9 Ottobre 2024
Flavio Claudio Giuliano Romanzo Tradizione

Dedicato a Giuliano parte seconda ≈ Dafne, la crisi ovvero il ritorno all’origine primordiale di Giuliano

a cura di Luca Valentini

 

Le benemerite Edizioni di Ar hanno recentemente ripubblicato per i loro amati lettori un breve ed incompiuto romanzo di Alfred de Vigny, in cui l’ultimo imperatore pagano di Roma, Flavio Claudio Giuliano, ricopre il ruolo principale all’interno della narrazione. Introdotto da una profonda e quanto mai competente prefazione di Fabrizio Sandrelli, in cui sapientemente viene colta la genialità dell’autore di porre in essere una similitudine tra la crisi della civiltà tardo-antica e quella ottocentesca, ormai attanagliata tra il mercantilismo liberale e la decadente moralità borghese, l’opera si dipana sempre in una miscellanea in cui le strade di Parigi si intrecciano misteriosamente con quelle di Antiochia, in cui la possessione per la presenza numenica di una ninfa, Dafne, concede, come, per esempio, insegna un Paracelso nei suoi scritto, l’opportunità di trasmutare la malattia, il declino, la crisi in uno slancio metanoico, cioè di ritorno all’origine, pertanto, di ritrovare nella cenere anche del fuoco eterno che arde.

Dafne

L’enoteismo giulianeo, indi, è d’uopo associarlo non ad una vaga rincorsa moneteistica alla superstizione galilea, ma ad una reale ed autentica conoscenza della dimensione misterica e neoplatonica, che il Divo sperimentava direttamente, per la sua vicinanza a Sallustio, alla teurgia giamblichea, per la sua iniziazione ai Misteri di Mithra.

A tal punto, l’accostamento dell’Helios giulianeo alla Deità da cui tale Sapienza Ermetica e Misterica emana, cioè l’Apollo Iperboreo, il Numen della Luce Vittoriosa, che presiede a tutte le arti ed all’Arte che le sostanzia iniziaticamente tutte, l’Arte Regale, è obbligata, è l’esclamazione di Paolo di Larissa nel testo:”Apollo guida, Apollo, sei tu a condurli qui per me!” (p. 100).  Egli è il Sole ermetico che si innamora della ninfa Dafne, divinità delle acque fluviali, quasi ad intendere l’attrazione fatale tra lo zolfo filosofico ed il mercurio acquatico, ma anche la loro opposta complementarietà. Il mito, infatti, narra come Amore, figlio di Venere, scoccò per vendetta due dardi, uno d’oro verso Apollo ed uno di piombo verso Dafne, alchimicamente a simboleggiare del Dio la natura ignea e solare, della ninfa la natura caotica, tenebrosa, che fugge inseguita da ciò che le è polarmente opposta. Il nascondersi della ninfa sotto terra e l’invocazione al padre Peneo di trasformarla in pianta sono allusioni sin troppo significative dei processi trasmutativi di putrefazione, quindi di morte iniziatica, e successivamente di sublimazione, di seconda nascita, abbandonando il vecchio involucro, la vecchia natura per mutarsi nel Lauro, pianta emblema della poesia e delle arti tutte. Nel mito, nel suo simbolismo ermetico si esplicita il processo di divinificazione della Natura, si riafferma la supremazia eroica dell’attività solfurea e maschile sulla passività mercuriale e femminile, ma anche la necessità che entrambi gli elementi si dissolvano e si coagulino a più riprese, per la realizzazione della pietra bianca nel Sole d’Oriente prima e della pietra rossa nel Sole d’Occidente successivamente, seguendo le direzioni delle due aquile inviate da Giove, le quali solo a Delfi ritrovano la via mediana e l’affermazione nel mondo, tramite l’Arte.

In Giuliano tutto ciò si realizza sacralmente nelricondurre la molteplicità della Manifestazione all’Unità del Principio, con uno stile organico, che tollera le differenze (la dottrina etnarca), le eleva, le accoglie nel Pantheon, assicurando tramite l’Auctoritas la giusta armonia, secondo la regola romana dello “unicuique suum tribuere” (1), cioè la grandezza di Roma che realizza l’Ordine per mezzo della Giustizia. Tale è l’idea che rifulge nella vita, nelle opere, negli scritti di Giuliano Imperatore, che non definiremmo ultimo imperatore pagano, perché la consideriamo una limitazione, ma ultimo Imperatore, uomo che integralmente ha interpretato ed esplicitato la volontà divina, così in Alto quanto in basso. E’ l’autentica concezione imperiale, quella espressa da Giuliano, che fa assurgere Helios quale forza trascendente e metafisica a espressione dell’Ente che legittima e consacra l’Autorità dello Stato ed il suo ordinamento, in cui l’Imperator è incarnazione autentica del Sacro che informa e sublima il Politico: “Questo cosmo divino e bellissimo, che dall’alto della volta celeste fino all’estremo limite della terra è tenuto assieme dall’indistruttibile provvidenza del dio, esiste increato dall’eternità ed è eterno per il tempo restante, da null’altro essendo conservato se non direttamente dal quinto corpo – la cui sommità è il ‘raggio di sole’-; poi, a un grado per così dire superiore, dal mondo intelligibile; e, in senso ancora più elevato, dal Re dell’universo, nel quale tutte le cose hanno il loro centro” (2). Nel Divo si ritrovano le funzioni del Basileus e del Mesites, del sovrano e del mediatore, mezzo ordinatore per porre un freno ad una civiltà in preda all’Ataksia, alla confusione, alla discordia, alla cupidigia (3).

Tale prospettiva, che non riduce sia Giuliano sia l’opera di Alfred de Vigny, a meri strumenti di una effimera nostalgia pagana ed anticristiana, nobilitano, al contrario una prospettiva radicale per l’avanti, per il futuro, in cui la comprensione del Divino, che l’Augusto esplicita nel suo confronto, con Basilio, persino nel riferimento forse ironico alla Venere Urania  dello stesso Libanio“lei che è invocata dalle anime virili di ogni fede  e che prima di ogni prece agli dèi inferiori è incensata dagli elleni, e dai cristiani di Roma e di Alessandria, di Atene e di Cartagine; a Venere Urania, alla Bellezza imperitura e celeste!” (p. 56).

Infine ed in tale ottica, un breve accenno va necessariamente fatto alla conclusione dell’opera, così come già operato da Fabrizio Sandrelli, in cui il Dottor Nero e Stello, due fondamentali personaggi parigini dello scritto, osservano la statua di Giuliano e notano ai suoi piedi Lutero e un Voltaire ridente (p. 104). L’immagine si presta a molteplici interpretazioni, a parer nostro, ma la personalità di Giuliano, la sua esperienza misterica e solare, non lasciano il campo a interpretazioni moderniste. Ogni crisi epocale può essere superata secondo due opposte direzioni, che conducono verso l’alto Sole Apollineo o verso le tenebrose contrade del Tartaro. Comprendere Giuliano, tramite Alfred de Vigny e non solo, significa associarlo alla visione superiore della Religio, così come accaduto in personaggi come Simmaco e Pretestato; assumerne una visione parziale, limitatamente neopagana e magari para-massonica, non comprenderne l’autentica valenza iniziatica (misterica, teurgica e neoplatonica), lo relega poco degnamente nell’inversione, nella negazione del Sacro, che prima Lutero e successivamente Voltaire rappresentano.

 

Note:

1)     Platone, Repubblica, IV, 433 D: ”…a far buona la Città potrebbe essere…il principio che ciascuno deve fare ciò che gli tocca…”;

2)     Flavio Claudio Giuliano, Inno al Re Helios, in Uomini e Dei, Edizioni Mediterranee, Roma 2004, p. 80-1, nella cui introduzione il curatore, prof. Claudio Mutti, a nostro modesto avviso, pone giustamente in risalto (riferendosi al teosofo islamico Mahmud Qotboddin Shirazi, ma anche a Plutarco e Porfirio) l’esistenza di un centro numinoso, le cui caratteristiche di immutabilità e di perfezione intellettuale possono essere ritrovate in Helios, ma anche in Zeus o Apollo, che svolge un ruolo di mediazione organica “partecipando sia dell’unità del Principio trascendente sia della molteplicità contingente della manifestazione fenomenica”;

3)     Nello Gatta, Giuliano Imperatore, Edizioni di Ar, Padova 1995, p. 101.Giuliano

Con piacere segnaliamo come per le Edizioni di Ar (www.edizionidiar.it) nella Collana Paganitas, oltre a Dafne, siano stati pubblicati i seguenti testi dedicati alla figura di Giuliano Imperatore:

–        Giuliano Augusto, Discorsi contro i galilei;

–        Nello Gatta, Giuliano Imperatore;

–        Goffredo Coppola – La politica religiosa di Giuliano l’Apostata

 

Alfred de Vigny. – Dafne.  Romanzo filosofico sull’imperatore Giuliano, nuova traduzione a cura di Fabrizio Sandrelli. Edizioni di Ar, 2015. Euro 13,00

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