il pagamento di indennizzi è la conferma dell’ammissione di questa violenza. In verità c’è la prova che il razzismo virulento che portò all’olocausto non solo caratterizzò la colonizzazione tedesca dell’Africa ma in parte fu formato laggiù” (27)

Signore e Signori! La maggior parte di questi giudizi frettolosi e diffamatori:

–        si basano in primo luogo sulla letteratura coloniale della Germania Imperiale in genere priva di senso

–        in secondo luogo sono radicati nelle pubblicazioni della propaganda britannica del periodo della Prima Guerra Mondiale, come, ad esempio, l’infame BLUE BOOK (libro azzurro)

–        in terzo luogo sono basati su accuse mosse principalmente da storici marxisti della Repubblica Democratica Tedesca che costruirono le voci sul genocidio, in particolare la “leggenda dell’Omaheke” .

Oggi queste accuse dominano la storiografia ufficiale che si adatta senza senso allo spirito del tempo, nonché al giornalismo politicamente corretto. Questo avviene per lo più perché gli storici non marxisti si sono adattati alle pubblicazioni dei loro colleghi della Germania dell’Est senza verificare dettagliatamente i fatti. In questo modo, le opinioni marxiste ebbero modo di entrare nella scuola e nei libri di testo in tutto il mondo. Se preferite potete chiamarle “opinioni progressiste” le quali spesso finiscono per diventare tipicamente anti-tedesche.

Ma ci sono intellettuali che non hanno mai cessato di istruirsi. Questo vale, ad esempio, per Olga Levinson, allora Presidente dell’Associazione Sudafricana delle Arti (SWA). All’inizio degli anni sessanta, questa donna intellettuale ebrea credeva che i tedeschi avessero “messo in pratica le politiche di sterminio” in base alle quali ogni uomo Herero, ogni donna Herero e ogni bambino doveva essere “ucciso senza pietà” . (28) Bene, 40 anni fa alla popolazione non era stato ancora fatto il lavaggio del cervello come al giorno d’oggi. Le dichiarazioni anti-tedesche non basate su fatti ricevevano una marea di proteste nelle pagine delle lettere dei giornali del Sudafrica e dell’Africa del Sudovest. Al contrario di altri intellettuali, la Sig.ra Levinson fu abbastanza integra da rivedere le proprie opinioni per confrontarsi con la verità storica. Alla fine delle discussioni essa ammise di aver considerato “l’ordine di sterminio” come un “nudo fatto di storia” e che non avrebbe mai pensato che una fonte ufficiale come il Blue Book fosse “inaffidabile” . La Sig.ra Levinson alla fine si convinse e dichiarò: “Col mio libro eliminerò una volta per tutte le vecchie accuse che purtroppo vengono ancora credute dalla maggior parte dei sudafricani e in altre parti del mondo” . (29)

 La battaglia di Waterberg

Come stanno allora storicamente le cose? Nell’Agosto 1904 22.000 appartenenti alla tribù degli Herero, incluse donne e bambini, si radunarono a Waterberg. Essi non furono affatto sconfitti e non intendevano tantomeno arrendersi. Da un punto di vista storico non è vero asserire che l’11 Agosto si sarebbe verificata una sola decisiva battaglia. Infatti ci furono un paio di battaglie e di scaramucce, separate una dall’altra da una distanza di 50 kilometri. La più importante di tutte fu quella dei pozzi d’acqua di Hamakari che si tradusse quasi in un disastro per i tedeschi. Durante tutte le battaglie, gli Herero non rinunciarono mai all’iniziativa. Imbattuti e senza essere in definitiva minacciati, il loro leader, capotribù Samuel Maharero, prese comunque una decisione fatale la notte seguente. Gli Herero si dispersero in tutte le direzioni, la maggior parte di loro verso sudest in direzione del deserto di Omaheke. Le truppe imperiali furono incapaci di impedirlo, in particolare fu loro impossibile seguirli. Sia uomini che cavalli erano entrambi sfiniti. Le pattuglie tedesche che tentarono di seguire gli Herero dovettero fare ritorno dopo solo pochi giorni. Quindi gli Herero riuscirono a muoversi velocemente in gruppi di persone ma completamente indisturbati dai tedeschi. Solo dopo settimane le forze militari tedesche furono in grado di darsi all’inseguimento. Questa non fu una caccia ma piuttosto uno strenuo inseguimento sulle tracce degli Herero. Non ci fu nessuna “costrizione nei loro confronti ai margini del deserto di sabbia” come affermano gli sterminazionisti. Quando il Generale von Trotha alla fine raggiunse Osombo Windimbe, il luogo dove pronunciò la sua dichiarazione ad alcuni ritardatari e sbandati il 2 Ottobre, gli Herero rimasero dispersi nell’intera area per lungo tempo. Samuel Maharero e i suoi seguaci, ad esempio, si rifugiarono nel Beciuanaland Britannico (il Botswana odierno) fin dall’ultima settimana di Settembre. Altri puntarono verso sud e tornarono alle loro terre persino su a Walvis Bay. Altri ancora fuggirono verso nord nella Ovamboland. La maggior parte di loro scomparve nella savana. Non ha assolutamente senso ritenere che gli Herero in quel periodo fossero ancora nell’Omaheke. Non c’era la benché minima possibilità per loro di “ripiegare” dal deserto “verso le linee tedesche” .

Tuttavia non c’è dubbio sul fatto che gli Herero abbiano avuto un terribile destino. Nell’attraversare la distesa di sabbia e i lunghi periodi senza acqua, persero la stragrande maggioranza del loro bestiame ed anche molti di loro perirono. Comunque la ritirata degli Herero in direzione sudest non fu ne forzata ne scelta casualmente, ma ben programmata. Molto tempo prima che la rivolta scoppiasse, Maharero ebbe assicurato l’appoggio britannico promettendo di risparmiare vite britanniche e sudafricane da qualsiasi attacco o incidente. Come contromossa, gli fu permesso di ritirarsi nel protettorato britannico del Beciuanaland (30). Infatti la migrazione laggiù degli Herero era già iniziata un paio di mesi prima della rivolta (31), persino decenni prima che le battaglie di Waterberg ebbero luogo (32). Il percorso sicuro attraverso il deserto di Omaheke, chiamato il sentiero Ngami, era ben conosciuto dagli Herero già da molti anni. Conoscevano i sentieri, nascondigli segreti e pozze d’acqua. La vera tragedia fu che nel 1904 era piovuto molto meno nell’Omaheke di quanto avvenne nel resto del paese.

 Il “Vernichtungsbefehl” (ordine di sterminio)

Contrariamente ad ogni aspettativa, gli sterminazionisti sostengono che i tedeschi avevano continuato a spingere gli Herero e il loro bestiame nel deserto, circondato tutte le strade di fuga ed obbligandoli alla fine a morire facendo loro mancare l’acqua. Poi, ritengono che il Gen. Von Trotha diede l’infame “ordine di sterminio” il 2 Ottobre 1904 per mettere in atto la soluzione finale (33). Siamo seri! E’ poco conosciuto il fatto che non c’è un vero e proprio documento di quella dichiarazione. Il testo non è reperibile in nessuna pubblicazione ufficiale o semi-ufficiale. Si dice che l’originale sia andato perso! Le versioni conosciute differiscono in modo significativo l’una dall’altra. La prima versione della dichiarazione fu pubblicata solo un anno dopo, nel 1905, senza citare alcuna fonte, dall’editore del WINDHUKER NACHRICHTEN, Conrad Rust. Alla fine di quell’anno fu anche pubblicata nel giornale social-democratico VORWAERTS (che significa: Avanti). Giusto per evitare accuse di parzialità, non ho dubbi che il Gen. Von Trotha abbia effettivamente emesso un proclama circa le procedure da adottare contro gli Herero armati, ma le circostanze che circondano l’evento sono alquanto misteriose. Una copia del relativo testo conservato negli Archivi Nazionali di Windhoek afferma (traduzione mia) quanto segue, che però, guarda caso, differisce dal testo conservato negli archivi di Potsdam:

“Io, il grande generale dei soldati tedeschi, indirizzo questo messaggio al popolo Herero. Gli Herero non sono più dei soggetti tedeschi. Essi hanno assassinato e rubato, hanno tagliato orecchi e nasi e altri parti del corpo a soldati feriti ed ora non vogliono più combattere per codardia. Io dico al popolo: chiunque consegni un capo riceverà 1.000 Marchi, colui che porterà Samuel in persona riceverà 5.000 Marchi. La nazione Herero deve lasciare il paese. Se non lo farà la obbligheremo con la forza. All’interno dei confini tedeschi, ogni appartenente agli Herero, armato o disarmato, con o senza bestiame, verrà fucilato. Nessuna donna o bambino verranno ammessi nel territorio: saranno respinti o verrà aperto il fuoco su di loro. Queste sono le mie parole al popolo Herero.

Il Grande Generale de Potente Kaiser, Generale Lothar von Trotha. 2 Ottobre 1904”

A mio avviso, signore e signori, l’intenzione di questa dichiarazione piuttosto arrogante e altezzosa va spiegata innanzitutto in termini psicologici. La scelta della sola patetica parola lo giustifica. Lo scopo dell’esercito tedesco era di minacciare che bande di Herero che imperversavano, oppure come la storica americana Karla Poewe riassume: “L’intenzione era di tenere le piccole bande di guerriglieri lontano dalle truppe tedesche” (34) Anche la teatralità dell’esercito tedesco a quel tempo suggerisce tale deterrenza: il tribunale militare condannò due Herero a morte che furono poi impiccati davanti a 30 prigionieri. Dopo l’esecuzione, la dichiarazione fu loro letta nella loro lingua Otjiherero. I prigionieri furono poi rilasciati garantendo così che il contenuto della dichiarazione sarebbe stato divulgato persino nei più remoti nascondigli degli Herero.

Von Trotha giustificò parimenti la sua condotta di guerra nel DEUTSCHE ZEITUNG: “Il comportamento delle tribù africane era insito in esse fino alla sconfitta. Questo doveva succedere anche in questo caso. E’ ovvio che la guerra in Africa non è in linea con la Convenzione di Ginevra. Fu doloroso per me riportare indietro le donne dai pozzi d’acqua del Kalahari, ma le mie truppe si trovavano di fronte ad una catastrofe. Se avessi reso accessibile anche la più piccola pozza d’acqua alle donne, mi sarei trovato ad affrontare una Beresina africana” (35) Qui il Generale von Trotha allude alla ritirata di Napoleone da Mosca nel 1912 e alla tragica traversata del fiume della sua Grande Armata. Pare che il Generale volesse porre fine alla guerra nel modo più rapido ed efficiente possibile, evitando ogni futura rivolta da parte del nemico ed assicurare un pacifico e duraturo sviluppo del paese.

C’è inoltre un’altra ragione psicologica dietro alla dichiarazione e che non può essere ignorata. Al contrario dei combattenti europei, gli Herero non portavano uniformi ma indossavano i loro tradizionali abiti civili. Essi erano ovunque, nella folta savana e nelle fattorie, giorno e notte, era impossibile distinguere se si trattava di un civile o di un rivoltoso. Ci furono molte pattuglie tedesche che persero la loro vita in modo spaventoso a causa di queste bande di ribelli. Tortura e mutilazione erano abitudini comuni. Gli Herero non facevano mai prigionieri. Per cui, la dichiarazione del Generale è anche da intendersi come misura di tutela per le sue truppe. (36)

 Il reale significato di Vernichtung (sterminio)

Che cosa significa veramente il termine Vernichtung usato dai tedeschi durante la campagna militare nell’Africa del Sudovest nel 1904? Come spiega giustamente la storica americana Karla Poewe: “L’uso del verbo “vernichten” che la gente inconsapevolmente traduce con “sterminio” , significa infatti, nel suo uso nei tempi, rottura della resistenza militare, nazionale o economica” (37). In effetti l’ambiente militare tedesco intendeva e intende ancora oggi il termine “Vernichtung” nel senso di “eliminazione” , in altre parole, la neutralizzazione, la rottura della resistenza del nemico e della sua capacità di continuare a combattere. Nient’altro emerge dalla strategia di von Trotha: “Il mio piano adottato inizialmente per le operazioni era quello di accerchiare gli Herero a Waterberg e di eliminare la massa con un attacco, per poi stabilire posti operativi individuali dove trovare e disarmare i fuggitivi, con taglie sulle teste dei comandanti da essere condotti sotto il mio controllo e poi punirli con la pena di morte” (38). Gli Herero quindi non dovevano essere “sterminati”, ma al contrario, dopo essere stati disarmati, dovevano essere fatti prigionieri e sedati. Per questa ragione furono allestiti campi di prigionia per migliaia di persone (39). Possiamo quindi ragionevolmente concludere che la dichiarazione del Generale Lothar von Trotha al popolo Herero del 2 Ottobre 1904 non fu un “ordine di genocidio” ma un annuncio motivato da ragioni logistiche e psicologiche, formulato con parole penose. Inoltre è poco noto il fatto che la dichiarazione fu seguita da un vero e proprio ordine alle truppe che getta un ulteriore luce negativa sul valore propagandistico del proclama dal sapore barbaro. Questo successivo ordine, ovviamente, non fu reso pubblico:

“Questo proclama va trasmesso alle truppe durante lo schieramento con l’aggiunta che qualsiasi soldato che cattura un capo nemico riceverà la ricompensa e che fare fuoco su donne e bambini è da intendersi sparare sopra le loro teste così da obbligarli a fuggire. Sono certo che questo proclama non porterà più alla cattura di prigionieri maschi, ma anche che non ci saranno atti di crudeltà verso donne e bambini. Essi si metteranno a correre se verranno sparati un paio di colpi sopra di loro. La truppa rimarrà conscia del buon nome dei soldati tedeschi.

Il Comandante

Firmato: v. Trotha, Generale” (40)

Questo successivo ordine indica chiaramente che il Generale von Trotha proibì esplicitamente l’uccisione di donne e bambini. Questo si addiceva anche all’etica dell’ufficiale Prussiano. Un ordine di uccidere donne e bambini era contro il codice d’onore dell’ufficiale tedesco, senza menzionare le tradizionali norme generali di condotta applicabili ai soldati tedeschi in guerra. Forse considero questo in un modo da occhi troppo azzurri? Diamo ora uno sguardo al

 trattamento degli Herero da parte dei tedeschi

In una lettera all’editore del quotidiano di Windhoek ALLGEMEINE ZEITUNG del 28 Luglio 1961, il Sig. R. Sarnow, un ex soldato che servì nelle truppe coloniali durante la rivolta degli Herero, affermò: “che ogni Herero maschio, donna o bambino che si arrendeva, veniva inviato alla missione e vi si provvedeva. Noi soldati tedeschi non eravamo soldataglia indisciplinata che uccideva senza motivo, ma eravamo una truppa assolutamente disciplinata che non ha mai fatto del male a nessun Herero disarmato” . Gli storici marxisti, ovviamente, ne sanno di più. Il noto storico comunista Horst Drechsler, ad esempio, afferma: “In realtà la differenza di trattamento tra uomini da una parte e donne e bambini dall’altra non fu mai fatta. Tutti gli Herero, indipendentemente dal fatto se erano uomini, donne o bambini, venivano uccisi ogni volta che cadevano nelle mani dei soldati tedeschi” (41). Tali affermazioni, vendute come fatti storici, si trovano spesso sui media. Il giornale tedesco di sinistra JUNGE WELT, ad esempio, scriveva: “Esecuzioni di massa di prigionieri e la decimazione degli Herero feriti era all’ordine del giorno. Persino donne e bambini venivano uccisi durante queste battaglie, talvolta persino bruciati vivi” (42). Quelli che fra voi conoscono la storia, ed in particolare la storiografia di regime, ricorderanno le storie dell’orrore della propaganda della Prima Guerra Mondiale (bambini con le mani tagliate) oppure ricorderanno la guerra Irak-Kuwait (neonati strappati dalle loro incubatrici). Il contenuto di verità di queste storie è simile a quello del gossip dei tedeschi che macellano gli Herero. In pratica è evidente che solo gli Herero armati incontravano i fucili dei tedeschi. Nessuna delle unità combattenti degli Herero è stata “falciata” , ma venivano fatti prigionieri se i tedeschi riuscivano a catturarli. L’atteggiamento umano di base dei soldati tedeschi nei confronti dei loro prigionieri sfiniti, affamati e assetati, viene descritta dal soldato Paul Harrland, ad esempio, che nel 1905 accompagnò questo trasporto da Otjimbinde a Okahandja: “La buona natura del soldato tedesco emerge quando lui stesso condivide ogni cosa con questa gente, come la fame. Avemmo pietà dei poveri bambini i quali non avevano colpa di nulla. C’era in particolare una smunta giovane ragazza che ebbe tutta la nostra solidarietà. Con un amore infantile fece stendere sua madre cieca su una striscia di cuoio” (43). Nessuno meglio del Colonnello Deimling, che dopo la Prima Guerra Mondiale divenne un pacifista di sinistra, ebbe a confermare che, nonostante la bestiale crudezza che gli Herero mostravano verso i soldati tedeschi feriti, migliaia di Herero furono fatti prigionieri e trattati con umanità: “Prigionieri e donne innocenti e indifesi furono trattati umanamente e con molta pazienza; spesso vidi come la nostra gente condivideva con i prigionieri la poca acqua e cibo che avevano” (44). In effetti, nelle fonti autentiche di prima mano, capitiamo spesso in racconti nei quali i soldati tedeschi, in particolare verso i bambini, erano umani nel senso più vero della parola. Il Capitano Bayer, ad esempio, riportò un altro classico esempio, emerso durante un inseguimento degli herero e che può essere considerato come un tipico comportamento: “Un bambino Herero di circa 4 anni era seduto vicino a duna pozza d’acqua e ci guardava con occhi grandi e sorpresi. Dovevamo fermarci per un po’ di tempo. I nostri soldati se ne stavano attorno al bambino e si chiedevano come poteva essere salvato da morte certa. Alla fine qualcuno decise: abbiamo bisogno di trovare una madre a questo bambino! Velocemente alcuni uomini corsero nella savana e riuscirono a trovare una vecchia Herero, tutta avvizzita, sul cui grembo appoggiarono il bambino. Poi presero una capra e qualcuno iniziò a mungerla. Dalle mammelle quasi vuote uscì un quarto di tazza di latte che fu data al bambino. Legarono una corda attorno al collo della capra e la diedero alla vecchia. Fu un quadro meraviglioso: la vecchia Herero sorridente, il bambino e la capra da latte e davanti a loro i nostri soldati che si godevano questa bellissima scena” (45). Il Tenente Erich von Salzmann riferì di un altro caratteristico esempio. Vicino alla pozza d’acqua Owikokorero i tedeschi individuarono due donne indigene: “Una aveva un bimbo di circa una settimana e sembrava messo molto male. Lei notò che provavamo pena per lei poiché i suoi tentativi di chiedere l’elemosina ebbero successo. Le demmo infatti della carne di manzo in scatola che trangugiò molto rapidamente” (46). L’atteggiamento umano dei soldati tedeschi era noto fra gli Herero che si arrendevano o venivano fatti prigionieri. Ci sono persino delle importanti e autentiche fonti Herero che lo confermano. L’evangelista Andreas Kukuri, ad esempio, che era tra quelli che attraversarono il deserto Omaheke nel Settembre 1904, ammise, quando lui e il suo gruppo furono catturati, furono mandati dal missionario Eich, il quale disse: “Ora facciamo la pace vera!” dopodiché “ritornammo nelle nostre zone nei nostri territori” (47). Del tutto simili sono le dichiarazioni fatte da importanti saggi Herero nelle interviste fatte dal Michael Scott Project agli inizi degli anni ottanta (48). Ma forse quella che più colpisce di tutte è la testimonianza di Amanda, la figlia istruita e beneducata del Capitano Zacharias dell’Otjimbingwe. Ammise di essersi consegnata personalmente ai tedeschi perché sapeva che i tedeschi non facevano del male alle donne Herero (49). Questi fatti storici dimostrabili, signore e signori, dimostrano senza dubbio l’irreprensibile atteggiamento dei soldati tedeschi, i quali in genere non si lasciavano mai andare a maltrattamenti brutali o peggio nei confronti della popolazione locale nell’Africa del Sudovest tedesca. Hans Germani, giornalista di fama mondiale del quotidiano tedesco DIE WELT parlò al capotribù Clemens Kapuuo, leader degli Herero negli anni settanta. Germani chiese al noto Herero qual’era il suo atteggiamento vero i tedeschi che furono accusati di aver commesso il genocidio del suo popolo: “Vede, questa è una vera sciocchezza. Siamo entrambi popoli guerrieri, i migliori qui nell’Africa del Sudovest. All’epoca ci combattevano reciprocamente e voi siete stati i più forti. E’ vero, molti di noi morirono nella lunga fuga nel deserto, ma questo che cosa dovrebbe significare? Dovremmo evitare di scavare nelle vecchie tombe perché questo non creerà mai un futuro. Dia un’occhiata ai miei Herero. In occasione delle loro commemorazioni annuali indossano vecchie uniformi tedesche e si decorano con gradi militari, la cui terminologia è ereditata direttamente dal tedesco, come ad esempio: “Leutnanti” (sottotenente), “Oberleutnanti” (Tenente), “Hoppmann” (Comandante), “Majora” (Maggiore). Fondamentalmente abbiamo un profondo rispetto per i tedeschi” (50). Kapuuo comunque escluse espressamente i tedesco-federali (i cosìdetti “Bonner Deutsche” , cioè i tedeschi di Bonn).

Signore e signori, lasciate finire le mie spiegazioni con un ultimo sensazionale argomento. Durante la rivolta l’addetto militare britannico Colonnello Trench accompagnò l’alto comando tedesco durante le sue azioni militari (51). Fece la conoscenza di quasi tutti gli ufficiali tedeschi e di tutti i luoghi dove si svolsero le azioni militari. Era il testimone oculare neutrale per eccellenza. Chi altro, se non questo ufficiale britannico, non avrebbe redatto un rapporto dettagliato sulle violazioni dei diritti umani? Comunque in nessun archivio fondamentale (ne a Windhoek, ne a Londra o a Pretoria) sono stati trovati documenti del genere o che possano dare il minimo sospetto circa rapporti negativi inoltrati da questo qualificato ufficiale ai suoi superiori a Londra. Ciò è di vitale importanza in quanto si può dare per scontato che, se ci fossero stati incidenti che potevano essere collegati col benché minimo sospetto di violenze o genocidio, Trench li avrebbe senz’altro denunciati ai suoi superiori come atti illegali o crimini. Non li avrebbe certo occultati. Il fatto che non ci siano tali rapporti o denunce è logico perché non c’era niente da riportare o denunciare in quel senso, in quanto i tedeschi non hanno commesso alcuna atrocità o alcun genocidio sul popolo Herero nel 1904.

NOTE:

Questa conferenza è basata sui libri dell’oratore: Der Hereroaufstand 1904 (la rivolta Herero del 1904) (Stegen 2002, ISBN 3-934531-11-3) e Voelkermord an den Herero in Deustch-Suedwestafrika? (genocidio degli Herero nell’Africa del Sudovest tedesca?) (Tuebingen 2004, ISBN 3-87847-210-2).

1 – http://auswaertiges-amt.de/www/en/infoservice/presse/index

2 – Die Welt, 8 Settembre 2001

3 – Massacre returns to haunt Germans (il massacro che torna a tormentare i tedeschi), The Sydney Morning Herald, 28 Luglio 1990

4 – Land pressure mounting in Namibia (la pressione sulle terre sale in Namibia), in www.bbc.co.uk, del 28 Agosto 2002

5 – Gunter Spraul, Der “Voelkermord” an den Herero (il “genocidio” degli Herero), in Geschichte in Wissenschaft und Unterricht, Vol. 39/1988, pag. 726

6 – Researcher into the Waterberg tragedy in 1904 presents a new radical version (ricercatore sulla tragedia di Waterberg nel 1904 espone una versione completamente diversa), The Windhoek Observer, 21 Luglio 2004.

7 – Jeremy Silvester, Werner Hillebrecht & Casper Herichsten, The Herero Holocaust? (l’Olocausto Herero?), The Namibian Weekender, 10 Agosto 2001. (http://www.namibweb.com/hererohol.htm)

8 – Wolfgang Mayer: Schwarz-Weiss-Rot in Afrika (nero-bianco-rosso in Africa), Puchheim 1985, pag. 183

9 – Thomas Bastar, Laender, die im Dunkeln bleiben (Paesi che rimangono nell’oscurità), Das Sonntagsblatt, 4 Aprile 1997

10 – www.africafront.com

11 – Enzo Traverso, Die Moderne und die Barbarei (il moderno e la barbarie), Sozialistische Zeitung, 7 Dicembre 2000

12 – Enciclopedia Americana, Vol. 14, New York 1971, pag. 137

13 – http://www.ppu.org.uk/genocide/g_namibia1.html

14 – Todd Bensman, Forgotten Victims: African Tribe Wants Apology (vittime dimenticate: tribù africana vuole le scuse), nel Dallas Morning News, citato da http://www.pewfellowships.org/stories/namibia/forgotten_victims.html

15 – Tom Sanders, Imperialism and Genocide in Namibia (imperialism e genocidio in Namibia), Socialist Action, Vol. Aprile 1999

16 – Tax wars, in http://www.bbc.co.uk/worldservice/africa/features/storyofafrica/11chapter10.shtml

17 – The tribe Germany wants to forget (la tribù che la Germania vuole dimenticare), in New African, Vol. Marzo 2000

18 – German Government must apologise for genocide of the Herero (Namibia) (il governo tedesco deve scusarsi per il genocidio degli Herero in Namibia), comunicato stampo del 31 Agosto 2001

19 – Herero-Haeuptling fordert von Deutschland Entschaedigung (capotribù Herero pretende indennizzo dalla Germania), in Die Welt, 3 Settembre 2001

20 – http://www.namibian.org/travel/namibia/population/

21 – Namibia recalls Herero uprising (la Namibia ricorda la rivolta Herero), in Argus (Città del Capo), 10 Gennaio 2004

22 – Vedi allegato No. 3 della conferenza dei missionari Herero a Otjibingue nel Settembre 1906 (Archivi della Rheinische Mission, Barmen), citato in N. Mossolow, Waterberg, Windhoek, 2°ed. pag. 42

23 – Vedi Berichte der Rheinischen Missions-Gesellschaft 1902 (rapporti della società della Rheinische Mission 1902), Barmen o.J. pag. 228. Questa relatività sembra essere vera. L’allora segretario governativo dell’Ufficio Coloniale Imperiale Wilhelm Solf faceva riferimento alle statistiche di entrambe le missioni cattoliche che dicevano che nel 1914, cioè 10 anni dopo la guerra, circa 32.200 nativi erano stati convertiti al cristianesimo. (vedi Wilhelm Solf, Die Missionen in den deutschen Schutzgebieten (le missioni nei territori protetti della Germania), Berlino 1918, pag. 43

24 – I. Goldblatt, History of South West Africa (storia dell’Africa del Sudovest), Città del Capo/Johannesburg 1971, pag. 265

25 – Citato da Todd Bensman, Forgotten Victims: African Tribe Wants Apology (vittime dimenticate: tribù Africana vuole le scuse), Dallas Morning News, http://pewfellowships.org/stories/namibia/forgotten_victims.html

26 – Christof Maletsky, Herero up the ante in reparations drives (gli Herero alzano la posta nella richiesta di risarcimento), The Namibian, 5 Settembre 2001

27 – Sidney Harring, The Legal Claim for German Reparations to the Herero Nation (la richiesta legittima di indennizzi tedeschi alla nazione Herero), (Estratto da: Sidney Harring, The Legal Claim for Reparations to the Herero Nation: an Assertion of Herero Nationhood in the Path of Namibian Development? ), 104 West Virginia Law Review 393-497, 393-398, 401-410 (Winter 2002)

28 – Olga Levinson, Aus der Geschichte Suedwestafrikas (dalla storia dell’Africa del Sudovest), in Allgemeine Zeitung, 21 Luglio 1961, pag. 4

29 – Olga Levinson, Der Wahrheit die Ehre, (l’onore della verità), in Allgemeine Zeitung, 2 Agosto 1961, pag. 4

30 – Vgl. Gerhardus Pool, Die Herero- Opstand 1904-1907 (la rivolta degli Herero 1904-1907), Città del Capo/Pretoria 1979, S. 63

31 – Uber die vielfaeltigen Abwanderungen der Herero ins Betschuanaland, aber auch ins Ovamboland und Kavangoland, siehe den ueberaus informativen Aufsatz von Maria Fisch: “Zum Genozid an den Herero” in: Befunde und Berichte zur Deutschen Kolonialgeschichte (sui molteplici esodi degli Herero nel Beciuanaland ma anche nell’Ovamboland e nel Kavangoland, vedere lo studio estremamente informativo di Maria Fisch: “Genocidio degli Herero” in: reperti e rapporti sulla storia coloniale tedesca), Quaderno 1/2001, S. 27-38

32 – Peter H. Katjavivi berichtet von ensprechenden Verbindungen zwischen Herero und Tswana im Nordwesten Betschuanaland bereits zur Zeit von Chief Maharero einserseits und Haeuptling Letsholathebe I. (circa 1847-1874) anderseits. (Peter H. Katjavivi informa dei relativi contatti fra gli Herero e gli Tswana nel Beciuanaland del Nordovest all’epoca del capotribù Maherero da una parte, e del capotribù Letsholathebe I. dall’altra (circa 1847-1874). Vgl. Peter H. Katjavivi, The Rise of Nationalism in Namibia and its International Dimensions (l’ascesa del nazionalismo in Namibia et le sue dimensioni internazionali), tesi di laurea all’Università di Oxford 1986, S. 106

33 – Nate Weston, Vernichtungsbefehl: German Colonization and Tribal Resistance in South West Africa, 1884-1914 (ordine di sterminio: colonizzazione tedesca e resistenza tribale nell’Africa del Sudovest 1884-1914), citato da: http://www.seattlecentral.org/gedt/docs/vernichtungsbefehl.html

34 – Karla Poewe, The Namibian Herero. A History of their psychosocial disintegration and survival (gli Herero della Namibia. Storia della loro sopravvivenza e disintegrazione psicosociale), Lewiston/Queenston 1985, pag. 65

35 – Citato da Walter Rahn, servizio sanitario delle truppe coloniali nell’Africa del Sudovest durante le rivolte del 1904-1907 e la spedizione del Kalahari del 1908, in Beitraege zur deutschen Kolonialgeschichte 1997, pag. 83 (contributo alla storia coloniale tedesca)

36 – Vedi Gert Sudholt, Die deutsche Eingeborenenpolitik in Suedwestafrika (la politica tedesca nei confronti dei nativi nell’Africa del Sudovest), Hildesheim 1975, pag. 189

37 – Kalra Poewe, The Namibian Herero, op. cit. pag. 60

38 – Transcrizione del diario di von Trotha come citato da Gerhard Pool, Samuel Maharero, Windhoek 1991, pag. 268

39 – Vedi Paul Rohrbach, Aus Suedwest-Afrika schiere Tagen (giorni difficili dall’Africa del Sudovest), Berlino 1909, pag. 167 (nel suo libro: Deutsche Kolonialwirtschaft (economia coloniale tedesca), a pag. 342 Rohrbach scrive che il campo aveva spazio per ospitare 8.000 persone).

40 – Archivio di Stato Centrale Potsdam, Stock Reichskolonialamt (RKA), no. 2089, pag. 7. Citato da Gunter Spraul: Der “Voelkermord” an den Herero, in Geschichte in Wissenschaft und Unterricht (il “genocidio” degli Herero, nella storia, nell’economia e nell’insegnamento), Vol. 39/1988, pag. 728

41 – Horst Drechsler, Aufstaende in Suedwestafrika (rivolte nell’Africa del Sudovest), Berlino 1984, pag. 81

42 – Gerd Bedszent, Terror und Enteignung (terrore ed esproprio), in Junge Welt, 13 Marzo 1998

43 – Paul Harrland, Zwei Wochen aus dem Tagebuche eines Gefreiten bei der Kolonne (due settimane di diario di un caporale al seguito delle truppe), in Deutsche Reiter, pag. 288

44 – Berthold von Deimling, Aus der alten in die neuen Zeit (dall’epoca vecchia a quella nuova), Berlino 1930, pag. 69

45 – Maximilian Bayer, Mit dem Hauptquartier in Suedwestafrika (col quartier generale nell’Africa del Sudovest), Lipsia 1909, 2a. ed., pag. 164

46 – Erich von Salzmann, Im Kampfe gegen die Herero (in lotta contro gli Herero), Berlino 1905, 2a. ed. pag. 186

47 – Vedi Andreas Kukuri, Herero-Texte (testi Herero), (tradotti in tedesco e pubblicati da Ernst Dammann), Berlino 1983, pag. 51

48 – Vedi Annemarie Heywood: Warriors leaders sages and outcasts in the Namibian past (guerrieri, capi, saggi e banditi nel passato della Namibia), Windhoek 1992

49 – Vedi Claus Nordbruch, Der Hereroaufstand 1904 (la rivolta Herero 1904), Stegen 2002, pag. 114

50 – Hans Germani, Rettet Suedwest (salvate il Sudovest), Monaco/Berlino 1982, pag. 74 (traduzione mia)

51 – vedi Maximilian Bayer, Mit dem Hauptquartier in Suedwestafrika (con il quartier generale nell’Africa del Sudovest), op. cit. pag. 269

Fonte: www.nordbruch.org/there-was-no-genocide-committed-herero-german-south-west-africa

2 Comments

  • Un intervento di cui sentivo la mancanza. Un grazie sincero all’autore e al traduttore, non si farà mai abbastanza operazione di demistificazione sulle calunnie scaricate sulla Germania a partire dalla Prima Guerra Mondiale. Se solo si pensa al comportamento abituale di francesi e inglesi (una per tutte: la rivolta dei Sepoys in India…) nei territori coloniali, o a come gli Stati Uniti eliminarono le popolazioni autoctone sino ad appena dieci anni prima la rivolta degli Herero, si capisce quanta malafede si nasconda in questi tentativi di moltiplicare gli “olocausti” tedeschi…

  • Un intervento di cui sentivo la mancanza. Un grazie sincero all’autore e al traduttore, non si farà mai abbastanza operazione di demistificazione sulle calunnie scaricate sulla Germania a partire dalla Prima Guerra Mondiale. Se solo si pensa al comportamento abituale di francesi e inglesi (una per tutte: la rivolta dei Sepoys in India…) nei territori coloniali, o a come gli Stati Uniti eliminarono le popolazioni autoctone sino ad appena dieci anni prima la rivolta degli Herero, si capisce quanta malafede si nasconda in questi tentativi di moltiplicare gli “olocausti” tedeschi…

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