Qualche giorno fa il quotidiano La Stampa ha pubblicato una tanto strana quanto rivelatrice intervista al magnate Billes Gates, riciclatosi negli ultimi anni in pseudofilantropo e grande tessitore di tele mondialiste. Rivelatrice rispetto a che cosa? Nel corso dell’intervista il multimiliardario americano ha snocciolato una serie di dichiarazioni che rivelano la convinzione che nutre rispetto a se stesso e alla sua “missione” di essere una sorta di dio-programmatore del destino dell’umanità. Ma procediamo con ordine. Nell’incipit dell’intervista il guru della religione tecno-scientifica esordisce con una profezia catastrofista sul peggioramento della pandemia, annunciando che, se entro sei mesi non verrà prodotto e diffuso in tutto il globo il vaccino anti-Covid, “la prossima primavera avremo il doppio dei morti” rispetto al 2020. La soluzione alla catastrofe dietro l’angolo? Naturalmente il vaccino da lui stesso prodotto e finanziato: “servirebbe che lo facesse [il vaccino, n.d.A] almeno il 60% della popolazione, ma sarebbe meglio l’80 o il 90%”. Le previsioni di Gates rispecchiano senz’ombra di dubbio una concezione “leibniziana” della vita e dell’universo. Il filosofo tedesco aveva infatti elaborato nelle opere Monadologia e Il migliore dei mondi
possibili un sistema in cui non vi era posto per l’imperfezione, fisica e metafisica: Dio crea il migliore dei mondi possibili, cioè il migliore di quelli da lui pensabili. Addentriamoci per un momento nella visione di Leibniz. Per il filosofo di Lipsia le cose, i fenomeni, sono così e non in un altro modo perché il loro modo contingente di essere è il migliore modo possibile di essere. Ed è il miglior modo possibile di essere perché fonda la sua ragion d’essere in Dio, l’unico essere che ha in sé la ragione della sua esistenza (cioè l’unico essere in cui essenza ed esistenza coincidono).
In poche parole, Gates pensa di essere un dio che pensa il migliore dei mondi possibili (le soluzioni da lui pensate non ammettono alcun dubbio sulla loro effettiva efficacia), il più perfetto, di conseguenza vorrebbe crearlo. Nessuna esitazione, nessun ripensamento: il mondo immaginato da Gates è il migliore, il più perfetto rispetto a quelli possibili,quindi va creato, a costo di eliminare la libertà di quasi 8 miliardi di esseri umani. Siamo distanti anni-luce dall’imperativo scolpito sul frontone del tempio di Apollo a Delfi: “conosci te stesso”. Conoscere se stessi significa conoscere la propria libertà. Ci si conosce solo attraverso la mediazione delle idee che condividiamo con gli altri. Diventiamo individui nel vero senso della parola solo se arriviamo a capire che il nostro intelletto è finito. Abbiamo sì una volontà infinita, anche di compiere il male, come capì molto bene Cartesio, ma il nostro intelletto ha dei limiti evidenti. Per tale motivo nessun essere umano è capace di concepire con il proprio intelletto un mondo perfetto. Nessun essere umano può pensare di se stesso di essere Dio, l’unico essere dotato di un intelletto infinito. In ciò sta l’essenza, e io penso anche la bellezza, dell’essere umano: una finitudine connaturata che ci pone in relazione con l’altro e ci fa scoprire i nostri limiti invalicabili. Se io riconosco di avere un intelletto finito, quindi imperfetto, la mia volontà, questa sì per sua natura infinita, non può non convincersi di piegarsi all’intelletto dopo averne riconosciuto l’intrinseca limitatezza.
Se io riconosco la libertà dell’altro non posso non realizzare dentro di me l’ingiunzione dell’oracolo di Delfi “Gnothi seautòn”. La libertà, in questo senso, non è un’idea astratta ma un’azione concreta, e parte dal riconoscimento della finitudine dell’intelletto. Traducendo queste premesse dal piano teoretico al piano metafisico, ciò significa che l’essere umano è impotente: il suo intelletto è per natura finito. L’essere umano non può pensare tutto e non può nemmeno fare tutto. Gates, da bravo mago nero quale egli è, è ben al di là dall’afferrare tale verità metafisica. Ecco perché può tranquillamente essere considerato un controiniziato che fa di se stesso un dio, una creatura di per sé finita che si atteggia a creatura dotata sia di volontà che di intelletto infiniti. In ciò sta l’assoluta pericolosità del personaggio. E’ inquietante la somiglianza tra Gates e uno dei personaggi meglio riusciti della storia del cinema. Mi riferisco alla figura dell’Architetto del film-capolavoro Matrix. Che cos’anno in comune il falso filantropo americano e l’Architetto creatore di Matrix? Entrambi credono nell’ “armonia di precisione matematica”, come la chiama l’Architetto, concetto, questo, che richiama molto da vicino la nozione leibniziana di “armonia prestabilita”, cioè l’idea che tutti gli eventi sono prefissati da Dio sin dall’inizio del tempo e che la libertà umana non esiste. Tuttavia, sia l’Architetto che Gates sono consapevoli dell’esistenza nel sistema di “anomalie” che, spiega l’Architetto, “nonostante i miei sforzi, sono stato incapace di eliminare”. Tali anomalie creano imprevedibili deviazioni dalla programmazione: “pericolose fluttuazioni, anche nella più semplice equazione” spiega l’Architetto. Neo, il protagonista della saga di Matrix, è una di queste. Quando nel corso dell’intervista Gates ridicolizza le accuse che il movimento “No Vax” gli muove con queste parole “non so come abbiano scoperto il mio complotto […]. E’ una storia così bizzarra che quasi dovrei trattarla con umorismo. Però è un problema molto grave, perché se ci accusi di fare cose diaboliche, limiti il nostro lavoro”, non è una velata ammissione dell’esistenza di un’anomalia sistemica? Si faccia in particolare attenzione all’ultima frase: “se ci accusi di fare cose diaboliche, limiti il nostro lavoro”. Qui emerge in tutta la sua trasparenza, questa sì diabolica, l’idea che Gates ha di se stesso di un essere onnipotente. Gli altri, i “No vax”, i “negazionisti della pandemia”, non possono limitare il suo lavoro. Questa mistificazione, tradotta in termini operativi, significa negare la libertà di pensare diversamente dal dio-programmatore e, di conseguenza, di agire diversamente. Perché? Semplice, il dio-programmatore non può non concepire un mondo perfetto. L’anomalia, pertanto, va eliminata. Neo non ha diritto di cittadinanza in Matrix. Per Gates l’intelletto umano può tranquillamente lavorare senza essere coadiuvato dalla libertà, in quanto un sistema fondato sulla precisione matematica non può ammettere l’esistenza di falle prodotte dall’esercizio della libertà, cioè dal dispiegarsi della volontà umana. Le anomalie non sono prevedibili, perciò in un sistema brutalmente razionale come quello immaginato dall’intelletto di Gates, non c’è spazio per le manifestazioni di libertà, siano esse di pensiero o di azione. Il sistema è necessario perché fondato sulla perfezione: produci, vaccinati e crepa. La libertà non può rientrare nel campo della necessità. Ecco come Gates applica al suo folle progetto, naturalmente secondo modalità deviate, cioè controiniziatiche, la filosofia di Leibniz, che pur ha avuto il merito di superare il meccanicismo dei filosofi razionalisti suoi contemporanei con una visione più vitalistica dell’universo fondata sul concetto di monade. Dunque, quale soluzione per uscire dall’impasse in cui ci ha rinchiusi il nichilismo mondialista? Come accennato sopra, la soluzione è sempre la stessa da millenni: conosci te stesso. Riconosci che, a fronte di un intelletto finito, hai una volontà infinita. La volontà di scegliere di non far parte di Matrix, la volontà di rifiutare le soluzioni “miracolose”, il Santo Graal-vaccino che un volgare programmatore miliardario pretende di imporre all’umanità. Ma per poter “volere” l’essere umano deve prima avviare un dialogo muto con la propria anima. L’Ego spinge verso l’accettazione passiva di Matrix, l’Anima verso la ribellione e la
resistenza.
Volere significa diventare delle anomalie del sistema su cui gli architetti del NWO non possono esercitare alcun controllo, almeno per ora. L’anomalia vuole volere, gli architetti del mondialismo non possono concepire la libertà fondata sulla volontà umana, questa sì infinita, perché concepiscono gli esseri umani come automi. Non si discute con un automa, lo si domina e lo si schiaccia. La salvezza consiste nello scegliere continuamente di volere. Là dove gli architetti del mondialismo sono prigionieri della loro credenza di essere degli intelletti infiniti, cioè di autoconcepirsi come divinità che concepiscono e creano mondi perfetti, quando invece la loro visione del mondo e dell’essere umano è profondamente malata e ingiusta, perché fondata si di una scienza e di una tecnologia che fanno di se stesse la fonte di ogni verità, l’essere umano che decide di diventare un’anomalia del sistema, mette il proprio intelletto finito al servizio della sua volontà, aprendosi così un varco sulla strada della libertà. L’unica fonte della verità siamo noi: siamo liberi di voler essere liberi o di non volerlo. Di fronte alla libertà, che è la vera essenza dell’essere umano, perché così è stato concepito da Dio sin dalla notte dei tempi, nessun messia deviato, nessun falso profeta può sperare di piegare sia il nostro intelletto che la nostra volontà alle sue mistificazioni deviate. Nella post-modernità non è più Prometeo l’eroe di riferimento, come voleva Marx, e nemmeno Dioniso, come voleva Nietzsche. E’ lo scienziato, il tecnocrate, il falso filantropo miliardario grande sacerdote della nuova religione atea e nichilistica del mondialismo. Oggi, più che sfidare gli dèi, come Prometeo fece nel mito greco, un essere umano che non vuole rinunciare alla sua libertà deve sfidare i falsi profeti della scienza e della tecnologia disumanizzate e disumanizzanti e il loro dispotismo. Ma per poterli sfidare bisogna prima avere il coraggio di rovesciare l’idolatria di cui si ammantano. Rovesciare l’idolatria tecnoscientifica, che sta portano il mondo verso il baratro, è possibile a patto che prima se ne sveli l’ideologia, laica, liberaldemocratica e politicamente corretta. Ognuno cerchi dentro se stesso gli strumenti e le risorse per resistere all’idolatria nichilistica di Matrix, di cui Gates è uno dei sacerdoti, e la sfidi. Come dice Platone nel celebre Mito di Er, con cui si conclude La Repubblica, quando spiega la libertà delle anime reincarnatesi di scegliere il proprio destino, “Non sarà il demone e scegliere voi, ma voi il demone […]. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il Dio non ne ha colpa”. Voler scegliere continuamente, ecco il destino a cui è chiamata ciascuna anima.
Federica Francesconi
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