Di Leonardo Incorvaia
Torino.
E ci risiamo! Per non perdere le buone abitudini e/o lasciarci dormire sonni tranquilli, arriva l’ennesima bacchettata da Bruxelles sullo stato disastroso della nostra economia, che, in estrema sintesi, prefigura l’Italia come un’enclave del terzo mondo incuneata nel cuore dell’Europa. Il che, se già la situazione non fosse grave di suo, muoverebbe anche al riso, dopo le ossessive raccomandazioni europee sulle indispensabili misure di austerità: sarebbe infatti come accusare qualcuno di essere troppo magro… dopo averlo messo a dieta stretta! Pescando nella saggezza popolare, conviene ricordare il vecchio detto: il pesce puzza dalla testa; infatti, una classe dirigente litigiosa, pavida ed incapace, caratteristiche queste che accomunano trasversalmente i nostri uomini di Governo di qualsivoglia colore, nel disperato tentativo di mettere ordine nei conti pubblici, ha scelto (inevitabilmente direi) tra due alternative quella sicuramente sbagliata e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
E’ stato scelto, in effetti, di reperire il denaro occorrente per il risanamento dei conti, conditio sine qua non per il rispetto del patto di stabilità europeo, non già tramite il sostegno e il conseguente sviluppo delle attività commerciali e produttive, l’accesso al credito facilitato per le imprese, iniziative di sostegno ai consumi da parte dei privati tramite sostanziose riduzioni del carico fiscale, misure queste che avrebbero richiesto coraggio e lungimiranza da parte dei vari Governi succedutisi nel corso degli ultimi anni e che avrebbero garantito un sano e robusto gettito fiscale oltre ad un aumento dell’occupazione, no, nulla di tutto questo: molto più facile e “meno faticoso” aumentare a dismisura la pressione fiscale.
Viene ovviamente da chiedersi, in queste condizioni, con un rapporto deficit/P.I.L. che ha superato il 130% mentre il prodotto interno lordo è in caduta libera come faremo a rispettare il fatidico 3% annuo di rientro dal debito pubblico senza attingere ulteriormente alle già esauste tasche del contribuente o, peggio, ai suoi sudati risparmi.
Un’ultima chicca: Bruxelles ci rimprovera anche per la condizione di sovraffollamento delle nostre carceri: urge provvedere, onde evitare una salatissima sanzione di oltre un miliardo di euro.
Anche in questo caso, le alternative sono due: realizzare nuove carceri, sfruttando edifici dismessi già di proprietà dello Stato e garantire così quella certezza della pena indispensabile a fronte di una criminalità sempre in aumento, oppure “premiare” gli ospiti delle patrie galere con una bella amnistia, svuotando si le carceri ma rimettendo in strada mariuoli e malfattori, con buona pace delle vittime dei loro reati, passati e futuri: scommetto che avete già indovinato quale soluzione sceglierà l’illuminato Governo di turno!
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