11 Ottobre 2024
Economia

Di male in MES – Enrico Marino

La crisi economica innescata dal coronavirus è la più grave tra quelle verificatesi nel nostro Paese dal dopoguerra a oggi e già molti analisti prospettano una depressione, alla ripresa delle attività, con il crollo del PIL del 10% e il raddoppio della disoccupazione, che sfiorerà il 20% entro l’anno.

Per affrontare questo scenario, il Governo ha pensato bene di creare molteplici commissioni che studino la situazione e prospettino rimedi adeguati.

In particolare, ha designato Vittorio Colao alla guida di una Task Force di esperti, manager, psicologi, economisti e organizzatori del lavoro, col compito di fornire un supporto tecnico per dare il via alla “Fase 2”, cioè per rimettere in moto il Paese e procedere al suo rilancio, superata la fase acuta della pandemia.

Colao è un manager, ma anche un uomo del Bilderberg, cioè del gruppo che raccoglie tutte le élite cosmopolite promotrici della globalizzazione, di un Nuovo Ordine Mondiale e di tutte le correnti neoliberiste più spinte e fautrici del primato dell’economia sulla politica e la sovranità degli Stati.

Come si vede la scelta dell’uomo giusto al posto giusto e un ottimo viatico per la ripresa italiana che si deve avviare.

Nel frattempo, però, ci vorrebbero già sostanziali correzioni di rotta per quanto riguarda gli interventi annunciati dall’esecutivo. Infatti, gli stanziamenti miliardari programmati a sostegno di imprese e privati, si sono subito rivelati un falso strumento, il più delle volte inutilizzabile e inopportuno. Lasciando alla discrezionalità delle banche la fissazione dei criteri con quali concedere i prestiti, il meccanismo d’erogazione delle somme s’è immediatamente impantanato nelle lungaggini e nelle limitazioni imposte dal sistema creditizio.

Le imprese che rischiano di affogare non hanno il tempo di attendere settimane per ricevere aiuto; quelle in crisi per mancanza di liquidità non hanno denaro per estinguere preventivamente le sofferenze pregresse.

Ma anche sulle future mosse del governo c’è molta incertezza.

Per iniziare, occorrerebbe ricondurre nell’alveo della legalità il delirio d’onnipotenza dell’avvocato del popolo che, dopo aver criticato i “pieni poteri” evocati a suo tempo dal leader della Lega, da mesi sta governando il Paese a colpi di DPCM e si appresta, senza passare per il Parlamento, senza essere mai stato eletto e senza alcun mandato popolare, a recarsi a Bruxelles per negoziare, in rappresentanza dell’Italia, un trattato di rilevanza straordinaria come il MES.

Dopo le roboanti affermazioni e le promesse di non cedere alle imposizioni europee, ora i toni del tribuno con la pochette si sono fatti più accomodanti, adombrando l’ipotesi di un MES light, privo di condizionalità e, perciò, ancora tutto da valutare nelle clausole particolari e da esaminare nei dettagli prima di poter prendere una decisione definitiva.

Una affermazione, questa, che nasconde un imbroglio da magliaro, perché Conte sa bene che le clausole particolari potranno essere prese in esame solo dopo aver apposto la firma per l’attivazione del meccanismo stesso e ogni Stato aderente avrà condizioni e agibilità differenti. Sa bene che il MES diviene, in ogni caso, il creditore privilegiato dello Stato richiedente e che le regole del piano finanziario per il rientro del debito sono sempre le stesse, qualunque sia il prestito concesso.

Sa bene che il MES è uno strumento dannoso e sganciato da qualsiasi controllo di legalità. Infatti, non solo l’operato, i suoi beni e i patrimoni ovunque si trovino e chiunque li detenga, godono dell’immunità da ogni forma di accertamento giudiziario (art. 32), ma tutti i membri del personale sono immuni da procedimenti legali in relazione agli atti da essi compiuti nell’esercizio delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità nei confronti dei loro documenti ufficiali (art. 35).

Persino i locali e gli archivi del MES sono inviolabili. In sostanza, si tratta di un organismo intoccabile e irriducibile a qualunque controllo democratico.

Una previsione che svela tutta la spudorata arroganza della tecnocrazia.

In realtà, sia Conte che il ministro delle Finanze Gualtieri da tempo si sono infilati in un vicolo senza uscita, fornendo assicurazioni e sottoscrivendo impegni che in nessun caso potranno ritrattare.

Lo dimostrano le stesse reazioni scomposte del premier che nei giorni scorsi, in una diretta televisiva, s’è lasciato andare a un inusitato e isterico attacco contro le opposizioni, utilizzando, in aggiunta, argomenti assolutamente falsi.

Peraltro, già Zingaretti, tutti i vari progressisti come la Bonino, Prodi, Letta, Monti e i media mainstream, da sempre connessi e asserviti alle direttive di Bruxelles, hanno messo da parte ogni ritegno e sono passati a sostenere apertamente e spudoratamente la necessità del MES, minacciando in caso contrario un aumento dello spread.

Costoro ritengono utile ottenere 33 miliardi, finalizzati a spese unicamente sanitarie, con l’impegno di restituirli in un breve arco di tempo previo pagamento di interessi, senza tenere conto che 15 miliardi sono già stati corrisposti dall’Italia al fondo. In sostanza, dovremmo impegnarci e pagare per avere indietro, a prestito, soldi nostri. Un esempio di idiozia al potere.

Chi oggi si fa scudo con la proclamata assenza di condizionalità associate ai prestiti del MES, sa benissimo che tale sospensione è temporanea e che le condizionalità potranno essere reintrodotte – quando verrà deciso che la crisi è superata – e fatte valere nei confronti dei soggetti debitori.

Coloro che aprono al MES sono gli stessi che hanno introdotto il Fiscal Compact nella Costituzione e, poichè l’accesso ai prestiti implica il rispetto delle regole del Patto di stabilità e di crescita, è evidente il legame fondamentale tra Fiscal Compact e MES che rende i due trattati un unicum nella creazione di quella governance europea che strangola gli Stati.

Il MES ha già dispiegato i suoi metodi e le sue tragiche conseguenze in Grecia, con l’impoverimento di quel popolo, la distruzione di ogni assistenza sociale e la devastazione economica del Paese.
Tutto ciò è quanto di più contrario si possa immaginare ai nostri interessi nazionali.

E’ stato folle, a suo tempo, sottoscrivere tale trattato. Sarebbe criminale oggi attivarlo.

Infine, va ricordato che il MES, per erogare prestiti, opera rivolgendosi al mercato con l’obiettivo ultimo di un profitto. I finanziatori – tra i quali rientrano Nomura o Goldman Sachs e tutti i principali istituti di investimento mondiali – sono poi ammessi, in qualità di osservatori, a partecipare alle riunioni che hanno ad oggetto la valutazione della concessione del credito al paese richiedente, nonché la definizione delle rigorose prescrizioni da imporre alla nazione debitrice.

Questa ingerenza si traduce nel serio rischio che a dettare le disposizioni di politica economica da applicare allo Stato debitore siano coloro che concedono i soldi al fondo. Con ciò, la sovranità dei singoli Stati membri non solo viene meno, ma è surrogata non da un organismo imparziale bensì da una governance orientata addirittura dagli interessi di soggetti finanziari speculativi privati.

Un’altra inaccettabile prospettiva a vantaggio della finanza.

Si tratta, in sostanza, di una rete nella quale ci siamo follemente infilati e nelle cui maglie continuiamo a dibatterci, invece di indirizzarci verso l’uscita.

Seguendo questa strada aumenteremo solo la nostra soggezione ai poteri tecnocratici e finanziari, condannandoci al fallimento e a un futuro di tensioni sociali dirompenti.

Per questo, occorre tornare al più presto a condizioni di legalità politica, con un Parlamento e un governo che siano espressione della volontà popolare e adottino scelte condivise e sottoposte al vaglio degli organi costituzionali.

Chi si assumerà la responsabilità di operare diversamente sarà giudicato anche per questo.

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