Nella prima parte di questo elaborato abbiamo cercato di fornire una risposta al quesito su chi esercita davvero il potere nel mondo, attraverso due livelli di indagine: comandano coloro di cui non si può “dir male” e, concretamente, i signori del denaro, in particolare la cupola finanziaria che si è impadronita dell’emissione monetaria. Abbiamo riconosciuto tristemente il ruolo secondario, se non servile, della dimensione pubblica – Stato e politica – ma la domanda restava in parte inevasa. Occorreva una serie di approfondimenti.
La globalizzazione – economica, culturale, politica, produttiva, finanziaria – perseguita da molto tempo, vincitrice unica dopo il crollo del comunismo reale, ha portato alla crescita di un nuovo attore planetario dotato di un immenso potere. Si tratta del grumo di persone, imprese, visioni dell’economia e del mondo che detengono e possiedono la tecnologia informatica e digitale, motore e carburante della quarta rivoluzione industriale.
Sono i giganti di Silicon Valley (e non solo), riuniti nell’acronimo GAFAM (Google, Amazon, Facebook/Meta, Apple, Microsoft), insieme con il conglomerato di aziende, conoscenze e tecnologie che hanno rivoluzionato il mondo attraverso la scoperta delle applicazioni tecnologiche legate all’informatica, all’automazione e in generale al mondo di Internet, una rivoluzione paragonabile alla scoperta delle tecnologie del ferro e alla macchina a vapore.
All’universo GAFAM molti aggiungono i NATU, l’acronimo che riunisce Netflix (intrattenimento e spettacolo), Tesla (capofila della robotica e della cibernetica, la creazione di Elon Musk) e due piattaforme online – Airbnb e Uber, che hanno rivoluzionato l’una il mondo immobiliare, l’altra i trasporti e la mobilità. Questo gruppo di colossi – ampiamente integrato e con sede negli Usa, benché orientato alla deterritorializzazione – ha reso possibile il Nuovo Ordine Mondiale basato sul “capitalismo della sorveglianza”, la felice espressione coniata da Shoshana Zuboff. Ovvero, ha costituito una forma nuova di potere: la raccolta, accumulo, incrocio, uso, compravendita di dati e metadati, ossia informazioni su tutto e tutti. In parole chiare: lo spionaggio universale mascherato da “trasparenza”.
Un altro nome collettivo di tale sistema è Big Data. Il potere si è fatto biopotere – ossia comando, controllo e sorveglianza sull’esistenza quotidiana di persone e istituzioni – e addirittura biocrazia, dispositivo organizzato di controllo sulla vita, a partire dal corpo fisico degli individui. Il programma del biopotere prevede il superamento della creatura umana attraverso l’ibridazione con la macchina – impianto di microchip, intelligenza artificiale, robotica, cibernetica – facilitato dalle straordinarie possibilità di alcune nuove conoscenze, riunite nell’acronimo NBIC, nanotecnologia, biotecnologia, tecnologia informatica e scienze cognitive o neuroscienze.
Dall’interazione di questi strumenti tecnologici, posseduti in regime di oligopolio, protetti dall’intangibilità della (grande) proprietà privata con il sistema dei brevetti e delle privative industriali, discende la nuova, insidiosissima ideologia delle élite, il transumanesimo. La punta di lancia di questo progetto è il Forum Economico Mondiale diretto da Klaus Schwab, il cui teorico di riferimento è Yuval Harari, scrittore futurologo, strumento privilegiato dell’agenda dei vertici tecnologici e dei signori del denaro.
Comanda un singolare ircocervo, la Mammona postmoderna: l’alleanza tra le grandi imprese tecnologiche post-industriali – che hanno rivoluzionato il commercio (Amazon), la comunicazione (Facebook, Twitter), dominano Internet (Google) e possiedono le competenze, le strutture di ricerca e i presidi industriali che hanno cambiato la mappa non solo economica del mondo (Apple, Microsoft, IBM).
In pochi anni l’oligopolio tecnoscientifico è diventato il centro nevralgico della globalizzazione, dotato di una ideologia e di una governance globale ed è entrato a vele spiegate nel salotto buono dell’alta finanza. Quel mondo assolutamente nuovo non avrebbe potuto assurgere a braccio secolare e avanguardia del Dominio se non in sinergia ed alleanza con i signori del denaro, primi mentori e generosi finanziatori. Se oggi uomini come Bill Gates, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Elon Musk, Ray Kurzweil – guru di Google e transumanista convinto – Ray Dalio, Vinton Cerf e pochi altri sono ai vertici della ricchezza e del potere è perché il loro indiscutibile genio è stato utilizzato dalle cupole del denaro, dapprima al loro servizio, poi cooptato in un’alleanza strategica.
E’ la tenaglia che stringe gli Stati, l’economia, i popoli e i singoli individui in un progetto totalitario fintamente morbido, il soft power che non usa la forza bruta ma l’immensa superiorità di risorse finanziare, moltiplicate dal controllo delle tecnologie di uso quotidiano e dal sapiente utilizzo delle neuroscienze. Mezzi che diventano fini; di qui una delle convinzioni popolari più difficili da smontare: l’obiettivo di costoro non è (più) il denaro, ma il dominio sull’umanità, sino alla modifica della condizione umana nel transumanesimo. Il denaro è uno strumento, non l’obiettivo: sarebbe riduttivo per chi si è appropriato dell’emissione monetaria e crea il denaro dal nulla, prestandolo agli Stati.
Siamo al nocciolo: il mondo – o almeno l’Occidente collettivo di cui siamo una propaggine – è in mano ad un’alleanza strategica tra il Denaro – rappresentato dal sistema finanziario (banche centrali, fondi di investimento, corporazioni multi e transnazionali – TNC, un altro maledetto acronimo che non fa capire come stanno le cose) e le imprese di tecnologia avanzata.
Poiché è l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende, la Mammona postmoderna ha una serie di strumenti operativi: gli eserciti occidentali, soprattutto quello americano, con le numerose agenzie riservate e organizzazioni di copertura (molte ONG lo sono) che integrano e rendono planetario il suo potere. Nel passato, misero in guardia da tale grumo onnipotente non paranoici complottisti ma almeno tre presidenti americani, Woodrow Wilson (che pure ne favorì l’ascesa e fu protagonista della nascita della banca centrale, la Federal Reserve), F.D. Roosevelt e Dwight Eisenhower, che nel 1961, nel discorso di congedo dalla Casa Bianca, così disse: “L’America deve vigilare contro l’acquisto di un’ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale e il pericolo di diventare prigioniera di un’ élite scientifico – tecnologica.” Parole al vento, purtroppo.
Ma se siamo in grado di individuare nomi e volti del biopotere tecnologico, ci è più difficile identificare i signori del denaro. Innanzitutto perché hanno a lungo coperto se stessi, evitando di apparire e comparire, burattinai dietro le quinte, come rilevò Benjamin Disraeli, primo ministro dell’Inghilterra imperiale, già nel secolo XIX. Si tratta prevalentemente di dinastie senza corona che si passano il testimone da generazioni; se ne fa parte per diritto di sangue e attraverso matrimoni tra rampolli delle grandi famiglie, come nelle casate nobiliari del passato. Il nome più conosciuto è quello dei Rothschild, israeliti di origine tedesca stanziati strategicamente da secoli nelle capitali politiche e finanziarie del mondo. La loro potenza e ricchezza non è calcolabile; hanno attraversato guerre e rivoluzioni finanziando spesso entrambe le parti in lotta; installato e rovesciato governi e regimi con l’arma del denaro e del debito, foraggiando fazioni o capi politici; dominano il mercato dell’oro, il cui prezzo è fissato presso di loro a Londra.
Mesi fa, un Rothschild ha infranto il tradizionale riserbo della dinastia schierandosi in termini violenti a favore della guerra contro la Russia. Quelli dello Scudo Rosso (rot schild) non sono gli unici e con le altre dinastie e famiglie, Morgan, Sachs, Rockefeller, Warburg e poche altre costituiscono un formidabile cartello che ha in mano il mondo finanziario ma anche la filiera dei traffici industriali, energetici e alimentari del pianeta. Un esempio di riservatezza sono i Mc Kinley, proprietari della Cargill, gigante del grano: non figurano in Borsa, possiedono immensi territori coltivati nel mondo, navi, silos e porti. Da loro dipende se popoli interi possono sfamarsi e a quale prezzo. In molti gangli del sistema è rilevante la componente di ascendenza ebraica.
Enorme è il potere dei fondi di investimento, conglomerati finanziari più potenti di gran parte degli Stati nazionali, che dominano e indirizzano i mercati; in larga misura essi “sono” il mercato. Il più grande, Black Rock, amministra attivi per diecimila miliardi di dollari (due volte e mezzo il Prodotto Interno Lordo della Germania, cinque volte quello dell’Italia). Il suo massimo dirigente – Larry Fink – è uno degli uomini più potenti del mondo e Black Rock si è ora impossessata di fatto dell’economia e delle risorse della sfortunata Ucraina.
Nondimeno, i grandi fondi, di cui solo Allianz Group – galassia Rothschild – ha sede in Europa – Vanguard Group, Fidelity Investments, State Street Global, Capital Group, Goldman Sachs Group, restano strumenti, sia pure di primaria importanza. Il potere è nelle mani della cupola delle grandi famiglie del denaro e dei giganti tecnologici, all’ombra del Deep State, l’apparato militare e riservato dell’anglosfera. Un complicato, fittissimo intreccio di partecipazioni azionarie incrociate fa sì che Mammona – il nucleo dominante di finanza, imprese tecnologiche e corporazioni multinazionali (TNC) – sia costituita da un numero di soggetti incredibilmente basso. L’oligarchia è reticolare, assai ben strutturata, ma il livello apicale è formato da pochissime persone fisiche dal potere pressoché illimitato.
Un capitolo essenziale riguarda, nel mondo contemporaneo, il potere di chi gestisce e controlla le reti di comunicazione e la struttura Internet, l’autostrada digitale su cui viaggiano tutti i dati, le transazioni, le idee, gli atti, le decisioni: il sistema nervoso centrale di un mondo dominato dalle informazioni e dalla velocità, il tempo reale. In quest’ambito, la cupola occidentale – nella solita sinergia tra grandi soggetti privati e strutture degli Stati guida, Usa, Israele, Gran Bretagna, mantiene un primato rilevante, insidiata dal più grande Stato nazionale, la Cina, all’avanguardia nella tecnologia delle comunicazioni su fibra 5G, semi monopolista nel possesso e nella lavorazione delle Terre Rare, i diciassette elementi della tavola periodica di Mendeleev da cui dipende lo sviluppo e la funzionalità del Moloch tecnologico, scientifico, elettronico e informatico.
Chi controlla tutto ciò e le fonti energetiche che sostengono i modelli di sviluppo, di produzione e di riproduzione del dominio, comanda il mondo ed è destinato a improntarlo nelle idee, nei modi di vita, nella scelta di gusti, valori e principi. Le dinastie del denaro fanno la parte del leone, ma l’egemonia è oggi in discussione per l’emergere di nuovi soggetti radicati nell’est del mondo. L’osservazione empirica, prima ancora della ferrea logica geopolitica, mostra che le crisi odierne – anche il conflitto tra la Russia e la Nato per interposta Ucraina – sono mosse di scacchi nel “grande gioco” per il controllo delle risorse del mondo, dei flussi finanziari che le movimentano, delle rotte chiave del commercio.
La nostra cartografia non può dimenticare che il potere del denaro è in sé inerte e deve essere alimentato costantemente da un sistema di relazioni, credenze e valori capace di mantenere e estendere, con la collaborazione di settori specializzati della popolazione –scienziati, economisti, intellettuali, militari, operatori della comunicazione – un consenso che permetta la perpetuazione delle scelte, l’obbedienza delle masse, l’influenza sui governi, l’orientamento, il controllo. A tale fine agisce una serie complessa di strumenti operativi, organizzazioni, associazioni, gruppi d’ influenza e poteri derivati che rispondono alla cupola, una sorta di pool di ministeri e assessorati di servizio divisi per settori e territori.
Il sistema opera da alcuni secoli, si è rafforzato dopo le due guerre mondiale e con moto accelerato dopo la sconfitta del modello comunista sovietico. Il Dominio ha progressivamente raffinato e diversificato i suoi bracci operativi in tutti gli ambiti, sino a costruire una salda rete globale in cui pubblico e privato si confondono ed intersecano sotto la direzione dei “padroni universali”. Ne parleremo nell’ultima parte della nostra ricognizione.
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