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5 Febbraio 2025
Punte di Freccia

Brasillach giornalista – Mario Michele Merlino

A conclusione del mio breve saggio introduttivo, titolo La penna del poeta al servizio della collaborazione, dopo quello di Rodolfo sulla vita e le opere, ritrovo una nota in corsivo, racchiusa tra parentesi. Una riga, poca cosa: ‘nel silenzio rasserenante, notti di gennaio 2012’.

Oltre quattro anni d’attesa, ma ne valeva la pena. E vale la pena di scoprire quel Brasillach giornalista che animò le pagine di Je suis partout, ancora in un campo di prigionia tedesca, per poi distaccarsene non condividendo l’esasperato trionfalismo di fronte d una sconfitta annunciata. (L’ultimo suo articolo è datato 27 agosto 1943). Non per sottrarsi al destino, ma per esserne pienamente partecipe ed artefice…

Qui si addice, appunto, il rasserenante silenzio di quelle notti di gennaio a leggere e intendere e selezionare quanto si sarebbe, poi, pubblicato (scelta sofferta e sempre arbitraria). Rasserenante perché, se è facile dirsi che peggio per gli stessi dei se ci sono ostili, lo star in piedi fra le rovine, anzi decidere di correre incontro al proprio destino è altra e ardua scelta. E questo fu, questo fece Brasillach.

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Non starò a ripetere quanto egli mi divenne caro – quel sorriso venato di tristezza – con un universo ove il male sembra essere stato bandito. La giovinezza l’amicizia la gioia di vivere la ricerca della felicità possibile sono a portata di mano. Basta levarsi un soffio di vento lungo la riva del Mediterraneo; basta tenere fra le mani, caduto da un ramo, un uccellino tremante e ovattato di piume; basta conservare la memoria di notti trascorse intorno al fuoco ‘preservando i sogni che ci rendono liberi e gli ideali che ci mantengono giovani’.

E, per chi s’era scelta la parte là dove i vinti difendevano l’Onore e le ragioni perdute, avere un amico ideale capace di donare un sorriso una parola un gesto contro l’odio e il rancore del mondo era qualcosa di prezioso da non disperdere nella confusione dei giorni…

Brasillach giornalista, dunque. ‘Siamo dalla parte di quelli che sono per la fedeltà. La fedeltà alla terra (sembra avvertirsi echi dello Zarathustra). La fedeltà ai nostri eroi. La fedeltà alla nostra razza. La fedeltà ai nostri prigionieri. La fedeltà alla gioventù’ (8 gennaio 1943). Un esempio, fra i tanti.

E’, dunque, un lavoro il nostro, una ricerca tra la curiosità il vezzo la pura e sterile testimonianza, atto dovuto e distante da questo malo presente? Nel suo saggio introduttivo dal titolo R. B. e il tempo che non passa, Rodolfo riporta alcune righe tratte da Il nostro anteguerra: ‘E’ quel che noi abbiamo chiamato lo spirito fascista (l’anticonformismo in primo luogo). Perchè non vogliamo più essere i gladiatori della borghesia e del conservatorismo, e amiamo la libertà della nostra vita’. Anche questo è un monito tardivo e dismesso? Brasillach giornalista, dunque.

L’abbiamo fortemente voluto abbiamo trascorso più notti sopra consumato energie ci siamo imposti sull’editore – refrattario sui tempi di pubblicazione , non sull’argomento – . Ora è qui. Brasillach chez nous!

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