La scomparsa delle ideologie del 900 e l’innegabile eclissi del cristianesimo hanno lasciato un grande vuoto di etica e di orizzonti. Nello stesso tempo, l’evoluzione della genetica e della biologia, consegnando poteri potenzialmente sconfinati a un’umanità priva di saldi ancoraggi etici e ideali, ha suscitato imprevisti scenari densi d’incognite e determinato il sorgere di enormi e nuovi problemi.
La lobby radical progressista ha approfittato di questa fase di sfaldamento morale per operare una gigantesca mistificazione delle coscienze dei popoli, creando e rilanciando un’immagine falsa e artefatta dei valori sociali e individuali con cui imporre una visione unilaterale, materialista e scientista della dimensione del vivere. Mediante il controllo della parola, ha realizzato la più grande e subdola manipolazione del pensiero: sfruttando la dittatura del politicamente corretto, ha adottato un linguaggio ipocrita per veicolare un’apparenza virtuale, edulcorata e totalmente sconnessa dalle drammatiche emergenze della realtà e, contestualmente, ha affermato un pensiero unico con cui delegittimare ogni avversario e criminalizzare ogni dissenso.
Il politicamente corretto, introducendo rigidi limiti rispetto alla rappresentazione e alla percezione della realtà tutta intera, ha imposto dogmi impliciti e indiscutibili, originando nuove forme di conformismo radicale e opprimente. In questo modo, il nuovo moralismo di stampo marxista-puritano ha costruito i suoi dogmi, adottando il linguaggio zuccheroso e sdrammatizzante delle buone intenzioni e della falsità che, ad esempio, utilizza neologismi rassicuranti come “fuoco amico” o “danno collaterale” oppure sostituisce il termine clandestino col più caritatevole migrante, il termine negro con “di colore”, il sostantivo aborto con “interruzione volontaria della maternità”.
Non occorre essere degli esperti del linguaggio per capire che la prima e più grande manipolazione del pensiero avviene attraverso le parole. Eludere la brutalità del termine aborto sminuendo il fatto a una semplice “interruzione” della maternità, della quale si evidenzia la volontarietà, cioè la libera scelta, rimanda un’immagine di maturità e di libertà di una donna, così come la vuole e la dipinge un certo femminismo, che è consapevole e pienamente emancipata da ogni vincolo sociale, naturale ed etico.
Allo stesso modo parlare di “gestazione per altri” è tutt’altra cosa che dire “utero in affitto”. Il concetto di affitto, infatti, porta con sé l’idea del commercio e dello scambio economicamente motivato, mentre una gestazione definita “per altri” rimanda a una positività altruista che rende il gesto non solo accettabile, ma addirittura lodevole e desiderabile.
Ne consegue che tutti quelli che si oppongono a questo progetto sono esseri retrivi, egoisti e prigionieri di un oscurantismo che non ha più diritto di esistere perché, soprattutto, sono nemici della Felicità e dell’Amore, i due nuovi feticci di questi tempi ultimi con i quali, ipocritamente, si cerca di colmare il disperato vuoto di un’umanità orfana d’ideali e riferimenti più alti.
Questo abominevole genere di amore, in realtà, è la maschera dietro cui si nasconde il volto mostruoso del bio business, il mercimonio spregevole e ripugnante della vita nel suo stadio iniziale e più vulnerabile, il progetto innaturale e invertito della genitorialità omosessuale generatore del nulla che, attaccando i fondamenti della procreazione e della maternità così come si sono naturalmente affermati dall’origine fino a oggi, vuole attaccare e distruggere i fondamenti del mondo.
La verità scientifica, elevata a unica verità del nostro tempo, diventa essa stessa inessenziale e trascurabile nel momento in cui tutti gli studi e le scoperte dei rapporti che intercorrono in nove mesi tra madre e figlio diventano carta straccia. Nel tempo della fattibilità, in quello della bioetica che tutto permette, la creatura è ridotta a oggetto, viene assemblato in un luogo indifferente, ma il suo esistere diviene reale solo nel momento in cui viene perfezionato il contratto con i committenti, disancorando ogni fondamento del neonato dalla sua genealogia, privandolo di qualunque passato, già orfano appena nato della sua origine naturale e di un qualsiasi retaggio famigliare.
Ma forse il punto più basso dell’abisso di questa aberrante visione del mondo, attualmente, è stato raggiunto nella progressista Svezia, terra del benessere, paradiso del welfare e meta di ogni sogno di liberazione. Nell’inverno del ’72, un gruppo di politici ebbe una visione rivoluzionaria del futuro. Era giunto il momento di liberare le donne dagli uomini, gli anziani dai figli, gli adolescenti dai genitori. Venne scritto anche un manifesto, “La famiglia del futuro”. A volerlo, fu la sezione femminile del partito socialdemocratico allora guidato dal primo ministro Olof Palme. Ogni individuo sarebbe dovuto essere considerato come autonomo, non come l’appendice di qualcun altro. Era dunque necessario creare le condizioni economiche e sociali che avrebbero reso finalmente gli individui indipendenti.
Oggi, in Svezia il 50% dei cittadini vive solo. Una vita senza l’altro e una morte che non è da meno: 1 cittadino su 4 muore in solitudine, abbandonato dai figli. È la teoria svedese dell’amore: un’idea talmente assoluta di indipendenza che porta a considerare che l’amore autentico possa esistere solo tra estranei. O tra sconosciuti. O tra sé e sé: la relazione è un peso che sempre meno svedesi sembrano disposti a sopportare. Non serve. Nemmeno per avere figli.
In Svezia, infatti, va per la maggiore la fecondazione fai da te. Una gran parte delle donne svedesi acquista sperma per corrispondenza. Lo fa dalla Cryos, una società danese fondata da Ole Schou. La banca del seme più grande del mondo, alimentata da donatori che dichiarano di volere “il bene dell’umanità” e disponibile per tutti e per tutte le tasche. Lo sperma in Europa arriva con corriere espresso, conservato in ghiaccio secco e pronto all’uso (vengono fornite delle apposite fiale/siringhe fai da te). I tempi di consegna vanno da 1 a massimo 2 giorni.
Il prezzo va da 63 euro per 1 fiala/siringa ai 12mila euro per il “donatore esclusivo”. Si possono poi consultare i dati ex post, con le fotografie dei bambini, il loro “profilo di intelligenza emotiva e il campione vocale”. Si può pure scegliere la razza: caucasica, africana, medio orientale. Più della metà dei clienti della Cryos sono donne single. Una gran parte della società ha completamente invertito i concetti naturali di procreazione e di unità familiare.
A 44 anni dal manifesto “Familjen i framtiden – en socialistisk familjepolitik” l’utopia svedese si è rivelata una desolante emancipazione regressiva. Si nasce soli, si vive soli, si muore soli. Ognuno va per la propria strada ma non c’è nulla che li tenga insieme. Quest’ultimo fenomeno è talmente aumentato negli ultimi anni che lo Stato svedese ha dovuto creare uffici appositi che si occupano di tutte le incombenze legali e burocratiche legate alla scoperta di un morto senza legami, nel disinteresse di figli e parenti.
Le opportunità fornite da una scienza senza ideali e senza alcun orientamento superiore hanno trasformato la libertà in licenza, i desideri in diritti, le possibilità in delirio di onnipotenza. L’emancipazione perseguita attraverso l’indipendenza della donna dall’uomo, dei figli dai padri, delle madri dai figli ha prodotto una concezione di vita aberrante che, distruggendo il nucleo fondamentale della comunità, ha trasformato la società svedese nella realtà mondiale in cui sono esponenziali i drammi della droga, dell’alcolismo e dei suicidi.
È il paradosso dello scientismo e del progressismo, che vivono di presupposti che non sono essi stessi in grado di generare, è l’involuzione di un modello culturale che, partito in nome della libertà, finisce per generare una distopia sociale, un incubo antiumano in cui l’individuo atomizzato e dissociato diventa sempre più ostaggio di chi detiene il potere finanziario e politico.
Enrico Marino
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