4 Correlazioni delle tre piramidi e la Sfinge col centro urbano di Giza
Al capitolo 1 è stato intravisto nella topografia della mappa delle piramidi in studio una disposizione geometrica che suggerisce l’idea di un certo “varco”, da associarsi appunto al Telaio del Fato del titolo di questo lavoro. E così siamo giunti al punto di verificare questa ipotesi sviluppando una geometria in diretta relazione delle tre piramidi e la Sfinge della piana di di Giza col relativo centro urbano limitrofo, una cosa mai accertata fin’ora. Osservando l’illustr. 1, a prima vista, la geometria in questione mostra effettivamente una chiara correlazione con alcune vie principale del centro urbano di Giza, che a sua volta fa parte della città Il Cairo.
Ma andiamo per gradi per descrivere la procedura eseguita per elaborare il grafico a prova di quanto ho appena detto.
A, B, C e D sono le posizioni delle tre Piramidi e la Sfinge e il punto O è il centro del cerchio passante per le tre Piramidi. Le linee in rosso, azzurro e verde, evidenziano le diverse peculiarità geometriche e prime fra queste le tre vie principali con cui le tre piramidi hanno relazione. Sono appunto queste “vie” a costituire altrettanti ipotetici “tunnel” per l’accesso nei due sensi alle tre piramidi A, B, C e D della Sfinge.
Ecco i vari passaggi punto per punto di ciò che elaborato:
- Una volta rintracciato il centro O ed eseguito il cerchio passante per A, B e C, si tracciano gli assi (color azzurro) verticale e orizzontale;
- si traccia il segmento IL passante per O in relazione con la via Ring RD 31 in modo che sia ortogonale alla via Ring RD 75;
- si traccia il segmento EF passante per O in modo che sia parallela alla via Al Mansoureya Rd;
- si traccia il segmento IL passante per O ortogonale al segmento EF;
- si traccia il segmento ST in modo che sia parallela al segmento IL;
- si traccia il cerchio tangente al segmento ST;
- si traccia il segmento BT tangente al cerchio interno appena eseguito in precedenza;
- si traccia il segmento GC tangente al cerchio interno;
- si traccia il segmento RB (linea verde) tangente al cerchio interno e si riscontra che passa per D, la posizione della Sfinge;
- si traccia il segmento FA e si riscontra che anche questa linea passa per D, la posizione della Sfinge;
- si traccia il segmento AQ passante per O (linea gialla);
- infine si traccia il pentagono MNPLQ, avendo individuato il lato MN lungo la via Ring RD 75, e i punti L e Q.
Col pentagono appena tracciato è in bella mostra il Pentalpha del potere delle tre Piramidi e la Sfinge, che si può considerare al pari di una chiave di acceso al supposto potere. Il Pentalfa è un antico simbolo esoterico che per gli Egizi raffigurava Horus, figlio di Iside e di Osiride, il Sole. Rappresentava la materia prima alchemica, sorgente inesauribile di vita, fuoco sacro, germe universale di tutti gli esseri. Il Pentalpha è un simbolo ideato da Pitagora, dopo che ebbe risolto il problema del segmento aureo, la parte del raggio di in cerchio corrispondente all’alto del decagono in esso inscritto. Il termine significa “cinque alfa“, ossia cinque principi. Ai quattro già convalidati da Empedocle (Aria, Acqua, Terra e Fuoco), Pitagora ne aggiunse un quinto ovvero lo spirito. Il Pentagramma era dunque il simbolo dei pitagorici, ed era tracciato con una circonlocuzione che significava un triplice triangolo intrecciato. Veniva usato nella loro corrispondenza a significare “sta bene”. Il P. dei greci significava natura, vita e salute4.
A questo punto, come già supposto, ci si convince che la mappa di Giza possa costituire effettivamente una sorta di “Telaio del Fato” in cui le vie e quant’altro, costituiscano “tunnel” nei due sensi ‒ mettiamo della fisica quantistica5 ‒ per costituire un codice misterioso per l’accesso al presumibile potere celato nelle piramidi e sfinge, A B C e D di Giza. Di qui, portando avanti questa idea, si può concepire un immaginario viaggio in regioni eteriche, campo di ragionamenti metafisici degli alchimisti, facendo capo ad un quadrato magico, quello cosiddetto di Saturno che ha 9 caselle. Ho seguito la via della geometria e perciò continuo in modo matematico, anche se potrei seguire la via alchemica sostituendo il suddetto quadrato con un labirinto magico. In relazione alle piramidi dell’Egitto, secondo Erodoto, fu il faraone Amenemhet (1842-1797 a.C.) che costruì, come tomba, il labirinto egiziano ai piedi della piramide di Hawara.
Ma veniamo al quadrato di Saturno che ha giusto 9 caselle, pari alle fasi che bisogna attuare con un consenso, e in sequenza, per aprire l’ipotetico “varco” del supposto “Telaio del Fato” di Giza.
Se a un quadrato di questo genere si riuniscono con rette i numeri successivi per ordine di grandezza, si ottiene una linea poligonale avente per estremi il numero più basso o più alto, che è caratteristica del quadrato stesso. Molte volte tali linee sono di disegno elegante e potrebbero servire come aiuto mnemonico per ricordare la formazione del quadrato, la linea poligonale unica nel caso di n=3, è rappresentata nell’illustr. 9. È assai semplice e quindi facile a ritenere, e può essere di giovamento per la costruzione rapida di quadrati di modulo 3 a numero elevati, come pure per quella di quadrati composti.
La sequenza delle fasi segue il percorso della poligonale segnata in blu, partendo da 1 fino a 9 dell’illustr. 2. Di seguito sono elencate queste fasi.
- Numero 1: si attua il percorso ST;
- Numero 2: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ IL;
- ‘’ 3: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ NM,
- ‘’ 4: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ EF;
- ‘’ 5: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ GH;
- ‘’ 6: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ GC;
- ‘’ 7: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ BT;
- ‘’ 8: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’ BDR;
- ‘’ 9: ‘’ ‘’ ‘’ ‘’
Appena attuato l’ultimo numero, il 9, si apre il varco, per dar corso – mettiamo – ad un certo ipotetico viaggio iniziatico di nuova concezione. Lo scopo non è diverso da quello di un iniziato all’alchimia per perseguire la pietra filosofale.
A questo punto, un film ci da l’abbrivio per traslare il significato riposto nel teorema della mappa delle tre piramidi di Giza che sembra indecifrabile. Questa mappa, col suo intreccio di vie, si può assimilare alle trame del “Telaio del Fato” del film del 2008, Wanted – Scegli il tuo destino (Wanted), diretto da Timur Bekmambetov.
5 Il Telaio del Fato
5.1 Il Film
Il film Wanted – Scegli il tuo destino si incentra sulla storia di un gruppo armato di giustizieri agli ordini del Fato, appartenenti ad una Confraternita che da secoli protegge l’umanità, annientando il Male e facendo il Bene. Non importa come si svolgono i fatti e se questo intento rispecchia veramente l’ideale scopo di pace nel mondo, mentre in realtà la Confraternita si dimostra invece un’organizzazione di superassassini. Poco o niente conta ai fini del messaggio offerto dalla trama di questo film, mentre risalta il ruolo di un telaio misterioso che sostituisce le capacità divinatorie dei precog della Confraternita, capaci di pre-vedere un omicidio, producendo il nome della vittima e del suo assassino (Minority Report). Si capisce che questo Telaio del Fato si lega alla trama delle vie della mappa delle tre piramidi di Giza, la base operativa del quadrato magico di Saturno dell’illustr. 9. Ma per vederlo legato non è facile capire come rintuzzare l’inganno perpetrato dalla Confraternita che non persegue scopi di pace e fraternità, come suddetto, perché questo conta per indirizzare il destino verso la vita, piuttosto che la morte spirituale. Ma questo scopo potrà essere perseguito con lo studio di un altro “Telaio del Fato”, quello di una città che è stata annunciata col titolo di questo scritto, cioè Pechino.
Posso anticipare che si tratta di un doppio “Telaio del Fato”, di cui il primo configura l’inganno e ogni sorta di raggiro per illudere, mentre il secondo è l’emblema dell’innocenza innata, capace di rintuzzarla, un certo prezzo per far evolvere l’uomo elevando la sua capacità creativa, la sua forza e carattere. Per capire come, potrà scandalizzare un buon cristiano, ma dal male c’è molto da imparare, per far dire “non tutti i mali vengono per nuocere”. Ed è in questo senso che va interpretata la figura di Wesley Gibson, l’interprete del film in questione, quando conclude alla fine:
«Questo sono io che riprendo il controllo, da Sloan, dalla Confraternita, da Janice, dai rapporti su fatturato, dalle tastiere ergonomiche, dalle fidanzate che mi cornificano e dai migliori amici di merda. Sono io che riprendo il controllo… della mia vita.», una frase che, naturalmente, va presa con le pinze.
Il male di quest’epoca viene da Ahrimane, un’entità che nella storia è stata definita anche con altri nomi, i più famosi dei quali, almeno qui in occidente, sono Mefistofele e Satana. Il nome Ahrimane deriva dalla tradizione Persiana, in cui rappresentava l’oscurità in contrapposizione ad Ahura Mazda, dio delle Luce. Più che l’oscurità, tuttavia, credo sia più corretto dire che Ahrimane rappresenti la Materia, in contrapposizione con lo Spirito.
Dobbiamo anzitutto capire che Ahrimane rappresenta la Materia, per poterci così fare un’idea di quali siano gli inganni e le opportunità che questa entità porta nei destini degli esseri umani. Il tratto caratteristico di entità come Ahrimane è la tendenza a voler far credere all’uomo di essere loro stesse l’unico vero Dio, l’entità principale, l’origine e la causa prima di tutto l’universo. Così, queste entità cercano di orientare la naturale ricerca della verità dell’essere umano verso una direzione a loro propizia. Ahrimane quindi, da buon dio della Materia, ha da secoli instillato nell’essere umano una visione materialistica dell’universo e, di conseguenza, ha orientato in quella direzione le risposte dell’essere umano alle domande fondamentali.
Così il lato della ricerca scientifica secondo la quale risulta normale cercare nella materia l’origine della vita, è il risvolto caratteriale di Ahrimane.
Anche sul “come” funziona la vita, come per esempio nel tentativo di comprensione delle malattie, si cerca da secoli una risposta di tipo materialistico. Per la mentalità odierna dell’uomo medio è assolutamente normale mettere all’origine di tutto la materia, e quindi anche le malattie non possono che essere causate da cattiva alimentazione, inquinamento, batteri e virus, genetica (intesa ovviamente solo come trasmissione di materiale genetico). Che le malattie possano avere un’origine diversa dalla materia, e una spiegazione più sensata e profonda, è considerata un’eresia da rogo, come ben sa. Per esempio R. Steiner6, del quale sto riportando il suo pensiero su Ahrimane, e altri coraggiosi uomini come lui che sono andati contro corrente.
A ben vedere, tutto il cosiddetto sapere odierno è stato inquinato dal dogma di base che recita: la Materia è l’origine di tutto. E l’influenza di Ahrimane, mascherandosi da scienza oggettiva, da ricercatrice disincantata della verità, ha al contrario nel tempo preso i connotati di una vera e propria fede, di una nuova religione.
Presentato così, però, sembra che Ahrimane abbia soltanto caratteristiche negative, il che non è vero. La conoscenza della materia, la fisica e la chimica, la tavola periodica degli elementi, sono anch’essi frutto dell’influenza di Ahrimane, così come lo è lo sviluppo tecnologico straordinario che abbiamo avuto negli ultimi secoli. Quando si tratta di conoscere e sfruttare la materia inanimata, Ahrimane dà indubbiamente il suo importantissimo contributo. Quando invece vuole mettersi al primo posto anche in tutto ciò che riguarda la vita, allora perde il suo contatto con la verità, e costringe i suoi seguaci ad infilarsi in quel labirinto di menzogne che è ben noto a chi conosce il mondo. E’ questa la principale tentazione di Ahrimane, ma rappresenta anche la maggior possibilità di evoluzione dell’essere umano. Se saremo capaci, in questi tempi difficili, di mettere ogni cosa al suo posto e di operare il discernimento, allora acquisiremo importanti qualità nella nostra anima e nel nostro spirito. Altrimenti, sarà un’occasione mancata7.
Prova ne è – mettiamo – tutta la tematica in termini geometrici ed altro che ho esibito in questo scritto. Da dove mi viene, se non da entità ahrimaniche?
5.2 Il Telaio del Fato del film
Affascinante e ben realizzato, il Telaio del Fato (illustr. 10) svolge un ruolo fondamentale nella storia del film Wanted- Scegli il tuo destino. La stoffa lavorata viene tessuta con fili perpendicolari tra loro: la trama (verticale) e l’ordito (orizzontale, tessuti a incrocio avanti e dietro). I difetti della tessitura, derivanti da un filo saltato, nel film vengono contati, inseriti in un modello binario che, convertito in testo, contiene una inequivocabile sentenza di morte. Un modo originale e ben riportato nel film per rappresentare il destino.
Per realizzare il Telaio del Fato la produzione del film si è ispirata al lavoro di oltre 300 fabbriche tessili dei dintorni di Praga. I responsabili di lavorazione del Telaio si sono recati presso le fabbriche per osservare modelli, metodi di lavorazione e manifatture delle stoffe, per poi unire tutte queste caratteristiche nel design originale del Telaio del film.
Il macchinario è stato costruito con parti noleggiate e pezzi nuovi, mescolando metallo nero, legno logoro e attrezzi di ottone. Il risultato è stato un look da XX secolo, arricchito con lenti di ingrandimento per ottenere una rifrazione dei raggi solari nelle tavole sottostanti il Telaio.
Altri telai, più piccoli, sono stati realizzati e disseminati nei set utilizzati per la sede della Confraternita. Alcuni sono stati anche posizionati sul soffitto, quasi a simulare originali archi gotici. Il risultato sono dei set particolari, che richiamano alla memoria architetture e atmosfere antiche, quasi da cattedrali o castelli (all’entrata della sede della Confraternita è presente un fossato)8.
6 Il mitico Regno di Shamballa
6.1 Il tunnel “del mondo superno”
Dunque, ciò che emerge quasi prepotente dal film Wanted- Scegli il tuo destino, prima esaminato, non può essere assolutamente sottovalutato. Per giunta è la lezione che ci viene dal male, una necessità da accettare come l’unica medicina per far nascere un “bene”, che rende “perfetti”, altrimenti impossibile da trovare tramite il “bambino” innocente in noi, cioè il bene in noi, ma allo stato nascente. Ricordarsi il proverbio, “non tutti i mali vengono per nuocere”.
Ho descritto nei minimi particolari il lato del Telaio del Fato del film Wanted- Scegli il tuo destino sopra esaminato, perché sia evidente quanto esso si dimostri aderente alla realtà, con l’esempio suggerito dal caso della mappa delle tre piramidi di Giza. E se il numero di “Telai” sparsi nel laboratorio del film è un segno da tener da conto, allora si può credere che la nostra Terra sia realmente sede di ipotetici “Telai del Fato” sparsi su tutta la sua superficie, specie attraverso centri urbani e località in genere: un’ipotesi verosimile. È un suggerimento da non sottovalutare.
Sin dal passato l’uomo ha cercato di trovare appigli, al limite del razionale, per conoscere “Shamballa” che in sanscrito significa “Terra nascosta” o “Terra occulta”9. E’ stato descritto come un luogo protetto dove predominano pace, quiete e felicità incontaminata: un paradiso sulla terra, o forse una Terra Pura. Secondo la tradizione del buddhismo tibetano, “Shamballa” è il nome di un regno mitico e segreto situato a nord dell’India, o a nord della regione himalayana circondata da montagne innevate e percorsa a nord dal fiume Sita (Tarim). Si capisce che il ricorso a questo mondo nascosto, quasi surreale, è un mio modo per tentare di dimostrare che il mondo di “Shamballa” non è una chimerica speranza dell’uomo, un mito irraggiungibile. Si tratta solo di capire che questo mondo può esistere davvero, ma in forma eterica compenetrato al nostro pianeta Terra. Ne consegue che è l’uomo destinato a prendere coscienza del fatto di poter “varcare” la soglia di questo mondo e questo potrà essere possibile proprio grazie all’esempio dei “Telai del Fato” del film Wanted- Scegli il tuo destino, a loro volta disseminati sulla crosta terrestre, come già anticipato. E allora così come ci appare il Telaio del Fato, intravisto nella mappa delle tre piramidi di Giza, che graficamente ha dato luogo ad un simbolico Pentalpha da poter essere gestito da un adatto quadrato magico, così potrebbe essere ‒ mettiamo ‒ per altrettante mappe della geografia terrestre, da stimarsi come possibili “varchi” adatti per ogni essere vivente “pronto” per il vagheggiato viaggio verso il “futuro” in “Shamballa”.
Si capisce che non si può entrare in “Shamballa” senza fasi preparatorie preliminari, come del resto insegna l’Opera dell’Alchimia che prevede, appunto, varie fasi, note come “al Nero” (Nigredo), “al Bianco” (Albedo), “al Rosso” (Rubedo). Inizialmente, appena entrati è come uscire dalla fase impura del Nigredo e entrare alla fase dell’Albedo, cioè come entrare solo con la punta del “piede” in Shamballa”. Ma questo non vuol dire che si entra con tutto il “corpo”, cosa diversa, perché è solo un modo per alludere a un certo inizio necessario. In alchimia questa possibilità è suggerita nel libro di Michael Maier, medico, alchimista e musicista tedesco (1568-1629)10, Atalanta fugiens, con l’emblema VIII mostrato con l’illustr. 4. Con questa rappresentazione si ha modo di capire in modo straordinario il processo del “varco” alchemico che preannuncia il raggiungimento della conclusione della Grande Opera, fine che comporta la realizzazione della Pietra Filosofale. Si capisce che si tratta di un “varco” preliminare con il piede dell’armigero (il dio Marte) e successivamente, ad opera alchemica compiuta, con tutto il “corpo” nel “Regno di Shamballa”.
Nell’emblema VIII, immaginato da Maier, che lo titola “Prendi l’uovo e percuotilo con un gladio di fuoco”, si nota chiaramente il destino previsto del contenuto dell’uovo di cui si parla nell’epigramma relativo che dice: “Un augello sta nel mondo superno. E tua sola cura sia cercarne l’uovo. Un molle albume”.
Si comprende che il destino dell’uovo porta al quadrato in alto giusto sullo stesso asse verticale di mezzeria. E poi un lungo percorso lo attende in un tunnel fino in fondo che appena si scorge. Il lungo tunnel, che riprende la connessione con il tunnel della fisica quantistica11, nel quadrato ci riporta alle esperienze di pre-morte, per esempio di persone entrate in coma e poi ritornate in vita.
Nel libro “Viaggi ai confini della vita. Esperienze di pre-morte ed extra-corporee in Oriente e Occidente: un’indagine scientifica”, di Ornella Corazza, Editore: Feltrinelli, se ne parla compiutamente. La parte che più ci interessa, ossia del caso suddetto in merito al tunnel nel quadrato, è riportata in questo capitolo che replico in parte:
« Che cosa accade durante una NDE (iniziali di near-death experience, “esperienza perimortale” – N.d.A.)?
Nell’inverno del 1971 un diciottenne si ritrova in punto di morte a causa del virus dell’“influenza asiatica”:
Dopo essere stato a letto per un paio di giorni, ho perso conoscenza e mi sono sentito trascinato per un lungo tunnel, alla fine della quale c’era una Luce bianca molto brillante (ma non accecante). L’esperienza era assolutamente sublime, e mi ha infuso sentimenti di pace e gioia indescrivibili, come non li avevo mai provato prima. Quando sono emerso dal tunnel, mi sono trovato alle presenza di un potente Essere spirituale che irraggiava Luce tutto intorno a me. Mi sembrava di essere in un paesaggio meraviglioso, con montagne maestose, ampie valli e foresta. L’entità mi comunicò certe informazioni sulla finalità del mio essere in incarnazione, e parlò di vari eventi futuri della mia vita (molti dei quali sono già accaduti). Con mia delusione mi disse anche che avrei dovuto tornare al mio corpo per realizzare il fine della mia vita – e pochissimo tempo dopo riacquistai gradualmente la coscienza. […] ».
Ritornando al “tunnel” dell’emblema VIII (illustr. 11), è come se avesse inizio dalla base ABCDE (lettere in azzurro) a mo’ di doppio binario su cui è adagiato il tavolino con l’uovo in un equilibrio impossibile da immaginare in pratica. Il disegno che mi è venuto di sviluppare apre il sipario sul tema ermetico. Calore e forza concorrono sul piano orizzontale dell’asse xx per aprire la porta, come se fosse scorrevole e così permettere il varco della luce in relazione alla nascita del Rebis filosofale o Reuccio che era rinchiuso in potenza nell’uovo. La sua gestione vitale era affidata alla Madre che lo teneva in grembo per la gestazione, ma doveva alfine giungere il momento della sua nascita. E si capisce che si tratta dell’uovo della Fenice che poi è il nostro uovo filosofico.
Si riesce a comprendere che l’armigero con la spada, ossia il dio Marte, è in precisa intesa dell’azione del fuoco del dio Vulcano, che gli sta di fronte. Ma Vulcano è presente perché non si scorge una configurazione, attraverso le fiamme, del genere di pareidolia12. Infatti Michael Maier ha tratteggiato fra le fiamme un volto che io ho posto in risalto colorandolo in rosso scuro. Non può che raffigurare Vulcano, ma si tratta di un dio connesso alle idee che dovevano essere in sovrabbondanza in persone quali Michael Maier. Come doveva essere, per esempio, per Leonardo da Vinci, questo per far capire che gli ermetisti sono un vulcano di idee, altrimenti non riuscirebbero a superare le barriere che li ostacolano continuamente lungo il loro procedere, talvolta a tentoni. È qui che va intravisto il vero calore vulcanico; occorre essere inventori di cose nuove, qui sta il segreto dei loro eventuali successi, senza trascurare la tradizione. Ma vediamo ora come spiegare il processo alchemico di cui stiamo parlando, in termini scientifici, cioè che funzione svolgono i due fattori di Forza e Calore che io ho rappresentato con due frecce sul piano dell’asse orizzontale xx. Si comprende che questa rappresentazione, nell’insieme, fa da “valvola” di passaggio della Luce. In più si capisce che l’energia occorrente per questa operazione è della stessa natura della Luce. Perché? Ce lo dice la direttrice rossa lungo la spada che termina in basso sul piede dell’armigero, ossia Marte, che con la punta relativa sfiora la Luce un po’ oltre la linea che diparte da E verso il punto di fuga P. Di qui si può immaginare il genere di “valvola” attraverso la quale passa il flusso della Luce di P, il punto di fuga relativo diretto al “mondo superno” di cui si parla nell’epigramma dell’emblema VIII. È il transistore dell’elettronica che più si presta a far da esempio pratico per questa funzione. In tal modo si perviene alla spiegazione sul potere del “piede”, un fatto importantissimo di questa fase alchemica appena descritta, cioè l’azione dell’Albedo.
6.2 Il transistore dell’elettronica
Il transistor più comune, il bipolare Bjt, una tipologia largamente usata, è un dispositivo con tre terminali realizzato da tre strati di semiconduttore alternato. Il funzionamento fa capo a elettroni, lacune, giunzioni e regioni di svuotamento, descrivendo tutto con alcune formule matematiche, corredate da grafici e tabelle. Più semplicemente un transistor è un dispositivo in grado di regolare il flusso di una corrente principale, utilizzando una piccola corrente di controllo.
Del transistor due sono i punti fondamentali da tener sempre presenti:
– il transistor bipolare è analogo a una specie di rubinetto (illustr. 5);
– è un dispositivo che funziona a corrente.
I terminali del transistor prendono il nome di base, emettitore e collettore. Il terminale chiamato base funziona da “manopola” del rubinetto. Utilizzando l’analogia idraulica, il transistor è un rubinetto comandato non dalla nostra mano, ma da un flusso di acqua che controlla la valvola principale.
Nel transistor reale, una piccola corrente può controllarne una più grande che scorre tra collettore ed emettitore, così da poter comandare dispositivi che richiedono correnti elevate (un po’ come fa il relé) oppure per amplificare segnali deboli.
Se alla base non arriva corrente, è come se il rubinetto fosse chiuso e quindi non circuita corrente tra emettitore e collettore. Non appena una piccola corrente entra nella base (dell’ordine di μA), anche la via principale inizia ad aprirsi: la corrente che circola tra emettitore e collettore è dell’ordine dei mA. Nel transistor bipolare, la corrente della base raggiunge e si unisce la flusso principale13.
Si è capito molto bene che il parallelo del transistore, con il varco della Luce alchemica del Rebis dell’emblema VIII, nel punto di fuga P, è coerente. Infatti è stato appena detto sul conto del transistore «che una piccola corrente può controllarne una più grande che scorre tra collettore ed emettitore», cioè la corrente del piede di Marte che è piccola in confronto a quella che deve transitare nel punto P.
Per quanto riguarda il lato del Calore di Vulcano il transistore dissipa abbastanza calore nello svolgere la sua funzione, infatti il supporto di questo componente è munito di un adeguato dissipatore, evitando così il suo surriscaldamento che provoca di conseguenza il malfunzionamento o l’arresto. Secondo i casi, in relazione alla potenza del transistore, i dissipatori sono passivi o attivi. I dissipatori passivi sono costituiti da lamelle in rame o alluminio molto ravvicinate, tenute insieme da una struttura portante, anch’essa in rame e/o alluminio. I dissipatori attivi, invece, dispongono di un corpo dissipante alettato in alluminio o rame, attraverso il quale viene fatto passare un flusso d’aria generato da una ventola, che ne asporta il calore trasferendolo lontano dal componente14.
6.3 Breve conclusione sul tunnel “del mondo superno”
Che lezione ci viene dall’aver posto sul piedistallo il potere acquisito dal “piede” attraverso le osservazioni dell’emblema VIII di Atalanta fugiens di M. Maier?
Una delle qualità dell’ermetista è quella di acuire l’osservazione ed è in tal modo che egli riesce a intravedere il “piede” destro dell’armigero con il gladio preso a percuotere l’uovo, che sfiora appena, appena, la via che porta al “tunnel” della rinascita. Ma senza la pazienza, una virtù indispensabile per i ricercatori che vanno avanti, appunto, passo passo e lentamente, non si giunge ad alcun risultato possibile nella Grande Opera. Ecco la virtù riservata appunto esclusivamente alla pazienza, emblema del “piede”, e perciò è degno di essere destinato a concepire in sé l’onore di essere il primo “corpo” a entrare nel “Regno di Shamballa”, una sorta di “primo uomo” tradotto in simbolo. Non è forse il piede a dover sopportare tutto il peso del corpo fin su alla testa?
NOTE
4 Fonte: http://numeramente.it/pentalfa.htm
5 L’effetto tunnel è un effetto quanto-meccanico che permette una transizione ad uno stato impedito dalla meccanica classica.
Nella meccanica classica, la legge di conservazione dell’energia impone che una particella non possa superare un ostacolo (barriera) se non ha l’energia necessaria per farlo. Questo corrisponde al fatto intuitivo che, per far risalire un dislivello ad un corpo, è necessario imprimergli una certa velocità, ovvero cedergli dell’energia.
La meccanica quantistica, invece, prevede che una particella abbia una probabilità diversa da zero di attraversare spontaneamente una barriera arbitrariamente alta.
Infatti, applicando i postulati della meccanica quantistica al caso di una barriera di potenziale in una dimensione, si ottiene che la soluzione dell’equazione di Schrödinger all’interno della barriera è rappresentata da una funzione esponenziale decrescente. Dato che le funzioni esponenziali non raggiungono mai il valore di zero, si ottiene che esiste una piccola probabilità che la particella si trovi dall’altra parte della barriera dopo un certo tempo t.
È interessante notare che, per il principio di indeterminazione di Heisenberg, non è mai possibile osservare una particella mentre attraversa tale barriera, ma solo prima e dopo tale transizione.
L’effetto tunnel venne utilizzato per la prima volta nel 1928 dal fisico ucraino George Gamow per spiegare il decadimento alfa, nel quale una particella alfa (un nucleo di elio) viene emessa da un nucleo perché riesce a superarne la barriera di potenziale. Successivamente Max Born comprese che l’effetto tunnel non è esclusivo della fisica nucleare, ma si presenta anche in altri fenomeni fisici.
Sebbene l’effetto tunnel sia estremamente controintuitivo e possa sembrare per alcuni versi paradossale, esiste una enorme quantità di prove sperimentali a sostegno della sua reale esistenza.
Una delle prove più spettacolari ci è fornita dal nostro Sole e dalle stelle in genere: senza l’effetto tunnel, le temperature presenti nei nuclei delle stelle non sarebbero sufficienti a innescare le reazioni nucleari che costituiscono il “motore” di questi corpi celesti. Fonte: Emil Mezzadona, Enciclopedia della Civiltà Atomica. Vol. II, pag. 61. Edizione Il Saggiatore
6 Rudolf Joseph Lorenz Steiner (27 (o 25) febbraio 1861 – 30 marzo 1925) fu un filosofo austriaco , riformatore sociale , architetto ed esoterista. Steiner ottenne il riconoscimento iniziale alla fine del XIX secolo come critico letterario e pubblicò opere filosofiche tra cui La filosofia della libertà . All’inizio del XX secolo fondò un movimento spirituale esoterico, l’ antroposofia , con radici nella filosofia e nella teosofia idealista tedesca ; altre influenze includono la scienza goethiana e il rosacrocianesimo.
7 Fonte: h/ttps://usciredallorrore.wordpress.com/2014/11/24/linfluenza-di-arimane-nei-nostri-tempi/
8 Fonte: http://www.avmagazine.it/articoli/stampa/dvd/227/wanted_index.html
9 Fonte: http://www.larchetipo.com/2010/dic10/esoterismo.pdf
10 Nato a Rendsburg, Holstein, Michael Maier frequentò l’Università di Rostock, nel 1589 quella di Norimberga, dal 1589 al 1591 fu a Padova, nel 1592 all’Università di Francoforte ove conseguì la Laurea in Lettere; nel 1596 all’Università di Bologna e nel 1596 all’Università di Basilea, dove conseguì la Laurea in Medicina e Chimica. Tornò a Rostock per esercitare la professione medica. Nel 1609 divenne medico ordinario e consigliere al servizio di Rodolfo II. Negli anni successivi alla morte di Rodolfo II, visitò più volte l’Inghilterra, conoscendo personalmente il celebre filosofo rosacrociano Robert Fludd.
La sua opera certamente più famosa è il libro di emblemi Atalanta fugiens pubblicato in latino, nel 1617. In essa sono rappresentate 50 incisioni simboliche, corredate di epigrammi e discorsi, che illustrano le fasi del processo alchemico. Il testo degli epigrammi è proposto anche in forma musicale di fuga (a tre voci). La musica rosacrociana di Maier viene utilizzata nel “Real Ordine degli Antichi Liberi Accettati Muratori”. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Maier
11 Ibidem cfr. 5.
12 Pareidolia, che viene dal greco, da para (παρά, sopra, al di là, oltre) e eidōlon (εἴδωλον, immagine, forma), è un fenomeno istintivo, cioè la tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano. Si chiama anche apofenia, questa tendenza che abbiamo a interconnettere configurazioni di dati casuali (numeri, suoni, immagini) riconducendole a uno schema che ha un senso. La parola rimanda al greco apò (από, via da, lontano, separato) + phàinein (φαίνειν, mostrare, apparire, essere manifesto) ed è stata inventata dal neurologo Klaus Conrad. Il caso più diffuso di apofenia riguarda proprio le immagini.
13 Paolo Aliverti, Elettronica per maker: guida completa.
14 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Dissipatore_(elettronica)
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