Secondo alcuni intellettuali la democrazia sarebbe la peggiore forma di governo ma si racconta che, in risposta a questa considerazione, Winston Churchill ribattesse che, comunque, non conosceva un’altra forma di governo che fosse migliore.
Pare, però, che in altra occasione, egli si sia pronunciato in tal modo : “La democrazia funziona quando a decidere siamo in due e l’altro è malato”.
E’ possibile che in un momento di democratico sconforto, il grande statista si sia abbandonato a qualche giudizio non certamente protocollare.
Viene diffusamente e giustamente proclamato che la democrazia sia la dimensione sociale nella quale tutti sono considerati uguali. Questo postulato ha la funzione di risolvere le problematiche più complesse all’interno del cosiddetto contratto sociale.
Generalmente, i postulati reggono le scienze matematiche ma ciò non significa che non si possano operare delle trasposizioni.
Ad esempio, un cumulo di patate è costituito da elementi uguali che possono essere sommati. Se al cumulo di patate si aggiungono cipolle, melanzane, zucche e carote, allora, in matematica, la somma non è più possibile.
Infatti gli elementi che costituiscono un insieme devono essere omogenei. Le patate non sono uguali alle melanzane o alle cipolle. Tuttavia per renderle uguali, basta fare una operazione di insiemistica. Si costituisce un insieme più grande denominato “Ortaggi” nel quale, assieme alle patate, possono tranquillamente confluire anche le carote, le cipolle e le melanzane. A questo punto le differenze scompaiono. Sono tutti ortaggi.
Quando il popolo viene chiamato alle urne, votano gli intelligenti e gli imbecilli, gli istruiti e gli analfabeti, i colti e gli ignoranti, i premi Nobel e gli idioti. Anche in tal caso la somma non sarebbe possibile a causa della disomogeneità e della estrema differenziazione degli elementi. Ma questo problema viene risolto facendo confluire tutti questi elementi in un insieme più grande che viene denominato “Elettorato”. In questo insieme tutti sono elettori e, quindi, sono tutti uguali.
Per questo motivo la democrazia rappresenta il sommo bene. In democrazia deve regnare indisturbata la totale e completa uguaglianza.
Tuttavia realizzazione della democratizzazione del popolo e della completa uguaglianza deve attraversare vari livelli risolutivi.
Il primo livello è rappresentato dalla esigenza impellente di trasformare la lingua come strumento di comunicazione. Essa deve essere semplice, chiara ed elementare per cui è meglio se le proposizioni non contengano delle subordinate in quanto queste potrebbero rendere più difficile la comprensione. Nello stesso tempo, è sempre auspicabile che le proposizioni non presentino articolazioni ed elaborazioni complesse e terminologie troppo accurate perché ciò allontanerebbe la gente dalla comunicazione.
Il tema di italiano che gli studenti sono costretti a svolgere durante gli esami rappresenta, secondo alcuni, una cancrena che dovrebbe essere eliminata al più presto. Bisogna tenere sempre presente, dunque, che il popolo non è un circolo di intellettuali o di scienziati. Il popolo è rappresentato, in misura rilevante, da gente che lavora e poi trascorre il tempo libero frequentando i bar o le discoteche, guardando le partite di calcio oppure le fiction di RAI-1 che sono delle vere e proprie opere d’arte che rappresentano degnamente una società che vive in una felice democrazia.
C’è stato un momento in cui, in conseguenza delle varie direttive ministeriali, le generazioni che affollavano le scuole del primo quinquennio del 2000, venivano informate che esisteva una nuova trinità, la trinità delle tre “i”: inglese, impresa, informatica. Poi, purtroppo, è successo che l’inglese non lo ha imparato quasi nessuno, l’impresa è stata sfortunata perché i fondi strutturali hanno preso altre vie e, per quanto riguarda l’informatica, stiamo ancora aspettando. La teoria delle tre “i” fu, pertanto,un tentativo fallito di egalitarismo culturale. Ma non bisogna stupirsi. Ciò può succedere nelle migliori democrazie.
Il secondo livello risolutivo è rappresentato dalla esigenza di trovare un comune denominatore che riduca al minimo le differenze individuali. Infatti, è proprio questo il compito fondamentale della democrazia. Bisogna assolutamente evitare che emergano delle caratteristiche umane che non siano comuni a tutti. Ora, la base comune a tutti gli uomini che, nello stesso tempo, manifesta differenze meno significative o, comunque, più trascurabili è sicuramente quella emozionale. Per questo motivo, il messaggio comunicato utilizzando al massimo il potenziale emotivo, risulta essere il più comprensibile a tutti, non solo, ma determina una partecipazione estesa e capillare che è appunto il fondamento e il compito della democrazia.
Questa è la ragione per la quale nelle comunicazioni e nei dibattiti politici non viene mai richiesta l’osservanza della logica del principio di non contraddizione. Infatti, se venisse utilizzato tale principio, la comprensione da parte di chi ascolta diventerebbe disuguale e differenziante e, quindi, la democrazia potrebbe soffrirne.
Con il terzo livello, vengono avviate le soluzioni che riguardano la struttura culturale complessiva del popolo. La cultura democratica deve essere impostata sul rinnovamento. La vecchia cultura stantia, obsoleta e polverosa deve essere sostituita con una cultura moderna adeguata ai tempi, aperta alle masse e priva di significati che necessitano di faticose e complesse elaborazioni.
E’ necessario tener conto degli insegnamenti degli uomini saggi come, ad esempio, del discorso di un democratico ministro del tesoro durante il quale ha concluso che con la cultura non si mangia ma bisogna rifarsi anche a quel messaggio evangelico secondo il quale i poveri di spirito sono beati perché, in tal caso, a questi appartiene la democrazia. Comunque, nella cultura democratica, i concetti, i significati, le inferenze e gli enunciati devono essere rapidamente comprensibili e facilmente fruibili. In questa azione di svecchiamento, il simbolo iconico, l’immagine, l’illustrazione riescono a comunicare più di quanto possa fare un complicato discorso. Perché la comprensione dei significati, delle cose e degli eventi raggiunga strati sempre più vasti della popolazione, i giornali, le riviste e i libri devono utilizzare il maggior numero di immagini possibili. L’esempio che può fungere da modello è rappresentato, ad esempio, dalla rivista “Grand Hotel” che riesce, per mezzo di discorsi semplici e significative immagini, a conquistare milioni di persone, incrementando non solo la circolazione del denaro ma dimostrando, nello stesso tempo, quale sia il suo enorme potenziale comunicativo. Non a caso, infatti, la televisione è quella che raccoglie un pubblico più vasto e un maggior numero di consensi rispetto ad un giornale e, specialmente, rispetto ad un libro. Con questo, i sostenitori della democrazia non vogliono concludere che i libri non abbiano la loro importante funzione. Tuttavia mettono in evidenza che “Grand Hotel”, “L’uomo ragno”, Affari tuoi” la “Divina Commedia” o la “Teoria della relatività” sono tutte idee che possiedono democraticamente pari dignità e, pertanto, sono tutte uguali come uguali sono quelli che le hanno prodotte.
Per questo motivo, l’uomo che legge può essere sostituito tranquillamente con l’uomo che guarda. D’altra parte, il compendio dell’universo e l’enciclopedia dei saperi sono già tutti contenuti nelle trasmissioni televisive. E tanto basta.
Nel quarto livello, infine, il regime democratico si preoccupa di rendere più semplici concetti, significati e funzioni della politica, sfrondandoli da obsoleti luoghi comuni che ne inficiano la comprensione e confutando, nel frattempo, anche le obiezioni.
In primo luogo, si occupa di scegliere gli eventi più importanti da comunicare al popolo. Prendendo come modello RAI-1 che ha dimostrato di essere la rete televisiva antesignana della moderna comunicazione politica, si è deciso di evitare di rendere pubbliche le notizie che possono turbare l’animo dei cittadini. All’apertura del telegiornale, improntando tutto alla semplificazione democratica, è sempre meglio non parlare di crisi e recessioni, non solo perché i ristoranti sono sempre pieni, ma anche perché risulta più funzionale parlare dei pirati della strada o del rapporto di coppia, argomenti questi che tengono incollato il pubblico allo schermo televisivo, impedendo che esso venga frastornato da cattive notizie.
E’ necessario, soprattutto, diffondere in modo intensivo ed estensivo che la democrazia si batte strenuamente contro la dittatura che rappresenta il peggiore dei mali che possa affliggere una società. La dittatura è la fine di ogni libertà e soprattutto essa si macchia del sacrilego delitto di reprimere la libertà di stampa e, quindi, la libera circolazione delle idee. Quando un capo di governo impone ad un giornalista di scrivere un articolo secondo quanto gli viene suggerito e ordinato, viene compiuto uno dei più orrendi misfatti contro l’umanità perché in quel momento impone il devastante potere dell’uomo sull’uomo.
Qualcuno obietta che anche le aziende proprietarie dei giornali, specialmente quando si avvicinano le elezioni, chiedono ai propri giornalisti, di scrivere un articolo in un determinato modo e insistono, facendo trapelare, al limite, anche la probabilità di un licenziamento.
Ma c’è una democratica differenza.
In tal caso, non si tratta di una imposizione ma di un suggerimento autorevole da parte del capo dell’azienda ad un suo dipendente al quale, oltretutto, ha generosamente fornito un posto di lavoro. L’altra differenza, ancora più significativa, consiste nel fatto che, mentre l’imposizione operata dal capo di un governo totalitario, è monocratica e, quindi, espressione di un regime assolutistico e dispotico, l’azione del capo dell’azienda è espressione di una ideologia pluralista in quanto le aziende sono tante e partecipano attivamente a difendere la democrazia.
Certamente, il giornalista ostinato a scrivere sempre secondo le proprie vedute, senza ascoltare preziosi suggerimenti, corre il rischio di perdere il posto di lavoro. Ma anche questo fa parte del gioco democratico.
Si obietta ancora che, durante la campagna elettorale, alcune persone che aderiscono ai vari partiti, bussano alle porte delle case degli elettori per chiedere il voto. Questo sarebbe un pessimo modo di condurre il gioco democratico in quanto esso potrebbe assumere le forme di un plagio, di un compromesso o di un ricatto.
In realtà, le cose vanno viste da un altro angolo di visuale. Quelle persone che girano faticosamente, anche di notte, sono da paragonarsi ai frati domenicani che cercano incessantemente di fare in modo che gli uomini trovino la via della verità e, soprattutto, cercano di recuperare le pecorelle smarrite. Dunque, a maggior ragione, questo operare fa anche dignitosamente parte della deontologia democratica. E può bastare.
Si racconta che il mitico Procuste misurasse accuratamente la statura dei viandanti ai quali concedeva l’uso di un suo letto. Egli accorciava quelli che erano troppo alti e allungava quelli che erano troppo bassi in modo che essi fossero amabilmente tutti della stessa statura. Questo è uno dei più antichi e notevoli esempi di democratizzazione che tendeva a sopprimere fastidiose quanto pericolose disuguaglianze. Questa funzione procustiana caratterizza sommamente la nostra democrazia che deve essere rispettata e venerata con tutta la considerazione e la stima che essa merita.
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