È esistita un’età corrusca in Europa, ma soprattutto in Italia, chiamata “Autunno del Medioevo”, o “Rinascimento”, che ha visto il fiorire dello splendore assoluto dell’arte e della Bellezza. In due secoli circa è stato raggiunto l’apice della nostra cultura soprattutto grazie all’intervento sapiente, oltre che economico, della Chiesa. Una Chiesa molto diversa da quella d’oggi, che certamente aveva tante ombre quante luci, ma le luci erano meraviglie profumate di benzoino. Ricchissima, dominata da un Sovrano Pontefice con milizie armate e spesso con il letto caldo di concubine. I cardinali, “nipoti” se non figli carnali, erano – quasi tutti – appartenenti a potenti e ricche casate ed è grazie a quell’immensa fortuna se noi oggi godiamo del nostro immenso enorme patrimonio artistico. Continua l’eterno refrain della “leggenda nera” e dunque il dito puntato sulle nefandezze dei Colonna, degli Orsini, dei Savelli e dei Farnese senza mai pensare che loro hanno impreziosito il mondo con le creazioni dei più grandi artisti del tempo. Insomma il clero della curia romana di allora certamente non era lo specchio di quei dodici vagabondi che seguivano Cristo, eppure lo Spirito soffiava anche su di esso.
Oggi, dopo tante riforme, controriforme, conciliari e postconciliari, dopo democratiche e pauperistiche quanto ipocrite profferte ecumeniche, siamo in mani molto peggiori di quelle dei Borgia, dei Della Rovere o dei Medici, perché la caratura culturale di alcuni porporati attuali è decisamente inferiore a quella dei loro predecessori.
Ciò che irrita – non diversamente da quanto avviene da parte dei nostri governanti – è la completa assenza di buon gusto, la totale incapacità di “creare” e lasciare agli altri qualcosa che ne migliori la vita attraverso la Bellezza.
Di recente è stata data notizia sui media che una società di viaggi – che non nominiamo per non far loro pubblicità gratuita – ha ideato un tour artistico gay-friendly in Vaticano. Già questo basterebbe a far ritenere di pessimo gusto la scelta fatta, ma dovrebbe indignare per primi gli stessi omosessuali ancora una volta autoesiliati dalla loro stessa volontà d’essere “diversi” e con più diritti degli altri. Fine ultimo del tour sarebbe offrire ai turisti l’opportunità di vedere l’arte omosessuale in Vaticano. Riportiamo quanto detto dal direttore editoriale di Yahoo Viaggi: “Per lo più si tratta di un viaggio nella storia dell’arte gay del Vaticano, un racconto dei retroscena della vita di molti degli artisti che sono stati omosessuali, un modo per parlare dell’erotismo nell’arte, che è molto diffuso e molto evidente, ma lasciato fuori nel tipico, serio e, siamo onesti, noioso tour standard del Vaticano”.
Già la definizione di “arte gay del Vaticano” ci dice quale sia il livello di non conoscenza di taluni “imprenditori culturali” proprio in materia artistica. Ci piacerebbe sapere quali sarebbero questi artisti tanto acclaratamente omosessuali dal momento che – e la cosa non è di poca importanza –l’accusa non fu mai di “omosessualità” bensì di “sodomia”, che è ben altra cosa e non è mai stata imputata a nessuno di essi da parte della Chiesa. Poi immaginiamo il solito carosello di falsità pseudostoriche nel quale ancora ricorreranno i nomi di Pinturicchio e di Michelangelo (ritenuto gay per aver scritto versi diretti a un giovane, ma che nulla hanno a che vedere con una sua attitudine omofila), Raffaello (il quale era piuttosto un noto amante di cortigiane più o meno oneste), Leonardo (nessun prova di una sua reale omosessualità è mai stata riscontrata in maniera certa), Cellini (tutt’altro che incline al “nefando vizio” ma piuttosto portato ad amori postribolari), Caravaggio (anche in questo caso non vi sono tracce certe di una sua tendenza omosessuale, ma piuttosto di una sicura frequentazione di donne di bordello), fino al Bernini che arrivò ad avere per amante la moglie d’un suo allievo.
Allora dove sarebbe questa “arte gay” nelle sale vaticane?
Sempre dall’Huffington Post riportiamo quanto afferma con discutibile sicumera Tony Adams, ex sacerdote cattolico: “Entrando nella Cappella Sistina, ci si trova di fronte a qualcosa fatto da un uomo gay che potrebbe essere descritto, in molti campi, come pornografia di fascia alta”. Pornografia? Il Giudizio Universale di Michelangelo sarebbe pornografia di “fascia alta”? Risum teneat.
Tutto questo è la dimostrazione evidente del livello d’ignoranza e pressapochismo che attanaglia questa società, dove, pur di far cassa, non si esita più a insozzare tutto ciò che vi è ancora di nobile e sacro come l’arte, finendo così, in questo caso almeno, per svilire anche coloro ai quali è diretta l’operazione “culturale”; ma è anche la cifra dell’incompetenza in campo artistico e culturale in cui versa l’attuale Chiesa cattolica. Uno scempio simile non sarebbe mai stato possibile se vi fossero state ancora persone all’interno delle strutture ecclesiastiche in grado di capire cosa sia l’arte. Del resto dal momento che nelle nostre chiese romaniche, gotiche, rinascimentali e barocche si preferisce esporre icone contemporanee, invece di dipinti appartenenti alla nostra tradizione artistica, non ci si può più stupire e da lì a coprire con le scatole le statue romane, il passo è breve ed esiziale.