8 Ottobre 2024
Attualità Cogitamenti

Democrazia morta, sepolta, kaputt…

Sul “Corriere della Sera” di ieri, 11 Settembre 2013, l’editoriale a firma di Michele Ainis  recita, non so se volente o meno, il de profundis della democrazia rappresentativa. Il titolo è “la solitudine al potere”.

L’opinionista analizza la situazione socio-politica contemporanea. E ne trae una lucida conseguenza: non esistono più nelle loro funzioni gli organismi che erano stati messi in essere per far vivere, partecipata, la cosiddetta democrazia. Parlamento, partiti, sindacati, finanche il governo stesso non rappresentano più, se non marginalmente ed in modo trascurabile, la volontà del Popolo. Che li sfiducia in modo crescente ad ogni consultazione.

Alla buon ora!

La nostra Costituzione, che è la Carta fondante del <<Patto fra gli Italiani>>, amo dire che è nata male, è durata troppo ed è finita peggio. Nata contro “il male assoluto”, uscito sconfitto da una Guerra di 54 Stati contro 3 (tre, più un paio di contorno), la Costituzione fu imposta da occupanti armati (tuttora presenti sul territorio Nazionale in oltre 100 basi e con 118 testate nucleari, per gradire); fu un compromesso fra tre potenze straniere: gli occupanti Americani, l’Unione Sovietica attraverso il P.C.I. ed i Vaticano, con il suo braccio secolare, la balena bianca, la D.C. (non a caso chiamata anche “Direttive Cardinalizie”). Il risultato mostra inevitabilmente il trascorrere degli anni, con rughe, afflosciamenti vari, inattuabilità e sterilità, incapacità congenita a gestire la vita Nazionale, più simile ad una larva strisciante, ad uno zombie deambulante che ad un <<Patto fra Uguali>>.

Finita. Kaputt.

Ma è finita non solo per caducità intrinseca, ma soprattutto per la irreale base sulla quale era stata ideata e costruita: la democrazia. Costruire sulla sabbia, sull’acqua di palude, su terreno franoso è tempo perso e foriero di tragedie. Si è voluto prendere come fondamento una irrealtà scientifica, la democrazia, spacciandola come valore positivo, come panacea di tutti i mali. Si è cercato di spacciare un’illusione -fraudolenta ed ipocrita- come soluzione alla domanda di dignità e di futuro di ogni essere normale.

I furbi ci hanno sguazzato, concusso, grassato, corrotto, depredato, spogliato, arraffato per quasi settanta anni. I democratici rappresentanti del Popolo si sono arricchiti a spese dei rappresentati. Oggi, non sapendo più a che santo votarsi, si aggrappano, ultima trave nel mare in burrasca, alla “Casa”, il bene supremo del Popolo Italiano, in assoluto al mondo quello con la più alta percentuale di “proprietari” di casa, sogno e sacrificio di una vita. Fa ribollire il sangue, ma è inevitabile: il potere,democratico può spogliarsi di tutte le sue sovranità (Europa imperante) tranne della sovranità impositiva. E’ nella sua natura, è obbligato dall’ordine democratico ad agire in questo sporco modo. Il costo del consenso sale in modo esponenziale, ed il consenso bisogna comprarlo. Di ridurre gli sprechi (Corte dei Conti: circa 60/70 miliardi l’anno), non se ne parla. Di combattere ed azzerare la corruzione (Corte dei Conti: 70/80 miliardi l’anno): manco morti. Di cancellare la malavita organizzata (Corte dei Conti: 120 miliardi l’anno) sembra barzelletta da Zelig o simili. In altri termini, la democrazia rappresentativa dimostra di non poter esistere nei modi e nelle forme che erano state strombazzate e propagandate dai cosiddetti vincitori della Seconda Guerra Mondiale, più propriamente una vera Guerra Civile Europea, allargata al Mondo.

Il fatto semplice ed evidente consiste nell’inesistenza della <<democrazia>>. Semplicemente è una bufala, una mistificazione, una bugia, una costruzione falsa e fuorviante. Addirittura assistiamo alla pretesa di esportarla sulla punta delle baionette in luoghi e a Popoli che dichiaratamente non ne vogliono sapere.

Oggi assistiamo ad un tragico e macabro balletto: le teste d’uovo ammettono che la monade amebica chiamata democrazia non esiste, non c’è. Ma gli stessi che ne denunciano la fine, che officiano il funerale, non propongono alternative.
Non hanno il coraggio di ammettere che quanto incarnato dal “male assoluto” il secolo scorso era, già a quei tempi, futuribile ed era la risposta –unica- alle necessità dell’Uomo moderno. Almeno all’Uomo bianco, libero e civile. I due Innominabili che dominarono la scena del XX° Secolo avevano anticipato i tempi, avevano superato la contrapposizione Lavoro-Capitale in una sintesi che oggi, piaccia o non piaccia, sta di fatto riaffacciandosi sul proscenio della Storia.

La scelta è semplice: “loro” crederono di aver vinto, con le armi. Oggi sono allo sbando ed allo sfacelo. Morti, finiti, kaputt.

I due “Innominabili” sono nel cielo dell’Europa e non solo, come luce e riferimento per la Società d’oggi.

E, dato che non ho mai avuto paura né delle parole, né delle idee, i due Innominabili si chiamavano e saranno per sempre Benito ed Adolfo. Diversi, se vogliamo. Ma simili nello sforzo di costruzione e di affermazione.

Europa, in piedi!

Europa, erwache!

Fabrizio Belloni

Cell. 348 31 61  598

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