14 Novembre 2024
Appunti di Storia

ASPETTANDO LA RIVOLUZIONE: (l’assassinio di Federico Florio, Prato 11 gennaio 1922) – 1^ parte – Giacinto Reale

  Voi avete nella già bolscevica Prato, un compito delicato e grandioso da assolvere: conquistare alla bellezza ed alla santità delle nostre idee la massa che lavora, e portarla all’adorazione della Patria comune. (Mussolini ai fascisti pratesi il 5 luglio del 1921)   “fascisti, questa volta muoio” Anche a Prato la battaglia interventista segna un

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Appunti di Storia Controstoria

Torino, 25 aprile: mamma vado forse a morire (terza parte) – Giacinto Reale

“Signor Prefetto, sono nato scemo, sono cresciuto scemo, ma non voglio morire scemo. Da questo momento noi occupiamo la Prefettura…   Le ragioni della politica incombono, e il Fascio torinese, alla vigilia delle elezioni, alle quali si presenta, come nel resto d’Italia, inserito nei “Blocchi Nazionali”, esordisce con un manifesto dallo stile certamente inconsueto: Italiani!

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Appunti di Storia Controstoria

L’imboscata di Renzino-Foiano della Chiana (Arezzo) – Stelvio Dal Piaz

Sabato 17 aprile 2021 è ricorso il centenario di uno dei più gravi fatti di sangue che si registrò nel corso di quella tornata elettorale nel territorio aretino. Premetto che nell’autunno 1920 e inizio 1921 siamo nel periodo delle famose < settimane rosse > nelle quali comunisti ed anarchici – guidati e foraggiati da agenti

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Torino, 25 aprile: mamma vado forse a morire (seconda parte) – Giacinto Reale

“Vado forse a morire. Non piangere, ma sii orgogliosa di tuo figlio. Viva il fascismo, viva l’Italia. Tuo figlio. 25 notte”. La sera del 25 aprile Cesare Odone, operaio alla ditta Giachero, mutilato di guerra e fascista, si reca, accompagnato da due colleghi di lavoro, a casa di Giovanni Galbiati, comunista, membro della Commissione interna

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Torino, 25 aprile: mamma vado forse a morire (prima parte) – Giacinto Reale

“L’Ufficiale zompa come un grillo tra i sedili, e il suo lavoro di braccia è di una persuasione particolare”.   Il 26 febbraio del 1921 si svolge, a Torino, il Congresso dei Fasci piemontesi. Al termine di un biennio che nell’ex Capitale sabauda è stato più duro che altrove, per la presenza di forti masse

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Italia 1921: Empoli, 1° marzo – terza parte – Giacinto Reale

“Il fascismo, invece, vede sorgere i suoi gruppi a decine e decine, per generazione spontanea, tanto che, fra qualche mese tutta l’Italia sarà in nostro potere”.   Francamente incomprensibile appare il giudizio conclusivo di Cantagalli, che rovescia i termini della questione, e scarica sulle vittime (meglio sui “fascisti” … che non c’erano) la responsabilità dell’accaduto:

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Italia 1921: Empoli, 1° marzo – seconda parte – Giacinto Reale

“Col solo ombrello in mano, gridando ad alta voce: “Non sparate, non siamo fascisti”.   L’episodio più efferato delle giornate della rivolta, iniziata a Firenze, si ha, però, ad Empoli, il 1° marzo. È lì che due camion di Carabinieri e Marinai, scambiati per fascisti, sono attaccati dalla folla inferocita che fa una strage. Un

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Empoli, 1° marzo: il brodo di Carabiniere – prima parte – Giacinto Reale

“L’è inutile pigliarsela con i pesci piccini e che l’è meglio pescare quelli grossi, e, allora, via per Firenze, a cercarli”.   A Firenze, la mattina di domenica 27 febbraio, dopo averci pensato molto su, le Autorità concedono ai giovani liberali l’autorizzazione per un corteo che, con un paio di centinaio di ragazzi aderenti al

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Il “FARO LUMINOSO” di San Bartolomeo in Bosco – Pietro Cappellari

Critiche? Molte se ne possono fare e se ne dovranno fare, oltre a quelle che, in genere, sono rivolte alla politica generale dei Fasci. E si critichi pure; ma si tratta di giovani, di anime generose, di gente che non è abituata alle sottili alchimie dei gabinetti prefettizi, ai patteggiamenti con la Loggia e l’Arcivescovado;

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Minervino Murge, 23 Febbraio: la morte di un contadino (terza parte) – Giacinto Reale

“Muti raccontò, tra le matte risate, il grido che i fascisti meridionali lanciavano ogni qualvolta vedevano arrivare il loro comandante: “Per don Ciccio, eia eia allalà”.   Ciò che emerge chiaramente, con le violenze del 1919-20 è la inadeguatezza delle Forze dell’Ordine a controllare la situazione, ancor più nei piccoli centri pugliesi, dove il presidio

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