7 Ottobre 2024
Controstoria Storia

Due parole, prima di cominciare…

di Giacinto Reale

Conto di iniziare, subito dopo ferragosto, la mia collaborazione con “Ereticamente”, che seguivo con interesse già da un po’… Lo farò – in un’ottica inevitabilmente “eretica” – con delle notarelle su un argomento che un po’ conosco, che mi appassiona e che credo meriti di essere meglio conosciuto da chiunque di cose di storia, di politica o anche di semplice cronaca/attualità si interessi: la storia del fascismo delle origini, del quadriennio 1919-22, dello squadrismo, per intenderci.

Aldilà del continuo riferimento che – a sproposito – si fa a fatti, personaggi e “clima” dei quali parlerò (il termine “squadrista” continua ad essere forse il più usato nella polemica politica giornaliera), vi è la mia personale convinzione che lì, in quegli anni c’è tutto il fascismo, o, meglio ancora, ciò che il fascismo avrebbe potuto/dovuto essere nelle intenzioni dei suoi iniziatori Lì vi sono poi gli uomini del ventennio successivo (praticamente tutti, e anche qualcuno in più che poi si perderà per strada) e le polemiche che dureranno – magari sottotraccia – per tutto il regime e saranno poi riprese durante la RSI: monarchia/repubblica, ruolo dei sindacati (poi corporazioni), funzione degli intellettuali, valorizzazione della gioventù, destino dell’Italia, e altre ancora.


Ho detto “ottica eretica”, e mi pare basti: evito, pertanto, ogni ulteriore riferimento a “revisione scientifica” (che avrebbe esclusivi fini di conoscenza) e “revisionismo” (che avrebbe, invece, fini politici e di propaganda). Mia convinzione è che il “fascismo” sia stato un fenomeno irripetibile, geograficamente circoscritto all’Italia e cronologicamente compreso nel periodo che va dall’interventismo al 25 aprile del ’45: i riferimenti a movimenti e regimi consimili, spesso accomunati nella tragica fine, non aiutano a capirne la vera natura, e il richiamo a miti e valori preesistenti e tuttora perduranti (le civiltà guerriere, Roma, la Tavola rotonda, i Templari, il Bushido e quant’altro vi pare) può riuscire fuorviante.

Emilio Gentile, che è, se non il migliore, il più prolifico scrittore attuale di “cose” fasciste, ha scritto: “Si può studiare la storia del fascismo dal basso o dall’alto, da destra o da sinistra; si può mettere a fuoco l’aspetto politico, istituzionale, sociale, economico o antropologico; si può dare risalto agli individui, ai gruppi o alle masse; si può scegliere una prospettiva di lungo o breve periodo; si può preferire l’analisi individualizzante o la sintesi comparativa; si può indagare sulle “intenzioni” o sulle “funzioni” degli attori politici. Ciò che conta, alla fine, è la capacità della storiografia di condurci verso una conoscenza sempre più realistica e complessa della natura del fascismo, nei suoi molteplici aspetti, come fenomeno situato nel tempo e nello spazio, e non come la mera denominazione verbale di una entità metastorica che trascende il tempo e lo spazio”.

Sono sostanzialmente d’accordo, e ne traggo spunto per una finale indicazione metodologica: le “notarelle” avranno cadenza settimanale e lunghezza di una cartella (in qualche caso potranno essere sdoppiate e separatamente pubblicate di seguito); la “traccia” sarà dettata dall’ordine cronologico dei “fatti significativi”, che non sono sempre i più “noti” (sarà esclusa, per esempio, l’avventura fiumana).

Inizierò, quindi, dalla contestazione a Bissolati l’11 gennaio del 1919 per arrivare fino alla vigilia della “Marcia”), senza nessuna “astrazione metastorica che trascenda il tempo e lo spazio”, proprio come scrive Gentile

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