Parlando soprattutto di fatti bellici è curioso leggere nei documenti del passato che in un trattato prettamente militare, il De rebus bellicis, di autore anonimo, le prime righe siano dedicate a spiegare in quale modo il Popolo possa vivere serenamente e proficuamente, ovvero non oberato dalle tasse e adeguatamente protetto dal punto di vista militare: «Infatti indicheremo come, con la riduzione di metà delle tasse, i contadini delle province recupereranno forza loro propria; come una volta eliminato l’oltraggio derivante dal prelievo fiscale, gli abitanti, protetti dalle fortificazioni militari, renderanno rigogliose le lande desolate dei confini; come, senza aggravio per i contribuenti, la disponibilità di oro e di argento potrà essere raddoppiata».1
Talvolta, e non è un caso fortuito, il governo deve letteralmente cancellare il Popolo (il quale con il proprio lavoro lo mantiene) tentando di azzerarne le capacità produttive, costringendolo in miseria e privandolo del proprio retroterra culturale e, infine, della propria terra che per diritto gli spetta. Ovviamente tutto questo genera conseguenze negative sui vari livelli della vita del Popolo e incide su ogni singolo individuo.
Il terzo elementare e fondamentale punto è la moneta, mezzo convenzionale di scambio. Oggi il denaro è il principale capestro del Popolo. Si soggiunge solo che la colpa è anche del Popolo stesso, in quanto in larga misura ignora che il denaro è divenuto quasi totalmente proprietà delle banche private e non è più dello Stato, in quanto esso mantiene talvolta il possesso della sola moneta metallica, come accade in Italia.
Ma generalmente fa più notizia la squadra di calcio che in trasferta se la prende nel baugigi, piuttosto dello scandalo colossale.
Partiamo da un po’ lontanuccio nel Tempo Terrestre.
Inghilterra e Francia esercitano già dalla fine del XVIII secolo chiare pressioni sulla conduzione degli affari nella penisola e nelle isole italiane, frammentati in più “realtà politiche” e comunque in un territorio dove lo Stato Pontificio sta perdendo nominalmente potere, ma dove anch’esso influenza in modo determinante la gestione degli Stati e del Popolo italiani. Con il XIX secolo crescono anche gli interessi degli Stati Uniti d’America.
Scrive lapidariamente Antonio Ciano: «Il Piemonte servo dei voleri della massoneria, indirizza da sempre la politica italiana. Nel 1861 il Piemonte faceva capo alla gran Massoneria di Mister Albert Pike ed oggi alla Trilateral Commission».2
Scrive invece Franco Adessa: «Mazzini e Albert Pike. “Durante la Guerra di Secessione, Pike fu brigadiere generale delle truppe sudiste e comandava un esercito costituito da indiani di ben otto tribù. Al suo comando, queste truppe commisero massacri d’una crudeltà e ferocia tale che l’Inghilterra minacciò persino di intervenire “per ragioni umanitarie”. Il Presidente sudista Jefferson Davis, allora, fu costretto a prendere provvedimenti contro Albert Pike intimandogli di disperdere l’esercito indiano. Dopo la guerra, per i suoi crimini efferati, Pike fu giudicato colpevole di tradimento da una Corte Marziale e imprigionato. Il presidente americano Andrew Johnson, massone subordinato di Albert Pike, però, il 22 aprile 1866, lo graziò, mentre la stampa americana mantenne, per ben nove mesi, un silenzio totale su questa notizia1” [Nota 1: Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”, Referent Publishing, Stoccolma 2004, p. 196]. “Il generale Albert Pike passò sotto l’influenza di Mazzini dopo essere stato contrariato dal presidente sudista Jefferson Davies che disperse le sue truppe indiane, per le atrocità commesse sotto il pretesto di legittime azioni belliche. Pike accettò l’idea di un Governo Mondiale e, alla fine, divenne il capo del Clero Luciferiano. Tra il 1859 e il 1871, Pike elaborò i dettagli di un piano militare, che prevedeva tre guerre mondiali, e tre grandi rivoluzioni che egli riteneva indispensabili per promuovere il “piano” degli Illuminati e portarlo a compimento, verso la fine del secolo ventesimo2” [Nota 2: Cfr. W. Guy Carr, “Pawns In The Game”, Cpa Pubblisher, p. XV]. “L’assassinio di Abramo Lincoln fu perpetrato dall’estremista ebreo John Wilkes Booth (Botha), un massone del 33° grado, il 14 aprile 1865 in Washinglton D.C., solo cinque giorni dopo la fine della Guerra civile americana. (…). Izola Forrester, nipote di Booth, nel suo libro “This One Mad Act” (1937), scrisse che Booth apparteneva alla Loggia dei “Cavalieri del Circolo d’Oro” come pure al movimento rivoluzionario di Mazzini, “La Giovane America”. Izola Forrester rivelò, in dettaglio, che i massoni erano coinvolti nell’assassino del presidente. Il successivo assassinio di Wilkes Booth fu organizzato da Judah P. Benjamin, un massone di alto grado e agente dei Rothschild. Egli era il Capo dei Servizi segreti della Confederazione del Sud. Dopo l’assassinio, egli scappò in Inghilterra3” [Nota 3: Cfr. Juri Lina, op. cit., p. 196]. Nel dicembre 1865, il generale Albert Pike, insieme al generale John J. Morgan e ad un ristretto gruppo di ufficiali sudisti, trasformava, nella cittadina di Pulaski del Tennessee, i “Cavalieri del Circolo d’Oro” nei “Cavalieri del Ku Klux Klan” (KKK), (in greco kuklox significa “cerchio” o “circolo”), i razzisti del Sud degli Stati Uniti, che conosciamo ancora oggi con i loro cappucci bianchi e le croci di fuoco. “Albert Pike, che era chiamato ‘il Diavolo del XIX secolo’, era ossessionato dall’idea della supremazia mondiale. Quando divenne massone del 33° grado, e Capo degli Illuminati dell’Arkansas, egli ideò un piano per prendere il controllo del mondo attraverso tre Guerre mondiali ed altre grandi rivoluzioni4” [Nota 4: Cfr. Juri Lina, op. cit., p. 197]. Anche Giuseppe Mazzini era ossessionato dall’idea di un potere mondiale. Nel suo Manifesto del marzo 1848, Mazzini affermava: “Essendo l’Austria la più grande negatrice delle nazionalità europee, essa deve scomparire. Guerra contro l’Austria! L’iniziativa di questa rivoluzione europea mondiale, che deve portare alla nascita degli Stati Uniti d’Europa, appartiene al potere dell’Italia; pertanto è il dovere dell’Italia. ‘La Roma dei Popoli’ deve, nella sua fede repubblicana universale, unire l’Europa e l’America, e tutte le altre parti del mondo abitato, in un potere mondiale finale onnicomprensivo5” [Nota 5: Cfr. G. Mazzini, “Opere”, Volume XIII, Roma 1884, p. 179]».3
Tutto quanto sopra detto parrebbe un cesto di panzane acquistato al “mercato del complottista” e difatti il generale Albert Pike è stato premiato e ricordato ai posteri con una bella statua eretta niente popò di meno che a Washington D.C.
In ricordo… dei perpetrati crimini di guerra?
Difatti anche in Italia constatiamo piazze e vie intitolate ai criminali… non solo di guerra.
Tornando alla Storia patria, vediamo che la cosiddetta “unità d’Italia” avviene solo ed esclusivamente perché l’Inghilterra, ovvero chi in tale Stato detiene il potere economico derivato innanzitutto dal possesso della Banca d’Inghilterra, la quale è sempre stata una banca privata, desidera avere il controllo sul Mediterraneo.
Come scrive Angelo Forgione: «Innanzitutto furono i sempre più idilliaci rapporti tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio a generare l’astio di Londra. La massoneria inglese aveva come priorità politica la cancellazione delle monarchie cattoliche e la cattolica Napoli era ormai invisa alla protestante e massonica Londra che mirava alla cancellazione del potere papale. I Borbone costituivano principale ostacolo a questo obiettivo che coincideva con quello dei Savoia, anch’essi massoni, di impossessarsi dei fruttuosi possedimenti della Chiesa per risollevare le proprie casse. Massoni erano i politici britannici Lord Palmerston, primo ministro britannico, e Lord Gladstone, gran denigratore dei Borbone. E massoni erano pure Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Cavour (…). Il 10 Maggio [1860. N.d.A.], alla vigilia dello sbarco, l’ammiragliato inglese a Londra dà l’ordine ai piroscafi bellici “Argus” e “Intrepid”, ancorati a Palermo, di portarsi a Marsala; ufficialmente per proteggere i sudditi inglesi ma in realtà con altri scopi. Ci arrivano infatti all’alba del giorno dopo e gettano l’ancora fuori a città col preciso compito di favorire l’entrata in rada delle navi piemontesi. Navi che arrivano alle 14 in punto, in pieno giorno, e questo dimostra quanta sicurezza avessero i rivoltosi che altrimenti avrebbero più verosimilmente scelto di sbarcare di notte. L’approdo avviene proprio dirimpetto al Consolato inglese e alle fabbriche inglesi di vini “Ingham” e “Whoodhouse” con le spalle coperte dai piroscafi britannici che, con l’alibi della protezione delle fabbriche, ostacolano i colpi di granate dell’incrociatore napoletano “Stromboli”, giunto sul posto insieme al piroscafo “Capri” e la fregata a vela “Partenope”».4
Per quanto riguarda Garibaldi: «La carriera massonica di Garibaldi culminò col 33° gr. ricevuto a Torino nel 1862, la suprema carica di Gran Hierofante del Rito Egiziano del Menphis-Misraim nel 1881. Il Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi dal 4° al 33° e a condurre il rito fu mandato Francesco Crispi accompagnato da altri cinque fra massoni».5
A Napoli, in Piazza dei Martiri, campeggia un monumento voluto in origine da Ferdinando II, ma rimasto incompleto. Dopo la conquista del Regno delle Due Sicilie da parte anglo-piemontese l’opera è trasformata a servizio della commemorazione dei “martiri” caduti nelle lotte antiborboniche. Vi compare inoltre un elemento bronzeo di decorazione con il fascio littorio repubblicano francese caricato del berretto frigio con alla base l’archipendolo, uno dei simboli utilizzati in massoneria. Ma vi è pure uno dei quattro leoni, a guardia de monumento, con il fascio littorio tra le zampe.
Il fascio littorio? Però! Magari si provi a vedere l’articoletto “Compagni di giochi” pubblicato in Ereticamente.
Più di qualcuno potrebbe aver da ridire con foga a quanto sopra riportato, ma prima di farlo legga ciò che ha pubblicato il Grande Oriente d’Italia sul suo sito Internet: «Unità d’Italia impossibile senza il contributo della massoneria. Soprattutto di quella inglese che favorì in ogni modo, già durante le guerre napoleoniche, la nascita di un Paese alleato del Regno Unito e in funzione antifrancese nel cuore del Mediterraneo. Tematiche – comprese quelle sulla Carboneria e sulle logge del Regno delle Due Sicilie – più volte affrontate dagli storici e che sono tornate di attualità nel convegno “Dalla Sicilia per l’Italia” promosso ieri a Palermo dalla Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani in collaborazione con la Società Siciliana per la Storia Patria. Si tratta del primo convegno nazionale che il Grande Oriente ha organizzato per celebrare il 150° anniversario dell’Unità, con il Patrocinio del Comitato Interministeriale per la Celebrazione dell’evento, della Regione Siciliana, della Provincia Regionale e del Comune di Palermo».6
Inoltre, si può utilmente riflettere sul seguente tema: U.M.M. – Unione Massonica del Mediterraneo:
«Nell’anno 2000 il Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia, Fr. Franco Franchi, ebbe l’idea di lanciare un messaggio alle Potenze massoniche dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, perché si incontrassero per confrontarsi sulle comuni radici e verificare se il loro percorso iniziatico fosse influenzato, e in quale misura, da una Tradizione tipicamente mediterranea. L’appello fu accolto positivamente e pertanto il 12 febbraio 2000 la Gran Loggia d’Italia organizzò un primo incontro di studio a Reggio Calabria, centro ideale della Magna Grecia, proponendo come tema “Il Mediterraneo come centro di cultura e di tradizione iniziatica”. L’esito fu altamente positivo, vi parteciparono Delegati della Spagna, Grecia, Libano, Bulgaria, Romania e dal dibattito emerse la conferma che esiste un legame tra l’Istituto massonico e le più antiche Scuole iniziatiche».7
Mica male il quadretto, vero??! Sfido chiunque a trovare codeste cosette nei testi storici propinati nelle università italiane ai nostri giovani che il “programma” vuole sempre più apolidi e coatti. Ma, innanzitutto, confusi.
Note
1 Anonimo, Le cose della guerra (De rebus Bellicis), Andrea Giardina -a cura di-, Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001, p. 7, Praefatio, 10.
2 Antonio Ciano, I Savoia e il Massacro del Sud, Casa Editrice Grandmelò, Roma 1996, p. 49.
3 Franco Adessa, Conoscere la Massoneria, in Chiesa Viva, Anno XXXVI, N° 383 – Maggio, Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà, Brescia 2006, p. 22.
4 Sito Internet: napoli.com; Angelo Forgione, La vera storia della spedizione dei mille. Come e perché l’Inghilterra decise la fine delle Due Sicilie, 4 febbraio 2011; https://angeloxg1.wordpress.com/2011/02/04/la-vera-storia-della-spedizione-dei-mille-2/.
5 Antonio Ciano, I Savoia e il Massacro del Sud, op. cit., p. 55.
6 Sito Internet: grandeoriente.it; Grande Oriente d’Italia, (La Sicilia) L’Unità d’Italia e l’apporto della massoneria inglese, 13 marzo 2011; http://www.grandeoriente.it/13-marzo-2011-la-sicilia-lunita-ditalia-e-lapporto-della-massoneria-inglese/.
7 Sito Internet: granloggia.it; AGDGADU Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Muratori Accettati, Massoneria di Rito Scozzese Antico Accettato Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi, U.M.M. – Unione Massonica del Mediterraneo,
http://www.granloggia.it/page/umm-unione-massonica-del-mediterraneo.
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