“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Così sentenziava alcuni anni fa Umberto Eco, guru della sinistra e uomo sicuramente colto, ma non per questo necessariamente intelligente. Le due prerogative, infatti, non viaggiano sempre di conserva e se tanta spazzatura oggi circola in rete è proprio perché non tutti hanno la capacità di discernere le bufale dalla realtà né di cogliere l’idiozia e la capziosità di certi ragionamenti e di certe argomentazioni molto abusate nel quotidiano della polemica politica. Se com’è stato detto “Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità” non dobbiamo stupirci del dilagare in rete di gente come Roberto Saviano o Saverio Tommasi.
Attualmente i collettori del pensiero unico radical progressista sono tutti orientati a rilanciare un farsesco allarme sull’immaginaria deriva razzista che starebbe prendendo piede nel Paese. Ma in questa faccenda del razzismo, che secondo la sinistra si sta scatenando in Italia, c’è qualcosa di più della semplice imbecillità. C’è l’ipocrisia, la malafede e lo spirito di rivalsa di chi, sconfitto nelle urne e schifato dal popolo, cerca ogni appiglio e ogni pretesto più squallido per cercare di riemergere dalla palude e dal fango in cui è stato relegato. Ricordate le bufale della sinistra? Dal bagnino “fascista” di Chioggia, alla bandiera “nazista” (in realtà del Kekistan, Stato immaginario creato sui social) esibita a un comizio di Salvini, fino all’altra bandiera “del Reich” (in realtà bandiera della marina del Kaiser) fotografata nella stanza di un carabiniere? Tutte fake news, insieme a tante altre, che per settimane hanno occupato le cronache e intere paginate di giornali come l’Espresso, Repubblica, il Corriere della Sera e la Stampa. Stupidaggini montate ad arte e gonfiate, spesso con la complicità di ministri della Repubblica come la Pinotti, per dimostrare che in Italia, prima delle elezioni del 4 marzo, c’era il pericolo fascista di un ritorno alla dittatura, di una montante intolleranza e di un grave rischio per le Istituzioni democratiche.
Non polemica politica, ma propaganda, seminazione di paura, disinformazione, consapevole imbroglio. Questa, da sempre, è la strategia della sinistra e di chi la supporta dalle posizioni del cattolicesimo progressista e della finanza democratica, da correnti della magistratura, da manager pubblici e istituzioni lottizzate, da gran parte dei media e da larga parte dell’apparato burocratico statale. Tutta questa platea autoreferente di assistiti di regime s’è trovata, a un tratto, sbugiardata, respinta dal popolo e isolata da un’opinione pubblica esacerbata e stanca di ascoltare le sue insopportabili e assillanti litanie calibrate su astrazioni ideologiche ma completamente avulse dalla realtà e dai problemi concreti del Paese.
L’animale ferito reagisce con rabbia, i progressisti messi all’angolo hanno alzato le cortine fumogene della disinformazione, ricorrono a tutte le armi della propaganda di cui ancora dispongono, sguinzagliano i loro agenti inseriti nei gangli statali, dall’Inps al Cnr, fanno quadrato attorno ai centri di potere in cui sono asserragliati da anni, dal Copasir alla Rai o alla CdP. Il pretesto del razzismo è per costoro un’arma potente, che trasforma nelle loro cronache addomesticate episodi di ordinario bullismo in truci manifestazione di discriminazione e di brutalità; è un’arma sempre più spendibile, dopo che per anni hanno riempito il Paese di clandestini e reso sempre più frequenti e possibili contrasti sociali e fenomeni di degrado civile; è un’arma vigliacca e spregevole, perché rivolta soprattutto contro altri italiani che, se sbagliano, vanno puniti, ma non colpevolizzati sempre e a prescindere.
Il razzismo è l’arma dei falsi buonisti che vogliono seminare astio e disordine, stravolgere la realtà, creare i mostri, delegittimare gli avversari e sollecitare ovunque una caccia alle streghe, trasformando una bravata da teppistelli, cioè un uovo tirato in faccia a una giovane nera, in una inquietante e intollerabile manifestazione di razzismo. Per farlo ricorrono ai sillogismi più stravaganti e alle più insensate dichiarazioni, né si arrendono di fronte all’evidenza di un atto deprecabile, ma più volte reiterato anche contro altre persone, anziani e donne bianche. Uno sfregio insensato, ma che per loro diventa immediatamente una manifestazione di razzismo quando ne è vittima una ragazza nera. Peraltro, una ragazza nera militante del PD e, come tale, poco attendibile nel momento che esterna le sue personalissime impressioni sull’accaduto, senza alcun riscontro oggettivo di quanto afferma. Una ragazza che fa notizia in quanto nera e componente della squadra italiana di atletica, mentre le precedenti aggressioni con lancio di uova contro italiani e italiane bianchi sono passate del tutto sotto silenzio e derubricate come una cosa da nulla.
Una evidente montatura, ma una notizia sulla quale si sono lanciati come avvoltoi tutti i tromboni dell’antirazzismo, a cominciare da Enrico Mentana per finire con Matteo Renzi, con dichiarazioni avventate, grottesche e scellerate. A dar retta a tutti questi indignati democratici, finiremmo per trovarci in una situazione paradossale di vero razzismo rovesciato: ogni sgarbo ovvero ogni reato che avesse come vittima un negro sarebbe tacciabile di razzismo, con la conseguenza di due pesi e due misure nella valutazione e nella eventuale sanzione da comminare a secondo del colore della vittima, con una evidente disparità di giudizio e la conseguente penalizzazione dei bianchi. I negri sarebbero tutelati due volte, dalle norme di legge e dal colore della loro pelle. Per questi cialtroni un simile assioma, “vittima nera uguale atto razzista”, sarebbe l’uovo di Colombo per ridare fiato ai loro farneticanti teoremi, per inscenare le loro gazzarre mediatiche, cavalcare il fasullo vittimismo degli immigrati africani e così riaprire ai clandestini e all’invasione, mettere sul banco degli imputati tutti i loro avversari e criminalizzare chiunque la pensasse diversamente. Non si deve lasciare spazio all’armata luddistico ideologica della sinistra, ai comici schierati, ai vignettisti di regime, ai nani e ballerine e a tutti quelli che anche con la satira e le scemenze sono pronti ad amplificare le menzogne sul pericolo razzismo e sulle uova anti negri.
Una tesi assurda, pericolosa e cretina che può essere partorita solo da menti malate dal pregiudizio ideologico e dall’ipocrisia ovvero da una disgustosa discriminazione premeditata nei confronti degli italiani bianchi, nel momento stesso in cui le statistiche raccontano di una criminalità diffusa tra gli immigrati che, piuttosto che vittime di razzismo, sono artefici di violenze e reati nei confronti degli italiani. Una tesi da contrastare e respingere con decisione, così come tutte le altre farneticazioni con le quali i progressisti inquinano ogni tematica sociale e politica. Perché se è vero, com’è stato detto, che “l’uovo ha una forma perfetta, benché sia fatto col culo”, le idee dei radical democratici non hanno il pregio della perfezione, pur avendo la medesima origine.
Enrico Marino
1 Comment