CRIMINI ALLEATI IMPUNITI
Poco tempo fa mi è capitato fra le mani un mio vecchio libro di lettura di lingua tedesca dal titolo DEUTSCH FUER AUSLAENDER (tedesco per stranieri) scritto da Hermann Kessler edito nel 1970. Rileggendo alcuni brani, a pag.137 e 138 mi sono imbattuto in un racconto che parla della città di Dresda, della sua bellezza e della sua distruzione da parte dell’aviazione “Alleata”.
Rileggendolo mi ha colpito e vorrei farlo circolare sia in lingua originale, ossia in tedesco, che con la relativa traduzione in italiano.
Le celeberrime bellezze di Dresda le ho apprese dalla storia dell’arte. I sopravvissuti mi hanno raccontato lo sfacelo della città. Ho visto con i miei occhi la sua ricostruzione e ho ammirato i suoi abitanti che, nella città della morte, hanno lavorato più alacramente di quanto fecero i loro antenati nei selvaggi Monti Metalliferi.
L’incanto di Dresda è tutto suo. La città medioevale era una fortezza naturale. Attorno al 1500 fu la capitale della Sassonia. Augusto Il Forte, principe sassone e re di Polonia, trasformò Dresda in una delle città più belle d’Europa.
I più famosi costruttori edili del tempo lavoravano in città. Essi crearono la meravigliosa costruzione dello Zwinger, che rappresenta un incantevole salone all’aperto e le famose terrazze di Bruehl sull’Elba, denominate balcone d’Europa.
La ricchezza del principe riempì le sale del tesoro della Volta Verde e rese la galleria dei dipinti della città una delle prime raccolte d’arte del mondo. Tutto questo splendore fu distrutto in un sol giorno. La guerra volgeva al termine. Fiumi di persone, animali ed automezzi fuggivano dai territori tedeschi orientali.
Dresda riceveva i rifugiati dalla Slesia e dai Sudeti.
Ogni spazio libero della città era stracolmo di persone. I mezzi di trasporto intasavano strade e piazze. Tutti gli spazi verdi ed i parchi erano diventati giganteschi accampamenti. Il numero degli abitanti era raddoppiato,
1.130.000 persone si accalcavano in città mentre ne arrivava il tramonto. Dresda era senza difese ed i suoi abitanti senza protezione. La morte ebbe gioco facile. Per ben tre volte essa colpì nel mezzo della gente indifesa. Il primo attacco trasformò la città in un mare di fuoco. In venti milioni di metri quadrati bruciava un fuoco infernale. L’asfalto delle strade si sciolse. Le persone, trasformate in torce umane, correvano attraverso la tempesta di fiamme, urlavano, cadevano e morivano. Decine di migliaia si salvarono negli spazi verdi che fungevano da grosse isole nel mare di fiamme.
Queste isole furono raggiunte dal secondo attacco.
Ogni bomba era un preciso centro su gente ed animali inermi. Il terzo attacco venne indirizzato sui fuggitivi sulle strade di campagna. Fu il più sanguinoso. Quel giorno costò più di 250.000 morti, molti di più della bomba atomica sul Giappone.
Per settimane si raccolsero i morti nella città e quando questi rappresentarono una minaccia di malattie per i sopravvissuti, si dovette bruciarli a migliaia sulla piazza del mercato. Una collinetta ricopre le ceneri di 10.000 persone. ” chi ha dimenticato il pianto, lo impara nella Morte di Dresda “, disse il poeta Gerhart Hauptmann.
Uno dei sopravvissuti, Axel Rodenberger, scrisse un libro scioccante dal titolo ” la Morte di Dresda “.
Lo scrisse senza odio e senza incolpare nessuno. Egli dipinse un quadro di questo sanguinosissimo giorno di guerra per ammonire l’umanità e tutti i capi di Stato da nuove guerre e da nuove sofferenze nel futuro.
TESTO ORIGINALE
Die weltberuehmten Schoenheit Dresdens kenne ich nur aus der Kunstgeschichte. Vom Untergang der Stadt haben mit die Ueberlebenden erzaehlt. Ihren Wiederaufbau habe ich mit eigenen Augen gesehen und die Bewohner bewundert, die in der Stadt des Todes mutiger gearbeitet haben als ihre Vorvaeter in der Wildnis des Erzgebirges.
Der Reiz Dresdens ist seine Lage. Die mittelalterliche Stadt war eine natuerliche Festung. Sie wurde um 1500 die Hauptstadt Sachsens. August der Starke, saechsischer Kurfuerst und Koenig von Polen, hat Dresden zu einer der schoensten Staedte Europas gemacht.
Die beruehmtestenBaumeister der Zeit arbeiteten in der Stadt. Sie schufen den zierlichen Wunderbau des Zwingers, der einen bezaubernden Festsaal im Freien darstellt und die beruehmten Bruehlschen Terrassen an der Elbe, die man den Balkon Europas nannte.
Der Reichtum der Fuersten fuellte die Schatzkammern des Gruenen Gewoelbes und machte die Gemaeldegalerie der Stadt zu einer der ersten Kunstsammlungen der Welt.
All die Pracht wurde an einem Tag vernichtet.
Der Krieg ging seinem Ende zu. Stroeme von Menschen, Tieren und Wagen flohen aus den deutschen Ostgebieten.
Dresden nahm die Fluechtlinge aus Schlesien und dem Suedetenland auf. Jeder freie Raum der Stadt war mit Menschen ueberfuellt. Die Fuhrwerke verstopften Strassen und Plaetze. Alle Gruenflaechen und Parks waren riesige Lager geworden. Die Einwohnerzahl der Stadt hatte sich verdoppelt. 1.130.000 Menschen draengten sich in der Stadt, als ihr Untergang kam.
Dresden war ohne Verteidigung, die Einwohner ohne Schutz. Der Tod hatte leichtes Spiel. Dreimal schlug er in die hilflose Menge. Der erste Schlag verwandelte die Stadt in ein Feuermeer. Auf zwanzig Millionen Quadratmeter brannte ein Hoellenfeuer. Der Asphalt der Strassen gluehte. Als lebende Fackeln rannten die Menschen durch den Flammensturm, schrien, stuerzten und starben.
Zehntausende retteten sich auf die Gruenflaeche, die wie zwei riesige Inseln im Flammenmeer lagen.
Diese Stellen traf der zweite Angriff. Jede Bombe war ein Volltreffer auf wehrlose Menschen und Tiere.
Der dritte Schlag richtete sich gegen die Fluechtenden auf den Landstrassen. Er war der blutigste. Ueber 250.000 Tote kostete der Tag, viel mehr als die Atombombe auf Japan.
Wochenlang sammelte man die Toten in der Stadt. Als sie zu einer Gefahr fuer die Lebenden wurden, musste man sie zu Tausenden auf dem Markt verbrennen. Ein kleiner Huegel bedeckt die Asche von 10.000 Menschen.
” wer das Weinen verlernt hat, lernt es beim Tode Dresdens” sagte der Dichter Gerhart Hauptmann.
Einer der Ueberlebenden, Axel Rodenberger, schrieb ein erschuetterndes Buch ” Der Tod von Dresden “.
Er schrieb es ohne Hass und klagt niemand an. Er malt das Bild dieses blutigsten Kriegstages, um die Menschheit und ihre Staatsmaenner vor neuen Kriegen und groesseren Leiden in der Zukunft zu warnen.