intervista a cura di Steno Lamonica dell’associazione Aretè
costruire le antiche sonorità con strumenti tradizionali, da quelle compilation, tanto di moda, di musica New Age che sono belle e rilassanti ma col celtismo non hanno proprio nulla a che fare.
C) E’ negativamente limitativo privilegiare cibi,vestiario o fatuo esibizionismo nell’atteggiarsi ai Celti e non coltivare spiritualità e religiosità degli Avi Celtici. Concorda?
D) Verden 782 d.C, 4500 Sassoni trucidati da Carlo Magno perché rifiutavano la conversione al Cristianesimo essendo Pagani.725 d.C. san Bonifacio,volendo evangelizzare la politeista Germania, taglia personalmente –che tolleranza!…- la Sacra Quercia consacrata al Dio Donar,uno dei simboli più importanti per i Germani e al suo posto fa costruire una chiesa. Ferite ed offese sempre sanguinanti per il Mondo Indoeuropeo di cui poco si scrive…
E) Karl Marx ha minacciato – causando carneficine – che la religione è l’oppio dei popoli. La Cosmologia Celtica come risponde a questa volgarità?
F) La Sinistra –ormai al servizio del Capitale-ha tentato di appropriarsi di talune tematiche celtiche. Una clamorosa autorete?
G) La “Croce Celtica” è uno dei simboli d’Europa. Eppure ha contro una “DAMNATIO MEMORIAE”. Minaccia alla libertà?
H)L’Inghilterra,una tantum,ha dato una lezione di serietà civica parificando recentemente il DRUIDISMO alle altre Religioni riconoscendolo legale a tutti gli effetti. Cosa accade in Italia?
le identità, perché ad esempio non difende con altrettanta veemenza – come fanno altri Paesi a casa loro – la lingua italiana dall’ingerenza dell’inglese e dalle continue violenze cui è sottoposta dalla pubblicità, dalla moda e dalle scorciatoie degli sms? Leggo sempre più spesso sconcertanti statistiche sull’ignoranza dei nostri ragazzi a scuola, che si diplomano scrivendo anche nei temi “ke” invece di “che” (e magari fosse una citazione del Placito di Capua!!!!), hanno dimenticato l’uso del congiuntivo e hanno una proprietà di linguaggio e una conoscenza del vocabolario pari a quelle di un bambino delle elementari. Come si fa a difendere l’identità di un popolo che non conosce più nemmeno la sua lingua? Perché lo Stato continua a mortificare il patrimonio morale del Paese tagliando sulla scuola, sulla cultura, sui musei, su recupero, tutela e valorizzazione dei nostri beni architettonico-paesaggistici, sperperando in pochi decenni un’eredità preziosissima accumulata dai nostri avi nel corso dei millenni? Un popolo senza cultura e senza storia è facile da soggiogare, da asservire, da trasformare in consumatore al servizio delle multinazionali e preda della globalizzazione. Questo, ne sono convinta, è il pericolo più grande.
Ho già parzialmente risposto prima parlando dell’approccio che il governo, come del resto altri nella nostra recente storia, ha nei confronti dell’identità: un concetto che viene rispolverato ad usum delphini solo quando fa comodo, un fantasma da agitare davanti alle folle quando si vuole chiamarle a raccolta nel momento del pericolo, una parola che viene pronunciata a sproposito per fomentare odio nei confronti di ipotetici (e strumentali) nemici o per distrarre le masse dai problemi reali del Paese. Avere a cuore l’identità non è solo giusto ma è anche doveroso, sia chiaro, e su questo non ci piove. Però poi occorrerebbe far seguire alle parole i fatti. Abito al Nord e in genere non vedo, salvo poche e per questo ancor più encomiabili eccezioni, le amministrazioni distinguersi nell’organizzare iniziative serie che portino alla cittadinanza la Storia. E’ varo, sono falcidiate dai tagli. Ma non basta. Che quelle di centro-sinistra non abbiano interesse per queste tematiche non mi stupisce. Ma mi stupisce che quelle di centro-destra, invece di organizzare convegni, conferenze e iniziative didattiche sulle radici dei nostri popoli e sulla nostra Storia che a parole dicono di voler promuovere, facciano poi a gara nel costruire strade e fare concessioni edilizie: cose che, evidentemente, interessano di più per i motivi che è facile intuire. Ma non è con questo tipo di mattoni che si costruisce l’identità di un popolo.
Oltre alle collaborazioni con varie riviste di settore come Medioevo e Civiltà e ad altre di carattere più specialistico, sta per uscire un volume, a mia cura e con mio ampio contributo, che raccoglie gli Atti di un importante convegno sul Seprio nel Medioevo svoltosi la primavera del 2010 a Morazzone (Va), amministrazione questa sì – come molte altre del Varesotto e dell’Insubria – molto attenta alla propria storia e alle proprie radici antiche. Poi, ho scritto la parte relativa alla storia antica in un volume su Biassono, importante paese della Brianza, anche questo di prossima uscita. Per il 2012 sono previsti altri saggi e volumi su vari argomenti ma per ora non posso dire di più: aspetto di avere in mano buona parte del lavoro. Intanto, giro l’Italia con un mio collega archeologo cercando di diffondere il più possibile con conferenze, corsi, seminari e iniziative didattiche, la conoscenza della storia dei Celti, dei Longobardi e del Medioevo. Sperando che questo lavoro faticosissimo non sia vano.
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