Che il recente caso degli insulti alla senatrice Segre, nello specifico ad una anziana reduce dall’orrore dei campi di concentramento, siano un gesto vile e riprovevole, non c’è neanche bisogno di dirlo, è cosa che si commenta da sé. Ma da qui ad inaugurare appositamente, una commissione “contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo” ci sembra quanto meno fuor di luogo, totalmente inutile e frutto di una visione viziata dalla solita, ipocrita, demagogia buonista.
Ora, senza nulla voler togliere ad un atto certamente spregevole, ma che si circoscrive alla dimensione di un riprovevole teppismo verbale, ci sarebbe da chiedersi perché, invece, non si inaugurano commissioni per porre fine al silenzioso stillicidio di violenze contro persone deboli ed indifese e che ha visto negli ultimi anni, una moltitudine di anziani, donne ed altri soggetti deboli ed indifesi, aggrediti, violentati e spesso assassinati nelle loro povere abitazioni, per la strada o sul posto di lavoro.
Protagonisti di questo scempio, una pletora di personaggi, che vanno da un buon numero di quelle tanto coccolate, “risorse” di importazione, ai nostrani “tossici” o a minori frutto di situazioni di incipiente degrado sociale, oramai totalmente fuori controllo. A tutti questi soggetti è garantita una strana impunità, frutto di una omertà mediatica senza precedenti. Pene lievi, uscite dal carcere molto prima dei tempi previsti, la reiterazione a delinquere con le stesse modalità…
tutto ci lascia intravedere uno stato di degrado umano e morale, senza precedenti, frutto di quel modello liberista globale, che di violenza e degrado si alimenta. Il mito dell’arricchimento senza limiti, il culto dell’esteriorità fine a sé stessa, la perdita di qualsiasi freno inibitorio, di natura etica o morale, determinato dall’assoggettamento di questi ultimi alla sacra legge dell’utilitarismo.
Queste sono le ricadute di ordine morale del Nuovo Ordine Globale, imperniato su una incipiente economicizzazione e disumanizzazione dell’uomo e dei suoi equilibri interiori. Adeguarsi e standardizzarsi ai modelli, ai cliché mediaticamente imposti, dalla Rete, dalla televisione, dal continuo e ossessionante martellamento pubblicitario, a cui è continuamente sottoposto, questa è la parola d’ordine, il dovere a cui, in cambio di fugaci momenti di felicità, è sottoposto un sempre più sradicato ed alienato individuo.
Talune favelas in Brasile, hanno connessione Internet ed in mezzo a strade fangose tanti giovani votati alla miseria ed alla marginalità, girano come zombie, forniti dell’unico, vero, irrinunciabile bene che ad oggi possa contare: un luccicante smartphone. Ma perché si possa accedere al “loro” paradiso di plastica, bisogna pur sempre mantenere una parvenza d’ordine e di morale, un’obbedienza ad assiomi morali, ora riadattati e conformati alle esigenze dell’incombente Nuovo Ordine. Ed allora, guai a non esser “buoni”, “solidali”, “tolleranti”, “anti razzisti”, costi quel che costi. Il solo osar mettere in discussione o rifiutare la narrazione e la visione del mondo, così come secondo i dettami della Sacra Famiglia del “politically correct”, significa esser ostracizzati e maledetti “ab aeternum”, senza rimedio.
Al centro di questa inedita narrazione, una tragedia storica, abusata, saccheggiata ed utilizzata senza pietà alcuna, per esser elevata a mito fondante, ad episodio giustificante qualunque forma di censura o repressione, verso chi pensa e dissente. Ed allora, come funghi sorgono commissioni, decreti-legge, provvedimenti “ad personam”. Senza neanche verificare, le fonti e l’attendibilità di offese e minacce, si evoca il ritorno di fantasmi del passato, tanto comodi ed utili a criminalizzare coloro che escono dal seminato, quanto a indurre nel dubbio e spaventare, chi, verso costoro, può mostrare alcuna forma di simpatia verso il dissenso.
La società occidentale globale ed “aperta”, è così divenuta, al di là delle peggiori previsioni, un vero e proprio “panoptikon”: occhiuti e pedanti guardiani, controllano, sorvegliano, vigilano,che nulla fuoriesca sin nei minimi particolari, dai binari della “correttezza”. Azioni, ma anche parole, pensieri, sono tenuti da conto. Ma con una radicale differenza, rispetto alle più pessimistiche narrazioni in tal senso: non volti truci, né scure divise da monaco-guerriero, nè compunti sai curiali, caratterizzano i nostri attuali censori, bensì sorrisi beffardi, abiti all’ultima moda e tanti, tanti buoni sentimenti, copiosamente riversati per tutto l’orbe terracqueo, sino ricoprirne la superficie intera, di una cappa di grigia omologazione.
Ma forse, a questi signori sfugge un particolare. La Storia, quella con la “S” maiuscola, sembrava essersi fermata agli anni di Francis Fukuyama ed al folle sogno di una società appiattita all’imperativo dei mercati finanziari. Ed invece non è così. La ruota della Storia, quella con la “S” maiuscola, ha ripreso a girare, in modo imprevisto ed all’improvviso. Altre parole d’ordine, altri protagonisti, vanno affacciandosi e contendendo un ruolo di protagonisti a quei compunti ed occhiuti guardiani della “correttezza”, sempre più ammuffiti. E questo, con buona pace di commissioni d’inchiesta, scorte e leggi “ad personam”.
UMBERTO BIANCHI
Fonte immagine: corsedimoto.com
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