Accostandosi
le ciglia
lentamente, quasi
senza voce
mi chiudono nelle mani
esangui una perla.
Non trovo più
dolore, nient’altro
vedo che sommità celesti.
(Estasi di L. F. Céline)
Una perla il 28 settembre compirà gli anni, quanti? D’una signora non si dice, anche se lei, Brigitte Bardot, di quel vezzo decò direbbe “me ne frego”. Riavvolgiamo il nastro a quel 1973 anno del suo addio alle scene “perché voleva vivere”, aveva dedicato la sua giovinezza agli uomini secondo l’istinto di Juliette, l’orfana sexy di “Et Dieu créa la femme” di Vadim, suo primo sposo, film del ’56, storia di speculazioni, sesso, corna ma tutto a lieto fine, un bel ceffone maritale et l’amour à la fin triomphe. L’impacciato Michel inebetito da cosce e movenze del mambo della menade B.B., civetta sensuale, eros speziato con la panna, sì quel goffo J. L. Trintignant, fosse stato Adamo, avrebbe preso a morsi tutti il raccolto non solo un pomo, dando ragione a quel: “la donna che Tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero”, il buon Dio aveva creato “la donna” di certo non era la beghina Lucia Mondello.
Quel villaggio di pescatori del set era l’allora sconosciuta Saint Tropez, diverrà un’icona del jet set, ville di attori (famosa la Madrague di Brigitte), registi, polvere di stelle sulla spiaggia, ai ristoranti, a sera nei bistrò un po’come Fregene la tanto amata dai cineasti nostrani.
Brigitte Anne Marie Bardot, parigina D.O.P., meriterebbe un trattato di Estetica per spiegare la sua bellezza animale senza inganni, l’essere sempre se stessa, nuda dai trucchi del sembrare, senza recitazione da femme fatale del “bosco di agrifogli” (Hollywood), come la Rita Hayworth in Gilda, la Marlen Dietrich di Angelo Azzurro, la Greta Garbo in Mata Hari, divine, intriganti cocktails di bene con il male, ma con lo stesso fascino delle stelle lontane, irraggiungibili perché questo era il cliché hollywoodiano.
“Das Ewig-Weibliche zieht uns hinan”, “l’eterno femminino ci trae in alto”, scrive Goethe nell’ultimo verso del Faust, cogliendo una femminilità fissa, spontanea, immutabile, sintesi di sacralità apollinea e sensualità bestiale, potenza d’un amore totale capace di elevare l’uomo all’Uno primordiale. E chi può far questo se non lo sprigionarsi misterioso, naturale, della femminilità assoluta, senza orpelli, Margherita intercede per Faust strappandolo all’Inferno facendo leva sull’amore sublime che il dottore ha cercato tutta una vita, quella forza che move l’universo, l’archetipo dell’evoliana Metafisica del sesso.
Bimba dell’alta borghesia, infanzia aussi, aussi, poca madre molta tata italiana (parlava la nostra lingua meglio del francese), una sorellina Mijanou fonte di gelosia, Brigitte cresce slanciata, magra quanto basta, seni da cerbiatta, un viso pechinese con occhi grandi scuri, labbra da mordicchiare e una criniera bionda cotonata a disegnarne la cornice. Era un Dom Pérignon da sorseggiare a calici, standosene in sala ad ammirarla fino all’ebrezza, lei sullo schermo tu in poltrona, ti volgi alla tua fiamma, l’osservi, confronti, senti che si spegne, meglio sognare quelle labbra impunite.
Una vita lunga la sua tra scuola di danza, mannequin da adolescente, i primi film che non lasciano traccia, cantante alla Hardy, poi lo sbocciar della corolla, il profumo del mito quando Dio creò la donna, la Francia si scoprì puritana, la chiesa urlò Pape Sàtan Aleppe, il maschio latino la trovò sfrontata, non potevi immaginarla crucca sposa, casa, culle, cucina, anche da amante quella farfalla t’avrebbe fatto becco. D’altra parte B.B. violava ogni educazione (cultura compresa), fosse borghese o proletaria, coglieva i frutti quando voleva, mordeva la vita libera da condizionamenti, mariti quattro, un solo figlio Nicolas mollato al padre, relazioni mordi e fuggi secondo l’appeal del momento. Un altro francese M. Platini disse basta a dar calci alla palla, aveva solo 32 anni, meglio per l’attore lasciar la scena tra gli ola che trascinarsi in campo col bisbiglio “ormai l’è vecchio”. Così la parigina Bardot chiuse coi ciack quand’era ancora surfista sulla cresta dell’onda, prima di precipitare sul viale del tramonto, aspettando particine soprattutto fuori dal suo temperamento.
Pare che fu una docile capretta, girando l’ultimo film Colinot l’alzasottane, a convertirla alla battaglia animalista. Finita la scena da copione la barbuta bestiola doveva trasformarsi vite, vite, in arrosto allo spiedo per un battesimo campestre, B.B. si commosse a quella sentenza capitale, comprò dalla contadina l’animale portandoselo in albergo nonostante o i divieti e l’odore.
Si ritirò in Costa Azzurra nella sua tenuta di Madrague, sposando il ruolo di Giovanna d’Arco della fauna trent’anni prima dell’ossuta Brambilla, una battaglia d’avanguardia mettendoci la faccia, i soldi ed una sua Fondazione finanziata vendendo tutti le sue reliquie d’artista all’asta.
Un conflitto non di retrovia, minimalista, perché volto a ripristinare l’armonia tra l’uomo e la Natura infranta col dare la morte a proprio uso e consumo secondo la stirpe di Caino. Utopia dell’Eden vietato? Bi Bi ha provato a sedurre l’angelo di fuoco per rientrare nel giardino incantato. Se oggi è lievitata una coscienza comune che ogni essere vivente merita rispetto (meno il feto umano), calore, cure e non la mannaia dell’uomo padrone, lo dobbiamo a questa libera “peccatrice” della morale conveniente.
Libertina, spregiudicata, senza lacci e lacciuoli, Brigitte rappresentò la bellezza europea nel duello con la burrosa Marylin Monroe, entrambe icone appunto di quel femminino che ciascun uomo adora, desidera ma non vuole perché non rassicura neppure buttando la chiave della cintura di castità. Questione di proprietà assoluta, impossibile però da recintare. Brigitte e Marylin erano la preda e il cacciatore, l’arco che scocca e la vittima, le ninfe di Ila che trattenevano lo spettatore in una fiaba infinita da sbucciare nel sogno, dove l’amore e il corpo femminile vivono in un altro spazio della mente trascinando in alto l’uomo, incrostato dai coralli, a una sovraeccitazione estatica, senza coito, un orgasmo infinito sciolto dalle stringhe del possesso.
Brigitte fece moda, costume col suo vitino da pin up, un corpo libero da squame intellettuali, messaggio della seduzione primordiale della natura, trasferito in un mondo contaminato dalle maschere, lei non era nei sei personaggi in cerca d’autore, lei era autore e personaggio, da imitare per uno sciame di lolite, adolescenti trasognate in bilico tra Circe e Nausicaa. Una James Dean in gonnella mentre correva pazza sulla motocicletta della vita, sfidando la morale codina, precipitando quasi nel burrone della depressione del vivre pour vivre e questo aiuta a capire i suoi falliti autoannientamenti. Rouge et noir ensemble, cette est la femme BiBi, peccato mortale e grazia infinita.
Così la percepii poco più che bambino fermandomi d’improvviso davanti alla vetrina antica d’ una gioielleria, lei era dentro una cornice argentata coi capelli arruffati, il sorriso ammiccante, quegli occhi grandi, bruni, che m’ attiravano come calamite e mi ritrovai con lei in quella foto, “vibrazione” d’ un volo inaspettato, capii che la femmina non era F. la mia piattina compagna di banco.
“La donna” non poteva essere femminista proprio perché fiera del ruolo naturale del suo genere, era l’Eva erotica di Michelangelo nel peccato originale della Sistina, l’unione dei due sessi fino a sfidare la condanna a morte, eros e thanatos, beatitudine e dolore in eterno abbraccio. Una posizione netta la sua, coerente col suo istinto privo di arredi ideologici, Brigitte era l’apsara (ninfa celeste) scolpita nei templi di Khajuraho ove l’amplesso tra i due sessi riassume l’essenza del principio vitale. Fedele al suo essere B.B. ha sparato contro lo scackeraggio maschio/femmina che crea l’ibrido gender omo-etero a secondo del personale sentire, idem ha pronunciato giudizi politicamente scorretti sull’omosessualità, ha denunciato l’ipocrisia, da vuoto professionale, delle sbandierate molestie sessuali, guarda caso, riesumate dal passato; una voce, la sua, fuori dal coro delle pecorelle “ingenue” del Metoo. “”Ci sono molte attrici che fanno le civette con i produttori per strappare un ruolo. Poi vengono a raccontare di essere state molestate e tutto questo finisce per nuocere loro” ha dichiarato a Paris Match, et ancore” ” Trovavo affascinante che mi dicessero che ero bella o che avevo un bel sederino…questo tipo di complimenti sono piacevoli “, apriti cielo del femminismo parruccone, ma lei tira dritta molestando il global thinking del pensiero dem.
E già B.B. rema controcorrente, lo ha fatto sempre, anche nel fare un passo a destra sposando nel ’92 Bernard d’Ormale, “a été un coup de foudre mutuel” scrive l’attrice nelle sue memorie. Lui è un industriale amico di casa Le Pen, l’occasione è una cena con Jean-Marie combinata dall’avvocato di B.B. et voilà Cupido scocca la freccia intinta però nel Front National del quale Bernard è un attivista. Lei si è sempre proclamata di destra, quella gollista, poi “la cattiva compagnia” direbbero gli anti nostrani l’ha portata ad abbracciare la causa del movimento di J. M. Le Pen. Così si è guadagnata il bollino di fascista, nazista e razzista.
Oriana Fallaci ha scritto pagine profetiche sull’invasione islamica del vecchio continente da lei chiamato Eurabia, Brigitte ha fatto incetta di denunce, processi (con una condanna a due mesi di carcere) e multe salate per le sue posizioni anti Islam, anti immigrazione, il suo, a pare dei giudici, era “incitamento all’odio razziale”. Questo a partire dalla sua lotta contro la mattanza dei montoni per la festa dell’Aid el Kebir ed a seguire l’indice puntato contro la costruzione, senza sosta, di moschee mentre i campanili delle chiese cristiane tacciono per la mancanza di vocazioni.
A destra sì ma su posizioni ecologiste quelle che purtroppo fanno arricciare il naso agli aspiranti Dioniso dello 0,…%, chiusi nella gabbietta del cacciatore forte, lei no, ad agosto di quest’anno, ha sparato a zero contro il Ministro dell’Ambiente francese dandogli pubblicamente del codardo ed invocandone la testa. Coraggio senza freni inibitori contro l’ipocrisia del potere, allora, in questo, sei “dei nostri” mais oui! “Bon anniversaire B.B.”.
Emanuele Casalena
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