24 Giugno 2024
Eros

Eros Rosso Rituale: Vitaldo Conte tra de Sade, Crowley, Evola – Cristiano Turriziani

Esiste un filo rosso che collega invisibilmente le opere del Marchese de Sade a quelle di Aleister Crowley e all’alchimia della Metafisica del sesso di Julius Evola. Una sintesi odierna di questo percorso può essere rintracciata negli scritti di Vitaldo Conte, che attraversaquesti autori nelle sue scritture e azioni rituali. Questi tre “pensatori” sono accomunati dalla solitudineche“investigano” nei testi attraverso le vicende della loro esistenza. Di qui, nell’ambito del sesso magico, si rimanda naturalmente all’impegnativo lavoro del saggista e docente Vitaldo Conte con la sua opera di sdoganamentodi questi “nomi”, senza condizioni di tempo.È un’opera che risulta rara, specialmente quella compiuta nei confronti dell’Evola pittore,avendogli curato una grande mostra nel 2015, a Reggio Calabria (Castello Aragonese), sulla sua Arte come Alchimia, mistica, biografia. L’esperienza teorica e artistica di Vitaldo Conte è sospesa e “legata” alla dicotomia Rosa Rossa – Donna Scarlatta. Questa vive anche nelle azioni estreme di Vitaldix, suo avatar performativo, con la rosa “rossa donna” in bocca che, seppure il vento spari alla velocita di 250 km/ (https://www.youtube.com/watch?v=7G7cjK0bxM4), non si scalfisce né si “frantuma” mai. Non è un caso che il nostro abbia creato – come in Thelema nella Charme des ChauchemarsChioda: un’alcova mistica, dedicata alla Rosa Rossa, nel cuore di Catania, dove venivapraticata una ritualistica del tantra orgonico e dellamagia sexualis. Questa erafatta fluire nei “corpi interiori” di sacerdotesse dedite anche a una panica“narrazione” d’arte, dove il linguaggio inglobante dell’espressione diveniva già“momento/monumento”dell’Erosmistico. Lì come il dio Pan, il satiro dei boschi della creazione attraversava, con ildesiderio, l’impervio bosco per trovare l’energia-luce, perdendosiinquestacon una esperienza quasi para-onirica.

 Vitaldo Conte “gioca” narrativamente con il suo “doppio” incarnato da Evola ne Il ritorno del Barone immaginario (Idrovolante Edizioni, 2021):un’antologia di racconti a cura di Gianfranco de Turris sulla vita romanzata di Evola. Nel suo testo Il quadro segreto (1970) il climax narrativo parte dalla poesia di Julius Ballata in rosso in cui “lame della crudeltà e di voluttà estreme”s’interfacciano con le parole poetiche:“per voi chiusa bellezza nemica fasciata di eleganza/contro cui si infrangono assurde brame”. Queste rappresentano l’indifferenza partecipativa dell’incontro erotico che permette all’essere maschile superiore di poter osservare la violenza e la dolce bellezza della fusione attraverso le polarità sessuali del maschile e femminile. Evola infatti – così come vive nel testo – “ascoltando quella notte il colloquio degli uomini con la donna, oggetto della loro attrazione, immagina un cerimoniale erotico, svoltosi in una ambientazione sadomaso, che si trasmuta in rituale di conoscenza. Ciò ancora una volta può essere espresso (dice il nostro Vitaldo) attraversole parole della Ballata in rosso:“Perché ora siete in mio potere…/Vi hanno portata nella piccola sala chiusa dinanzi alla mia indifferenza seduta…/strappare giù fino al sugello al segreto del vostro essere oscurità chiusa fra le vostre cosce.

La prima compagna della magia sexualis di Evola ad “apparire” nello spazio narrativo è la figura di Maria de Naglowska, conosciuta da lui a Roma all’inizio degli anni Venti,che tradusseil suo poemettoLa parola oscura dall’italiano al francese. Questo evento sugellò la loro “chiave salomonica”, soprattutto perché l’originale in italiano–come è fantasticato nel racconto–doveva essere nascosto presso un cenacolo di cultori dell’esoterismo.In questa constatazione l’eros stesso è riconducibile ed espressoper mezzo del suono della parolapoetica:“Questo incarna l’orgasmo interiore della parola oscura che entrambi avevano ricercato nella traduzione del poemetto. La trasmutazione alchimica cerca nell’eros magico la sua rubedo di cristallizzazione. Non è un divenire ma una immagine rossaferma attraverso lo scatto. E’il passaggio dei versi all’opera pittorica. La voluntas di trasmutazione nel sesso rituale è presente, come scrive Conte nel suo racconto, riferendosi a Evola, nel ”dipingere nudi di donna, nonostante avesse dichiarato in passato di aver concluso il suo percorso artistico dopo l’esperienza futurista e dadaista perché comprende che questi nudi femminili dovranno essere letti come manifesti visivi delle peculiarità della donna nell’esperienza ermetica della Metafisica del sesso, anche se è consapevole che non saranno compresi da molti i loro significati.

 Una esplosione può essere in realtà gestazione di una implosione dissuasiva, che può culminare con la fonè orgiastica del linguaggio.  de Sade-Crowley-Evola furono il principio di questa esplosione. Sade, in particolar modo, è il rappresentante di quel superamento della censura. Che si conclude biologicamente con la sua reclusione forzata e, di conseguenza, con l’esaltazione pansessuale di una solitudine che diviene tempesta di parole. Come viene riportato nel saggio di Vitaldo Conte Il Machese de Sade: il censurato “da liberare” (‘la Biblioteca di via Senato’,2015):“il viaggio può essere molteplice, ma il luogo sadiano è unico: si viaggia per rinchiudersi. Il prototipo di questo luogo è il castello di Silling, nel cuore della Foresta Nera, in cui i quattro libertini de Le 120 giornate si rinchiudono per quattro mesi nel loro serraglio. Questo luogo è ermeticamente isolato dal mondo attraverso numerosi ostacoli. Il castello è il luogo sommo, il teatro della lussuria in cui tutti sono attori e spettatori insieme: uniti nel tutto espresso dalla scrittura. […] Il suo sadismo si restringe ai racconti delle sue opere, nella vita di solitudine passata in prigione e nella casa di salute, benché sano di mente. Negli ultimi anni dell’esistenza, si dedicò alla stesura dei suoi romanzi: «Chiuso in carcere per trent’anni, morì in un manicomio, più lucido e più puro di qualsiasi altro uomo del suo tempo» (P. Eluard).

Continua il nostro Vitaldo Conte, richiamando giustamente Jacques Lacan: “Sade risulta un primo sintomo filosofico e fantastico dello spirito moderno, affermando, nel discorso, il “diritto al godimento” (massima sadiana): «proprio il godimento che viene respinto dalla società e pudicamente (nevroticamente) rimosso (…) per cui esso precipita nell’inconscio come significante rimosso» (J. Lacan)”. E ancora sempre nel testo in questione: “La sua grandezza non è nel celebrare il delitto, ma nel averlo usato per inventare la macchina di un discorso dilatato, fondato su ripetizioni, dettagli, invenzioni, sospensioni, erranze. Il crimine sadiano esiste solo in proporzione alla quantità di linguaggio che vi si investe: non certo perché è sognato o raccontato, ma perché solo il linguaggio lo può costruire. La sua scrittura è il suo supporto.

 Crimine può significare declinazione, cioè dilatazione linguistica, attraverso un “eccesso” di immagini e nelle immagini che dalla stessa provengono. Il virus-V (Vitaldo e/o Vitaldix) opera questo “eccesso“ di immagini nel suo video Ritual (Erotic Art Rose, 2010). Qui i nudi femminili diventano forma di un contenuto “aperto” che viene paradossalmente “racchiuso” nell’ambito della condivisione esterna. Questo infine viene “censurato” perché è considerato un superamento della porno-immagine stessa: a differenza di Sade dove il ricorso alla “legge” inevitabilmente lo rinchiude nel carcere della parola. Mentre la censura coatta di YouTube nei confronti del video di Vitaldo Conte fortifica l’opera “dismessa”, poiché, non facendosi afferrare nei termini della clausura (cosa che invece inevitabilmente avviene nella scrittura sulfurea del Divino Marchese), essa sfugge alla staticità della società stessa, in quanto più liquida e dinamica della comunità teorizzata dal filosofo Baumann.

 Nell’ambito della tempesta di parole, l’eccesso del linguaggio tende alla fonè, di cui, per intenderci, si può parlare in termini di struttura musicale alla Zoltàn Kodaly. L’implosione della coercizione può esplodere poi nel verso recitato o nella ricerca del rumore dell’opera. Questa situazione è riscontrabile nell’opera fonetica di Vitaldo Conte in Vitaldix, attraverso il transeunte del suo dinamismo artistico. L’autore riesce a trasformarla in fonè orgiastica post-umanistica: come nell’azione Ritual Rumore con il bianco bianco, ripetuto e reiterato nell’opera in questione. Vuole essere rinascimento di un’arte futurista che offre allo spettatore una esperienza corporea ed extracorporea in cui tutti i sensi sono coinvolti. L’esperienza dell’orgone reichiano attraversa le vibrazioni del recitato, del parlato, della trasmutazione della parola che riecheggia sino a divenire, nell’apocalisse prometeica, un fuoco che fuoriesce dall’ombra di se stessa. Questa è una grammatica di segni che esprime, sempre di più, una sonorità che diviene significato. Tutto ciò che abbiamo espresso nel testo può essere una “guida” di significazione per le stesse scritture degli autori presi in considerazione. Conte ne è una summa di attraversamenti nell’ambito di un eros linguistico, sospeso tra la macchina e la mimesi della scrittura.

La consacrazione della natura magica dell’Eros è già poièin: è pratica tantrica, risveglio della kundalini, l’energia sessuale primordiale. Ancora una volta l’immagine-suono e il simbolo sembrano trovare nell’esperienza erotica un loro comune tòpos. Che ha necessità però di essere celato dal simbolo non comprensibile alla natura di tutti. Nello stesso tempo però permette a chi vi si avvicina con “gli strumenti del Rito” di scoprire quella stessa natura intrinseca. Questa, a ben vedere, è presente nel Libro della Legge( Liber al vel legis) di Crowley, così come nelle opere di Evola –Metafisica del sesso e Yoga della potenza– e nelle 120 giornate di Sodoma di Sade: mutatis mutandis essa si svela. Il procedimento compie un percorso a ritroso in Vitaldix che fissa la sua Rosa Donna Scarlatta in bocca nel cielo.

 

Cristiano Turriziani

nasce ad Alatri (FR) nel 1977. Si laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Cassino con una tesi su D.A.F. de Sade: Per un et(h)ica della perversione nelle componenti filosofiche e psicologiche. Sempre nella stessa facoltà è vincitore del dottorato di ricerca in Psicologia delle Emozioni e della Creatività artistica e letteraria con una tesi sulla Lettura Orgonomica de il Fuoco di Gabriele D’Annunzio. I suoi interessi spaziano dalla filosofia teoretica all’ermeneutica e dalle bioenergie (tra cui in primis l’orgonomia reichiana) all’esoterismo e alla simbologia. Autore di diverse pubblicazioni cartacee e online, è studioso della Tradizione Romana, della Ritualità Orfico-Pitagorica e Pagana.

1 Comment

  • Andrea Gini 28 Marzo 2021

    Vivissimi complimenti per questo tuo sito traboccante di cultura chr offri al mondo. Grandissimo come sempre fratello mio! Un grande abbraccio! Andrea Gini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *