1042Da tempo osservo l’umanità affondare in un guazzabuglio di opinioni discordanti su ciò che la può salvare o distruggere. Da parte mia, hypotheses non fingo. Dunque, lettore, non cercare in ciò che leggi qui la tua utilità o il tuo piacere, ché non troverai altro che la scipita verità, senza condimento di metafora o di fantasia.
Orbene, sappi che nel centro della Terra, chiuso nel gigantesco blocco di ghiaccio che è la sua eterna prigione, istante dopo istante Satana evoca alla vita una moltitudine di eteriche larve cui infonde l’audacia del male e dell’inganno. Mentre immobile sta assiso sul suo seggio tenebroso, inesauribile, come uscendo da una polla senza fondo, gli scorre tra le gambe un fiotto di cuori dannati, figli della sua volontà maledetta e dei suoi piani per la perdizione del genere umano.
All’angelo mostruoso pende sulla coscia destra un organo maschile, sulla sinistra si apre un’orribile vulva, e incessantemente li congiunge, nell’amplesso abominevole che unisce le due metà del suo essere. Non conosce in ciò lascivi piaceri, ma solo i morsi di dolorose voluttà, gli spasmi di atroci polluzioni. Gelidi soffi gli percorrono le membra immonde, e nel suo orgasmo agghiacciante il viscido seme gli sale a fecondare il grembo, gonfiandolo come una diafana vescica, ricettacolo degli infernali concepimenti, echeggiante di urla straziate.
Così da sé solo partorisce sempre nuove schiere di devoti servitori, gli ifrit, i geni malefici cui fa da padre e da madre. A un battito delle gelide ciglia la nuova prosapia gli esce dall’orifizio posteriore, come un rumoreggiante peto, spinta dai venti glaciali che gli attraversano il ventre, muggendo e ringhiando. E uscendo dall’utero putrido la stirpe sacrilega si prostra adorando: «Oh, Egregio, dai magnanimi lombi, Maestro e Padrone, Anabasi e Catabasi, Mistica Cabala, Tenebrosofo, tu Iniquo, Inclemente, Alef, Bet, Gimel, Alfabeto di Depravazione, Tabernacolo del Male, Specchio di perversione, Porta dell’eterno dolore!».
Finita la tetra litania, gli ectoplasmi a stormi si precipitano nei budelli dell’inferno, e li risalgono, fino a uscire in terre sconsacrate, per diffondersi tra i figli degli uomini. Ma nessuno, se non Dio e i suoi angeli, può vedere i densi fumi dell’avello mentre l’umido suolo li trasuda, mentre s’addensano come nebbia, formando un’invisibile patina di vapori velenosi. La mortale caligine, pullulante dei germi dell’abisso, entra in noi attraverso i pori della pelle, gli occhi, gli orifizi, il respiro, si protende nei fitti reticoli nervosi, cui si aggancia con artigli immateriali, si immerge nell’incedere caldo del sangue, si inalvea cuori e nei cervelli.
Così, da ere immemorabili, Satana corrompe la stirpe d’Adamo, semenza di Dio, macchiandola col suo seme ripugnante. Trasforma vasi di virtù in ricettacoli di perversità, odio, bestemmia, cupidigia e menzogna, in cloache di malizia senz’anima. Ma non può riuscirvi senza l’assenso dell’uomo. Non ha infatti altro potere su di noi oltre quello che noi gli concediamo.
Per proteggerlo dal figlio della blasfemia, dal repellente aborto dell’Androgino, all’uomo fa scudo la naturale vis animae medicatrix. Lo spirito sano, avvertendo in sé l’infezione, attacca, annichila ed evacua la cellula diabolica. Infine ripulisce i propri canali interiori dalle bave velenose che il demone vi ha lasciato strisciando. Ma se si lascia sedurre, se permette che l’ifrit lo imbozzoli nella sua ragnatela di calamitose falsità e gli inietti la sua tossina, ecco che in lui comincia la laida metamorfosi.
Il suo essere si adatta alla fisiologia del demone immondo, il suo sguardo assume tratti bestiali – di rospo, di maiale, di serpente. Gli diviene odiosa la verità, e diligentemente inizia a cooperare coi rampolli dell’infinita Notte per distruggere ogni purezza, ogni nobile sentimento che ancora alligni tra gli uomini. Si vota anch’egli alla Grande Opera, il cui fine è estinguere l’uomo per sostituirlo con l’homunculus, essere fittizio, effetto di magia, imitazione satanica della creatura divina.
Così, come novelli ifrit, gli stessi figli dell’uomo non vengono più creati secondo disegni naturali ma in gelidi, inumani concepimenti. E i bambini devono credere d’essere demoni ermafroditi, dal sesso mutevole. L’infezione dilagando disgrega le famiglie, suggerisce abominevoli amplessi. Le facoltà dell’anima, che rapidamente atrofizzano, vengono surrogate da dispositivi meccanici. E i piani antropicidi passano per iniziative filantropiche.
Arte e poesia vengono stuprate e uccise. Scienza e tecnica diventan pratiche negromantiche. Il Mercato celebra orrendi sacrifici umani, come una Messa Nera. Il veleno infernale circola ovunque, intacca i gangli della società. Al Nuovo Ordine Satanico si aggregano uomini di Stato, leader religiosi, santoni, esponenti della cultura e del giornalismo, amministratori di enormi fortune, padroni del sistema bancario, militari, medici.
Alcuni di loro si riuniscono in faraonici antri, per officiare Sabba che chiamano Forum. Lì, dopo il rituale bacio al deretano dei gerarchi, decidono quali crisi, guerre, carestie o disegni pandemici scatenare sul mondo, quanti bambini immolare, quali turpi menzogne raccontare. Le loro anime lebbrose, putrefatte, emettono fetori nauseabondi, e il puzzo si stende per miglia intorno, richiamando corvi, iene, avvoltoi, e ogni animale che si nutre di carogne.
Ma l’homunculus non vede i volti cadaverici e verminosi, non sente i tanfi metafisici, perché ha perso ogni sensibilità spirituale. Lo impressionano solo le maschere del potere, gli effluvi dell’oro. Passa il tempo gingillandosi con ammennicoli, chattando, tweettando, linkando, tictoccando, seguendo pifferai magici, cullando cupe libidini, in uno stato di penoso inebetimento, di paralisi interiore, mentre i demoni lo rivoltano, se lo lanciano come una palla, ne plasmano i desideri come cera molle. È così che gli homunculi intrecciano la corda con cui impiccarsi, e la chiamano ‘libertà’.
Tu che leggi, sappi che nel campo dello spirito non esistono vittime né carnefici, perché ognuno è artefice delle proprie sventure. Un albero un giorno si lamentava: “ecco che vengono i boscaioli ad abbatterci”. “Già” rispose un altro, “e i manici delle loro accette son fatte col nostro legno”. Così noi forniamo ai seguaci dell’Anti-Dio gli strumenti per distruggerci. Per questo Dio non interverrà. Ci lascerà liberamente decidere che fare della nostra vita.
Non dobbiamo dunque dispiacerci per la sorte dell’homunculus. Dovremmo forse salvarlo? E cosa salveremmo? Difendere l’homunculus significherebbe ferire l’uomo. Noi abbiamo guardato a epoche lontane e le abbiamo dette ‘Medioevo’, ‘Rinascimento’. Probabilmente il nostro tempo sarà chiamato il ‘Disfacimento’, tempo di homunculi e demoni.
E questa è la semplice verità. Ma non è tutta. Va aggiunto che, nonostante la sua astuzia, Satana è caduto in un nuovo tranello dell’Antico. Devastando la nostra marcia civiltà, non fa che ubbidire all’Altissimo. Con la sua Opera di corruzione e di rovina non può esimersi dal predisporre il mondo dove un giorno abiterà un Uomo dal cuore nuovo, temprato e purificato dalla prova.
Perché dunque aborrire questa sudicia genia di uomini-demoni, uomini-vampiri, laidi famigli che aiutano Satana nell’impresa, invocare sul loro capo antichi e crudeli supplizi? Non sono loro malgrado «parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera il Bene»? Infine, anche per loro verrà Colei che spezza ogni legame. Le loro anime cadranno allora, per legge di natura, nelle viscere acide del Nero Maestro, e lì dovranno contorcersi, corrose da miasmi che superano ogni incubo umano, condannate al vomito eterno e inestinguibile. E tutto sommato, mi pare un castigo sufficiente.
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