Gira per tutta Italia un bus arancione sulle cui fiancate compare la scritta a caratteri cubitali: “Non confondiamo l’identità sessuale dei bambini”.
Il leader di Generazione Famiglia, costola di La Manif Pour Tous, oggi a capo del movimento CitizenGO che sfida apertamente la lobby LGBT supinamente aderente alla falsa teoria Gender – secondo la quale l’identità sessuale della persona non è un dato naturale stabile e biologicamente determinato, bensì un dato mutevole, che viene sostituito con il concetto di genere, inteso come ruolo sociale fluido, culturalmente determinato e dipendente dalla propria sensibilità – è Filippo Savarese, della cui biografia non parlerò, perché reperibile in rete sia tra i suoi sostenitori, sia tra i suoi oppositori che sono, ovviamente, la maggioranza.
Oppositori che si nascondono e non lo attaccano frontalmente, mascherandosi dietro le istituzioni per cercare di intralciare la sua marcia di giustizia ed equità, la sua lotta per il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, della famiglia naturale e civile, che su quella naturale si appoggia da sempre.
Il suo movimento non intende cedere al diktat LGBT che vuole condizionare, ri-educare i bambini, attraverso insegnanti compiacenti, a una sessualità culturale secondo una distorta visione ideologica, sganciata da biologia e genetica umana.
Potrebbe sembrare una banalità affermare che le bambine nascono femmine e i bambini maschi.
Lo è per le persone di buon senso, lo è per la scienza, ma non è verità inconfutabile da parte di coloro che strumentalizzano femminismo radicale, omo e transessualità, da almeno 50 anni, per costringere la società ad accettare come normale la pansessualità fisica e comportamentale, al netto della chirurgia estetica, a prescindere dalla natura umana, della quale ci si vuole sbarazzare dopo aver tentato, inutilmente, di eliminare l’anima e la sacralità della vita.
Ci sono di mezzo soldi e potere, c’è di mezzo un’ideologia infondata scientificamente e già apertamente confutata in molti paesi del mondo (Norvegia su tutti), e purtroppo c’è di mezzo la volontà occulta di derubricare tutta una serie di aberrazioni sessuali in parte già sdoganate (vedi ad es. il manuale psichiatrico DSM americano nel quale si definisce la pedofilia non più “disordine” ma “orientamento”) che potrebbero portare alla giustificazione della prostituzione minorile e della pedopornografia mediatica.
Filippo Savarese e un gruppo di coraggiosi, alla luce del giorno, grida dal suo megafono che non ci sta.
E altrettanto coraggiosi sono gli eroi silenziosi dei nostri tempi che hanno deciso da che parte stare in questa lotta tra il bene e il male, in questo conflitto aperto per la libertà di espressione e di ritorno alla democrazia, eroi che a Torino il 24 febbraio 2018, si sono visti cancellare da un’amministrazione pubblica tenuta in pugno da Arcigay&Co., il diritto di avere un luogo dove manifestare il loro pensiero.
Cito dalla pagina di facebook di Filippo Savarese quanto è accaduto nella città più ostile al suo movimento: “Volevo dire all’Assessore alle (dis)Pari Opportunità, Marco Alessandro Giusta, che oggi abbiamo occupato il suolo pubblico di Torino col BusdellaLibertà esattamente come ci era stato concesso di fare (pagando), prima che lui rosicasse imponendo la revoca dell’autorizzazione (qualche ora prima n.d.a.) La Libertà non si revoca, e certamente non ci facciamo intimidire dalle isterie dell’Arcigay. Oggi abbiamo dato all’Amministrazione una lezione di democrazia, difendendo i princìpi costituzionali. Le ridicole e liberticide delibere ‘anti-omofobia’ possono tenersele nel cassetto. Parte oggi anche a Torino un grande piano di resistenza, scuola per scuola, contro la propaganda Gender che confonde i bambini. Coraggio.”
Trattamento ancora peggiore è stato riservato nella tappa di Reggio Calabria da una zelante amministratrice pubblica aderente alla solita congrega di depositari di verità e moralità assolute, pagata con le nostre inique tasse: così come noi finanziamo il pernicioso indottrinamento stile soviet, ammannito alle generazioni più giovani e indifese ad opera dei suddetti ARCInoti che CitizenGo contrasta.
Un indottrinamento e una manipolazione mentale che ricorda la rivoluzione/involuzione culturale maoista (che pensavamo definitivamente superata), costruiti a tavolino, passando di scuola in scuola, utilizzando ogni formato educativo possibile – soprattutto la fiaba, il racconto, il teatro, il cinema e le immagini subliminali ed evocative -.
In un libricino dal titolo Protagonisti nella scuola, che CitizenGo pubblica e distribuisce a proprie spese grazie alle spontanee donazioni degli aderenti, è riportata la documentazione che invita il lettore a riflettere sui metodi utilizzati per esercitare pressione sulla mente dei più piccoli, e sulla decostruzione del ruolo dei genitori che viene loro sovente presentato come pericoloso ricettacolo di pregiudizi di genere.
Anche se i nuovi percorsi educativi patrocinati e imposti dalla lobby LGBT e dalla sua gendarmeria pedagogica, sembrano innocenti inviti alla sperimentazione di ruoli sociali diversi per inversione e negazione, non certo per inclusione, si tratta di veri e propri soprusi psicologici atti a desautorare il compito educativo dei genitori che hanno il diritto/ dovere di crescere figli liberi di sperimentare, secondo i giusti tempi e in base alla sensibilità individuale, famigliare e sociale, la propria integrità psicofisica e morale.
Il tour del BusdellaLibertà si concluderà il 27 febbraio a Roma davanti alla Corte di Cassazione dove saranno consegnate le firme di coloro che hanno preso posizione contro tutte quelle norme legali che mirano a scardinare il diritto naturale della famiglia.
Il Poliscriba