Un mio recente articolo pubblicato su “Ereticamente”, “Cristianesimo, laicismo, islam”, ha provocato una valanga di reazioni. Pare strano, ma sembra proprio che i nostri ambienti siano – non so quanto equamente – divisi fra coloro che vedono nell’islam una sorta di alleato contro il mondialismo giudeoamericano, o arrivano addirittura ad auspicare l’introduzione di modelli islamici come rimedio alla decadenza della nostra cultura e della nostra società, e quanti, all’opposto, sono legati a una visione “occidentalista” divenuta di fatto anacronistica con la fine della Guerra Fredda, che vedono addirittura in Israele una sorta di baluardo del “mondo occidentale”. Io sono convinto, non da ora, che abbiano torto entrambi, e che è meglio ammettere la “scomoda” realtà che ci troviamo FRA DUE FUOCHI, non solo, ma che i nemici dell’Europa non vadano necessariamente percepiti come contrapposti, che sono perfettamente in grado di accordarsi ai nostri danni, come ben si è visto nella crisi della ex Jugoslavia con la congiunta aggressione NATO-islamica contro la Serbia, e che tra giudeoamericanismo e fondamentalismo islamico esistono legami inconfessati e peraltro evidenti. Si pensi agli eccellenti rapporti da sempre esistenti fra gli USA e la monarchia saudita, al fatto che in Palestina Hamas è stata una creazione del Mossad per mettere in difficoltà l’OLP di Arafat, che è stata la CIA a dare vita ad Al Qaeda, a gonfiare di crediti e armi Saddam Hussein per usarlo contro l’Iran, a dare vita al “califfato” ISIS in Mesopotamia per impiegarlo contro la Siria di Bashar Assad, eccetera, eccetera.
Noi non siamo, non abbiamo motivo di essere né “eurasiatici” né “occidentali”, ma EUROPEI. E’ l’Europa, le NOSTRE tradizioni, la NOSTRA cultura, i NOSTRI popoli che dobbiamo difendere, in primo luogo dall’invasione che oggi ci si presenta come immigrazione dal Terzo Mondo (prevalentemente ma non necessariamente islamico). Dove essa arriva e insedia le sue sacche di non-Europa, la presenza europea è cancellata, o siamo ridotti a stranieri in patria e questo, guarda caso, risponde appunto ai disegni del mondialismo giudeoamericano che vogliono creare dappertutto su questo pianeta una società meticcia.
Non a caso, e non tanto per il gusto di “dare un colpo al cerchio e uno alla botte”, ma proprio perché è nella logica delle cose, il prossimo articolo che ho in cantiere, “Immarcescibile”, è dedicato per l’appunto all’immarcescibile mentalità occidentalista, atlantista, filo-yankee, filo-sionista che continua bellamente a ignorare che la Guerra Fredda è terminata da un quarto di secolo
Per intanto, sarà bene “ripassare i fondamentali” e rileggere questo articolo di Silvano Lorenzoni, che risale a una decina di anni fa ma è tutt’altro che superato, e introduce alcuni concetti che sarebbe bene tenere sempre presenti. Prima di tutto il carattere non europeo dell’islam innanzi tutto in termini antropologici. Come religione, l’islam è un adattamento dell’ebraismo in maniera simmetrica al cristianesimo, laddove il cristianesimo è un adattamento alla mentalità di genti caucasiche ed europee, l’islam lo è per genti semitiche e nere, e la radice comune dei tre monoteismi “figli di Abramo” non va mai dimenticata. Non va poi scordato, appunto, il carattere non europeo dell’islam, oggi reso ancora più evidente di una decina di anni fa proprio dall’incremento dei fenomeni migratori. Dovunque arrivano queste genti, non si astengono dal manifestare un’arroganza intollerante e un disprezzo per noi e la nostra cultura. Terzo punto che Lorenzoni evidenzia bene, la tendenza dei monoteismi a convergere in ragione della loro radice comune. Fra tutte le varianti di cristianesimo, quella più vicina alle origini ebraiche è il calvinismo, ed il calvinismo è precisamente la religione dominante negli USA, che sono portati per questo motivo a intendersi con l’islam, sì che i contrasti attuali potranno apparire in un futuro non remoto una “baruffa in famiglia”.
Naturalmente, risalendo a una decina di anni fa, questo scritto non ha potuto registrare le evoluzioni più recenti del mondo islamico, consistenti nel fallimento globale delle “primavere arabe” indotte dall’esterno e nelle recenti convulsioni dell’area mesopotamica (Siria e Irak). Quello che le une e le altre dimostrano in maniera solare è soprattutto l’impossibilità di esportare nel mondo islamico la democrazia e/o modelli politici occidentali. Gli stati della regione sono tutti ex colonie dai confini artificiosi, eterogenei dal punto di vista etnico e religioso. Una volta tolto di mezzo il “rais” che autoritariamente teneva tutti al loro posto, ecco lo scatenarsi di interminabili e brutali faide tra sunniti, sciiti, cristiani, curdi, drusi, yasidi e via dicendo.
Tutto ciò, però, non fa altro che confermare in pieno l’analisi di Silvano Lorenzoni.
FABIO CALABRESE
Cos’e’ l’islam e dove si ha da collocarlo fra i nemici dell’Europa
Di Silvano Lorenzoni
L’argomento ‘islam’, per ottime ragioni, è di attualità da almeno una ventina di anni – attualità che, naturalmente, si è accentuata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 a Nuova York e a Washington (Stati Uniti). Eppure bisogna rendersi conto che anche il processo innescato in quella data, le cui conseguenze potrebbero protrarsi per tempo indefinito, non ha una valenza fondamentale. Si tratta di un fatto incidentale nel groviglio delle casistiche geopolitiche che vedono coinvolti l’islam, l’America e il sionismo; perciò in quanto segue non si farà speciale riferimento agli attentati del settembre 2001.
– Per incominciare, bisogna prendere subito le distanze da tutti quegli illusi (fra i quali ci sono certuni che si dichiarano cattolici tradizionalisti e dai quali ci si potrebbe attendere di meglio) o da quegli abbietti che si sgolano ad asserire quanto buono, bello, angelico, serafico sia l’islam e quanto invece siano cattivi, sinistri, orripilanti i fondamentalisti musulmani. Inoppugnabile invece è che il vero islam (vero in quanto è quello che si accorda al massimo con le intenzioni di Maometto, quali esse risultano dall’esegesi obiettiva dei testi corrispondenti, tenuti per infallibili dagli islamici) è proprio quello dei fondamentalisti.
Dell’islam è stato detto che è l”ultima delle religioni possibili’, ma nel senso che più in basso di così non sarebbe possibile cadere, nel campo del ‘religioso’.
Viceversa, il peggio che si potrebbe fare dopo avere adottato un’attitudine critica verso l’islam, sarebbe il farsi ‘solidali’ con l’America, che è responsabile del fatto che adesso l’islam sia tanto potente e aggressivo. Anche se in qualche occasione l’America, seguendo la sua politica islamica, si è tirata la zappa sui piedi, non è da credere che a detta politica essa rinuncerà per delle quisquilie sul tipo dell’attentato alle Torri Gemelle di Nuova York. E la politica islamica dell’America – si ritornerà sull’argomento – è diretta contro l’Europa. Fra l’altro, il cuneo islamico nei Balcani garantisce il narcotraffico verso l’Europa; e il narcotraffico è il principale cespite di guadagno per i finanziocrati internazionali, basati in America e ai quali l’America fa da lenone.
Premesso quanto sopra, conviene incominciare dando una panoramica di che cosa sia veramente l’islam (1) e sfatando la frottola di una civiltà ‘araba’ che non è mai esistita.
Sia detto subito che l’islam è un prodotto arabo, fatto su misura per popolazioni semitiche o negroidi: e non è accidentale che la sua espansione sia stata soprattutto fra genti afrosemitiche o comunque di infima qualità; né sorprende che negli ultimi 20 – 30 anni esso sia divenuto la testa d’ariete della rivolta delle masse larvali del Terzo Mondo contro chi è irraggiungibilmente migliore di loro. Quelli, sia pure a livello semiconscio, capiscono di essere irremissibilmente dei buoni a niente; e il loro odio purulento contro chi è migliore viene a trovarsi galvanizzato, in modo del tutto naturale, dall’islam, che mai ha perduto e che mai potrà perdere la sua ‘marca di fabbrica’ semitico-africana.
Ci furono e ci sono, è vero, delle popolazioni di qualità migliore che, per sciagurate circostanze storiche, si trovano a dover subire la maledizione dell’islamizzazione – si intende parlare dell’islam europeo, adesso limitato ai Balcani ma che un tempo includeva l’Andalucìa, nonché una parte del civilissimo mondo indo-iraniano. Ricordiamoci che l’Iran fu sempre un paese musulmano atipico che diede rifugio a numerosi armeni ai tempi delle persecuzioni turche e che, nel passato, sempre in funzione antiturca, ebbe trattati di alleanza con il Portogallo, con la Repubblica di Venezia, con l’Austria, con la Russia. – Ed è solo in questo tipo di terre che si dette una civiltà che forse può anche essere detta ‘islamica’ (in mancanza di un appellativo migliore), fiorente soprattutto in Andalucìa e in Iran (nell’Andalucìa musulmana, a livello di gente colta, c’era un’importante presenza iraniana). È pur vero che il veicolo portante della civiltà che ci poté essere in terre islamizzate fu la lingua araba, che, a quanto sembra, a ciò fu sufficiente, ma questo non deve sorprendere più di tanto. Adesso, la cosiddetta civiltà occidentale si serve dell’americano come principale lingua portante; e chiamare l’americano una lingua è addirittura un eufemismo. Metà francese male pronunciato e metà tedesco pronunciato peggio ancora, come veicolo per qualsiasi pensiero superiore vale probabilmente ancora meno dell’arabo.
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S’é detto che l’islam è un prodotto arabo: ed è improntato dall’ambiente e della mentalità dell’Arabia dello scorcio del VII secolo – ambiente e mentalità che comunque non sono cambiati molto da allora. La popolazione araba vera e propria erano i cosiddetti beduini, nomadi del deserto dediti ai traffici e alle razzie e che ben di rado combattevano a viso aperto.
E razziatore, ladro del deserto, fu anche Maometto durante gran parte della sua carriera. Le città erano per lo più nodi commerciali e vi abbondavano gli ebrei e anche, benché in minor misura, i cristiani, divisi questi ultimi in svariate sètte. Non c’è dubbio che Maometto, da giovane, frequentò gli uni e gli altri e che ambedue, soprattutto gli ebrei, esercitarono su di lui una notevole influenza. Un personaggio che, a quanto sembra, fu particolarmente vicino a Maometto a quei tempi fu un certo Nestorio, ebreo ‘cristianizzato’ appartenente alla sètta dei nestoriani, che sostenevano che Gesù non era dio ma un uomo da dio ispirato (2).
I beduini invece, cioé i ‘veri’ arabi, erano politeisti. Adoravano una molteplicità di dèi fra i quali spiccava una specie di ‘trinità’ – o una triade – di divinità femminili. È indicativo il fatto che Maometto abbia poi irriso i suoi conterranei perché erano tanto stupidi da immaginarsi che il sacro potesse avere anche un aspetto femminile. Nel Corano egli rinfaccia loro questa loro ingenuità ricordando loro che ogni volta che nelle loro famiglie c’era una nascita femminile le loro facce si facevano lunghe ed essi erano colti da straordinaria tristezza. Non a caso, fra molti gruppi beduini (non proprio tutti, a quanto sembra) c’era la pratica di uccidere le neonate bruciandole o sotterrandole vive; mentre le donne, necessarie per sesso e riproduzione, se le procuravano comperando o razziando schiave. C’è da credere che queste schiave in buona parte provenissero dal Corno d’Africa, per cui la negrizzazione dell’Arabia doveva essere incominciata già allora. Anche se, a quanto si afferma, dopo l’islamizzazione la pratica dell’infanticidio femminile diminuì, non cessò quella dell’importazione di schiave del Corno d’Africa. Adesso, la popolazione dell’Arabia è quasi interamente negrizzata.
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Come religione, l’islam è un monoteismo stretto e la società islamica è radicalmente teocratica, non essendoci una distinzione vera e propria fra diritto civile e diritto ‘canonico’. I tre pilastri della religione e della vita associativa islamica sono: (a) il Corano; (b) la Sunna (=costumanza, tradizione), un complemento al Corano; (c) la Sciarìa ossia la giurisprudenza teocratica islamica.
(a) Il Corano, ‘sacra scrittura’ degli islamici, fu rivelato, essi affermano, a Maometto dall’arcangelo Gabriele tutto in una sola volta sul monte Hira. (Qui è del tutto ovvia la scopiazzatura, da parte di Maometto, dello show di un altro istrione che quasi duemila anni prima aveva ricevuto sul monte Sinai le cosiddette ‘tavole della legge’ – si intende parlare di un certo Mosé.) Poi egli procedette a farlo mettere o a metterlo per iscritto (non sembra vera la diceria secondo la quale Maometto era analfabeta) fra circa il 610 e il 632, senza usare un ordine logico o cronologico di alcun genere (saltando continuamente di palo in frasca), per un totale di 114 capitoli (sura) e circa 6200 versetti. Degli studiosi posteriori (comunque non arabi e neppure musulmani) hanno tentato, con successo variabile, di mettere un qualche ordine in quel guazzabuglio.
Importantissimo e indicativo è il fatto che il Corano, come fu scritto o dettato da Maometto, è il facsimile perfetto di un originale archiviato in cielo dall’inizio dei tempi in lingua araba. Anche se traduzioni del Corano in altre lingue ne esistettero fin da molto presto, solo la versione araba è valida per qualsiasi scopo interpretativo. L’islam è una religione di arabi e per arabi – o comunque per semiti – o per genti che siano semitizzabili a oltranza. La versione ufficiale del Corano venne fissata verso il 650 sotto il califfo Othman, dopo che, naturalmente, ne erano incominciate a circolare tutta una pletora di versioni diverse dove ognuno vi aveva scritto quello che gli conveniva. Dopo la redazione del Corano ‘canonico’, i ‘Corani apocrifi’ furono tutti dati alle fiamme. Da allora il Corano viene visto non solo come un libro religioso, ma come la summa di tutto quanto vale la pena di sapere: ciò che non è nel Corano non ha valore, in quanto esso detiene il monopolio non solo del vero, ma anche dell’utile (un coranologo marocchino ha dichiarato negli anni Ottanta che, avendo potuto localizzare nel Corano la parola ‘fulmine’, Maometto ha da essere considerato lo scopritore dell’elettricità).
(b) La Sunna è una collezione di frasi pronunciate, a quanto si afferma, da Maometto stesso ma non da lui incluse nel Corano (i cosiddetti hadith). Trattandosi di parole sue, la Sunna è vista come infallibile, anche se non è classificata come ‘sacra scrittura’. La messa insieme di hadith durò per qualche secolo dopo la morte di Maometto, perciò non è chiaro come ci potesse essere ancora chi si ricordava ciò che egli avesse potuto dire: ma egli stesso, ancora vivente, sembra avesse detto ai suoi seguitori che qualsiasi espressione bella o ragionevole poteva essere citata come fosse sua, perché sicuramente era stato lui a originarla, salvo poi magari essersene dimenticato. La Sunna serve a rendere meno oscure alcune fra le molteplici oscurità del Corano e da appigli per far fronte a situazioni che nel Corano non erano state prese in considerazione.
(c) La Sciarìa non ha pretese di infallibilità e fu sviluppata un poco alla volta dai cosiddetti ulema (giurisconsulti coranologici e sunnologici – ‘dottori della legge’), in mezzo ai quali vengono scelti i cadì, titolari di magistrature giudiziarie. Qui ha da vedersi un processo non dissimile a quello che ha portato alla formulazione paulatina del Talmud da parte di molteplici generazioni di rabbini che vi hanno aggiunto le loro interpretazioni dei testi veterotestamentari a seconda che passava il tempo.
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Diamo in quanto segue una succinta descrizione del contenuto del Corano, cioé del lato strettamente religioso dell’islam. Si tratta in gran parte di scopiazzature dal cosiddetto Vecchio Testamento e dal Talmud: in particolare, quasi tutti i precetti relativi alle donne sono presi dal Talmud. La costituzionale inferiorità della donna è del tutto esplicita nel Talmud e nel Corano (prova ne sia, dice Maometto, che essa viene comperata dal fidanzato, come una schiava o come un oggetto) – essa è imperfetta e ha il valore di un ‘ornamento’. – Allah (il ‘dio’ islamico: la parola è formata usando il suffisso semitico el = sacro) è il ‘dio’ ebraico tale e quale: unico, creatore, onnipotente e dispensatore di beni (cioé: di denaro).
Essendo onnipotente è assolutamente libero, anche di contraddirsi, se ne ha voglia, cosa che non manca di fare con una certa frequenza nel Corano. (Anche il ‘dio’ cristiano potrebbe contraddirsi, se ne avesse voglia – questo ce lo assicura San Pietro Damiano – ma non lo fa perché sarebbe disdicevole per un dio: ecco la differenza fra un dio di europei e uno di arabi e africani.)
L’islam, come l’ebraismo e il calvinismo, è un monoteismo stretto, quindi esplicitamente antitrinitario. Il trinitarismo, detto dagli islamici ‘associazionismo’, cioé l’atto di ‘associare qualcosa d’altro ad Allah’, è per loro politeismo – in particolare, essi affermano che lo Spirito Santo è invece l’arcangelo Gabriele, e qui si sarebbe trattato, da parte dei cristiani, di un grave errore di identificazione (è facile scambiare un piccione con un merlo se non si sta attenti: tutti e due volano e sono pennuti).
Qui l’islam da la mano all’ebraismo, e gli ebrei contraccambiano (3): mentre per gli ebrei i Vangeli valgono come dei libri maledetti che devono essere bruciati quando si possa – cosa che fu ed è fatta con una certa frequenza in Israele – il Corano è un libro la cui lettura è lecita per ogni ebreo anche ortodosso; e nella letteratura rabbinica i cristiani sono classificati come idolatri ma non i musulmani. Per i musulmani, come per gli ebrei e i calvinisti, vale l’interdizione assoluta delle arti figurative, che verrebbero a essere un tentativo diabolico di imitare il ‘creatore’. L’estetologo Richard Eichler (4) definiva ebraismo, islam e calvinismo come le tre religioni nemiche dell’arte e del bello, mettendo questo in relazione con la loro radice semitica.
Quanto a Gesù (figlio di Maria vergine, i musulmani lo concedono), egli fu l’ultimo dei profeti e venne ad annunciare Maometto – in riguardo, i Vangeli sarebbero stati manomessi. Siccome del peccato originale si fece carico soltanto Adamo e non è ereditario, non c’era bisogno di alcun ‘redentore’. Gesù non fu crocifisso – la crocifissione toccò a un sosia, incredibilmente sfortunato.
L’anima è immortale, ma è vista come una specie di riflesso semicorporeo del corpo fisico, quindi anche l’aldilà musulmano è alcunché di quasi fisico e paradiso e inferno hanno un aspetto del tutto materiale (in Europa, i teologi cattolici si erano per lo meno astenuti dall’esprimersi troppo esplicitamente su quale potesse essere la ‘qualità’ dell’oltretomba). C’è, certamente, un giudizio dell’anima dopo la morte, ma c’è una continua confusione fra giudizio particolare e giudizio finale. Anche se il Corano non è assolutamente chiaro in riguardo, sembra che Maometto propendesse per l’idea ebraica (a poi calvinista) secondo la quale nel momento della morte l’anima cade in un letargo dal quale si sveglierà solo nel momento del giudizio finale, quando verrà giudicata un’unica volta. Imprecisa è anche la distinzione fra purgatorio e inferno. Sembrerebbe che l’inferno – le cui torture, a base soprattutto di fuoco ed escrementi, sono vividamente descritte nel Corano – sia riservato soltanto ai non-musulmani; ma, al solito, Allah, despota liberissimo, mette le anime in inferno e poi magari le tira fuori a seconda del suo capriccio e umore, estremamente variabili.
Parimenti materiale è il ‘paradiso’, il cui aspetto topografico (un luogo ricco di fonti, di alberi, ecc.) è ripreso tale e quale dal Talmud, mentre Maometto vi aggiunge di sua iniziativa i godimenti sessuali. Allah fornisce in continuazione agli eletti, che godranno di una potenza sessuale straordinaria, delle vergini (il cui imene si rimargina automaticamente dopo ogni coito) e degli efebi. Qui vale l’osservazione che queste donne e questi ragazzi non sono degli esseri umani veri e propri e neppure le anime di esseri umani già esistiti in carne e ossa, ma degli esseri larvali, ‘artificiali’, delle specie di fantocci fabbricati da Allah per il godimento di individui che, in fondo, non possono essere visti se non dei pervertiti sessuali.
Si tratta di qualcosa esattamente analogo alle bambole gonfiabili che si possono comperare nei sexy shop (quindi: paradiso musulmano come sexy shop). Nè il discorso dei piaceri perversi si ferma qui: Maometto, nel Corano, si scaglia contro l’onanismo e riserva nell’inferno un luogo speciale per quelli che ‘disperdono il proprio seme’ (qui c’è un esatto riflesso veterotestamentario e talmudico). In compenso, non ha niente da ridire a proposito di omosessualità, bestialità, necrofilia, tutte pratiche diffusissime in tutto il mondo africano e semitico – e islamico in generale – e dalle quali c’è da credere che Maometto stesso fosse dedito. Né ha niente da ridire del vezzo squisitamente arabo e poi islamico che è quello di sodomizzare i moribondi (soprattutto, ma non soltanto, nei campi di battaglia), perché le contrazioni muscolari dell’agonia, causano, sembra, degli esasperati piaceri orgasmici sul semitico sodomizzatore.
L’islam è tanto predestinazionista come il calvinismo; ma anche qui si tratta di un fatto relativo, come quello dell’inferno-purgatorio. Allah può, quando vuole, cambiare idea sulla ‘predestinazione’ che aveva affibbiato a chiunque.
Dal politeismo arabo pre-musulmano Maometto mutuò la credenza nei demoni e nei folletti del deserto, qualche volta nocivi e nemici, altre volte benigni.
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L’islam, lo si è già detto, è una teocrazia assoluta. Non essendoci distinzione fra sacro e profano, la struttura sociale e quella religiosa musulmana si sovrappongono completamente; né c’è distinzione fra doveri sociali e doveri religiosi. Gli obblighi del musulmano, enumerati nel Corano, sono cinque: la professione di fede (una specie di ‘credo’), la preghiera, l’elemosina, il digiuno (il ‘ramadan’: per un mese, novembre-dicembre, si digiuna di giorno e si crapula, volendo, di notte), il pellegrinaggio (alla Mecca, almeno una volta nella vita). Ma a questi va aggiunto un sesto obbligo, de facto, sancito tanto esplicitamente come gli altri cinque dallo stesso Maometto nel Corano: quello della guerra santa.
I non-credenti devono essere sottomessi, e se non si convertono bisogna umiliarli in ogni modo e costringerli a pagare tributi. Non a caso il mondo è diviso in due parti: il mondo musulmano e il ‘territorio della guerra’, dove, appunto, è non solo lecito ma doveroso fare la guerra per ‘convertire’ chi musulmano non è. (Sembra che inizialmente Maometto, che era uno straordinario parlatore, pensasse che egli poteva convertire chiunque con le sue straordinarie doti per le relazioni pubbliche e con la sua ammaliante loquela – il che spesso gli riusciva, ma si incontrò anche con elementi refrattari. Allora, pieno di sdegno, proclamò la necessità della guerra santa.) Non a caso la comunità islamica mondiale (la umma) non è tanto una solidarietà fra musulmani, ma una solidarietà contro i non-musulmani – esattamente come lo è la solidarietà sionista ebraica.
Essendo l’islam una religione essenzialmente legale – della ‘legge’, come l’ebraismo e il calvinismo – la liturgia è vaga e non esistono né i sacramenti né il sacerdozio vero e proprio, tratto, anche questo, che esso ha in comune con ebrei e calvinisti: non esistono ‘intermediari’ fra il fedele e Allah. Così l’islam si rivela una religione intrinsecamente semitica, lontana da ogni percezione del sacro nel senso superiore della parola. Ricordiamoci che le nozioni di sacramento e di sacerdozio affondano le loro radici nella notte dei tempi e che presso tutti i popoli civili erano inseparabili dalla religione, cosa che fu ereditata anche dal cattolicesimo: almeno fino a una quarantina di anni fa il prete cattolico era, o aveva la pretesa di essere, un sacerdote e i sacramenti della chiesa cattolica erano, o avevano la pretesa di essere, dei fatti magici e non delle pagliaccesche ‘cerimonie commemorative’ come fra i protestanti. I muftì, i muezzin, ecc., come i rabbini ebraici e i pastori calvinisti, non sono dei sacerdoti ma dei funzionari, magari profondamente versati negli arzigogoli di Corano, Sunna e Sciarìa, ma la cui funzione non si eleva mai al di sopra di quella di ‘capi squadra’ nell’espletazione collettiva di atti liturgici.
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Anche i maschi musulmani, come quelli ebrei e calvinisti (5), si devono circoncidere. La cosa non sorprende, essendo l’islam (come l’ebraismo e la sua propaggine calvinista) una religione semitica – e gli arabi sono i semiti per eccellenza. La circoncisione era ed è caratteristica, da tempo immemoriale, di due aree geografico-‘culturali’ specifiche: quella negro-semitica (africana) e quella papuasica (6). Non ha niente di strano che l’islam si sia tirato appresso quella pratica, certamente anteriore alla predicazione di Maometto.
Forse non diversamente andarono le cose in riguardo all’infibulazione (o clitoridectomia) femminile (7). È stato spesso detto che si tratta di una pratica africana pre-islamica poi sopravvissuta all’islamizzazione; ma le cose potrebbero stare altrimenti. La riduzione del clitoride sarebbe stata raccomandata dallo stesso Maometto in uno dei suoi hadith contenuti nella Sunna – hadith che, in tempi recenti, è stato messo in dubbio dai musulmani ‘perbenisti e illuminati’ che hanno suggerito che si tratti di una interpolazione. Sta comunque di fatto che nella maggior parte dei paesi musulmani (una significativa eccezione è l’Iran) si crede che le donne non infibulate siano ‘impure’ e che la clitoridectomia è massicciamente praticata non solo in Africa ma anche in Arabia (che comunque è sempre stata, culturalmente e, in parte, razzialmente, una propaggine dell’Africa), dai musulmani di Malacca e d’Indonesia e dagli islamici Bhora dell’India e del Pakistan (mentre adesso, con l’immigrazione terzomondiale, il fenomeno è traboccato in Europa). La pratica, nell’Indostan e in Malesia, arrivò certamente con l’islamizzazione. C’è da credere che in Arabia l’infibulazione venisse praticata già in tempi pre-islamici e che Maometto non abbia fatto altro che confermarne la validità e la desiderabilità.
Quindi l’infibulazione è una pratica islamica – anche se non seguita da tutti i musulmani. Ma non è solo musulmana, essa è genericamente afro-semitica: gli ebrei d’Etiopia (i falascià) la eseguiscono massicciamente quando le piccole hanno pochi giorni (con ogni tipo di complicazioni cliniche e anche trasmissione di AIDS attraverso l’uso di coltelli infetti).
E, oltre che islamica ed ebraica, è una pratica calvinista (8). Raccomandata in Inghilterra già verso la metà dell’Ottocento (senza che sia rintracciabile alcuna influenza diretta islamica o ebraica), essa trovò il massimo di applicazione negli Stati Uniti d’America dove, sembra, in certi ambienti di bibliolatri fondamentalisti essa viene eseguita anche adesso. Si parte dal presupposto che mai una donna per bene deve godere del proprio corpo e che l’orgasmo femminile sarebbe addirittura una malattia. Quindi, in America, migliaia e migliaia di donne sono state sottoposte a quell’operazione, eseguita spesso per cauterizzazione. Particolarmente prese di mira erano una volta quelle infelici che dovevano guadagnarsi la vita come operatrici di macchine da cucire a pedale, con la motivazione che così si evitava che si masturbassero sul lavoro.
‘Rispettabilissime’ (entro i limiti in cui dei calvinisti possono essere visti come rispettabili) autorità mediche hanno raccomandato, negli Stati Uniti, l’infibulazione sistematica delle ragazzine. – La pratica infibulatoria nel mondo calvinista non deve sorprendere. Il calvinismo non è altro che una forma di ebraismo e quindi, per vie subliminali, non poteva e non può non arrivare alle medesime pratiche del mondo afro-semitico.
Joseph De Maistre, nei primi anni dell’Ottocento, affermò che “il protestantesimo è l’islam dell’Europa” – e il calvinismo è il protestantesimo per eccellenza: questo lo assicurano gli stessi calvinisti, che vanno fieri del fatto di essere i ‘veri’ protestanti, perché Lutero si sarebbe fermato a metà strada. Il calvinismo, come l’islam, è basato sul cosiddetto Vecchio Testamento e sul Talmud: non a caso, nell’Inghilterra calvinista di Cromwell (metà del secolo XVII), si era incominciato a strutturare le leggi in modo che fossero conformi con il Talmud (9).
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A questo punto dovrebbe essere chiaro, almeno in linee generali, che cosa sia l’islam e come esso si inserisca nell’universo religioso semitico – anzi, come esista un triangolo teocratico formato da ebraismo, islam e calvinismo. Questo triangolo, in possesso dell’arma nucleare, del monopolio finanziocratico mondiale, delle principali riserve petrolifere e dei flussi mondiali della droga (oltre un terzo del movimento mondiale di capitali ruota ormai attorno al commercio della droga [10]), fa adesso il buono e il cattivo tempo su scala planetaria. Esistono delle frizioni fra gruppi di potere al suo interno, ma, in fondo, si tratta di liti in famiglia.
Sta di fatto che l’America (11) ha sempre visto di buon occhio l’islam e, in particolare, pupilla del suo occhio destro è sempre stato il regime fondamentalista wahhabita dell’Arabia Saudita, motore dell’esportazione del fondamentalismo islamico nel mondo e soprattutto in Europa. Ben due volte essa intervenne nei Balcani, aggredendo un paese europeo, la Serbia, a favore di musulmani, prima in Bosnia e poi nel Kosovo. Questi musulmani, in simbiosi con lo sciacallo turco, fanno da cuneo fra l’Europa meridionale e la Russia (12) e nel contempo garantiscono il traffico della droga dal Triangolo d’Oro verso l’Europa (traffico nel quale l’Iberoamerica è stata all’uopo ‘depotenziata’, fino a gestirne meno del 10%, a favore dell’Asia musulmana). Lenone dell’America in questo gioco è la Turchia, la cui ‘entrata’ in Europa sarà forse forzata nel futuro prossimo per ‘ricompensarla’ dell’appoggio dato all’America nella sua guerra contro i telebani dell’Afganistan.
È pur vero che l’America e i suoi reggistrascico si sono attirati l’inimicizia di alcuni musulmani – i telebani dell’Afganistan (che pretendevano di essere indipendenti e autonomi a casa loro), l’Irak di Saddam Hussein (l’unico paese islamico ad avere un governo completamente laico) e, naturalmente, i palestinesi, espropriati in modo infame dai sionisti. Ma questi musulmani l’America non può fare a meno di inimicarseli, perché nella scala delle sue priorità vengono prima i sionisti, e non si può accontentare sempre tutti. È comunque opinione di chi scrive che che una volta che, ipoteticamente, sia sprofondata l’America e quindi anche lo ‘stato’ d’Israele che deve la sua esistenza esclusivamente al lenone americano, passato che sia un po’ di tempo ci sarà di nuovo accordo fra ebrei e musulmani. Questo fu sempre il caso, da quando l’islam esiste e fino a un secolo addietro, quando gli uni e gli altri, in blocco compatto, affrontavano l’obbligatorio nemico europeo. Le risse interne ebraico-islamico-calviniste non possono essere se non passeggere.
Quindi, contrariamente a ogni apparenza, l’appoggio americano all’islam va oltre un semplice e becero calcolo geopolitico (che pure c’è, ai danni soprattutto dell’Europa e nel prossimo futuro probabilmente anche ai danni della Cina): si tratta di qualcosa di più viscerale, essendo l’America il luogo per eccellenza del calvinismo bibliolatrico, che a sua volta nient’altro viene a essere che l”islam europeo’ di cui parlava De Maistre, esportato oltreoceano. Questo era già stato segnalato qualche anno addietro da Alexandre Del Valle, forse il più pregevole islamologo contemporaneo, in un suo ottimo libro (13).
L’America viene quindi a essere un nemico ben più ‘radicale’ (e molto più pericoloso) dei telebani, i quali certamente sono nostri nemici, né potrebbero, come musulmani, non esserlo – ma si tratta di nemici ‘occasionali’. Vale anche l’osservazione che le distruzioni di opere d’arte (in particolare, la distruzione dei Buddha di Bamijàn) perpetrate dai telebani sono certamente state degli atti di inaudita barbarie; ma in fondo di poca portata in confronto alle distruzioni di opere d’arte eseguite dagli americani per mezzo dei loro bombardamenti terroristici durante l’ultimo conflitto mondiale.
L’islam, senza l’America, adesso come adesso, ben poco potrebbe contro l’Europa. Se non ci fosse l’America a pilotare l’immigrazione extracomunitaria e a colpire tutti coloro che, come fu il caso della Serbia, in Europa mantengono un briciolo di dignità, anche il problema islamico potrebbe essere agevolmente risolto dagli europei.
Silvano Lorenzoni (2004)
NOTE
(1) Quando è stato ritenuto necessario, si è consultato il Corano direttamente. Ottimo è il riassunto di Èdouard Pertus, Connaissance élémentaire de l’islam, Action familiale et scolaire, Paris, senza data di pubblicazione (circa 1990).
(2) Cfr. Abbé Jean Bertuel, L’islam, ses véritables origines, N.E.L., Paris, 1981.
(3) Cfr. Israel Shahak, Storia ebraica e giudaismo, Sodalitium, Torino, 1999.
(4) Richard Eichler, Der Widerkehr des Schönen, Grabert, Tübingen, 1984.
(5) Il 90% degli americani sono circoncisi. Cfr. John Kleeves, Un paese pericoloso, Barbarossa, Milano, 1999.
(6) Cfr. Mircea Eliade, Initiation, rites, sociétés secrètes, Gallimard, Paris, 1959.
(7) Cfr. Sirad Salad Hassan, La donna mutilata, Loggia dei Lanzi, Firenze, 1999. La Hassan è una negra ‘musulmana evoluta’: quel che ha da dire ha tutti i crismi della veridicità.
(8) Marilyn French, The war against women, Summit, New York, 1992; tr. it. Rizzoli, Milano, 1993.
(9) Cfr. Alfredo Bonatesta, La sinarchia universale, Il Cinabro, Catania, 1986.
(10) Cfr., per esempio, rivista “Orion”, ottobre 2001.
(11) Ricordiamoci che l’Inghilterra, da almeno il 1940, fa parte dell’America, come dell’America fa parte tutto il mondo anglofono. Parlare di angloamericani è fare agli inglesi un onore che non si meritano.
(12) Cfr., per esempio, la postfazione di Dragos Kalajic a Mauro Bottarelli, Good morning Belgrado, Barbarossa, Milano, 2000.
(13) Alexandre Del Valle, L’islamisme et les Ètats Unis, L’age d’homme, Lausanne, 1997. Cfr. anche il testo di Silvio Waldner “America, protestantesimo e islam” in AA.VV., Punti fermi per una politica etnonazionalista, Ghenos, Trento, 2000.
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