Donato Verardi, dottore di ricerca in Storia (Parigi) e in Filosofia (Pisa-Firenze), vive attualmente in Francia ed è tra i più accreditati studiosi dell’opera di Giovan Battista Della Porta. Specialista in storia del pensiero tardo medievale e rinascimentale, la sua riflessione critica è indirizzata soprattutto verso problematiche inerenti l’astronomia, l’astrologia, l’ottica e la meteorologia. Relatore su questi temi a numerosi convegni internazionali, è autore di svariati articoli apparsi su riviste di prestigio internazionale. Ha inoltre diretto il numero speciale Medieval and renaissanceastrology per la rivista Philosophicalreadings. È coordinatore e membro del comitato scientifico e direttivo della collana Dellaportiana. Studi e testi di filosofia naturale (Agorà & Co.), nonché membro di redazione di Psychofenia e del comitato scientifico di Astra inclinant. Bollettino di Storia dell’astrologia.
1. Nel corso del suo corso di studi e della sua carriera accademia quando e come si è manifestata la folgorazione per le opere di Giovan Battista Della Porta?
Ho incontrato per la prima volta il nome di Della Porta in relazione al problema della stregoneria inun libro sulla filosofia del Rinascimento curato da Germana Ernst (La filosofia del Rinascimento, Carocci). Tre righe. Furono sufficienti. Ero studente di Filosofia a Lecce.
2. Lei ha partecipato ad importanti convegni sullo scienziato – filosofo napoletano: cosa ne pensa delle varie e diverse prospettive con cui l’opera dellaportiana viene approfondita?
Credo che un autore così complesso come Della Porta necessiti di più competenze e sensibilità per essere compreso. Il mio è un taglio essenzialmente storico filosofico e storico scientifico ed è indirizzato a comprendere soprattutto le problematiche magiche, astrologiche e scientifiche insite nella sua vastissima produzione. Ci non toglie che la poliedricità di Della Porta possa parlare a persone con ben altri interessi e approcci. Penso, per esempio, al suo essere stato anche un grande autore di teatro … D’altronde, l’enciclopedismo è un tratto essenziale di molti autori del Cinquecento.
3. Per una precisa corrente esoterica, che spesso fa riferimento a Giuliano Kremmerz, Della Porta non era solo uno scienziato investigatore dei misteri della Natura, ma un esponente della tradizione alchimistica napoletana: può essere un’interpretazione accettabile?
Ogni interpretazione è accettabile, purché dichiari preventivamente e con onestà le proprie esigenze e i propri punti di partenza. Dal punto di vista storico il rapporto di Della Porta con il sapere alchemico non è secondario, ma conduce a esiti affatto scontati. A quest’arte Della Porta dedica un intero libro nella prima edizione della Magia naturalis(1558). L’interesse per l’alchimia va sempre crescendo nel corso della sua lunga esistenza. Certo, bisogna intendersi sul significato che si dà alla parola “alchimia”. Se la si intende soltanto come una forma di conoscenza che porta a una trasformazione interiore dell’alchimista, l’interpretazione dellaportiana potrebbe apparire non totalmente aderente a questa esigenza. In Della Porta, infatti, l’accento è posto per lo più sull’aspetto pratico di questa disciplina. Quest’arte, soprattutto in età matura, sembra assumere in lui il ruolo di comprensione della realtà ‘fisica’ nel suo insieme. Nella Magia naturalis in venti libri (1589) il mondo stesso assomiglia a una sorta di grande alambicco. Dal cielo vengono infatti ‘distillate’ le virtù che poi è possibile ritrovare nel mondo naturale sublunare.
4. Recentemente, per le Edizioni Agorà & Co. di La Spezia, è stato pubblicato un suo scritto sul nostro dal titolo “Logica e Magia. Giovan Battista Della Porta e i segreti della natura”: quali sono i riferimenti fondanti della sua ermeneutica?
In Logica e Magia ho cercato essenzialmente di mostrare la profonda razionalità, l’intelaiatura filosofica che permea l’opera di Della Porta. Troppo spesso per magia naturale si intende una forma di sapere irrazionale, privo di una struttura logica. Il “segreto”, per esempio, è per Della Porta la nozione su cui fondare il proprio approccio razionale alla natura. Un segreto che può, anzi che deve essere svelato. Senza che ciò comporti l’annientamento del “cuore occulto” dei fenomeni. Un’operazione affatto scontata, ma che Della Porta riesce a condurre egregiamente, da vero filosofo.
5. Nel suo testo spesso si rimarca una distanza tra la concezione magica del filosofo napoletano e l’ambito proprio della tradizione ermetica e neoplatonica: come interpreta passi eloquenti delle sue opere che segnano una direzione opposta?
Le rispondo con un’immagine che utilizzo sovente. Pensiamo ai tasti di un pianoforte. Essi sono sempre gli stessi per ogni musicista, eppure la musica che ciascuno suona è ogni volta differente. Per la magia naturale di Della Porta vale lo stesso. I tasti su cui egli “suona” la propria filosofia sono gli stessi usati da Ficino e Agrippa, ma la melodia che Della Porta è in grado di trarre da quei tasti è differente. Ciò non toglie che Della Porta debba tanto anche a Ficino e, soprattutto, ad Agrippa. La stessa Magia naturalis del ’58 può sembrare a tratti una riscrittura del De occulta philosophia di Agrippa, e in parte lo è …
6. Sempre in “Logica e Magia”, viene più volta richiamata l’ostilità del Della Porta a ciò che viene denominata “demonologia”, anche in riferimento alle varie encicliche della Chiesa: come inquadra la prospettiva demonologica arcaica rispetto all’interpretazione vaticana?
Della Porta appare abbastanza disinteressato al problema demonologico. È il mondo che gli ruota attorno, in particolare l’Inquisizione, che lo costringe a fare i conti con questo problema. Nella prima Magia naturalis il giovane Della Porta assume una visione scettica circa l’azione dei demoni (o dei diavoli) nella natura. La sua visione della natura tende a estromettere tali entità “superflue” dall’orizzonte naturale. Penso all’episodio della ricetta dell’unguento delle streghe (realizzato col grasso di bambini) che egli racconta di aver appreso da un incontro ravvicinato con una strega. Il suo obiettivo è quello di mostrare come tale unguento sia in realtà un allucinogeno privo di qualsiasi valenza magica o diabolica. La conseguenza sarà, paradossalmente, l’acquisizione della fama di negromante, un’ignominia che lo accompagnerà e tormenterà fino alla fine dei suoi giorni.
7. Non ritiene che certe negazioni del Della Porta possano essere state di mera opportunità, come suggeriscono i suoi dati biografici, i suoi rapporti con l’Inquisizione, anche alla luce delle vicissitudini personali di personalità come Agrippa, Campanella e Bruno, che il nostro conosceva bene?
In realtà i rapporti con l’Inquisizione non lo costringono a negare l’esistenza dei demoni (che la Chiesa ha nel frattempo tramutato nei diavoli della tradizione cristiana), ma ad ammetterla. Nella prefazione alla seconda Magia naturalis (1589) egli sarà costretto ad aderire alle posizioni del Malleus Maleficarum, il manuale demonologico cristiano per eccellenza, ritrattando l’“agnosticismo naturalista” che aveva contraddistinto gli anni della giovinezza.
8. In alcuni passi del suo libro Lei opera una distinzione tra fonti cabalistiche ed astrologiche e tradizione ermetica e definisce “fisici” personalità come Alberto Magno, Pietro D’Abano e Arnaldo da Villanova: quale il confine, per Lei, tra la dimensione della scienza e quella dello Spirito?
In un mondo come quello della magia naturale del Rinascimento i confini sono certamente assai labili. Ciò non toglie che vi siano, specie in alcuni autori. Non bisogna commettere l’errore di far sprofondare il naturalismo del Rinascimento nel suo insieme in una sorta di “misticismo della natura”. Per quanto riguarda Alberto Magno, Pietro d’Abano e Arnaldo da Villanova bisogna fare attenzione a non confondere le loro opere autentiche con gli apocrifi, che pure circolavano nel Rinascimento e che contribuiscono alla loro fama di negromanti. In realtà si tratta di personalità perfettamente inquadrabili nei dibattiti filosofici del loro tempo. Riguardo alla distinzione circa le varie interpretazioni dell’astrologia, bisogna mettere in evidenza che esistono diverse tradizioni astrologiche con le quali Della Porta può confrontarsi: la tolemaica, dall’approccio essenzialmente aristotelico; l’ermetica, di cui, al tempo del Della Porta, è grande rappresentante a Napoli Matteo Tafuri (personalità a cui dedico un capitolo del libro); la cabalistica, proposta nel Rinascimento da Giovanni Pico della Mirandola. Della Porta è più interessato alle acquisizioni di Tolomeo, piuttosto che a quelle di Ermete. Anche se nelle pagine superstiti della tarda e inedita Taumatologia possiamo registrare un interesse per il cabalismo pichiano (ma non in materia astrologica) e per la tradizione neoplatonico-ermetica, usati contro la demonologia cattolico-cristiana.
9. “Logica e Magia” si presenta come uno splendido approfondimento su aspetti particolari della magia dellaportiana, con un impegno documentale che le va sicuramente riconosciuto: ritiene ci siano tematiche che in futuro vorrà analizzare ulteriormente?
Della Porta è una miniera ancora tutta da esplorare. Nuove ricerche sono più che auspicabili. La riscoperta e valorizzazione di questo autore può attuarsi solotramite il lavoro e l’impegno di più persone.
10. Nel ringraziarla per il tempo dedicato a questa Redazione, come giudica l’impegno dell’Editore di Agorà & Co. Che ha voluto dedicare un’intera collana agli studi su Giovan Battista Della Porta? Ci saranno altri saggi a sua firma in essa?
Sono io a ringraziarLa. Inaugurando la collana “Dellaportiana. Studi e testi di filosofia naturale”dedicata a Della Porta, alle sue fonti e alla sua fortuna (ma anche ad altri temi e autori concernenti il naturalismo mediterraneo),Antonio Scollo, direttore di Agorà & Co., ha dimostrato ancora una volta grande sensibilità verso il mondo degli studi e della cultura. Riguardo al mio impegno per “Dellaportiana”: Certo. Sto lavorando ad alcune cose, ma prima è bene che anche altri si esprimano, in virtù di quello spirito corale che auspico per le nostre ricerche. Per questo, nell’immediato, svestirò per un attimo i panni dello studioso, per calarmi in quelli del coordinatore e del promotore di nuovi studi.
A cura di Luca Valentini