Premessa
Tra le pagine più nere della nostra storia repubblicana, insieme a stagioni terroristiche, crisi economiche, pandemie ecc., va certo annoverata la famigerata “rivolta dei cani”. Si indica con tale nome un singolare fenomeno che ebbe inizio nel nostro Paese – e in numerosi altri Stati del mondo – circa un ventina d’anni fa e che indusse nella popolazione una vera e propria psicosi cinofobica. Tale reazione parossistica veniva sobillata dai media, che davano quasi ogni giorno notizia di aggressioni canine, talvolta dall’esito letale.
Sull’onda dell’emozione popolare e per rispondere a un diffuso terrore, il Ministero della Salute emanò nel 2007 una “lista nera delle razze canine pericolose”, comprendente 17 razze di cani considerate aggressive. Tale elenco suscitò però molte perplessità e dopo due anni fu abrogato. Lo stesso Ministero della Salute, nel 2013, con una “Ordinanza contingibile e urgente concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani” stabilì che la pericolosità dei cani non poteva esser decisa a priori, in base alla razza.
Le liste nere esistono però ancora in diversi Stati, anche se, stando alle statistiche, non hanno mai prodotto una riduzione delle aggressioni. Ciò non ha impedito ad alcuni Paesi di spingersi oltre. Ad esempio in Egitto, in Svizzera, nel Regno Unito e altrove, non solo sono ancora vigenti elenchi di razze canine ‘pericolose’, ma di queste tipologie di cani è addirittura proibita la detenzione. E ogni qualvolta i giornali riportano la notizia di un’aggressione, immediatamente vengono chieste norme ancora più severe, liste di proscrizione più restrittive.
Per alcuni il problema dell’aggressività del cane è legato alla genetica, per altri all’educazione. Per i primi è quindi superabile solo con i divieti e il rigore della legge, per i secondi con l’addestramento. Nell’ambito di tale polemica, che non accenna a finire, si inserisce ora anche una nota giornalista statunitense, Dorothea Florence Jenkins. La sua teoria, benché molto discutibile, è originale e suggestiva. Mi è parso perciò opportuno tradurre l’articolo, apparso alcuni mesi orsono su un settimanale di ispirazione metodista, l’Orlando Christian Sentinel, nel quale la Jenkins espone la sua singolare posizione.
Segni degli ultimi tempi
(di Dorothea Florence Jenkins)
Sappiamo che la sicurezza è oggi l’obiettivo primario di ogni azione politica seria e responsabile. Gli organi di governo lavorano instancabilmente per difenderci da cambiamenti tanto drammatici da minacciare la nostra stessa sopravvivenza. Virus letali, sconvolgimenti climatici, riscaldamenti globali, inondazioni, siccità, alberi che cadono sulla testa di innocenti passanti, meteoriti vaganti ecc. Per alcuni sono fatti naturali, altri vi vedono responsabilità antropiche o il risultato di cospirazioni. E v’è pure chi sostiene siano solo subdole strategie allarmistiche.
La verità è secondo me ben diversa: siamo ormai giunti all’eschaton. Siete liberi di non crederci, ma guardatevi intorno: i segni dell’Apocalisse sono dovunque. Madri che uccidono i loro bambini, figli che rapinano i genitori per comprarsi un revolver, vecchiette che si tingono i capelli e adescano i giovani su Internet, uomini che vogliono partorire, donne che fanno il chirurgo o pilotano aerei. Ma fra tutte queste aberrazioni, la più mostruosa è quella che riguarda il comportamento dei cani. Non passa giorno senza che si abbia notizia di persone aggredite, ferite o uccise da qualche cane.
Se i media danno risalto a questi fatti terribili non è certo per aggiungere nuove angosce a quelle che già ci opprimono, ma per metterci prudentemente in guardia e spingerci a prendere le debite precauzioni: museruole, catene, eutanasie. Infatti è ormai certo che questi esseri, da sempre devoti all’uomo, in questi tempi ultimi gli si rivoltano contro e in molti casi non esitano a sbranare l’amato padrone, come i cani di Atteone.
È frequente oggi vedere genitori che, all’avvicinarsi di un cane, son colti dal panico e si gettano istintivamente sul loro bambino facendogli scudo. I piccoli infatti sono naturalmente attratti dagli animali, tendono a dar loro confidenza e a giocare con loro. È normale perciò che il padre, la madre, i nonni, li abituino ad avere un preventivo terrore dei cani, anche di quelli che hanno un’aria ingannevolmente pacifica, che insegnino loro ad averne paura, come di belve assassine.
Sappiamo infatti che sempre più cani sono colti da inesplicabili raptus omicidi. Per questo la gente che cammina in città o in campagna teme per la propria incolumità, sottoposta com’è al costante rischio d’essere azzannata e fatta a pezzi. Alcuni, scorgendo da lontano una persona che porta a spasso il cane, restano paralizzati dal terrore, altri hanno crisi isteriche, gridano al padrone frasi sconnesse o intimidatorie, cercano un riparo o si danno alla fuga.
Non pensiate che esageri. Leggo a caso tra i miei ritagli di giornale: “Boston – alano massacra una famiglia, bambini, genitori, nonni. Gli inquirenti lo hanno trovato che dormiva sul divano, dopo la strage”. Chi conosce le nobili, ataviche qualità di questa razza, non può che restare allibito. Oppure: “Cincinnati – pastore tedesco, da sei anni guida diligente del padrone cieco, lo trascina e abbandona nel mezzo di una strada. L’uomo è stato travolto da un camion”, e potrei continuare a lungo.
Non c’è dubbio, dopo diecimila anni di amorosa convivenza, il cane non è più il miglior amico dell’uomo, e forse sta diventando il nostro peggior nemico. Perciò, per garantire la nostra sicurezza, le autorità hanno compilato uno scrupoloso elenco di razze che si suppone siano portate per natura a delinquere. Questa lista nera presenta però un doppio inconveniente.
Innanzitutto è discriminante, incoraggia visioni ‘razziste’, totalmente irrazionali e ascientifiche, oltre che socialmente pericolose. Potremmo pensare che anche gli esseri umani vadano distinti per razze e attribuire ad alcune di queste un’innata tendenza al furto, o all’usura e alla falsità, ad altre la predisposizione genetica alla pigrizia, o ad aver una minor intelligenza e così via. È noto che simili idee portano inevitabilmente all’eugenetica e ai campi di concentramento.
In secondo luogo, questi elenchi sono inaffidabili. Le statistiche dimostrano infatti che l’epidemia criminale coinvolge ogni tipo di cane, senza distinzione. La lista dei cani assassini, partita da muscolosi molossi, va ogni giorno allungandosi, fino a comprendere razze come il carlino o il volpino di Pomerania. E cosa impedisce a un minuscolo chihuahua, tenuto nel palmo della mano, di afferrarvi improvvisamente alla carotide?
Come interpretare questo fenomeno? Si è provato a spiegarlo in vari modi. Secondo la “Corporation of Psycho-Nutritionists” la causa va cercata nella dieta. La spiegazione che si dà è questa: nei mangimi per cani finiscono gli scarti della macellazione di animali che hanno subito tali soprusi e atrocità che nelle loro carni si sviluppa un germe patogeno, che induce la follia in chi ne mangia. Ma allora, obiettano alcuni, perché gli uomini, che si cibano di animali sottoposti alle medesime sevizie, non mostrano sintomi analoghi di squilibrio mentale?
La stessa obiezione vien fatta a chi, come la “Antivax Brotherhood”, dà la colpa ai vaccini che, dicono, danneggerebbero irreparabilmente il cervello dei cani, e a chi, come la “Electrosensitive Alliance”, punta il dito contro l’aumento dell’elettrosmog. Infatti, visti i tanti vaccini che ci vengono regolarmente somministrati e le radio frequenze ad alta intensità in cui siamo costantemente immersi, dovremmo essere impazziti tutti già da molto tempo.
In effetti, osservando l’uso massiccio di psicofarmaci, le deliranti competizioni televisive, il dilagare dei selfie, il linguaggio osceno e violento della gente ecc., a me pare plausibile pensare che l’uomo sia uscito di senno. Tuttavia una correlazione tra malattia mentale e fattori quali l’alimentazione, le onde elettromagnetiche o i vaccini non è documentata.
Anche l’ipotesi, avanzata dalla Women Society, che a compiere le aggressioni siano solo cani maschi sembra del tutto infondata. Femmine, maschi o castrati, la violenza non fa distinzione di genere e di ormoni. Secondo il “Polisexual Evolution”, organo del Movimento LGBT, la causa delle aggressioni sarebbe invece l’orientamento rigidamente etero-sessuale dell’animale. Cani gay o trans, secondo il P.E., non sono una minaccia per la società. Ma anche questa è un’illazione gratuita.
Secondo “Holistic Science” all’origine del cane killer vi sarebbe un meccanismo di autoregolazione dell’ecosistema. La natura avrebbe assegnato ai cani il compito di contrastare l’eccessivo incremento demografico della popolazione umana, notoriamente inquinante e distruttiva. Per gli “Animal Rights Supporters” la colpa è invece dell’uomo, che impartisce al cane continui ordini, gli impone nomi ridicoli e disonoranti castrazioni, lo incatena, lo chiude in gabbia, lo viviseziona, lo regala ai bambini come un giocattolo, per mollarlo su una strada quando non diverte più.
I cani, guidati da un istintivo accordo, avrebbero deciso di vendicarsi delle angherie subite facendo carneficine di esseri umani e coprendo le nostre città di escrementi. È vero che l’uomo non ha fatto molto per meritarsi l’amicizia del cane. Ma chi conosce la psicologia di questi animali sa che, anche se maltrattati e vilipesi, essi sono geneticamente incapaci di provare odio o risentimento per il padrone. In definitiva, nessuna di queste spiegazioni regge. Dunque cosa spinge i nostri compagni, un tempo affettuosi e fedeli, ad attaccarci così ferocemente?
Nel mito di Atteone gli Dei puniscono l’arroganza umana. E in quel mito non è tanto l’uomo, trasformato in cervo e dilaniato dai suoi cani, a stimolare la nostra compassione, quanto le povere bestie che, dopo aver fatto a pezzi senza saperlo l’amato padrone, mostrano un dolore inconsolabile. Se cito questa vecchia storia è perché, a mio parere, oggi potremmo vedere nella ribellione dei cani qualcosa di simile.
Anche noi, come Atteone, siamo stati trasformati. Non siamo più creature umane, fatte a somiglianza del nostro Creatore, ma esseri posseduti da potenze maligne, dominati dal peccato, schiavi delle passioni più turpi, destinati a divenire mostruose ibridazioni tecnologico-bestiali. E io credo che i cani, col loro intuito, fiutino nell’uomo la presenza di queste forze sataniche, contro le quali coraggiosamente si scagliano, non riconoscendo più il loro amico umano.
Direte: perché aggrediscono allora anche i bambini, creature innocenti? Ma oggi persino un neonato si trastulla con lo smartphone! Ogni bambino sviluppa fin dalla più tenera età una dipendenza da questi strumenti infernali, tramite i quali l’intera umanità è stata infettata da ectoplasmi diabolici. E quanti sono poi i bambini che, cedendo a suggestioni perverse, chiedono di cambiar sesso, oltraggiando la natura e la forma che Dio ha donato loro!
I cani omicidi sono quindi i nostri accusatori. Fanno parte di un generale quadro apocalittico, come le scie degli aerei che disegnano strane croci nei cieli, gli uomini insettivori, le profezie pandemiche ecc. Di fronte a tali evidenze non possiamo più dubitare che il giorno del giudizio sia cominciato. Ognuno deve prepararsi a un implacabile ma equo esame della propria vita. E forse saranno proprio degli imparziali cani da pastore a dividere i capri dalle pecore, chi è dannato da chi si salva.
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