di Riccardo Rosati
La liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli in Siria riporta alla memoria quella di altre due cooperanti in Medio Oriente: Simona Torretta e Simona Pari, sequestrate a Baghdad circa dieci anni fa. In tutta Italia si organizzarono fiaccolate e cortei per chiedere il rilascio delle Due Simone, come vennero ribattezzate dai media. Ci fu persino l’appello dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Tuttavia, i militanti del gruppo capeggiato da al-Zawahiri mostrarono fermezza, chiedendo in cambio della vita delle italiane, il rilascio di tutte le prigioniere musulmane nelle carceri irachene. Fatto sta che alla fine le ragazze vennero liberate al termine di una detenzione durata diciannove giorni, ma in che modo? Ovvio, pagando un riscatto! Ormai, anche il più sprovveduto tra i cosiddetti jihadisti sa bene che il nostro è un Governo assai “generoso”; inoltre i soldi non sono mica dei politici, ma del Popolo. Tanta ipocrita gioia e i soliti patetici trionfalismi stile Porta a Porta accolsero al rientro le nostre due compatriote, le quali affermarono che alla fine i terroristi non erano poi così male, visto che hanno chiesto loro scusa prima di rilasciarle. Le scuse al Popolo Italiano però non le fecero, come nemmeno un grazie al Governo, visto che a guidarlo c’era Berlusconi, odiato dal mondo della cooperazione terzomondista.
Torniamo ora alle due “Miss 12 Milioni”, come si potrebbero ben chiamare Greta e Vanessa. Entrambe erano già state in Siria altre due volte, possibile che non si fossero rese conto della gravità della situazione in quel Paese? Chi sono allora le persone che ci sono costate così tanti danari e l’ennesima figura da nazione senza attributi? Greta Ramelli, infermiera ventenne, originaria del varesotto, si dedica sin giovanissima al sociale, parola tanto amata dalla sinistra, ma che in soldoni non vuol dire nulla in particolare; anche pulire la strada davanti casa è un gesto socialmente utile o forse no? Vanessa Marzullo, anch’ella ventenne, originaria di Bergamo, studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale. Qui sentiamo, proprio da linguisti, l’impellente necessità di aprire una brevissima parentesi. Ci rendiamo conto di quanta insensatezza ci sia spesso nel cambiare i nomi alle cose? Da Lingue e Letterature Straniere, si è passati a Mediazione Linguistica e Culturale, sembra tutto far parte di un progetto di istupidimento del mondo, così sapientemente descritto da Julius Evola:
L’antitesi Oriente-Occidente non ha più alcun senso, ma senso ha invece e soltanto la nuova antitesi fra coloro che in ogni terra tornano a riconoscere il diritto di una superiore visione spirituale come principio di civiltà e coloro che tutt’ora appartengono al mondo crepuscolare, decomposto, barbarico, disanimato dell’“età oscura” (1933).
Se noi occidentali seguissimo le parole del grande intellettuale italiano, beh, forse saremmo più rispettati, persino da quelli dell’ISIS.
Greta e Vanessa ci sono costate una valanga di denaro, come detto si parla di ben 12 milioni di dollari! Non solo con quei soldi oggi si sarebbero potute sostenere migliaia di famiglie italiane, ma la cosa più grave è che abbiamo armato i nostri nemici. Dunque, se ci saranno bombe in chiese o musei in Italia o altre forme di attentati, il “merito” sarà stato anche di queste due sciocche giovani, le quali non hanno chiesto nemmeno scusa per i problemi causati al Governo, nella scia delle Due Simone. Si sa, quando si è tipe da centro sociale, il proprio terzomondismo vale più di qualsiasi altra cosa; che paghi dunque lo Stato per loro, la sinistra è il nuovo Popolo Eletto e Greta e Vanesse due “apostole” del verbo globale.
Comunque, poco dopo che le due ragazze hanno fatto ritorno a casa – per giunta scandalosamente ingrassate, mai si sono visti prima di loro dei detenuti liberati da una prigionia con le guance paffute e un sorrisino un po’ ebete – sono stati rapiti e poi giustiziati, sempre dall’ISIS, due cittadini giapponesi. Il primo a essere ucciso è stato Haruna Yukawa: un contractor nel settore della difesa. I jihadisti avevano inizialmente chiesto al governo di Tōkyō di versare un riscatto di 200 milioni di dollari, ma il premier Shinzō Abe non si è smosso di un millimetro, riscatti non se ne devono pagare. Allora i terroristi hanno ucciso pure il secondo prigioniero: il giornalista Kenji Gotō. Per la sua liberazione stavolta l’ISIS non aveva preteso soldi, ma la scarcerazione di una delle cosiddette “Vedove Nere”, tale Sajida al-Rishawi: unica superstite di un quartetto suicida che nel novembre 2005 aveva fatto saltare in aria i saloni dell’Hotel Radisson Sas di Amman, durante un banchetto di nozze e colpito altri due alberghi, causando sessantuno vittime. Abe non ha neanche chiesto al Governo Giordano di liberare la terrorista, così da salvare la vita di Gotō, che è stato infatti decapitato senza pietà dagli islamici. La risposta di Tōkyō? Immediata e perentoria: “Un atto imperdonabile e oltraggioso”. Prima abbiamo accennato alla importanza delle parole. Badiamo bene allora al fatto che i giapponesi si siano detti “oltraggiati” dalla uccisione dei due loro connazionali; non hanno piagnucolato nell’italico modo, ma hanno mostrato sdegno e compattezza, qualità che fanno di un popolo tale. Per la cronaca, Sajida al-Rishawi è stata giustiziata come risposta della Giordania all’uccisione di un suo pilota, che era tenuto in ostaggio insieme ai giapponesi.
Sulla storia del riscatto pagato per la liberazione di Greta e Vanessa, il nostro Governo continua a non dare spiegazioni chiare all’opinione pubblica; eppure le due cooperanti sono vive grazie ai soldi dei cittadini italiani. Inoltre, come dimostrano bene le guance paffute al momento della liberazione, diversamente da Gotō e Yukawa, loro non sono mai state in vero pericolo: si sa, con gli italiani basta accordarsi per il prezzo. Aspettiamoci allora libri e interviste da parte delle due Miss 12 Milioni, che ci sono costate una montagna di soldi, solo a causa della loro irresponsabilità e stupidità.
I media si sono però dimenticati del fatto che da quasi due anni un altro nostro connazionale, Roberto Berardi, è detenuto in Guinea Equatoriale, in un carcere di massima sicurezza, per un reato finanziario che forse non ha commesso. Berardi è un imprenditore che in Africa ha costruito strade, ponti, dighe e palazzi, creando lavoro per le popolazioni locali. Purtroppo, egli non rientra nel cliché sinistrorso del cooperante. Ragion per cui, lo si può lasciare marcire in galera. Perché Renzi & Co. hanno trovato milioni di dollari per liberare le due “volontarie” recatesi in Siria, sapendo bene che ormai quella è la zona più pericolosa sul pianeta, ma non sborsano un soldo per pagare magari una mazzetta a qualche giudice locale e aiutare Berardi? Eh Italia, patria del doppiopesismo, una caratteristica, differentemente dalla integrità dimostrata ancora una volta dai nipponici, degna di un popolo vile e privo di onore, proprio come disse Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.
Quando si parla di questo genere di argomenti, non si può non pensare alla faccia di bronzo di Giuliana Sgrena. La giornalista del Manifesto rapita nel 2004 in Iraq e liberata un mese dopo grazie al sacrificio del funzionario del SISMI Nicola Calipari. La “signora” ha avuto la sfrontatezza di condannare un possibile intervento dell’Italia per far scagionare i nostri fucilieri di marina (preferiamo chiamarli così e non marò), da anni in attesa di un giusto processo in India. Che faccia tosta!
Dalla Sgrena, a Greta e Vanessa, passando per le Due Simone, tanti soldi e anche una vita umana buttati via. Chiediamoci, quanto valgono le cinque connazionali che abbiamo liberato? Valgono non solo tutto quel denaro, nonché la morte di Calipari, ma specialmente la perdita di dignità di una intera nazione?
Vediamo allora chi, malgrado i non pochi problemi causati dalla modernità, di onore e dignità ne ha ancora da vendere, ci riferiamo al popolo nipponico. Di recente la scrittrice Dacia Maraini, figlia del celebre yamatologo Fosco, è intervenuta sulle pagine del Corriere della Sera, in merito all’episodio delle scuse verso il proprio Paese da parte dei familiari dei due giapponesi uccisi dall’ISIS: “Un comportamento che nasce nella consapevolezza di appartenere a una collettività che viene prima di ogni altra cosa, compresi se stessi e la propria famiglia”. Un plauso se lo merita davvero la Maraini per le sue parole. Il vero apprezzamento però va completamente ai giapponesi, a partire dalle famiglie delle vittime. Una società, quella dell’Arcipelago, che è ancora oggi l’unico baluardo morale del mondo, in virtù del suo spirito: quel Yamato-Damashii così apprezzato proprio da Evola.
Riccardo Rosati
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