Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

3 Febbraio 2025
Cultura & Società

Dall’oro al piombo – Lorenzo Merlo

Tratti di arco degli ultimi 60 anni. Tratti di cosa siamo stati capaci partendo dalle migliori intenzioni.

Tutto è partito in data Berkley University, Beat generation, Movimento hippie, Pop Art, ’68, ’77, Compromesso storico, Brigate Rosse, il qualunquismo. L’interruzione concretizzata in quei comportamenti, in quelle scelte, tendenze, idee e aspirazioni aveva tutta la ragione storica e dignità di ciò che esiste. Aveva tutta la necessità di fiorire. Ha avuto molti meriti civili, culturali, ambientali, e politici. Ha sfondato le porte serrate dietro le quali si nascondeva il potere ottuso del bigottismo filogovernativo, del suo indottrinamento tout court. Come se esistesse una grande legge invisibile chiamata del ciclo dell’avanguardia, quelle buone intenzioni tutte dedicate all’uomo, tutte critiche nei confronti di un sistema imperniato sull’avere, su valori non più rispettabili, si fecero travolgere ed integrare dall’onda di ritorno di quanto avevano creduto d’avere scansato. Tutto era proseguito poi in data Stragi di Stato, Corruzione, Milano da bere, Edonismo, Opulenza. Il processo avanzava facile: scivolava giù dalla china. Quella che prima, dal lato opposto, avevano scalato i padri. Sulla quale si erano ammazzati di fatica ed erano anche morti per dare ai figli il meglio di se stessi.

I figli dei fiori, posate le casacche frangiate, avevano indossato camicie a polsini per guidare banche e multinazionali. La normalità dell’uniformità era tornata. Con l’arma potenziata della tv ne avrebbe permesso ora un controllo maggiore. La sola stravaganza era l’individualismo. Cacio sui maccheroni. Qualcuno, a volte, si chiede con che sentimenti possano i nostri nonni guardare dove il progresso li ha portati, ci ha portati. Anche loro saranno sorpresi di vedere tanto disastro nonostante l’impegno che ci avevano messo. Il mostro della normalità si è così nutrito e ingrassato con i suoi stessi anomali foruncoli. E li ha digeriti. Le sue feci ci circondano ora in un orrifico e pestilenziale abbraccio dal quale, incredibile ma vero, verrebbe da dire, appare impossibile liberarsi: ci sono ancora quelli che l’ha detto il telegiornale; che diffondono a pieni polmoni il loro pensiero senza avvederne la corrispondenza con quello unico.

Il riassunto dell’epopea del crollo può stare in quella frase? Certamente no, per i fideisti che vedono complottismo in chi pronuncia qualche pensiero critico. Certamente sì, per chiunque sia in grado di compiere la medesima sintesi. Per chiunque abbia lo spazio per comporre la stessa collana di eventi storici. Per chiunque possa ripercorrere la filologia che dall’oro ci ha portati al piombo.  Sì, il 1964 era stata una data d’avvio di grandi progetti. Ai suoi autori non servivano pianificazioni, ma partecipazione creativa. Da quello spirito comune sarebbero emerse realtà complici, coniugabili e desiderabili. Tutte orientate a saltare al di là del crepaccio storico che avevano provocato.  Non è andata proprio così. Non siamo stati all’altezza di gestire una nuova cultura. Ma siamo stati capaci di distruggere il buono di quella vecchia, al quale non avevamo fatto caso. Valori che avevano retto le identità degli individui dai tempi andati e lontani, erano stati semplicemente dimenticati.

Così ora siamo qui senza comunità cui riferirsi, senza criterio con cui educare i figli. Siamo qui, sul punto di morire con una sola certezza. Noi nati in quella data, daremo ai nostri figli qualcosa di peggio del Vietnam, del razzismo, della guerra fredda. Gli lasceremo una terra stracciata e rabberciata a pezze di burocrazia, una società allo sbando ma definitivamente controllata, una dote piena di preoccupazioni e vuota di futuro, un’idea di democrazia che è ormai solo il succedaneo formale di una bella promessa, un’opera d’arte senza bellezza, incorniciata dalle feci della globalizzazione. Avevamo l’oro evangelico dell’ingenuità, l’abbiamo trasformato in satanico piombo dell’avidità.

Lorenzo Merlo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *