La legge sulle Unioni civili ha portato al pettine alcuni nodi che non sono soltanto italiani ma riguardano – direttamente e indirettamente – la cultura cosiddetta “occidentale” in genere a testimonianza della inarrestabile deriva della sua decadenza, ampiamente illustrata da Oswald Spengler proprio un secolo fa.
Tanto per cominciare questa legge è esattamente quanto si è sempre detto: il riferimento alla coppie eterosessuali “di fatto” era soltanto una scusa, un paravento, dato che per esse esiste già il matrimonio civile in comune e non in chiesa che garantisce tutti i possibili diritti. E’ quindi una legge che si riferisce esclusivamente alle coppie omosessuali maschili e femminili bisognose di diritti.
E’l’Occidente anglosassone e scandinavo ad aver per primo legittimato giuridicamente queste situazioni e attraverso l’Unione Europea, egemonizzata da questi Paesi, ad imporci un qualcosa sempre respinto e fuori dalla nostra sensibilità e cultura, almeno nelle forme estreme con cui ci viene presentato.
Ma fino ad un certo punto, dato che l’invadenza delle lobby omosessuali è enorme, ma enorme e diffusa è soprattutto la cultura che genericamente si definisce “progressista” la quale condiziona da sempre la gente comune attraverso tutti i mass media di cui detiene il quasi-monopolio: giornali, televisione, editoria, cinema e, ora, il mondo delle Reti Sociali. Tutti si sono pian piano adeguati alle nuove parole d’ordine non tanto per convinzione, ma per conformismo,disinteresse di fondo, incultura, menefreghismo e quieto vivere. Basti aver ascoltato le domande che in genere delle giovanissime giornaliste rivolgevano a coloro che sono in disaccordo con la legge, quasi a voler mettere sotto accusa chi non è a favore di essa e vuole continuare a discriminare gli omosessuali.
Emerge a questo punto il lato peggiore della faccenda. Come i rivoluzionari che prendono il potere diventano ben presto dei conservatori, così coloro i quali sono stati, o si sono sentiti, discriminati diventano ben presto discriminatori. E’ quella che i politologi chiamano la “dittatura delle minoranze” caratterizzata da protervia, arroganza e aggressività. Oggi come oggi gli omosessuali pretendono, anzi esigono che tutti la pensino come loro, quasi si trattasse di una nuova regola civile valida in ogni caso e per tutti. Se non è così vuol dire che li “discrimini”, e ciò non è ormai pià tollerabile. La loro anormalità genetica/culturale deve diventare quasi obbligatoriamente la normalità per tutti ed essere accettata senza fiatare. Chi non si adegua viene messo al bando e, stavolta sì, veramente discriminato. Anche i milioni di persone che hanno partecipato ai due Family Day a Roma sono dei “provocatori”, e quasi quasi si dovevano impedire le manifestazione (in prima fila membri del PD e poi del governo, come certo Scalfarotto). Le autorità pubbliche che hanno “sposato” in municipio le coppie omosessuali senza ancora alcuna legge andavano bene, ma le autorità pubbliche che hanno aderito ai Family Daiy sono da condannare. Quindi non si chiede a sindaci, assessori e governatori di essere super partes, ma di essere schierati da una parte sola. La solita solfa del doppiopesismo tipico di questo Paese.
Il “rispetto delle minoranze”, che è la nuova parola d’ordine di una cultura occidentale con la coda di paglia e un senso di colpa elaborati nel corso dei decenni da un circolo internazionale di intellettuali, psicologi, sociologi, antropologi culturali anche questa volta soprattutto anglosassoni (ma non mancano tedeschi e francesi), si è trasformato in una prevaricazione da parte delle minoranze, che impongono, con la grancassa dei mass media, parole d’ordine, nuove regole, nuovi tabù, nuove etichette, nuovi conformismi: ad esempio cosa si può o non si può più dire o addirittura scrivere e pensare. Un esempio tipico è il can-can sollevato dal fatto che un allenatore ha dato del “finocchio” ad un altro. Una volta la cosa sarebbe finita lì con la deplorazione del maleducato. Oggi invece ne è nato un caso nazionale e politico e fior di giornalisti e alti pensatori hanno dovuto dire la loro sulle prima pagine dei quotidiani, quasi non ci fossero argomenti più importanti…Non è stato definito un insulto “sessista”!, ma ci arriveremo.
Gli omosessuali pretendono dunque una speciale protezione e tutela che li eleva al di sopra degli eterosessuali: un po’ come l’invenzione del reato di “femminicidio” (che a quanto pare ha ottenuto l’effetto di aumentare questo tipo di delitti e renderli ancor più efferati) che rende speciale un delitto solo perché compiuto contro una donna,così’ gli omosessuali si comportano come se quel che a loro si rimprovera e si contesta sia qualcosa di speciale, di più grave, di particolarmente riprovevole. Si veda il caso di quello striscione posto nottetempo sul portone di un circolo gay di Roma in cui si affermava semplicemente che le loro richieste “limitano la nostra libertà”. Nessun insulto, nessun imbrattamento. Eppure alti gridi di protesta, con coro giornalistico e politico di condanna al seguito. Manco avessero scritto con lo spray “Froci!”.
Ovviamente i costumi cambiano (in meglio o in peggio, non è importante per il ragionamento), un secolo fa ma anche mezzo secolo fa si pensava e valutava diversamente, le sensibilità erano differenti, ma il fatto cruciale è che si sia voluto cambiarle, che si sia imposto dall’alto il cambiamento, e questa è una faccenda diversa e preoccupante. Che gli stravolgimenti sociali, di costume e culturali siano avviati da certi gruppi e certe lobby, da ristrette cerchie intellettuali praticamente da sempre, non è fare del complottismo. Si veda come pian piano si sia imposta la “ideologia gender” che sta sostanzialmente alla base di certi aspetti dalla legge sulle unioni civili.
Lo slogan “non c’è limite all’amore”, “non si può impedire l’amore” è del tutto ipocrita ma serve come giustificazione emozionale (e allora perché non potrebbe valere su questo piano addirittura per pedofilia e incesto?). Si può anche essere d’accordo su alcuni aspetti legali che sorgono da un rapporto affettivo omosessuale, aspetti pratici s’intende (mutuo soccorso, subentro nell’affitto, assistenza ospedaliera ecc.), ma a veder bene il ricalco sul matrimonio vero e proprio è di una palese evidenza: a partire dal fatto che si possa adottare lo stesso cognome (cosa che nessuno evidenzia) alla reversibilità della pensione (una batosta per gli enti previdenziali) tipici del matrimonio eterosessuale. Si è creata così una istituzione giuridica nuova che avrà conseguenze pratiche, anche minute, che man mano verranno alla luce con grande stupore degli ingenui.
Anche la questione dell’adozione del figliastro, cioè del figlio naturale del partner, fa parte della “ideologia gender”. Non è che senza l’adozione il bambino resti abbandonato a se stesso, vada in orfanotrofio, solo che l’altro partner non potrà avere su di lui una potestà genitoriale (e anche questo non si dice). Poiché essere maschi o femmine per l’ “ideologia gender” non deriva dalla Natura bensì dalla Cultura, ecco che essere due maschi o due femmine ad allevare un bambino non ha alcuna importanza, un padre e una madre non sono affatto necessari. Vedrete quindi che fra poco per non “offendere” nessuno, non si dovrà/potrà più usare padre o madre bensì gli asettici Genitore 1 e Genitore 2. Da alcune parti lo si fa già non solo all’estero ma anche in Italia con la compiacenza delle autorità scolastiche ed amministrative che non sanno quel che fanno. E sui certificati saranno abolite le caselle con M e F o “sposato”. Segni dei tempi.
Non esistono più, checché se ne dica, “valori non negoziabili”, soprattutto da parte dei cattolici in politica. Ma per carità! In cambio di poltrone, posti, cadreghini, nomine, sono negoziabili eccome! Nessuno osa aprire una crisi di governo per questo, al massimo si evoca un lontano referendum abrogativo che sarà regolarmente perso come quelli sul divorzio e sull’aborto. Meglio un referendum domani che una crisi oggi, con tanti saluti alla coerenza: se non sei d’accordo, aspetti che sia la gente comune con il suo voto a confermarti nella tua idea?
Il fatto che un bambino o una bambina vivano insieme a una coppia omosessuale può, proprio secondo la “ideologia gender” indirizzarli per assuefazione, esempio, verso una omosessualità di tipo imitativo e “culturale”, appunto, dato che tutti sanno che la presenza di un uomo e una donna sia necessaria per uno sviluppo armonico della personalità indipendentemente dalla crisi della famiglia tradizionale oggi (cosa di cui gli omosessuali si fanno forti per reclamare questo loro presunto diritto, ma le eccezioni, si potrebbe rispondere, confermano la regola).
Inoltre, come è noto, la personalità è malleabile in tenera e tenerissima età che non per nulla si definisce età della formazione: la stessa criminale l’ipotesi (qualche volta già la si pratica, nonostante le chiacchiere della ministra competente) di far assumere negli asili ruoli intercambiabili a maschi e femmine nei vestiti, nei giochi, negli interessi, obbligando i piccoli a ciò, alla lunga produrrà caratteri “liquidi”, come oggi si ama dire, sessualità “liquide”, vale a dire instabili, pencolanti, incerte, bimbi e bimbe insicuri di quel che effettivamente si è, senza basi salde e chiare. In prospettiva una bella umanità che non saprà più esattamente cosa essa sia.
Inoltre – lo hanno detto addirittura alti prelati della Chiesa cattolica – avere figli non è assolutamente un diritto. Ma ciò arriva troppo tardi, dopo anni e anni di “figli in provetta”, di madri sessantenni, di gente che ha fatto partorire il proprio figlio per procura, innestando un ovulo fecondato nell’utero di unna terza donna pagata per questo “lavoro” (spesso provocando drammi e crisi nella vera gestante, considerando i legami psicofisici che si instaurano tra madre e nascituro), con gran giubilo di una scienza medica amorale e disumana che ha assunto come proprio giustificativo la retorica – appunto – del “diritto al figlio”, anche nel caso della donna che è diventata uomo a forza di ormoni, poi ci ha ripensato ed abbiano avuto un uomo con barba incinto… Un vero mostro.
Se la Natura ha fatto uno “sbaglio” genetico creando un omosessuale maschio o femmina, o un transsessuale maschio/femmina, certo non si può gettare la croce addosso all’interessato, ma non se ne può fare, né si deve presentare, come un eroe o un martire, oppure il campione di una nuova umanità. In genere però accade a quanti non sono nati così, ma lo sono diventati per influenze e condizionamenti e pressioni “culturali” e psicologici, o addirittura mode, e questo invece non è affatto ammissibile e accettabile. Ed è ciò che potrebbe accadere per i bambini eterosessuali allevati in comunità omosessuali senza confronti con altri. In realtà, a quanto so, nessun esponente delle associazioni omosessuali italiane storiche si è atteggiato a guru di una rivoluzione alla rovescia, pretendendo di diventare una minoranza che detta leggi e comportamenti alla maggioranza.
Oggi le cosiddette “comunità gay” soprattutto angloamericane attraverso un’attività lobbistica possono pretendere qualsiasi cosa in loro favore, atteggiandosi a minoranza oppressa e offesa, se intravedono un alcunché che considerano “irrispettoso” in libri, canzoni, film, fumetti, giochi, pubblicità. L’industriale della pasta Barilla sol perché aveva osato dire che nelle sue pubblicità lui pensava alla “famiglia normale” è stato sottoposto a linciaggio mediatico e minacciato di venire boicottato in USA. State certi che fra non troppo tempo, così come abbiano avuto le “quote rosa” avremo le “quote verdi” o “arcobaleno” per omosessuali, lesbiche, bisessuali, transessuali. Quando una decina e più d’anni fa su L’Indipendente ironizzai così sulla proposta della benemerita ministra Prestigiacomo del PdL, ricevetti come risposta una lettera inviperita. Ed infatti costei è una che è favorevolissima alla legge Cirinnà sulle unioni civili.
E’ – lo si è detto in altre occasioni – un po’ il suicidio dell’Italia e dell’Occidente che cede su alcuni punti-cardine della propria identità o nei confronti di civiltà più forti e agguerrite, o nei confronti dei virus che si è allevato nel suo seno. Perdere la proprio identità religiosa da un lato, perdere la propria identità sessuale dall’altro, alla lunga ci metterà in balia di chi invece ha l’identità religiosa e quella sessuale nette e stabili, addirittura in modo patologico e criminale, comunque non ondivaghe, relative e pressappochiste. Liquide.
Noi ci preoccupiamo di “non offendere” chi certe cose nemmeno ce le chiede e non si preoccupa minimamente di una possibile reciprocità di trattamenti.
Inscatolare le statue dei Musei Capitolini durante la visita a Roma del presidente iraniano per non “offenderlo”, togliere la croce nel cimitero di Casalecchio sul Reno per non “offendere” i non cristiani, usare i termini Genitori 1 e 2 per non “offendere” chi non può dirsi padre e madre, sono tutti atteggiamenti mentali che vanno nella stessa direzione. Quella della resa incondizionata e dell’abbandono delle nostre certezze culturali, religiose, sessuali.
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