Era un tramonto adagiato sulle spiagge di Sardegna, il golfo degli angeli, secondo la leggenda locale, ultima sponda verso l’Africa del nord, con i suoi califfi e sultani saraceni, baffi arabeschi e icone cristiane separati dal muro mediterranèo.
Un bimbo sardo, erede di Atlante, propose un indovinello:
<<Disegnerò qualcosa, qui per terra, dovrete indovinare cosa ho disegnato. Ma sarò clemente e vi darò un indizio; la parola inizia con la lettera S>>.
Sogghignava, dinnanzi la perplessità degli astanti, i quali risposero con tono stizzito:
<<non hai scritto nulla e disegnato alcunché!>>
Divertito rispondeva con calma
<< Sempre arrendevoli, uomini ammaestrati dal glifo, ebbri di parole e ciechi d’intuito. Non riuscirete mai a capire cosa ho scritto, poiché siete accecati dal quesito. È la domanda che vi inganna, dato che la parola è sabbia ed è già palesata qui, dinnanzi i vostri occhi in grani adagiati nei millenni. Allo stesso modo è palesato il concetto di dio, che tanto vi sforzate di imprigionare in una pittura o in uno stendardo da sventolare come traguardo della vostra beata religione. Abituati all’idolatria, avete scordato la semplicità della contemplazione, quale vi attornia in ogni luogo e soddisfa la ricerca di qualsiasi quesito esistenziale. Ebbri dalla domanda, non troverete con la ragione la risposta, ma con il matrimonio di queste ultime, nella camera nuziale dell’intuizione>>.
Alessandro Caredda ©® Copyright 2016 All rights reserved, tutti i diritti riservati.