“L’amore è un fuoco che brucia tutto il tuo essere
e che, se vissuto in modo completo,
è un’iniziatura sublime
che ti fa affacciare su uno spazio infinito” (p. 110)
Presentiamo ai lettori di Ereticamente l’enigmatico romanzo, di recente pubblicazione, di Roberto Cristiano, noto giornalista professionista di origine napoletane, per le Edizioni Progetto Cultura, che si presenta come un pregevolissimo viaggio all’interno delle dottrine d’Oriente e di Occidente, tramite una trama che vede come protagonisti personaggi assolutamente inseriti in dinamiche quotidiane assolutamente ordinarie, ma mirante alla riscoperta di un grande e profondissimo patrimonio dottrinale e simbolico, afferente alla chiave di volta di ogni sana realizzazione iniziatica ed interiore, cioè il processo di consapevolezza dell’Arcano ermetico, quale la conoscenza
“Il gallo è posto al centro e simboleggia il risveglio della coscienza. Quando il leone finisce di ruggine, il gallo inizia a battere le ali, a sollevare la testa e a cantare chicchirichì per tre volte consecutive” (p. 27).
In riferimento a ciò ed essendo l’autore un grande conoscitore della Scuola di Magia che si rifà agli insegnamenti di Giuliano Kremmerz ed a quelli di un suo stimato continuatore e nostro caro amico recentemente scomparso, quell’Ignis Mihael, in arte Paolo Turiaco, a cui il testo viene pregevolmente dedicato, non poteva non esserci un approfondimento sui cicli nilensi di rigenerazione, quali trasmutazioni “metalliche” del proprio composto interiore, intendendo quanto l’Ars Magna non possa ridursi ad uno sterile cerimonialismo da improvvisati stregoni, ma presupponga, oltre che un’attitudine ferrea e metodica allo studio, anche un attento e consapevole addestramento di natura prettamente ascetica, includente specifiche pratiche rivolte alla sublimazione della propria sensibilità, al controllo della volontà, alla trasfigurazione del pensiero in immaginazione creatrice o magica, alla conoscenza ieratica della sofferenza come dell’eros:
“…se hai amato una donna e tenti di capire dove finisce l’amore della carne e dove comincia quello dello spirito, non cogli che non stai amando” (p. 110)
L’autore con rara maestria riprende i presagi, le allegorie, le gesta ordinarie dei protagonisti per rappresentare le varie fasi del percorso purificatorio indicato tutta la portata palingenetica, tanto da attualizzare dei precisi riferimenti che non appaiono più con connotati crepuscolari della quotidianità, ma con la forza viva della trasfigurazione alchimica. Infatti, ciò che appare al principio è un labirinto narrativo che di natura si dipana in una precisa trama enigmatica, un preciso percorso animico che coinvolge anche e soprattutto tutti i lettori, come in un fantomatico teatro in cui, insieme, si possano ripercorre le contrade di Hermes.
La narrazione di Roberto Cristiano non si inquadra, però, in una visione ermetica come spesso è stata su questo sito esplicitata, cioè con una fortissima connotazione a-religiosa e di matrice classica e pagana, concedendo più spazio ad interpretazioni che assegnano al Cristianesimo di avere anch’esso una valenza esoterica: prospettiva rispettabile, ma non molto condivisa dallo scrivente, per ragioni che più volte abbiamo esplicitato su queste pagine. Ciò, invece, che ci ha lasciato un pò l’amaro in bocca sono le pagine dedicate – secondo il nostro punto di vista, inutilmente – a varie dissertazioni sull’iniziazione massonica, come a volerla equiparare (e speriamo di aver compreso male) a quella ermetica: niente di più lontano, sia evidenziato con forza, dal pensiero del Kremmerz e dalla realtà, che ci riporta, salvo pochissime eccezioni, ad una istituzione, quella latomistica, assolutamente degenerescente e inserita in un’involuzione modernista, così come ebbero a sperimentare personalmente in vita grandi esoteristi pitagorici del ‘800 e del ‘900, come Lebano, Armentano e Reghini.
In conclusione, non possiamo che giudicare la narrazione di Roberto Cristiano come una trascrizione su carta di papiro di una parte della propria storia personale, che come la storia di tutti noi non può essere realmente valorizzata senza la presenza spesso ingombrante di alterità, in quelle che sono le tante vie labirintiche dell’esistenza umana, nei suoi misteri, nella magia, che alimentano l’eternità dell’Idea Ermetica, quale imperitura permanenza:
“Il vegliardo era decisamente quello che viene definito una Testa Rossa di Horus, dalla quale, nella realtà non visibile, le energie oscure si tengono alla larga” (p. 137).
Luca Valentini