olto incerta Ia presenza prima di 40.000 anni fa nell’Africa subsahariana; altri invece ammettono nella stessa zona alcune caratteristiche di comportamento umano “moderno”, come qualche evidenza di arte astratta, già 90.000 anni fa (quindi, nella nostra ottica, ricadenti nel Manvantara precedente), ma sono evidenze che però sembrano poi scomparire circa 65.000 anni fa (strana coincidenza !) per ripresentarsi ben 25.000 anni dopo. Uno “hiatus” forse avvicinabile a quanto segnalato da Nicholas Wade che rileva come circa 50.000 anni fa buona parte dell’Africa fosse disabitata.
ente) delle popolazioni “moderne” locali, vista anche la relativa somiglianza che denotano con gli attuali pigmoidi dell’area ed il fatto che Homo Floresiensis sembrerebbe aver realizzato manufatti il cui livello è altrove associato solo a Homo Sapiens.
i: ad esempio Willandra Lakes tra 50.000 e 35.000 anni fa e Lago Mungo a “soli” 42.000 anni fa (ridatato dai precedenti 60.000 anni). Wade peraltro segnala circa 46.000 anni fa un episodio di massiccia estinzione di tutti i mammiferi più grandi, desumendone da ciò, in quel periodo, il primo ingresso di U.a.m. in Australia. In buon accordo con questa datazione, l’antichità della famiglia linguistica australiana viene stimata a circa 40.000 anni da Merritt Ruhlen o al massimo a 45.000 anni da Johanna Nichols assieme a quella “Indopacifica” della Nuova Guinea. Al massimo, da stime genetiche, australiani e melanesiani non sarebbero migrati in sito più di 50.000 anni fa.
ropa, erano considerati i siti di Bacho Kiro e Temnata in Bulgaria, datati oltre 40.000 anni fa, suggerendo un’ingresso di popolazioni dal medio oriente attraverso la penisola balcanica; in questo quadro appariva coerente anche il ritrovamento ungherese della grotta Istallosko, nei monti Bukk, di punte di cultura aurignaziana valutate attorno a 42.000 anni fa. Successivamente, però, il tutto è stato reso meno chiaro da stime similari emerse anche per altri siti europei, avviando un processo generale di retrodatazione della colonizzazione dell’Europa dell’est e delle pianure russe; ad esempio, analisi sui reperti russi di Kostenki evidenzierebbero un’antichità, per l’occupazione dell’area, vicina a 45.000 anni fa. Una tendenza generale che tuttavia sembra coinvolgere anche reperti meno orientali, come la mandibola di Cavern Kent dell’Inghilterra sud-occidentale (tra 44.000 e 41.000 anni fa), quelli della Grotta del Cavallo nella Baia di Uluzzo in Puglia (44.000 anni fa per reperti precedentemente ritenuti neandertaliani), di Fumane in Veneto (40.000 anni fa) e di Magrite in Belgio (tra 43.000 e 41.000 anni fa). Inoltre, tra 45.000 e 40.000 anni fa è stata osservata un intrusione rapida di gruppi aurignaziani cromagnoidi verso ovest lungo le rive settentrionali del Mediterraneo, fino ad arrivare in Spagna dove i siti di El Castillo e Romanì vengono fatti risalire ad un periodo compreso tra 43.000 e 41.000 anni fa. Peraltro, in altre aree appartate dell’Europa occidentale, vi sono prove di industrie associabili all’Uomo di Neandertal (Castelperroniano, Uluzziano) che addirittura, in rapporto a quelle aurignaziane, risulterebbero più recenti. Guardando invece verso nord-est, Kozlowski pone tra 45.000 e 30.000 anni fa la “rioccupazione” umana della grande pianura europea fino al bacino del fiume Pechora (Russia settentrionale, oltre il Circolo Polare Artico….).