12 Novembre 2024
Attualità

 Cui Prodest? Chi ha ucciso davvero Navalny – Umberto Bianchi

Urlano. Strillano. Si strappano le vesti. Sono giorni e giorni che il mainstream e tutti suoi prezzolati rappresentanti, giornalisti, nomi del mondo intellettuale, politici, eccetera, altro non fanno che riproporci la ossessiva nenia del cattivissimo Putin, intento a soffocare senza tante storie le voci del dissenso nel suo paese, costi quel che costi. Strana coincidenza, gli strilli di protesta del “politically correct” sono partiti lì, all’unisono, senza neanche prendersi la briga di vedere uno straccio di prova, che dimostrasse la fondatezza di tanto sdegno. Ancor più strano e sospetto (si fa per dire…), il fatto che questa morte sia avvenuta in concomitanza con la recente svolta del conflitto russo-ucraino, stavolta tutta in favore dell’avanzata delle truppe della Federazione Russa nel Donbass.

Arrivati a questo punto, c’è sinceramente da chiedersi quale giovamento trarrebbe Vladimir Putin dall’omicidio di un personaggio come Navalny che, al momento della sua morte, si trovava detenuto in un carcere della remota Siberia. Nessuno, sicuramente. Anzi, ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio “autogol” politico e tutto si può dire del leader russo, tranne che sia uno sprovveduto. Tutt’altro. Il fatto è che, le politiche occidentali e globaliste anti russe, sono clamorosamente fallite. Si pensava di produrre chissà quali danni economici con le sanzioni all’immenso paese che, invece, ha rivolto le proprie attenzioni a mercati di paesi come la Cina, l’India ed altri ancora, riuscendo a stabilire per l’anno appena passato, un vero e proprio record nell’ attivo per quanto riguarda l’interscambio economico con la Cina. Il tutto, senza voler andare a vedere i dati dell’interscambio, con altre realtà del Terzo Mondo.

Non solo. Mentre i paesi occidentali strillano e si indignano, la maggior parte dei paesi del mondo tira diritto per la sua strada, pensando ad incrementare le proprie relazioni con la Federazione Russa, approfittando così del vuoto economico e politico che, sempre più, sta lasciando un Occidente ed un’Europa, sempre più all’angolo e sempre più prone ai diktat globalisti dell’“alleato” americano. Solo ora, l’Europetta Comunitaria di Bruxelles, balbettando di accordi di pace, inizia a rendersi veramente conto in quale genere di palude si sia andata a ficcare, obbedendo ciecamente alle direttive Usa ma, ahimè, alle classi politiche europee manca quel coraggio e quell’ampiezza di vedute, in grado di determinare quel “colpo di reni” necessario a ribaltare una situazione sempre più pesante, in termini sia politici, che economici.

La morte di Navalny rientra, giustappunto, in questo scenario. Essa rappresenta il “Deus ex machina”, il casus belli, che, nei desiderata globalisti, dovrebbe isolare e mettere alla corda definitivamente Vladimir Putin. E siccome a questo mondo, specialmente a certi livelli della politica, le cose non accadono per caso, se di omicidio di Navalny si deve proprio parlare, sarà il caso di chiedersi “chi”, questo omicidio abbia davvero commissionato. E la risposta, non potrà che essere la più logica, ovverosia che a commissionare questo gesto, non può esser stato se non chi, adesso, soffia e fomenta il fuoco dell’indignazione “politically correct”.

Potrà sembrare strano ma, al di fuori del mainstream, parlando con la gente comune, si inizia a preavvertire un diffuso senso di disagio, nell’accettare certe narrazioni eterodirette. Disagio questo, amplificato dal continuo peggiorare delle condizioni economiche in Europa e nell’Occidente tutto. Ancora una volta nella storia, pertanto, la Russia ha dimostrato di essere imbattibile ed inespugnabile, sia sotto il profilo militare che sotto quello, altrettanto vitale, politico-economico. Rovesci e fasi di crisi, possono esserci per tutti ma, determinate realtà, come nel presente caso della Federazione Russa, costituiscono delle vere e proprie inespugnabili fortezze geopolitiche. Pertanto, se non vuole finire logorata e svuotata delle proprie risorse in una guerra senza fine, sarebbe proprio ora che l’Europa ed i suoi popoli, trovino il coraggio di alzare la testa dalla sabbia, iniziando a non dare più credito a certe narrazioni false e tendenziose.

 

UMBERTO BIANCHI

 

Fonte copertina: Il Sole 24 ORE

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