(recensione a cura di Luca Valentini)
In questa circostanza l’analisi di una pubblicazione, datata di qualche anno, non rappresenta una mera recensione di contenuti più o meno nobili ed apprezzabili di uno studio, di uno scritto e comunque di una ricerca individuale o di gruppo, ma si presenta come una precisa indicazione pedagogica per i molti che, affascinati dal criptico mondo dell’ermetismo e dell’Alchimia, spesso si perdono nelle lande fumose e poco documentate dello spazio telematico. Il breve ma molto denso saggio di Daniele Zangari ha il grande pregio di non illudere il lettore di poter soddisfare tutte gli innumerevoli interrogativi sull’argomento, ma di essere mirabilmente mirato nell’enunciazione chiara e pragmatica degli elementi teoretici di base dell’Arte Reale, con il fine – per noi abbondantemente raggiunto – di fornire le prime “armi” di discernimento essenziale circa la materia trattata: lo stesso Autore, infatti, nella premessa, rammenta
“…l’apprezzamento riscosso presso diversi cultori di esoterismo per la semplicità e la chiarezza espositiva con cui ho trattato un argomento di per sé ermetico…” (p. 13).
Il testo è composto di tre parti, di un post scriptum e di un’interessante sezione documentale in appendice. La prima parte introduce il lettore nel mondo magico dell’Ars Magna coi suoi riferimenti metallurgici, allegorici, ma, sapientemente non dimentica di evidenziare con adeguata fermezza come trattasi di una Scienza Divina, di una Dottrina Segreta che intende scoprire le leggi arcane dell’uomo e della natura. Qui Zangari attua un’opera davvero meritoria nell’indicare al viandante come, al di là di alambicchi e glifi, il centro dell’Arte è e deve permanere essenzialmente l’uomo e la sua interiorità:
”Il tragitto alchemico…consentirà all’uomo una duplice realizzazione, umana e noetica…di vivere pienamente la vita sulla Terra e di celebrare la sua unificazione con il Principio…ATTRAVERSO LA VITA OLTRE LA VITA” (p. 23).
Nella seconda parte vengono sinteticamente analizzate le tre fasi dell’Opera, al nero, al bianco, al rosso, con due sezioni che vale la pena segnalare. In primis, il capitolo dedicato alla simbologia dell’acqua, in cui si associa la duplicità dell’elemento, interpretato giustamente come matrice elementare e radicale, alla duplicità del Mercurio filosofico: l’acqua, infatti, intesa sia come elemento umido di privazione, sia come elemento cristallino di purificazione. La trasformazione della stessa da componente limitante e lunare ad Acqua di Vita e di Resurrezione è determinata, secondo lo Zangari e secondo la dottrina, dalla sua ignificazione:
”Acqua ignificata o Ardente, espressioni che dicono della sua unità col principio Fuoco…con la sostituzione del segno dell’Ariete o Solfo allo stato puro, a quello della Luna crescente…le Acque cosmiche furono fissate per via della formula ANTICO GELO”(p. 41).
Di seguito, molto profondo risulta essere il capitolo dedicato al significato simbolico di Saturno, in cui si evidenzia la natura doppia del Nume, Aurea e Primordiale, legata alle origini della Tradizione di Roma, Plumbea e Ctonia, connessa alla pura dimensione della materialità. Da tale dimensione infera, il piombo, seguendo una direzione ascensionale e spiraliforme, che l’Autore riprende dalla concezione alchimico-planetaria del Pernerty, può ritrovare la propria radice divina e solare:
”Lo schema a spirale è tale…da permetterci di esprimere in sintesi il processo dell’Arte quando si consideri un doppio percorso: uno centripeto e uno centrifugo” (p. 51).
La terza parte dell’opera è completamente dedicata al significato della cosiddetta Pietra Filosofale. Essa, designata con la parola “Azoth”, è la Sapienza stessa, è la materia stessa della palingenesi. è il simbolo più appropriato per rappresentare la corporeità e la sua purificazione indispensabile alla liberazione dello Spirito. Nella sua funzione di locus realizzativo, di ricettacolo basale di ogni cominciamento dell’Opera, si esplicita tutta la valenza sapienziale dell’acronimo VITRIOL, Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem.
Inoltre, significativa risulta essere la sezione Post Scriptum, in cui i mitologhemi prima di Osiride (assimilato a Bacco) e poi di Horus sono interpretati in chiave trasmutativa, sottolineando quanta rilevanza abbia avuto nella formazione della dottrina ermetico-alchimia la Scienza Ieratica Egizia. L’egregio studio di Daniele Zangari si conclude con una sezione documentale, ricca di aforismi, di massime e con un piccolo ma essenziale dizionario d’indirizzo terminologico. Noi riteniamo, a tal punto, che un approfondimento come quello in riferimento non si debba valutare per la sua estensione ma per la qualità insita nelle sue analisi, per l’acume che sapientemente riconosce il limite di un trattato teoretico e la portata fondamentale della pratica interiore, nella quale tale idee devono necessariamente tradursi, per non smarrirsi nell’inquieto intellettualismo astratto:
”Ars Laboriosa Convertens Humiditate Ignis Metalla In”(p. 86).
Daniele Zangari, Avviamento allo studio dell’Arte Reale, L’Autore Libri, Firenze 2008, pag. 89.
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