9 Ottobre 2024
Spiritualità

Daumal e l’ossessione della morte – Francesco Innella

René Daumal (Boulzicourt, 16 marzo 1908 – Parigi 21 maggio 1944 ),fu un poeta, scrittore e filosofo francese. Nel 1932, l ‘autore scrisse un saggio filosofico dal titolo: “ Spinoza la dinamite filosofica” in cui si riferiva in modo conciso all’etica  spinoziana, mostrandone il valore rivoluzionario rispetto alla morale e alla metafisica dominanti. Nel 1928, fondò insieme a Roger Gilbert-Lecomte, e Joseph  Sima, la Rivista Le Grand Jeu. Il primo (1907 -1943 ) fu un  poeta d’avanguardie co-fondatore  del gruppo artistico. Faceva uso di droghe, in particolare morfina, per  le sue visioni  artistiche. La sua morte fu il risultato di un’infezione causata dall’uso di aghi sporchi ipodermici. Joseph Sima. (1891- 1971,  fu  un pittore modernista ceco.

Dopo essersi diplomato all’Accademia delle arti di Praga, dove  fu allievo di Jan Preisler, si recò   a Parigi nel 1921 e ricoprì  il ruolo di direttore artistico della rivista. Le sue fonti di ispirazione spaziavano dall’esperienza sensuale, ricerca fantasiosa di archetipi della natura, delle cose e dell’esistenza umana rappresentati come cristalli, uova cosmiche e torsi femminili al fascino dei paesaggi e della mitologia, fino a quando finalmente unì tutti questi elementi e ne  fece  una sintesi in visioni cosmiche e simboli del destino umano. Le Grand Jeu si pubblicò nel  brevissimo spazio di quattro anni,  dal  1928 e al 1932 Il gruppo nato nel seno delle avanguardie  letterarie, si distaccò per dal surrealismo e intraprese  una ricerca  metafisica,  attraverso la lettura della bhagavad gita ed i testi vedantini  che li  condusse  a perseguire,  il   superamento del limite  individuale, e la liberazione dalle costrizioni dei sensi. In effetti Daumal già da giovane, si era dedicato allo studio del sanscrito. Egli aveva intrapreso  una assimilazione  rigorosa della lingua non per uno scopo di pura erudizione, ma per un vero e proprio lavoro di conoscenza di se stesso. Il numero di testi indù che egli tradusse fu numeroso  dal  Rgveda alle Upanisad, alle Leggi di Manu, alla Bhagavadgita.  “Lo stato di uomo è difficile  da raggiungere in questo mondo “. Recita un verso dell’Agnipurana che Daumal  trascrisse  e tradusse più volte.. per chi volesse approfondire il rapporto tra l’autore francese e il mondo indù, può leggere il libro pubblicato dall’Adelphi dal titolo:”  Lanciato dal pensiero” , che testimonia l’originalità  e l’unicità del suo pensiero sul mondo indù. La Gran Bevuta, si può considerare  la prima opera narrativa di René Daumal, che l’autore francese meditò per vari anni, prima di giungere alla sua  conclusione, nel 1938.  Nel libro si evince la crisi degli anni Trenta, che  Simenon, descrisse mirabilmente nel suo libro: “Europa 33.“ E  che così descrisse :“ Comincio ad avere la sensazione di vivere in un incubo. E non solo per quello che ho visto. Quello che trovo allucinante è la totale assenza di basi solide, di risposte dirette di sguardi limpidi.

Tutti mentono o nascondono qualcosa, tutti spiano”. Daumal, in quegli anni, decise di interrompere  il suo rapporto con  l’avanguardia letteraria francese. Si sentiva ormai distaccato da ogni idea di gruppo e di ricerca collettiva. Il suo progetto, ispirandosi alla metafora rabelaisiana del bere, era di costruire un  romanzo che possedesse spigliatezza e humour, che doveva costituire un aiuto per chi volesse evitare,  le illusioni di un pensiero che poteva condurre all’autoinganno.  A quella che era l’ubriacatura di pensieri inutili, doveva seguire, la conquista dell’ebrietà, che doveva condurre alla lucidità per riuscire ad intravedere il proprio originale cammino.. «La Gran Bevuta».potrebbe essere presa, come avverte lo stesso Daumal, per “un seguito di battute senza conseguenze» o, peggio, per uno scherzo da collegiali”. Dopo queste opere scrisse il testo che è più conosciuto: Il Monte Analogo, il romanzo incompiuto di  Daumal  per la morte improvvisa dell’autore, nel 1944 e fu  pubblicato postumo nel 1952, con prefazione di Rolland de Renéville e postfazione di Véra Daumal, presso la Gallimard. L’edizione italiana, a cura di Claudio Rugafiori, è stata pubblicata da Adelphi nel 1968, in prima edizione economica nel 1991 e ripubblicata nel 2020, sempre da Adelphi, in una nuova edizione arricchita da una raccolta di testi dello stesso Daumal, i quali, oltre a documentare lo sviluppo del libro negli anni della sua stesura, forniscono preziose indicazioni su come il racconto avrebbe dovuto proseguire. Un gruppo di alpinisti piuttosto esperti vuole scoprire quale sia la vetta più alta del mondo e parte da Parigi per scoprirla e scalarla. Dopo aver navigato su una strana rotta, a bordo di una barca chiamata “l’Impossibile”, gli esploratori approdano nell’isola del Monte Analogo che fa continente a sé, ricordando in qualche modo Atlantide. Qui trovano una popolazione con usi e costumi strani, proveniente da tutto il mondo e da tutti i tempi del mondo che, come loro, spera di scalare la vetta. Dopo un soggiorno nel villaggio di Porto-delle-Scimmie, e alcune considerazioni metafisiche sull’alpinismo, il gruppo affronta l’ascensione, arrivando quasi al campo base. Qui il racconto si interrompe, sospendendo la spedizione tra terra e cielo, in una specie di regno franco dell’analogia, dove non c’è niente che possa dirsi vero, e niente che sia falso del tutto e dove conta, più del resto, affacciarsi nella propria interiorità al  libro si ispirò  Jodorowsky ,scrittore, fumettista, saggista, drammaturgo, regista teatrale, cineasta, attore, studioso dei tarocchi, compositore, sceneggiatore e poeta cileno naturalizzato francese. Quando nel 1973 girò il film la Montagna Sacra.  Dove alla la sete di trascendere i  propri limiti spingono nove uomini, fra i più potenti della terra, ad intraprendere un viaggio alla ricerca dell’immortalità e di un potere che non ha pari. Una breve odissea spingerà così i protagonisti attraverso un viaggio iniziatico dove, attraverso vari inquietanti risvolti della realtà, vedranno lentamente affiorare alle loro menti che l’unica vera conquista è quella del proprio Io. Il testo  è una testimonianza straordinaria del percorso spirituale di Daumal che  fu allievo  di   di  Alexsandre  de Salzmann , che nacque il 25 gennaio 1874 a Tbilisi, in Georgia.  Studiò a  Mosca,  e poi a  Monaco, dove si  unì al gruppo di artisti tra i  quali c’erano Wassily Kandinsky e Rainer Maria Rilke. Nel 1912 sposò Jeanne Allemand, che  studiava  danza presso l’ istituto di formazione per musica e ritmo di Emile-Jaques Dalcroze ) .A causa della rivoluzione russa, Alexandre e Jeanne de Salzmann si recarono a Tbilisi, dove conobbe Thomas de Hartmann, che già conosceva da Monaco. Quando de Hartmann scoprì che de Salzmann stava creando  una scenografia per la  Carmen e il  Rigoletto che si dovevano tenere al palazzo dell’opera  all’opera di Tiflis  lo presentò a Georges Ivanovitch Gurdjieff, di cui divenne un allievo Nel 1920 Alexandre e Jeanne de Salzmann si recarono a Costantinopoli con il gruppo di GI Gurdjieff,  e in Germania nell’agosto 1921 e infine ad Avon, in Francia, nell’ottobre 1922, dove Gurdjieff aprì il celebre Istituto Per lo Sviluppo Armonioso dell’uomo. Gurdjieff era convinto che de Salzmann fosse il più grande pittore vivente nel senso dell’arte oggettiva.

Nel 1924, dopo l’incidente automobilistico quasi mortale di Gurdjieff, de [Salzmann realizzò dei murales su Montmartre per sostenere finanziariamente l’istituto e fu in quella occasione che incontrò  Daumal e lo introdusse allo studio della Quarta Via. René Daumal vedeva in lui un derviscio, benedettino, insegnante di Jiu-Jitsu, guaritore e scenografo dei primi tempi.  Nel testo Il Monte Analogo  è  raffigurato come Padre Sogol, morì di tubercolosi il 3  nel 1934. Alexandre Salzmann fu  un pioniere della Luce come soglia dell’invisibile e via d’accesso all’Essere. Motore segreto di avvenimenti di primo piano e collaboratore di protagonisti della scena del XX secolo, Salzmann non scelse mai la ribalta, rimanendo sempre ai margini. Ammiratore da Artaud, Bernard Shaw, Gordon Craig, Rilke, Kandinskij, Buber, Nijinskij, Stanislavskij, Claudel, Pitoeff, Jouvet e molti altri,  fu “un protagonista dell’ombra” nel sessantennio tra fine Ottocento e primi trent’anni del Novecento, dalla Georgia alla Russia, dall’Asia Centrale al Nord Europa. Era  Convinto che occorra “saper vedere”, credeva in una Luce regolata unicamente dalla Musica e realizzata un sistema di illuminazione concepito come un pentagramma luminoso. La scienza della Luce di Salzmann, che contiene il segreto di una lingua perduta per un teatro che va oltre i cinque sensi, confluisce nella Scienza del Movimento di Gurdjieff in quanto “luce come veicolo”.

Daumal prima di giungere alla  scuola  di Gurdijeff, ossessionato dall’idea della morte,  tentò degli esperimenti di apertura verso l’altra  dimensione,  per cercare di svelare  il mistero del trapasso, utilizzando varie sostanze che lo avrebbero aiutato nel suo compito. Questo esperimento ebbe luogo, nel 1924,quando il poeta francese aveva 16 anni ed è riportato nel testo dal titolo: “ La guerra santa”. Egli usò per il suo viaggio,  una sostanza molto tossica,il tetracloruro di carbonio, di cui si serviva per uccidere i coleotteri. Gli effetti si ebbero subito dopo  l’assunzione di questo veleno e furono fisici. Asfissia, battito accelerato del cuore, ronzii nelle orecchie,  insieme  all’angoscia. Ebbe la precisa sensazione che il mondo fisico da cui voleva staccarsi fosse sempre là, ma  che  contemporaneamente si fosse svuotato della sua sostanza. E all’improvviso Daumal   ebbe  la certezza di un qual cos’altro, di un al di là,  di un altro mondo, di un altro tipo di conoscenza che si opponeva in maniera radicale alla realtà, in cui  comunque si sentiva ancora prigioniero  che è però è a mio avviso e  più un    insieme di stati allucinatori, che una vera apertura ad un’altra dimensione. Mi ricorda la testimonianza di Drieu la Rochelle, nel suo Racconto Segreto, quando descrive il suo primo tentativo di suicidio, che falli.  L’autore disse che non vide in quel momento nessuna apertura verso un ipotetico al di là. Ma Daumal non si rassegnò  e dopo l’uso di sostanze particolari, descrive all’intermo  della rivista “ Le Grand Jeu” , la tecnica dello sdoppiamento astrale, anche se non sappiamo se fu efficace o meno. “ Ecco il procedimento che avevo trovato per uscire dal mio corpo ( ho saputo in seguito che la scienza occulta lo conosce dalla più remota antichità ): andavo a letto la sera come gli altri e, rilassando con cura tutti i muscoli, verificando che ognuno fosse proprio completamente abbandonato a se stesso, respiravo a lungo e profondamente, con un ritmo regolare, fino a che il mio corpo non fosse più che una massa paralizzata estranea a me stesso. Immaginavo allora di alzarmi e di vestirmi, ma – e per questo punto essenziale reclamo da quelli che vogliono  imitarmi un coraggio e un potere di attenzione poco comuni – immaginavo ogni gesto nei minimi particolari e con una tale esattezza che dovevo rappresentarmi l’azione di calzare una scarpa di tela esattamente nello stesso tempo che avrei impiegato a calzarla nella vita corporea. Confesso d’altronde che dovevo talvolta passare una settimana in vani sforzi ogni sera prima di riuscire soltanto a sedermi sul bordo del letto, c che la stanchezza provocata da simili esercizi mi ha spesso obbligato a interromperli per lunghi periodi. Se avevo la forza di perseverare, veniva un momento, più o meno presto in cui ero lanciato. Visto dall’esterno mi addormentavo. In realtà vagavo senza sforzo – e persino con la facilità disperante che coloro i quali si ricordano di essere stati morti conoscono bene – camminavo immobile e mi vedevo nello stesso camminare, in quartieri sconosciuti della città.”. Il viaggio astrale  di  Daumal, si può associare alla bilocazione.

Il termine è stato utilizzato in una vasta gamma di sistemi filosofici e storici, tra cui la filosofia greca, sciamanesimo, occultismo e magia,il paranormale, induismo  buddismo, spiritualismo e teosofia. Nella tradizione cristiana la bilocazione è un evento miracoloso  attribuito ad alcuni santi. Il presunto fenomeno della bilocazione non è una prerogativa del mondo occidentale; anzi da molti secoli la tradizione vedica e buddista trasmetterebbe le basi di conoscenza, a livello filosofico e spirituale, per consentire a soggetti con particolari inclinazioni di effettuare un lungo tirocinio idoneo composto di pratiche ascetiche, tecniche yoga, preghiere, meditazione. René Daumal  aveva  due ossessioni nella sua vita: la poesia e la morte. La poesia era per lui la ricerca della parola di verità,  la «parola impronunciabile» poiché deve emergere, deve germogliare come un seme dal silenzio, dal buio, dal vuoto e la morte che non è fisica, non è quella del corpo ma che si concretizza nella  negazione dell’Io e della sua immagine falsa, del suo “apparire”. Solo morendo metafisicamente, prima che sopraggiunga la morte definitiva, il poeta può davvero raggiungere il proprio Sé e lavorare strenuamente alla ricerca della Verità. E nel testo: “ Controcielo” La ricerca mistica e metafisica lo ha portato ad attraversare la “morte prima della morte”, la negazione dell’identità dell’Io, e ad accogliere una «teologia negativa» essenziale per iniziare il lavoro sul proprio Sé. Controcielo – titolo che dà il nome a tutta la collana di poesia – è la testimonianza poetico-filosofica di questa uccisione. Le poesie che lo compongono «sono più simili a un urlo che a un canto»: descrivono il momento in cui non si può più eludere la domanda fondamentale sul senso assoluto dell’esistenza.

Francesco Innella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *