La befana di quest’anno ha portato caramelle, carbone e cioccolatini a tanti bambini, ma nella calza di Roberto Belletti, sessantottenne di Bologna, c’era un vaso di cristallo diretto alla sua testa, forbici ed un coltello che gli hanno tolto la vita.
Il tutto è avvenuto perché lui e la moglie erano in crisi coniugale da tempo. I litigi si erano sostituiti all’amore ed alla fine la discordia ha raggiunto il suo apice in un evento mortale. Se si fossero allontanati fisicamente, vivendo in luoghi diversi, certamente lui adesso sarebbe ancora vivo, sempre se avesse avuto la forza di staccarsi dalla moglie ed intraprendere una nuova vita.
Ma perché tante coppie, si amano, hanno figli, frutto dell’amore, e poi arrivano ad incarnare sentimenti opposti, come lo scontro, il litigio, la vessazione, il riversamento di rabbia sul partner e addirittura la violenza fisica?
Tutto ciò avviene perché l’uomo di oggi non conosce più se stesso, non conosce cosa sia l’amore, cosa in se lo scaturisce e non sa come curarlo.
L’Amore era rappresentato come un bambino alato, e come un bimbo va cresciuto con amore e dolcezza.
Gli antichi Greci identificarono, denominarono e definirono la forza amorosa che attrae una coppia come Eros. Per i moderni si tratta di un basso istinto che attrae due individui di genere diverso per generare nuova vita e garantire la prosecuzione della specie. Ma questa è la giusta definizione di un istinto basso, non dell’Eros; ma siccome si vive nell’errata cognizione di cosa sia l’Amore, allora avviene che la “Filia”, sentimento di amicizia, venga scambiata per l’Amor di coppia. La religione, che nella storia dell’umanità ha sempre avuto la funzione di far scoprire all’uomo se stesso (si ricordi il monito delfico: Conosci Te Stesso), di fargli comprendere di cosa fosse costituito, oggi ha perso la sua funzione poiché il fenomeno del cristianesimo ha avuto la presunzione di sostituirsi alla religione senza però essere in grado di espletarne la funzione atavica: così l’uomo di oggi si riempie la bocca di parole afferenti l’Amor, come solidarietà, sostegno, pace, amore, senza però conoscerne interiormente il significato. E come potrebbe, se del resto è incapace di comprendere la distinzione tra anima e spirito? Esiste forse un solo passo delle scritture della religione attuale che lo spieghi? Il pitagorismo, per quanto misterico e silenzioso, in confronto al cristianesimo era incredibilmente esplicito e si preoccupava di spiegare all’uomo che era distinto in quattro corpi: fisico, animico, intellettivo, spirituale. Ad ognuno di questi corpi afferiva un elemento perché il religioso potesse meglio intuire tali differenze. Ma chiedete oggi ad un fervente praticante di chiesa la distinzione tra anima e spirito: egli non la conoscerà, dimostrandovi l’inutilità del cristianesimo e la sua incapacità ad espletare la funzione di “religione”.
Cerchiamo di esprime in breve come gli antichi spiegherebbero l’affermarsi di tali fenomeni di violenza che portano conseguentemente all’esplosione della coppia.
Innanzitutto richiamiamo alla memoria Platone (si Platone, un pagano, uno di quelli che per il signor Bergoglio sarebbero simbolo di vita mondana, bha!): egli spiega che ognuno di noi ha un Daimon (per i romani corrisponde al Genius personale) e che il Daimon personale può svilupparsi in Agathodaimon (Spirito Buono) quando seguiamo una vita virtuosa, dove calmiamo le passioni dell’anima per dare spazio alla ragione dello spirito; oppure può diventare un Cacodaimon (Spirito Cattivo) quando diamo ascolto alle passioni dell’anima mettendo da parte la ragione dello spirito ed eseguendo azioni basse e bieche che sempre più lo accrescono.
E così come in ognuno di noi vi è un Daimon, allo stesso modo il Cosmo è popolato da forze, altri Daimonoi, tutti soggetti ad un’unica legge identificata col nome di quattro lettere (tetragrammaton) Zeus.
Platone spiega che Eros è un Daimon che da origine ad ogni cosa. Accettando questa sua spiegazione, dobbiamo desumere che, in quanto Daimon, Eros può svilupparsi in Agatodaimon (Eros, quella forza che appare nell’innamoramento e che ci spinge verso l’altro) o in Cacodaimon, l’opposto dell’agatodaimon dell’attrazione, dell’amore, dunque la discordia, che guarda caso i Greci chiamavano Eris. Cambia una sola lettera, la terza (il terzo elemento è il pensiero), è chiaro che sono i pensieri che abbiamo che ci spingono o meno verso l’altro. Dunque se la decadenza dell’Eros è l’Eris cosa possiamo fare per evitare la fine ed il termine di una relazione? Apuleio nell’Asino d’Oro ne dà spiegazione completa in maniera occulta nella favola di Amore e Psiche, ma quelle sono altissime cognizioni alchemiche ed ermetiche che solamente iniziati ai misteri possono comprendere, cerchiamo invece di aiutare la gente comune. Basta semplicemente che entrambi gli individui della coppia siano concordi a lavorare sui pensieri: necessita avere buoni pensieri verso il partner, abbattere quelli negativi, compiere gesti che nutrano l’Eros che è la manifestazione fisica dell’Amore e quando un atteggiamento marziale, negativo, si manifesta in uno dei due, l’altro deve “disarmarlo” con l’arte venerea, poiché Venere disarma Marte. Importante conquistare la nozione semantica reale di Eros: egli è Amore alato, che tende verso l’alto e non mera soddisfazione bestiale, se lo si vive come tale il sentimento è destinato al decadimento. Possono anche non condividersi queste cognizioni, ma chi vuole costruire una famiglia non può pensare alla soddisfazione del proprio ego, e dunque non può pretendere di vivere senza tenere in considerazione la sensibilità e le esigenze del partner, ovviamente in coppia entrambi gli elementi devono voler venirsi incontro, appunto il pensiero deve mantenere l’equilibrio del cerchio, quel cerchio che è la terza lettera della parola Eros.
Con chi è violento e dedito ad Eris bisogna prendere adeguate distanze, per non farsi coinvolgere dalla forza distruttiva, solamente quando tornerà nell’equilibrio dell’Amore disinteressato ci si potrà riavvicinare, altrimenti non ci si scoraggi: il mondo è grande e tanti altri esseri umani vanno pacificamente cercando Amore, diamolo a chi lo merita, a chi è in grado di concepire la coppia come un luogo di avvicinamento e d’incontro, e quando incontriamo una persona calma e pacifica, equilibrata nella mente e nei pensieri, con quella dobbiamo partorire l’Eros e curarlo e crescerlo e mai abbandonarlo a se stesso: nessun bambino potrebbe sopravvivere senza genitori.
Giuseppe Barbera – presidente ATP