La cosa singolare è che l’etica kantiana è di un formalismo estremo: non si è veramente morali se si fa il bene perché questo soddisfa il nostro senso di empatia, di benevolenza verso il prossimo, perché ciò non sarebbe l’attuazione del puro senso del dovere ma l’appagamento di una soddisfazione personale. Ne consegue che solo i cattivi possono essere buoni.
“Avere una fede agnostica significa per me che, se ci si mantiene integri e onesti, non si avrà mai paura di guardare l’universo in faccia, qualunque cosa il futuro abbia in serbo”.
In tempi più vicini a noi, si è occupato di etica un altro biologo, il francese Jacques Monod nel libro (“saggio di filosofia naturale”) “Il caso e la necessità” del 1972.