Oramai ogni livello di sopportazione è stato raggiunto e superato. E Dio sa quanto noi siciliani siamo – da sempre – accoglienti, ospitali, cordiali e addirittura affettuosi con gli stranieri; soprattutto se si tratti di persone in difficoltà, che si trovino in stato di bisogno. Nei secoli abbiamo accolto tutti: fenici e cartaginesi, greci e romani, arabi e normanni, francesi e spagnoli. Siamo stati un modello di civile convivenza anche con culture diverse, pur senza mai svilirci nel multiculturalismo. Il riferimento al nostro grande sovrano Federico II è d’obbligo. Ma – non si dimentichi neanche questo – quando gli ospiti hanno tirato troppo la corda, abbiamo perso le staffe, siamo diventati cattivi, abbiamo anche preso le armi. Fu il caso – settecento e più anni fa – dei Vespri Siciliani; ma spero proprio che, oggi, la nostra gente non abbia bisogno di ricorrere alla violenza per difendere le proprie ragioni.
Certo, tutto sarebbe più facile se potessimo fare affidamento su un Governo regionale che difendesse gli interessi siciliani. Ma la nostra croce, il nostro Crocetta, è troppo impegnato nei complicati giochi d’equilibrio di Palazzo dei Normanni per accorgersi che stiamo per essere invasi. Anzi, lo nega energicamente: «Non urliamo che siamo invasi da immigrati, perché non è vero.»
Non è vero? Gli arrivi superano ormai le 2.000 unità al giorno, e questa non è un’invasione? In Libia sarebbero “in transito” un milione di migranti diretti in Sicilia, e questa non è un’invasione? Nossignore, il Rosario delle nostre pene non sa far altro che ripetere stucchevolmente le giaculatorie dei luoghi comuni immigrazionisti, sul tipo di questa: «Come possiamo cacciare persone che fuggono dalla guerra?» Con tanti saluti, oltre che alla logica, alla verità. La prima verità – che il Rosario regionale sembra ignorare – è che non si tratta di cacciare nessuno; si tratta di impedire che entrino, anche per evitare di essere costretti prima o poi a cacciarli. E allora – dico per inciso – si che la cosa potrebbe essere meno pacifica.
La seconda verità è che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che non sono in fuga dalla guerra, ma – legittimamente, dal loro punto di vista – soltanto da una economia più povera della nostra: basta dare un’occhiata ai “profughi” stipati sui barconi per rendersi conto che non sono siriani o iracheni, ma africani subsahariani, cioè individui provenienti da zone dove non ci sono guerre. La terza verità è che – quand’anche l’Africa intera dovesse essere investita da una guerra immensa – l’Europa non potrebbe dare accoglienza al miliardo circa di abitanti che attualmente popolano il continente nero; e che – altrettanto naturalmente – la Sicilia non può dare accoglienza, né oggi né domani, al milione di migranti che si preparano a sbarcarvi.
Esistono dei limiti concreti, fisici, materiali: una regione di determinate dimensioni e caratteristiche (26.000 chilometri quadrati, 5 milioni di abitanti, economia allo sbando, disoccupazione alle stelle) quanti ospiti non paganti può permettersi di assistere? Il resto è chiacchiera, demagogia, conformismo, luogo comune, ipocrisia camuffata, quando non è anche ignoranza dei fatti e colpevole comportamento omissivo.
Né ha senso invocare la solidarietà nazionale verso la Sicilia (come fa il Rosariuccio regionale) e neppure la solidarietà europea verso l’Italia (come fa il Matteuccio nazionale). Il problema non si risolve se le altre regioni si prendono una parte degli immigrati della Sicilia, né se il resto d’Europa si accolla una parte degli immigrati dell’Italia. Il problema può risolversi soltanto cambiando radicalmente la politica “di accoglienza” verso i migranti. Il problema può risolversi chiudendo ermaticamente le frontiere (anche quelle marittime), accogliendo soltanto coloro che possono essere considerati “rifugiati” secondo i precisi e restrittivi parametri stabiliti dalla normativa ONU, e respingendo automaticamente i “migranti economici” in cerca di fortuna. E – aggiungo – limitando la permanenza degli stessi rifugiati al tempo strettamente necessario, evitando ogni automatismo nella concessione della cittadinanza ad essi o ai loro figli; cittadinanza che deve essere riconosciuta soltanto a quanti hanno vincoli di parentela, anche acquisita, con cittadini italiani (o europei).
Diversamente, cari i nostri governanti regionali, nazionali o europei, quella che sta avvenendo attraverso il canale di Sicilia è una invasione vera e propria. Certo, l’invasione è pacifica, per ora. Ma vi rendete conto del pericolo concreto rappresentato dalla presenza di una aliquota di migranti – non so quanto vasta – formata da delinquenti comuni, da capi e gregari delle molte “mafie di colore” di cui nessuno sembra preoccuparsi? Vi rendete conto del pericolo – anche questo concreto – rappresentato da una certa percentuale di fondamentalisti fra gli immigrati di fede musulmana?
E voi giocate a fare i “buoni”, vi voltate dall’altra parte se interi quartieri delle nostre periferie sono ostaggio di bande di delinquenti d’importazione, celate ai vostri amministrati i costi da capogiro dell’accoglienza e poi del mantenimento per 6 o 7 milioni di stranieri che campano a spese nostre; anzi, sostenete che gli immigrati sono una “risorsa” per la nostra economia disastrata. Ho appena letto l’ultima statistica IDOS, con numeri da brividi. Altro che far finta di non accorgersi che i contributi all’INPS versati dagli immigrati regolari, sono gli stessi che avrebbero versato gli italiani, sol che avessero avuto la ventura di farsi assumere al posto degli stranieri.
Ma di questo, dei costi veri dell’immigrazione, parleremo in uno dei prossimi numeri.